Il Giglietto è un biscotto la cui storia nasce nel seicento, è una preparazione molto semplice fatta con pochi ingredienti. La ricetta è piuttosto antica perché risale al 1600, all’epoca di Re Sole: nel corso del tempo ha rischiato di perdersi, ma grazie alle Monache Clarisse, questa preparazione è stata custodita e tramandata; oggi sono i biscotti tipici di Palestrina.
Il riferimento alla famiglia Borbone è evidente, perchè il giglio rappresenta il simbolo della dinastia francese: la storia racconta che la nobile famiglia Barberini si rifugiò proprio dal sovrano francese, Luigi XIV. Tra i discendenti della casata Barberini c’era stato anche Papa Urbano VIII che aveva acquistato la cittadina di Palestrina: alla sua morte la famiglia Barberini fu accusata di aver gestito malamente le ricchezze e fu esiliata in Francia, con tutto il seguito.
I cuochi al servizio dei potenti nobili, ebbero l’occasione di apprendere la ricetta dai pasticcieri francesi e quando la famiglia fece ritorno a Palestrina, il biscotto era ormai una ricetta consolidata, tanto che si diffuse con successo. Pare che ci fu un tentativo di sostituire il giglio con le api, insetto presente sullo stemma araldico dei Barberini, ma questa operazione non riscosse il successo immaginato e i biscotti mantennero il giglio.
Dalle origini antiche, il biscotto è arrivato fino a noi mantenendo l’artigianalità della preparazione. I Giglietti di Palestrina hanno una storia davvero affascinante, ma la loro fama è piuttosto sconosciuta, perché sono noti solo in ambito locale: questo comporta il rischio di scomparsa visto che la realizzazione presenta una certa difficoltà. Questo fragrante biscotto secco, dalla cottura veloce, è diventato uno dei Presidi della Fondazione Slow Food.
Gli ingredienti di questo biscotto sono davvero semplici, ma la realizzazione richiede molta abilità: per modellare la forma serve pazienza e solo mani esperte possono dedicarsi a questa preparazione. L’impasto risulta particolarmente cremoso e va lavorato con molta cura: una volta ricavati tre pezzi, devono essere allungati, poi vanno affiancati e infine arricciati per ottenere la forma del giglio. Ovviamente non si otterranno biscotti uguali, ma simili, ma questo è proprio il pregio della lavorazione a mano: inoltre si capirà anche chi lo ha fatto, perchè ognuno di essi sarà contraddistinto da uno stile unico, come la persona che lo ha realizzato.
Questo biscotto nasce dalle artigiane che lavorano ingredienti base come uova, zucchero, farina di grano tenero e la scorza grattugiata del limone. Dalla Francia è arrivato in Italia e lo troviamo a Palestrina e a Castel San Pietro Romano, due splendide località in prossimità di Roma. Con il passare del tempo il Giglietto è diventato una tradizione casalinga, che si faceva in occasione delle feste, come i matrimoni, e veniva cotto nei forni comuni. Nel 2014 Slow Food ha fatto di questo biscotto una lavorazione da difendere: il giusto riconoscimento per un prodotto tipico che va valorizzato e promosso.
Il Giglietto, biscotto raro che troviamo in due famosi forni della zona: vediamo quali.
Panificio Eredi Fiasco (Via Borgo S. Pietro, 1, Castel San Pietro Romano): tra i vicoli di questo borgo ci lasciamo guidare dal profumo inebriante che ci conduce al forno, nato nel 1967 dal padre di Laura ed Erminia Fiasco, che sono le attuali proprietarie. Ricordiamo che Castel San Pietro Romano è stato anche il set di Pane, amore e fantasia, insomma un posto che in fatto di panificazione ha molto da raccontare.
Ancora due sorelle per il Forno Salomone (Via prenestina nuova, 95, Palestrina). Nato nel 1975, questo forno vede protagoniste Antonella e Monica che sono cresciute con questo lavoro, seguendo l’attività della mamma che da sempre ha preparato i Giglietti.
Manuela Titta, cuoca per passione, gastronomo di professione e sommelier per vocazione
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