1500 metri quadri e oltre 300 anni di storia alle spalle: la Vecchia Pescheria della città è uno dei mercati del pesce più antichi e pittoreschi d’Italia

Claudio Garau  | 12 Ago 2025

Basta una passeggiata lungo il Corso d’Augusto per respirare l’anima antica di Rimini. Superata la maestosa piazza Cavour, sul lato sinistro, compare discreto ma inconfondibile l’ingresso della Vecchia Pescheria, uno dei luoghi più affascinanti e caratteristici della città. Qui, nel cuore pulsante del centro storico, ogni pietra racconta una storia, ogni arco sussurra di un tempo in cui il mare era pane quotidiano.
Costruita nel XVIII secolo su progetto dell’architetto riminese Giovan Francesco Buonamici, la Pescheria era molto più di un semplice mercato: era un microcosmo vivo, dove le donne – spesso mogli di pescatori – vendevano con mani esperte le poveracce, le vongole dell’Adriatico, tra profumi salmastri e voci che si rincorrevano sotto il porticato.

Il fascino artistico della Vecchia Pescheria riminese

La struttura è una meraviglia di architettura funzionale e bellezza: una loggia a due ordini, con tre archi a tutto sesto e quattro fontanelle a forma di delfino poste agli angoli, un tempo utilizzate per pulire il pesce appena pescato. I lunghi banchi in pietra d’Istria, ancora visibili oggi, erano disposti in modo da facilitare il deflusso di liquidi e scarti nei canali di scolo: un’attenzione igienica rara per l’epoca, che testimonia quanto fosse centrale il commercio ittico per l’economia riminese.
Oggi quel luogo di scambi e odori marini ha cambiato volto, ma non ha perso la sua bellezza. Proprio lì dove un tempo si trattava il pescato, oggi si sorseggiano caffè e aperitivi, si ride e si chiacchiera nelle serate d’estate. La Vecchia Pescheria, insieme all’adiacente piazzetta San Gregorio, è diventata il cuore della movida riminese, un vivace punto di ritrovo per giovani, universitari e turisti, soprattutto il venerdì sera, quando la città si accende di voci e risate.
I piccoli locali, pub e ristoranti che costeggiano i due ingressi laterali, le cosiddette “cantinette”, sono il proseguimento naturale di una tradizione secolare di socialità e incontro. Solo che oggi, al posto delle vongole, si servono cocktail e taglieri. Ma l’essenza è la stessa: stare insieme, in un luogo che, da secoli, appartiene alla città e a chi la vive.

Claudio Garau
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