20 coperti, 60 etichette e una cucina a freddo: Concreto, a Roma Prati un laboratorio del vino e dell’essenzialità

Marianna Di Pilla  | 09 Lug 2025
[foto copertina da account Instagram @concreto.roma]

Uno spazio di soli 47 m², appena 20 coperti a cui si aggiungono 4 postazioni al bancone. Entrando nei locali di Concreto, in via Marianna Dionigi nel quartiere Prati a Roma, si percepisce subito che non ci si trova in un ristorante qualunque. L’architettura del locale è levigata dalla suggestione scandinava e dal concetto hygge: pareti dai toni naturali, illuminazione discreta, tavoli sobri e materiali accoglienti. Ogni dettaglio racconta la volontà di costruire un nido caloroso, dove il vino naturale e il rapporto diretto con lo chef diventano cifra distintiva.

Uno chef in prima linea: cucina “senza fuochi” e dialogo diretto

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Concreto è una vineria minimalista, nata nell’ultimo scorcio del 2024 dalla visione dello chef e manager Enrico Camponeschi, romano, 34 anni, la cui formazione si è plasmata in tempio del gusto come Rome Cavalieri, St. Regis, Inopia e Acquasanta. La peculiarità di Concreto è nell’adozione di una cucina “a freddo”: cucina a vista, nessuna griglia, nessuna fiamma. È una scelta precisa: materie prime eccellenti, lavorate con semplicità e rispetto, valorizzate con tecniche gentili e creative. Ogni piatto è una piccola composizione, declinata con uno, due o tre ingredienti abilmente combinati.
Il menu cambia spesso: dal gazpacho con pane croccante al fiore di zucca, ricotta, mentuccia, zucchina Romanesca e limone passando per una ceviche di ombrina con anguria. Il concetto di gustare con calma, senza fretta, da Concreto si trasforma in un rituale e si presta a quegli aperitivi lenti che riescono al tempo stesso ad essere appassionati viaggi enologici.
La carta dei vini di Concreto è coerente con la visione senza fronzoli: circa 60 etichette italiane, privilegiando viticolture naturali, biodinamiche, artigianali. Vini bianchi, arancioni, rosati, bollicine e dolci, tutti provenienti da piccoli produttori. Il vino non è un contorno ma protagonista, dialogante con i piatti in una conversazione viva e articolata.

Cosa distingue Concreto a Roma

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Roma è una fucina in continua evoluzione di vinerie e bistrò, e in questo ininterrotto fiorire di realtà di ristorazione diverse e innovative, Concreto è riuscito a ritagliarsi un proprio spazio e ad emergere per alcune qualità che ne definiscono l’identità. Solo 20 coperti e pochi strumenti sono elementi che lasciano trasparire una scelta ben precisa, quella di garantire al cliente l’intimità e la cura. Optare per una cucina senza fuochi è una sfida tecnica stimolante e avvincente, che rivela la qualità estrema delle materie prime utilizzate e la mano sicura dello chef nel trattarle. Nessun fuoco acceso, nessun eccesso, ma calore umano, scelte precise, gusto netto. La proposta di vini naturali, con etichette uniche, tutte italiane e spesso poco conosciute, lascia trasparire la volontà di raccontare in un calice un territorio autentico e diversificato nelle sue produzioni.
Ecco allora che Concreto diventa un manifesto di idee: una cucina essenziale, una selezione vinicola di spessore, un approccio autentico all’ospitalità. Enrico Camponeschi realizza una filosofia personale, che nasce dall’esperienza, passa per la concretezza – e giunge dritto al cuore dell’ospite. Concreto.
[foto copertina da account Instagram @concreto.roma]

Marianna Di Pilla
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