Materia prima: tre quarti di latte ovino, un quarto vaccino; razza: Sarda e Appenninica, Bruna. Alimentazione: pascolo estensivo naturale integrato da mangimi.
Tecnologia di lavorazione: è la stessa usata per la Caciotta del Montefeltro, solo che la salatura viene effettuata alternando quella a secco all’altra in salamoia. Matura in 20-30 giorni in locali e temperature di 10-14 gradi e umidità del 80-90%. Resa 17-18%.
Stagionatura: non si effettua. Il prodotto viene consumato a 15-30 giorni di maturazione.
Caratteristiche del prodotto finito: altezza: cm 5-7; diametro: 12-16 cm; peso: Kg 0,8-1,2; forma cilindrica a scalzo basso con facce arrotondate; crosta: sottile; pasta: compatta, di colore bianco paglierino, molto friabile e con lieve occhiatura; sapore dolce tipico.
Area di produzione: tutta la provincia di Pesaro, eccelle quella dei comuni di Urbino, Urbania, Mercatello, Sant’Angelo in Vado, Piobbico, Fermignano, Cagli.
Calendario di produzione: tutto l’anno.
Note: il consumatore più illustre della Caciotta – o della “Casciotta” per attenerci alla grafia ministeriale – è stato Michelangelo Buonarroti. Ghiotto di questo formaggio se ne volle garantire tutta la quantità richiesta dal suo robusto appetito, ma anche da offrire ai suoi aiutanti, agli amici e ai rari ospiti. Dette così mandato al suo collaboratore Francesco Amadori da Casteldurante – oggi Urbania – detto Urbino, perché affittasse poderi ove tenere pascoli. Ne affittò tre, come risulta dall’atto notarile stilato il 12 febbraio 1554, che fino ad oggi, a fede di Don Corrado Leonardi, non hanno cambiato il toponimo. Riconosciuta Doc con Dpr del 30.3.1982.
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