Tra le specialità culinarie che non possono assolutamente mancare e che sono tra le cose da assaggiare a Torino, non potevano proprio mancare loro, gli Agnolotti del Plin. Sono un primo piatto caratteristico della cucina piemontese, tradizionalmente consumato in occasione di ricorrenze oltre che protagonista di tanti menù nei ristoranti piemontesi. Questi piccoli e deliziosi ravioli ripieni sono un vero e proprio tesoro culinario.
Gli Agnolotti del Plin sono rinomati non solo per la loro forma delicata, ma anche per la pasta straordinariamente sottile che li avvolge. Questa pasta è lavorata con grande maestria dai cuochi, tanto da far intravedere il succulento ripieno al suo interno. Gli agnolotti sono costituiti da due fogli di pasta all’uovo, di forma quadrata o vagamente rettangolare, con all’interno un ripieno a base di carne. Il segreto della loro bontà risiede proprio in questa sfoglia leggera e sottile, che avvolge un impasto ricco e saporito.
Il ripieno degli Agnolotti è preparato con carne di alta qualità, spesso una combinazione di carne di vitello e carne di maiale, insieme a ingredienti come spinaci freschi, parmigiano grattugiato, una spolverata di noce moscata e un delizioso brodo di carne. Questa combinazione di sapori crea un piatto equilibrato e gustoso.
Secondo le più recenti considerazioni, anche se non del tutto condivise a livello popolare, gli “agnolotti” si distinguono dai ravioli (ai quali sono spesso erroneamente associati ed equiparati) per il tipo di ripieno.
Gli agnolotti infatti prevedono sempre la presenza di carne, mentre i ravioli sono preparati con formaggio e verdure. A supporto di ciò si può constatare come già nel 700 il Vocabolario degli Accademici della Crusca distingue il raviolo dall’agnolotto, definendo: “ricco d’erba e cacio il primo, più ricco di carne e uovo il secondo”.
L’inizio della separazione concettuale tra ravioli ed agnolotti si può datare al 1570, quando Bartolomeo Scappi, nell’Opera, descrive un tipo di pasta ripiena ma con la definizione di “anolini”. La diffusione ne ha probabilmente alterato il nome, ma la presenza di carne nel ripieno marca da allora la diversità tra le due paste ripiene.
La nascita di questa tipologia di pasta risale al 1900, per evitare lo spreco della carne avanzata dai pasti.
Non mancano le leggende che vedono protagonisti gli agnolotti del plin, tra cui una che fa derivare il nome da un certo “Angelotto”. Pare che fosse il cuoco del Marchese di Monferrato, che preparò un piatto con gli avanzi rimasti dopo l’assedio del Principe d’Acaja.
Sai da dove viene il nome “plin”? Pare che derivi dal dialetto “pizzicare”, a richiamare il caratteristico gesto con cui vengono chiusi gli agnolotti durante la loro preparazione.
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