1100 metri e non solo Puzzone: cosa vedere e mangiare a Moena, la Fata delle Dolomiti

Marianna Di Pilla  | 10 Set 2025
[foto @Ihor Serdyukov, Shutterstock.com/solo uso editoriale]

Architetture sacre, prati di montagna, sentieri generosi, formaggi profumati, dolci abbracciati dal burro e distillati nei bicchieri. Moena non è solo meta, è racconto vivo che aspetta il viaggiatore che ama ascoltare, ricordare, degustare. Moena è un paese talmente bello da essere chiamato “La fata delle Dolomiti”, ma è rinomato in tutto il mondo nanche perché nei suoi caseifici, e solo nei caseifici di Moena e Predazzo, si produce un formaggio dal nome memorabile e dall’aroma più che inconfondibile: il Puzzone di Moena.

Puzzone di Moena, storia e caratteristiche

Puzzone di Moena
il Puzzone di Moena (cooperazionetrentina.it)

La produzione del Puzzone di Moena, segue un processo più che rigoroso che ne preserva la qualità e l’unicità. Realizzato con latte crudo di bovine della razza Bruna e Grigia Alpina, il suo sapore caratteristico è dovuto proprio alla loro alimentazione, costituita esclusivamente da fieno o da pascolo. La lavorazione del Puzzone di Moena inizia con due mungiture: una serale, che viene lasciata maturare, e una mattutina. Il latte viene pastorizzato a basse temperature e la cagliata viene tagliata in grani simili a chicchi di mais. Successivamente, la pasta viene pressata, tagliata e posta nelle fascere. La stagionatura può variare dai 60 giorni agli 8 mesi. Durante questo periodo, la crosta del formaggio viene lavata con acqua e sale, consentendo a batteri anaerobi di svilupparsi e dare inizio alla fermentazione. E’ proprio a questo punto della lavorazione che si sviluppa il suo forte e inconfondibile odore, aromatico e piuttosto intenso. Sicuramente non assomiglia al Minger, formaggio scozzese considerato “il più puzzolente del mondo”, ma  anche nel Puzzone di Moena il nome stesso ci ricorda l’importanza e la rilevanza che anche in questo caso gioca questo odore particolarmente pungente. Il formaggio ha una pasta semidura, compatta ed elastica, di colore avorio tendente al paglierino, con una crosta leggermente rugosa e molto untuosa. Rispetto ad altri formaggi italiani, il Puzzone di Moena ha origini relativamente recenti: nato come prodotto destinato all’autoconsumo, è diventato un prodotto commerciabile solo negli anni ‘70. Il suo nome originale è “Spretz Tzaori” che significa “formaggio saporito” in ladino, lingua delle valli trentine. Il Puzzone di Moena è un formaggio a Denominazione di Origine Protetta (DOP), il che significa che la sua produzione è limitata e strettamente regolamentata. Solo i formaggi prodotti secondo metodi tradizionali e con ingredienti locali infatti, possono fregiarsi di questo titolo e l’Italia vanta niente di meno che 53 tipi di formaggi riconosciuti DOP e IGP. Questo riconoscimento rende il Puzzone di Moena non solo un prodotto d’eccellenza, ma anche un simbolo nel mondo della cultura e della tradizione trentina.

Moena, la Fata delle Dolomiti tra storia, bellezza e cultura ladina

Moena
Moena

Moena si trova a oltre 1000 metri di altezza, con le Dolomiti del Latemar, Catinaccio, Monzoni e Latemar a farle da straordinaria cornice. Proprio sovrastato da queste cime d’eccezione è il centro di Moena, una cartolina alpina in cui fontane, botteghe artigiane e microscopiche cappelle si alternano agli edifici affrescati che conservano tutto l’antico e autentico carattere ladino. La Chiesa di San Vigilio, con la sua pianta a tre navate, i sontuosi affreschi liberty di Carlo Donati e il grande crocifisso ligneo di Cirillo Dell’Antonio sono solo alcune testimonianze di quello che è sotto tutti i punti di vista un patrimonio poco scontato e di grande, impareggiabile valore. Non mancano spaccati di storia: il Teatro Navalge ospita una toccante mostra sulla Grande Guerra tra cimeli originali e immagini d’epoca. L’Ospizio del Passo San Pellegrino, risalente al XIV secolo, racconta antiche vie di pellegrinaggio e transumanza, architettura e pietà popolare, memoria tangibile di un mondo passato.

I sapori di Moena: storie di cibo tra le Dolomiti

Moena è patria di una cucina montana sincera e generosa, da scoprire anche oltre il suo celebre Puzzone. In tavola compaiono zuppa d’orzo “orc”, canederli (balote) in brodo o burro, ravioli (ciaronciè), crauti (crauc), e una polenta fumante con spezzatino di carne, tra cui selvaggina. I dolci raccontano il territorio celebrando i frutti che la natura regala ogni giorno: ecco allora che fanno la loro comparsa sui banchi della pasticceria torte ai frutti di bosco, strudel di mele, le frittelle dette grostoi o fortaie che si preparano versando una pastella liquida nell’olio bollente attraverso uno speciale imbuto, e lo zelten, dolce tradizionale natalizio. Non mancano distillati come le grappe aromatizzate, e il pane tipico, dai panini allo strutto (spaccate) al croccante schüttelbrot. È una cucina che conquista il palato ma che a Moena riesce anche a raccontarsi attraverso le voci e le mani di chi il paese lo abita. In occasione dell’evento Moena in cucina, l’associazione locale Pian Pian Bel Bel mette ad esempio in scena la preparazione di ricette tradizionali, rivelando trucchi e segreti. E c’è anche il progetto A tavola con la Fata delle Dolomiti che unisce profumi, stagioni e menù signature in una settimana dedicata alla cucina ladina, proponendo un incontro unico tra ristorazione e identità popolare. Dove mangiare a Moena? Se si ha voglia di vivere un’esperienza indimenticabile, da segnare in agenda una locanda storica come Malga Panna, oggi ristorante stellato Michelin.

 

Marianna Di Pilla
Marianna Di Pilla


Articoli più letti

©  2025 Valica Spa. P.IVA 13701211008 | Tutti i diritti sono riservati.
Per la pubblicità su questo sito Fytur