Una bontà spinosa: il carciofo di Albenga è il vero re delle tavole liguri

Adriano Bocci  | 17 Feb 2024  | Tempo di lettura: 3 minuti
Carciofo spinoso di Albenga

Nel cuore della Liguria, tra le onde del mare e le cime delle montagne, c’è un protagonista indiscusso, fra 4, della cucina locale: il carciofo di Albenga. Questo gioiello della terra, noto anche come violetto spinoso, porta in sé tutta la ricchezza e la varietà del territorio ligure. Caratterizzato da una spiccata dolcezza e una consistenza diversa, il carciofo spinoso è un simbolo di eccellenza gastronomica, e di orgoglio, soprattutto per Albenga. Esploriamo insieme come il re delle tavole liguri sia diventato un ingrediente imprescindibile della tradizione culinaria italiana, amato dai gourmet e dai cuochi di tutto il mondo.

Radici che affondano nella storia

Il carciofo di Albenga, o violetto spinoso, ha una storia che affonda le sue radici nel ricco terreno culturale e agricolo della Liguria. Già noto agli Egizi e agli Arabi, il carciofo ha trovato nella piana di Albenga il luogo ideale per esprimere le sue qualità. La sua menzione nelle relazioni inviate a Napoleone Bonaparte dal conte Gilbert Chabrol de Volvic sottolinea l’importanza di questa coltura già nel savonese, evidenziandone un valore sia gastronomico che economico.

Nel tardo XIX secolo, l’Inchiesta Jacini ribadisce il ruolo del carciofo di Albenga come prodotto di esportazione pregiato, apprezzato per la sua qualità superiore. Questa varietà, insieme alla zucchina trombetta, al pomodoro cuore di bue e all’asparago violetto, rappresenta uno dei “4 di Albenga“, simboli dell’eccellenza agricola della zona.

Coltivazione e terroir

Il carciofo di Albenga si distingue per la sua adattabilità a diversi terreni, prediligendo quelli freschi, ben drenati e ricchi di sostanza organica, caratteristici della piana di Albenga. La coltivazione di questa varietà riflette l’armonia tra la natura e le pratiche agricole sviluppate nel tempo, dove il ph leggermente acido, tra 6,4 e 7,0, ha ruolo primario per definire la qualità del prodotto finale.

Le tecniche agronomiche hanno permesso al carciofo spinoso di Albenga di prosperare in un microclima ideale, dove le temperature miti della regione, comprese tra 12 °C e 22 °C, favoriscono una crescita ottimale. Queste condizioni climatiche, unitamente all’umidità relativa elevata, evitano lo stress idrico della pianta, garantendo capolini di qualità superiore.

Il cuore della qualità

La produzione del carciofo di Albenga è sostanzialmente diversa per la cura meticolosa della selezione dei capolini, che avviene direttamente nei campi. Ogni pianta produce dai 5 ai 7 capolini di primo ordine, selezionati per garantire solo la migliore qualità al mercato.

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Vero orgoglio locale, protagonisti di un libro che descrive quell’oasi agricola che è Albenga.

Questa attenzione nella scelta assicura che ogni carciofo venduto rispetti gli standard elevati di freschezza e gusto che caratterizzano il violetto spinoso di Albenga. Solo 1 o 2 carducci per pianta vengono lasciati a terra, contribuendo alla sostenibilità e al riciclo naturale nel terreno, arricchendolo di materiale organico.

Versatilità a tavola

Il carciofo di Albenga trova una vasta applicazione in cucina, grazie alla sua consistenza croccante e al sapore dolce, che lo rendono adatto sia a preparazioni crude che cotte. Al pinzimonio si presenta come una delle maniere più semplici e apprezzate di gustarlo: una foglia dopo l’altra, intinta in una miscela di olio extravergine d’oliva, sale e un tocco di limone o aceto, valorizza il carciofo volta per volta.

La versatilità di questo ortaggio lo rende protagonista di numerose ricette, dalle insalate fresche ai contorni ai primi piatti come risotti e paste. Inoltre, la freschezza è garantita dalla legnificazione del gambo, indicatore naturale che fa riconoscere la qualità del prodotto. La legnificazione e le tecniche di conservazione tengono l’ortaggio in perfetto stato a lungo.

Adriano Bocci
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