Cosa vedere e cosa mangiare tra le colline del Prosecco: “La cartolina degli Dei”

Francesco Garbo  | 23 Ott 2023

Il prosecco è una delle eccellenze italiane più apprezzate, sia in Italia che all’estero, ma ancora più apprezzate sono le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, riconosciute nel 2019 patrimonio dell’UNESCO come paesaggio culturale, dove l’opera dei viticoltori ha contribuito a creare uno scenario unico. Reso speciale grazie al giusto equilibrio tra natura e lavoro dell’uomo che qui ha saputo creare qualcosa di incredibile, sfruttando al massimo le potenzialità del territorio. Tutto è armonico, tutto è fuso alle perfezione in un unico paesaggio.

1 Fusione perfetta tra natura e lavoro umano

La tecnica di vite che domina qui è quella denominata “bellussera” dai fratelli Bellussi che dovevano risolvere un gran problema temuto dai viticoltori di fine ‘800: la Peronospora. Questo metodo si concentra su una disposizione geometrica delle piante di vite con l’utilizzo di file di pali in legno le cui sommità si incrociano formando una raggiera. Quindi le piante di vite crescono prima sui pali poi su i fili di ferro che formano un vigneto aereo che dall’alto sembra una sorta di alveare con un disegno geometrico molto suggestivo. Tutto qui vive in armonia, i vigneti, i boschi e i villaggi disseminati nelle vallate.

Per gli amanti della natura e dei cammini, il cammino del prosecco è imperdibile. Un totale di 51 km divisi in 4 tappe tra Vidor e Vittorio Veneto. Il cammino si presenta abbastanza facile con un dislivello da 160 metri ai 600. Campi, vallate ricche di acqua e ripidi pendii saranno i compagni di avventura per i camminatori.

Tornando al prosecco, oggi il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene è una DOC, Denominazione di Origine Controllata e lo è dal 1969. L’area di produzione conta 15 comuni e con gli anni sono nate anche la DOCG e il Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore, grazie all’ottimo lavoro svolto dagli agricoltori. Un paesaggio naturale, privo anche dei muretti a secco, dei quali spesso ci si avvale come tecnica di coltivazione in questi terreni complicati. Qui si coltiva la vite su dei ciglioni con erba costruiti dall’uomo. Una vera e propria “Cartolina degli Dei” come la definisce lo scrittore della zona Andrea Zanzotto quest’area che va dalle Dolomiti a Venezia. In quanto a uve, la più coltivata e utilizzata è la galera, ma l’aspetto interessante è che ili risultato che si ottiene in bottiglia cambia da collina a collina a seconda del microclima della zona. Altri vitigni coltivati per mantenere ricche varietà e biodiversità sono il Verdiso e la Bianchetta, due varietà antiche.

2 Da non perdere

Il Molinetto della corda è un antico mulino che fu costruito nel 1630 e, dopo anni di abbandono, è stato recentemente restaurato e rimesso in funzione. Un luogo da fiaba con una cascata che porta al laghetto. Proseguendo l’Abbazia di Follina (Follina è uno dei Borghi più belli d’Italia). Fu edificata nel XII secolo, qui si può fare in viaggio nel tempo grazie al chiostro del 1200.

3 I sapori delle Colline del Prosecco

Caratteristica e unica nel suo genere l’Osteria senza Oste, qui mancano sia l’oste sia i camerieri, ci si serve da soli. L’osteria è praticamente sempre aperta e il prezzo lo sceglie il cliente, anzi è proprio il cliente a battere lo scontrino in autonomia decidendo il prezzo giusto per ciò che ha mangiato. Non vi resterà che entrare, prendere i prodotti che più preferite e, una volta pagati, cercare un tavolino libero per mangiare. Non finisce qui, poteva mancare il prosecco nelle Colline del Prosecco? Ovviamente no, ci sono distributori automatici dai quali servirsi.

4 Prodotti tipici

Il mais bianco è uno dei prodotti tipici da assaggiare, a differenza del mais comune questo è di colore bianco perla, è un mais varietale non frutto di un ibrido. Il prodotto più noto in zona realizzato con questo tipo di mais è la polenta, più delicata rispetto alla classica e accompagnata per tradizione da pesci poveri o da uno spiedo di carne.

Tra i prodotti tipici della zona anche le noci lara, una noce molto grande e molto dolce. Un formaggio da non perdere è il formaggio ubriaco che ha una storia davvero particolare. Durante la guerra tutti i prodotti alimentari venivano requisiti, così l’ingegno dei contadini portò all’ideazione di questo particolare formaggio. Le forme di formaggio venivano nascoste sotto la vinaccia ricoperte di paglia.

Francesco Garbo
Francesco Garbo

Sono un cuoco e un giornalista enogastronomico, cucino e parlo di cibo praticamente tutto il giorno. Vino e cibo sono le due vie migliori per conoscere una cultura, in modo gustoso.



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