Dopo la carne sintetica arriva il filetto di pesce 3D

Francesco Garbo  | 08 Mag 2023  | Tempo di lettura: 3 minuti

Si è parlato a lungo, e ancora se ne parla, della carne sintetica, grazie a una particolare tecnologia si riesce a produrre in laboratorio la carne senza necessità di allevare e poi uccidere nessun animale. Dopo la carne arriva anche il pesce stampato in 3D. L’azienda che è riuscita in questo risultato è israeliana e ha annunciato di aver stampato in 3D il primo filetto di pesce pronto da cuocere grazie a cellule animali coltivate e cresciute in laboratorio. L’azienda è la Steakholder Foods e ha collaborato con Umami Meats per produrre questo particolare tipo di pesce, cernia nello specifico, realizzati grazie a un bio-inchiostro che stampa il filetto con proprietà nutritive molto simile al pesce pescato.

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Pesce stampato

Lo scopo principale di queste carni stampate, come nel caso di quella bovina e quella di pollo, è quello di ridurre al minimo l’impatto degli allevamenti di bestiame che sempre di più provoca danni al nostro pianeta. basti pensare che le attività agricole contribuiscono per il 24% alle emissioni di gas serra ogni anno, di questa perrcentuale l’80% è dovuto alle attività zootecniche, ovvero gli allevamenti.

Il processo dietro la creazione di questo speciale filetto di pesce è molto simile a qualsiasi stampa 3D, solo che cambia la massa inserita nella stampante, non plastica ma appunto un “bio-inchiostro” di pesce. A quanto pare il sapore e la consistenza sono molto simili a tal punto che se mangiato fritto si fa difficoltà a riconoscere se questo sia un filetto di pesce vero o stampato. Fin ora sembrerebbe del tutto vantaggioso questo processo ma non è così, esistono degli svantaggi come dichiara l’amministratore delegato di Umami, Mihir Pershad: “Dobbiamo capire cosa piace mangiare alle cellule, come crescono il numero di scienziati che lavorano sulla biologia delle cellule staminali di pesce è una piccola parte rispetto a quelli che lavorano su cellule animali e cellule umane”.

Che siate d’accordo o meno con questo tipo di pesce va comunque preso in considerazione il costo che attualmente rimane tutt’altro che facilmente accessibile. La stessa azienda israeliana evidenzia come la coltivazione di cellule è ad oggi molto costosa per entrare in competizione con i prezzi del pesce proveniente dal mare e per abbattere tali costi le cellure in fase di produzione vengono diluite con altre di origine vegetale. Non si può quindi ancora parlare di pesce al 100% ma come ha dichiarato Arik Kaufman, amministratore delegato di Steakholder Foods “Con il passare del tempo, la complessità e il livello di questi prodotti aumenteranno e i prezzi legati alla loro produzione diminuiranno

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Francesco Garbo

Sono un cuoco e un giornalista enogastronomico, cucino e parlo di cibo praticamente tutto il giorno. Vino e cibo sono le due vie migliori per conoscere una cultura, in modo gustoso.



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