Composizione:
a. Materia prima: farina di grano tenero, acqua, olio, strutto, sale.
b. Coadiuvanti tecnologici:
c. Additivi:
Tecnologia di lavorazione: la farina di grano, l’olio, lo strutto sciolto vengono impastati insieme all’acqua. Quando l’impasto ha raggiunto una giusta consistenza si lascia riposare, poi si taglia in tanti pezzi a cui viene data una forma circolare, dello spessore di pochi millimetri. Si cuoce per breve tempo. Si consuma come il pane.
Area di produzione: a Mantova e zone limitrofe.
Note: l’origine di questa schiacciata o “croccherella” risale al 1500. Essa era strutturata in tre diverse forme che sono ormai perse – o meglio vengono fatte solo a livello familiare – o si sono unificate: la chisoela, la chisoel e il mirtol. La prima, considerata sostitutiva del pane, era utilizzata dai contadini durante i lavori pesanti come intermezzo alimentare. Il suo impasto era composto di farina, acqua, sale e un pizzico di bicarbonato. La cottura era nel testo, ma più sovente sotto la cenere. Una seconda versione prevedeva il recupero del grasso dalla cottura del cotechino, farina, uova, latte, acqua, lievito e zucchero. Il tutto cotto al forno in teglia di rame unta e infarinata. Gli esperti la fanno derivare dalla cucina ebraica perché somigliante al pane azimo. Il “mirtol” prevedeva l’uso di farina bianca e gialla, olio, zucchero, latte, limone e bicarbonato. Messo in teglia e cotto viene cosparso con anice, grappa e polvere di vaniglia. (Cfr. C. Asciutti, “Mantova, la Cinquecentesca “chesolina””, in La Gola n. 21, Settembre 1988).
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