Mollusco allo stato fresco, pescato con il sistema a circuizione con fonti luminose.
Territorio interessato alla produzione: Il Compartimento marittimo di Trieste, da Punta Sottile (Muggia) a Baia di Panzano (Duino Aurisina), e comprendente i comuni di Muggia, Trieste e Duino Aurisina.
Cenni storici e curiosità
La pesca del calamaro con la saccaleva, ha origini lontane: iniziata come succedanea a quella più famosa e praticata pesca delle acciughe e delle sardine, è diventata, soprattutto nel periodo autunnale ed invernale (quando nel Golfo le specie ittiche pescabili erano poche) l’attività principale di decine di saccaleve. L’introduzione di questa tipologia di pesca nel Golfo di Trieste risale al periodo successivo al primo conflitto mondiale, all’inizio degli anni venti, quando nel Golfo di Trieste venne introdotto l’uso delle saccaleve ad anelli ad opera di pescatori napoletani giunti a Trieste, ormai italiana, per questioni di lavoro o leva militare.
Dal dopoguerra, con la perdita dell’Istria e della costa dalmata da parte dell’Italia, gran parte dei pescatori abitanti lungo le coste, si trasferirono a Trieste e nell’area costiera isontina, spesso con le loro imbarcazioni e le attrezzature da pesca. Nuove barche, quindi, con relativo personale specializzato, iniziarono l’attività di pesca nel Golfo di Trieste, portando al settore peschereccio locale, esperienza e innovazione tipiche dell’area orientale adriatica.
La tipicità della saccaleva, caratteristica e predominante delle coste istriane e dalmate, ebbe grande impulso e successo, trasformando di fatto tutto il settore peschereccio locale, che, in pochi anni, riversò verso questa tipologia di pesca gran parte delle barche locali, utilizzate fino a quel momento per la pesca del tonno, ormai in declino.
Gli anni settanta furono fulcro di pesche sempre maggiori, grazie a nuove tecniche di costruzione delle barche, studiate anche in funzione dei nuovi allestimenti meccanico-elettrici in coperta con la predisposizione di strutture metalliche laterali cui venivano fissati dei cappelloni metallici cui scopo era la protezione delle lampade dalla pioggia e distribuire, concentrandolo, il fascio di luce nell’acqua. L’acquisto di generatori sempre più potenti, permettevano alle barche di pescare anche durante le fasi di luna piena, allungando così la stagione di pesca e la redditività dei pescatori.
E’ in questo contesto ed in questo periodo che la pesca del calamaro è diventata parte integrante e specifica della marineria locale, con la costruzione di reti specifiche per la pesca del prelibato mollusco.
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