Vacca Cabannina

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019  | Tempo di lettura: 3 minuti

zona di produzione: Val d’Aveto (Genova).Anche la Regione Liguria si può vantare di possedere una razza bovina autoctona, risultato di una selezione biologica naturale durata centinaia di anni. La possiamo trovare quasi esclusivamente nel comune di Rezzoaglio nella piana di Cabanne, in Val d’Aveto (Ge), dove le particolari condizioni climatiche e la necessità di utilizzare con il pascolo aree impervie e arbustate non permettono (e non rendono economicamente conveniente) la sostituzione con altre razze. Insieme alla Ottonese-Varzese è stata allevata per la sua capacità di utilizzare le risorse naturali spontanee del territorio con scarsissime integrazioni esterne. Questo tipo genetico è il risultato dell’evoluzione biologica e conseguentemente il suo prodotto (latte, formaggio) è il più rappresentativo dell’area di produzione. Dal 1982, con il primo censimento ufficiale e la definizione dello standard di razza, sono partite le prime iniziative a carattere regionale finalizzate alla salvaguardia e al recupero di tale patrimonio genetico. Attualmente la Cabannina, con i suoi 300 capi divisi in 70 allevamenti, è inserita nel Piano di Sviluppo Rurale della Regione Liguria tra le razze bovine da salvaguardare. La produzione media è di 26 quintali per lattazione (anno). Quasi tutti i capi presenti sono iscritti al Registro Anagrafico delle Popolazioni Bovine Autoctone e sono controllati per le produzioni. La popolazione è tra quelle considerate “a forte erosione genetica” secondo le categorie di rischio della FAO (1992), ma al di fuori dell’areale di Cabanne, dove è praticamente l’unico bovino allevato, si può considerare estinta. A salvaguardia della biodiversità sono state stoccate dall’Associazione Provinciale Allevatori di Genova circa un migliaio di dosi di materiale seminale.

caratteristiche: mantello: il colore fondamentale è il castano scuro, a volte bruno chiaro con sfumature intermedie. Una riga mulina molto chiara (color crema) caratterizza la linea dorsale, con sfumature rossiccie. Le parti inferiori dell’addome e le parti interne e distali degli arti presentano una tonalità di colore più chiaro. I peli sono corti e fini; la cute è pigmentata
pelle: fine e morbida, con numerose pliche sulla giogaia
taglia e statura: sono bovini di piccola statura, i maschi misurano al garrese 125 cm e le femmine 118 cm. Il peso medio è di circa 400 kg. Di particolare rilievo è il grande volume addominale che conferisce all’animale una grande capacità di ingerire foraggi.
testa: piccola leggera e scarna con profilo rettilineo. Occhi scuri di media grandezza, vivaci e intelligenti. Orecchie grandi portate orizzontalmente. Narici relativamente ampie; musello nero ornato ampiamente di bianco; mascelle forti; corna di media lunghezza, sottili, bianche alla base e nere in punta, dirette in fuori, in alto e poi leggermente indietro.
anteriore: armonico nell’insieme; collo orizzontale sottile con scarsa giogaia; garrese serrato e affilato; spalle armonicamente fuse con il collo; petto di media ampiezza e, a volte stretto; torace alto e profondo; arti dotati di ossa fini; piedi forti, ben serrati con unghielli durissimi.
groppa: ben sviluppata, lunga e larga, leggermente spiovente; coda attaccata alta, lunga, terminante con abbondante ciuffo.
arti posteriori: cosce ben discese con buona muscolatura e profilo rettilineo; garretti piatti con leggera angolatura, tendini evidenti; piedi forti e ben serrati.
mammella: di buone dimensioni, ben estesa all’indietro e spesso sporgente fra le cosce; in avanti è meno sviluppata così da risultare nell’insieme piuttosto globosa; la pelle è fine con peli corti; capezzoli di giuste dimensioni e ben piazzati; vene mammarie evidenti e sinuose.

allevamento: Il sistema di allevamento fa massimo affidamento sul pascolo in tutto il periodo corrispondente alla fase vegetativa del foraggio. In funzione di questa tecnica esiste una sorta di programmazione dei parti che solitamente avvengono nei mesi di marzo e aprile; infatti la massima produzione di latte si ha circa due mesi dopo il parto, e proprio nei mesi di maggio e giugno il foraggio apporta la massima energia. All’inizio della stagione di pascolo i bovini vengono condotti nelle aree più impervie, mentre le zone più a valle vengono affienate. Più avanti vengono pascolati i ricacci, così che viene effettuato un unico taglio annuo, con notevole risparmio di manodopera. L’alimentazione è basata su foraggi a volontà (pascolo o 12 kg di fieno al giorno) ed un’integrazione di farina di cereali e crusca, mai superiore ai 5-6 kg capo/giorno. Non si fa uso di mangimi bilanciati, ma nelle fasi di maggiore fabbisogno si ricorre a rimedi popolari quali strutto, semi di lino, fave cotte, integratori vitaminici e minerali.

Fonte: La vetrina di Agriligurianet.it – Regione Liguria 2005

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