Baicoli

PaesidelGusto  | 21 Mar 2019

1 Ingredienti

per 6 persone:
1 dl latte
400 gr farina
50 gr zucchero semolato
80 gr burro
1 uovo (albume)
15 gr lievito di birra

2 Preparazione

In 1dl di latte tiepido sciogliere 15g di lievito di birra. Disporre 100g di farina a fontana e versarvi al centro il composto di latte e birra. Impastare fino ad ottenere un insieme sodo. Formare una palla, incidervi sopra una croce e metteterla in una terrina infarinata a lievitare per mezz’ora, coperta con un canovaccio.
Mescolare 300g di farina con un pizzico di sale e 50g di zucchero semolato. Porre al centro il panetto di pasta lievitata, disponetelo a cono e al centro lavorare 80g di burro ammorbidito e mescolato con l’albume montato a neve. Impastare aggiungendo il 1dl di latte tiepido rimasto.
Quando l’impasto sarà consistente, dividerlo in quattro parti uguali. Sistemare i cilindretti su una teglia imburrata o coperta da carta da forno per farli lievitare per due ore circa.
Infine, informare a 180° per una decina di minuti.
Farli raffreddare e metterli a riposare per due giorni, coperti.
Tagliare i paninetti a fettine sottili. Disporli su una teglia e infornarli nuovamente a 170° per 10 minuti, stando attenti a girarli fino a che assumeranno un colore dorato.
Perché rimangano croccanti bisogna conservarli ben chiusi in una scatola di latta.

3 Note

Sono i biscotti tipici di Venezia, fin dai tempi della Serenissima Repubblica, data la loro facile conservazione accompagnavano i mercanti veneti nelle loro peregrinazioni.
Il nome Baicoli deriverebbe dal fatto che la forma assomiglia vagamente a quella dei piccoli cefali, detti appunto baicoli in veneziano. Ci piace considerarli una sorta di emblema della tradizione marinara di Venezia, nati per seguire i mercanti per mare e denominati con riferimento a un piccolo pesce.
“Pasta reale condita di zucchero, spugnosa, biscottata, che s’inzuppa nel caffè o simili bevande. Dicesi baicolo per similitudine, benché grossolana, alla figura dei piccolissimi cefali, chiamati appunto Baicoli”, così venivano descritti da Giuseppe Boerio nel suo “Dizionario del dialetto veneziano” pubblicato nel 1856.
Questi storici biscotti, furono diffusi in una storica scatola di latta prodotta da Angelo Colussi raffigurante un innamorato che offre i biscotti alla sua dama. La ditta Colussi si è ormai trasferita altrove, ma nella memoria di tanti veneziani e non, restano i versi che si potevano leggere sulla storica scatola di latta:
“No gh’è a sto mondo, no, più bel biscotto,
più fin, più dolce, più liniero e san
per mogiar nela cìcara o nel goto,
del Baicolo nostro Veneziàn”
(Non c’è al mondo biscotto più fino, dolce e sano da intingere nella tazza o nel bicchiere del nostro Baicolo Veneziano).

nel ‘700 in particolare era in voga servirli con zabaglione caldo, abbinamento ideale oltre a quelli con caffè, cioccolata calda o vino dolce.

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