Cuddhura, cuddhura cu l’oe, palomba, palummeddhra, panareddhra, puddhica cu l’oe

PaesidelGusto  | 27 Ott 2014  | Tempo di lettura: 2 minuti

Descrizione del prodotto
Ciambella di varie forme con inserite una o più uova, intere, con tutto il guscio.

 

Territorio di produzione: Tutta la Provincia di Lecce

 

Cenni storici e curiosità
La Cuddhura, dal bizantino kollùra, è un tipico dolce pasquale di antichissima origine e diffuso in tutto il Salento, ove da paese a paese, assume le più diverse denominazioni quali: cuddhure cu l’oe, palombe, palummeddhre, panareddhre, ecc.
Oggi sono preparate anche in versione dolce con della pasta da biscotti. Ma non è stato sempre così: originariamente, infatti, erano preparate con della comune pasta di pane sagomata a forma di colomba, panierino, galletto, bambola e guarnite con uova con il guscio. La pasta veniva semplicemente pennellata in superficie con l’uovo sbattuto per conferirgli un aspetto lucido, esteticamente più accattivante. Era un pane rituale e come tale non si pretendeva che dovesse avere un sapore particolarmente grato. In passato, durante la Quaresima si manteneva uno stretto digiuno durante il quale era rigorosamente vietato “‘ncammarare” ovvero consumare carne uova e persino formaggio, quindi quando il mezzogiorno del Sabato Santo cadeva il panno e le campane annunziavano la Resurrezione, si rompeva immediatamente il digiuno, mangiando questa sorta di ciambella con le uova.
Quelle a forma di animale (solitamente galletto) o di bambola, venivano donate ai bambini e nessun giovane da ragazzo poteva esimersi dal regalarne una, generalmente a forma di panierino, alla “zita” . Tradizioni analoghe permangono nelle altre province della Puglia, ma anche in Grecia e, soprattutto, in Albania.
In Puglia la tradizione è ancora molto osservata ma, come abbiamo premesso, vengono preparate quasi sempre con pasta dolce.

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