Bisi de Lumignan

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: 3 minuti

Territorio interessato alla produzione: Lungo la fascia dei Colli Berici (Vicenza) che si estende nei comuni di Lumignano, S.Germano, Grancona, Sossano, Orgiano, Lonigo, Sarego, Alonte, Pozzolo di Villaga, Brendola, Zovencedo, Arcugnano, Barbarano, Mossano, Castegnero, Nanto.

La storia: Secondo la monografia che Ferdinando Tescari scrisse sui “Piselli di Lumignano”, ad introdurre questa coltivazione furono i frati Benedettini, i quali attorno all’anno Mille diedero inizio alla bonifica dei terreni posti ai piedi dei colli Berici ed Euganei. In quest’area il dolce legume trovò un habitat ideale, dove l’esposizione al sole e il calore trattenuto dalle rocce, permetteva una produzione eccezionalmente precoce, primizia tra le primizie. Alle favorevoli condizioni climatiche, si aggiunse poi l’abilità dei coltivatori, che nei secoli seppero selezionare un prodotto di eccezionale qualità dal sapore prelibato, tanto che i Dogi di Venezia lo richiedevano per celebrare, con il tipico piatto dei “Risi e bisi”, la festa di San Marco. Cent’anni fa questi semi raggiunsero Chioggia e la varietà “chioggiotta”, attualmente scomparsa, portata nei Berici sulla schiena di muli, era richiestissima, tanto che non mancavano mai nelle ricette delle migliori famiglie del tempo. E’ scomparsa anche la varietà Monselesana, mentre la Principe Alberto, Senatore ed Express trovano ancora buoni cultori. Famosissima è la sagra dei bisi de Lumignan che cade la seconda domenica di maggio dove è possibile gustare le tajadele coi bisi o i risi e bisi secondo antica ricetta.

Descrizione del prodotto: Il mercato del prodotto fresco, nel territorio dei Colli Berici, è stato, in passato, quasi esclusivamente quello dei tipici cosiddetti “Verdoni”, caratterizzati da piantine nane (che non pretendono spese di impalazione), che resistono bene ai normali freddi, hanno buona produttività, con grani di buon gusto e bacelli medi. Nel 1962 per rispondere alle esigenze di produzioni elevate vi è stata l’inrtoduzione dei bianchini con resistenza alle malattie e problemi derivanti dalla variabilità degli ambienti pedoclimatici, dei “Bianchini”, varietà nane con baccelli tendenti al bianco, produttività inferiore ma maggior precocità. In particolare abbiamo testimonianza delle seguenti varietà:
– Principe Alberto, semi-nano, baccelli di colore verde chiaro (fa parte del gruppo dei “bianchini”), di lunghezza media, con 7-9 semi di colore verde chiaro per bacello, di sapore dolce. Ha buona precocità.
– Palladio, selezionato dall’Istituto di Genetica di Lonigo (VI), dotato di elevata produzione, precocità, resistenza ai freddi, adatto per collina e pianura. Ha baccelli verde-scuro, ottima granigione, buone rese in semi.
– Piccolo Provenzale, baccelli verde-scuro, contenenti 7-9 grani, produzione elevata, buona precocità, ritarda di qualche giorno sul Palladio, adatto per pianura e collina. Il prodotto è ricercatissimo dal mercato per la sua ottima qualità: finezza, sapore, tenerezza, delicatezza.

Processo di produzione: Il pisello resiste bene ai climi freddi invernali, anche se intensi, teme, invece, le gelate tardive o le basse temperature in primavera; per questo il microclima dei Colli Berici soddisfa le esigenze della coltivazione. Necessita di un terreno ben preparato e concimato e l’epoca di semina costituisce un elemento di grande importanza per ottenere una produzione precoce e allo stesso tempo abbondante. Per la zona dei Berici l’epoca per seminare va dal 20 Novembre alla metà di Dicembre. La raccolta cade da aprile a maggio, inserendosi fra le produzioni precocissime dell’Italia Meridionale e quelle normali e la raccolta si fa a mano per tradizione, delicatamente per non rompere il fusto.

Reperibilità: Il pisello dei Berici non è commercializzato fuori daal’area di produzione, perché è un prodotto del tutto locale, ma si può gustare nei ristoranti della zona e durante la Festa dei Bisi.

Usi: I piselli di Lumignano sono utilizzati per la preparazione della minestra di riso, di sughi per le tagliatelle e per la ricetta tipica di rìsi, bìsi e òca, una variante, caratteristica del Basso Vicentino, della minestra di rìsi e bìsi, che viene resa più appetibile dalla presenza del brodo e dei pezzettini di carne d’oca.

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