È un luogo dove la mano impasta la pasta e l’occhio ammira l’arte dialogano con rispetto e passione, offrendo un’esperienza completa, emozionale e autentica. A soli 9 chilometri a nord‑est di Siena, sulla Chiantigiana, la Certosa di Pontignano si erge maestosa sul colle di Pontignano.
Certosa di Pontignano, storia
Fondata nel 1343 da Bindo di Falcone Petroni, membro della famiglia Petroni e nipote del cardinale Riccardo Petroni, la certosa era destinata a ospitare una comunità di dodici monaci e tre conversi sotto la regola certosina. Forte di mura erette nel 1385 per renderla rifugio sicuro, era un luogo contemplativo, isolato dal mondo esterno. La struttura originaria ruotava attorno alla chiesa trecentesca dedicata a San Pietro, arricchita da una serie di chiostri, celle monastiche e spazi conversi. Nonostante devastazioni successive – dalla guerra tra Siena e Firenze (1554) all’incendio nel 1478 – la certosa fu restaurata nel XVI secolo, assumendo quell’aspetto raffinato visibile oggi. Il Chiostro Grande, cuore della vita conversale, custodisce un pozzo del ‘300 ancora funzionante, esempio tangibile del legame tra funzione vitale e architettura. Al suo fianco la chiesa – arricchita da affreschi manieristi eseguiti tra tardo Cinquecento e primo Seicento – è decorata da un ciclo pittorico pregevole, realizzato da pittori come Bernardino Poccetti, Orazio Porta, Casolani, Vincenzo Rustici, Giovanni Battista Brugieri e altri. Nella parete della navata svettano scene della vita di San Pietro e San Bruno, con temi tratti dal Nuovo Testamento, mentre il coro ligneo fu intagliato nel 1591 da Domenico Atticciati, maestro di eleganza e devozione. Tra gli ambienti sacri la piccola Cappella Sistina senese, la cappella di Sant’Agnese, emerge per la qualità degli affreschi e la suggestione spirituale. Con il Granduca Leopoldo e i provvedimenti leopoldini del 1784, la certosa passò ai Camaldolesi, ma fu definitivamente soppressa nel 1810 dalle leggi napoleoniche. La chiesa divenne parrocchia di San Martino a Cellole e il complesso venne privato. Dopo nove decenni di passaggi di proprietà, la Certosa fu acquisita nel 1959 dall’Università di Siena, donata dal ministro e rettore Mario Bracci, e trasformata in residenza universitaria e centro congressi.
Certosa di Pontignano, cosa mangiare
Oggi la Certosa di Pontignano è una gemma architettonica dal fascino eclettico: tre chiostri, un giardino all’italiana con limonaia secolare, celle d’epoca riconvertite in camere, sale storiche come la Sala del Focolare e una struttura ricettiva ospitale e raffinata. All’interno della Certosa spicca il Ristorante Il Chiostro, spazio raffinato dove la cucina senese incontra la contemporaneità. Con pasta fresca fatta a mano – pici, gnocchi, tagliatelle – e materie prime stagionali di eccellenza, lo chef reinventa la tradizione. Qui ogni piatto è un abbraccio autentico, pensato per i palati moderni ma profondamente radicato nella cultura gastronomica del Chianti senese. Per accompagnare la cena, l’enoteca seleziona vini toscani di pregio: Bolgheri, Brunello di Montalcino e Chianti Classico, ma anche le eccellenze del territorio della Berardenga, un cru storico del Chianti noto per i suoi Sangiovese eleganti, resi distintivi da suoli di galestro e alberese. L’area di Castelnuovo Berardenga appartiene al comprensorio del Chianti Classico, zona vocata a produzione vitivinicola e olivicola di alta qualità. Qui l’olio extravergine di oliva toscano assume note erbacee e ammandorlate, mentre il vino – rosso corposo e bianco delicato – è espressione di un terroir variegato. Non lontano operano botteghe storiche senesi, come l’Antica Drogheria Manganelli, attiva dal 1879 e luogo ideale per acquistare panforte, ricciarelli, vini e salumi toscani testamentario di un patrimonio gastronomico antico. Prodotti che spesso approdano sulle tavole del ristorante della Certosa, in abbinamenti sorprendentemente moderni.
Aperitivo nel chiostro: sotto gli archi secolari, un calice di Chianti Classico o rosso Berardenga si sposa a bruschette con olio nuovo e paté di fegatini, eccellenze della tradizione senese. Primo piatto: i pici tirati a mano, avvolti in ragù di chianina oppure sugo bianco alle erbe aromatiche (rosmarino, salvia), rivelano la sapienza artigiana del luogo. Secondo piatto: la “tagliata” di Chianina IGP o l’agnello del territorio, serviti con patate al rosmarino e cicoria selvatica, raccontano l’allevamento bovino e ovino della provincia. Dessert: morbido panforte al cedro e ricciarelli alle mandorle, autentiche cartoline dolci dal cuore senese, conclusione perfetta. Digestivo: un sorso di Vin Santo del Chianti, servito insieme a cantucci artigianali, per immergersi nella dolcezza del fine pasto.
La Certosa di Pontignano è inoltre sede di eventi a tema come degustazioni, conferenze sul vino e percorsi enogastronomici. Altre occasioni includono walking dinners nei chiostri, cene di gala nel giardino all’italiana e workshop su olio, salumi e vino del Chianti, sempre con l’accompagnamento di produttori locali. Chi desidera un’esperienza che coniughi enogastronomia di qualità e bellezza italiana, troverà in questa certosa un luogo perfetto: in un solo soggiorno si attraversano secoli di storia, si gustano vini eleganti, si assaggiano piatti costruiti con cura e si respira la dimensione meditativa del Chianti.
[foto copertina @DiegoMariottini/Shutterstock.com/solo uso editoriale]
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