Capo, macchiato, nero: in questa città italiana il caffè al bar si ordina così, ed è un caso unico in Italia

Stefania Guerra  | 21 Mar 2025

Il caffè è un’istituzione in tutta Italia, ma in una città in particolare esiste un vero e proprio metodo alternativo per ordinarlo al bancone.

Ogni italiano sa che la giornata deve assolutamente iniziare con un ottimo espresso, che dà la carica per affrontare ogni impegno; la pausa caffè è un rito che poi accompagna la giornata lavorativa, il dopo pranzo, la girata in centro a fare shopping o l’incontro con amici, soci e collaboratori. Se però ordinare una tazzina al bar è un classico, c’è un’altra formula unica che viene utilizzata solo a Trieste, la città più multiculturale dello Stivale.

Sei a Trieste e vuoi un caffè? Ecco cosa devi chiedere esattamente al barista


A Trieste ogni caffè ha il suo nome

Trieste è una città di confine, un territorio che da piccola comunità si è trasformato in un ricco centro di culture diverse; numerosi i popoli che hanno contribuito a far diventare Trieste la città che è oggi, e che continua a modificarsi: italiani, slavi, austriaci, ebrei, greci, tedeschi, armeni, e poi ancora nigeriani, iraniani, cinesi, sudamericani e cingalesi. La multiculturalità è di casa a Trieste, e forse – chissà – è proprio per questo che ordinare un caffè al bar è tutta un’altra storia rispetto al resto d’Italia.

Non esistono termini come “espresso”, “cappuccino” o “caffè macchiato”: chi passa da Trieste e vuole fare una pausa caffè deve obbligatoriamente imparare i termini usati da queste parti. Anche perché se per il resto d’Italia il cappuccino è un caffè con tanta crema di latte, a Trieste è una cosa diversa.

Ma iniziamo subito questo viaggio all’insegna del vocabolario triestino, almeno per quanto concerne la corroborante bevanda. Chi vuole un espresso dovrà ordinare al barista un “nero”, mentre il caffè espresso macchiato a Trieste si chiama “capo”. Per un decaffeinato bisogna usare l’espressione “deca”. Chi vuole un “caffè in vetro”, dovrà ordinare un “nero in B”, e l’espressione “in B” si aggiunge anche a tutte le altre preparazioni che, appunto, si desidera sorseggiare “in vetro”.

Attenzione però, un “cappuccino in B” non significa un cappuccino in vetro; a Trieste, infatti, il cappuccino non è propriamente quello conosciuto nel resto d’Italia, ma somiglia di più a un “macchiatone”, cioè un caffè con un po’ di crema di latte che viene servito non nella consueta tazza grande ma in un bicchiere ad hoc. Per il caffè macchiato, poi, è necessario ricordarsi di chiedere un “gocciato” e se si ordina un caffellatte…. in realtà si avrà un classico cappuccino.

Stefania Guerra
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