Il carciofo violetto catanese è un prodotto tipico siciliano, ascrivibile alle coltivazioni della provincia di Catania e più in generale a tutto l’arco dell’Etna. Si tratta di una produzione molto antica, che viene però canonizzata intorno al XVI – XVI secolo circa.
Il carciofo viene coltivato in Sicilia già a partire da vari millenni prima di Cristo, ma è solo intorno al Cinquecento che si hanno fonti più certe relativamente a questo ortaggio conosciuto con i nomi di “al harsufa” (in arabo) o di “artchaut” (in francese).
La coltivazione del carciofo violetto in Sicilia ottiene maggiore seguito nel corso dell’Ottocento, quando si consolida il primato europeo prima, e mondiale poi, del carciofo italiano. Ancora oggi, infatti, l’Italia è il maggior produttore mondiale di carciofi, e ben il 32% delle quasi 500mila tonnellate/anno arrivano dalla Sicilia.
Il carciofo violetto catanese, la sua varietà “Violetto di Sicilia”, altrimenti detto “carciofo di Catania”, e le sue sottovarietà di Niscemi, di Caltagirone e di Lentini si caratterizzano per un profilo nutritivo, nutraceutico e organolettico di estremo valore.
Dal ridotto contenuto calorico (ca. 25 kcal/100 g) il carciofo violetto catanese è un ottimo alleato in cucina e per la salute. È infatti ricco in vitamine e sali minerali, particolarmente del gruppo di vitamine B (B1 e B2) e C ovvero di calcio e ferro.
È portentoso contro le patologie epatobiliari e per combattere l’insorgenza di problemi cardiovascolari (colesterolo, iperglicemia, ipertensione etc.). Migliora le funzionalità digestive, la salute cutanea e può essere d’aiuto per combattere l’aumento di peso.
L’utilizzo del carciofo violetto catanese in cucina non è ascrivibile a un semplice ambito “di contorno”, ma ha molteplici impieghi possibili. È infatti un ortaggio facilmente consumabile sia nei menù più tradizionali che in varianti originali.
Tra queste, possiamo ritrovare il liquore di carciofo, mentre con il carciofo selvatico – varietà parente del catanese – si realizza uno street food a base di carciofo lesso.
Parimenti valido è l’uso nella ricetta dei cacocciuli arrustuti, ovvero i carciofi arrostiti nelle braci che ricordano da vicino la tradizione del carciofo alla matticella di Velletri, alle porte di Roma.
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