È il borgo dei dinosauri e di un prosciutto d’eccellenza: tra le cime del Matese c’è un gioiellino segreto dove andare il prossimo weekend

Claudia Giammatteo  | 15 Ago 2025

Il prosciutto di Pietraroja è un prodotto tipico della Campania. Prende il nome dal comune di Pietraroja/Pietraroia, situato in provincia di Benevento a una altitudine di 818 metri sul livello del mare.
Immerso tra le montagne del Matese (Appennino meridionale), è direttamente confinante con il Molise (comuni di Guardiaregia e Sepino). È, inoltre, il secondo comune del beneventano per altitudine media. Entro i suoi confini si trova parte del Monte Mutria, una delle vette più alte del Matese. Scopriamo insieme cosa vedere a Pietraroja e tutto sul suo delizioso prosciutto.

Pietraroja: cosa vedere?

prosciutto di pietraroja

Pietraroja è un borgo incastonato tra i monti del Matese, dove storia, natura e cultura si fondono in un’esperienza sorprendente. Il vero cuore della visita è il Paleolab e il Parco Geo‑Paleontologico, dove nel 1981 è stato rinvenuto “Ciro”, il primo dinosauro italiano – un cucciolo dotato di tessuti molli interni conservati, che ha rivoluzionato la paleontologia nazionale.

Non perdere una passeggiata nel borgo antico: i vicoli lastricati conducono alla Chiesa di Santa Maria Assunta, edificata dopo i terremoti del XVII secolo, con un portale romanico decorato da successo iconografico locale. Impossibile non salire al Belvedere del cimitero, da cui si gode una vista mozzafiato sul Monte Mutria, la vallata di Cusano Mutri e, nelle giornate più limpide, il Vesuvio.

Chi ama la natura troverà itinerari memorabili: lungo il Titerno e il torrente Torbido si snodano escursioni fluviali tra gole, forre e l’acqua gelida di piscine naturali come l’úrvu de l’Ursu. E per rinfrescarsi, decine di fontane sorgive immerse in faggete, alcune raggiungibili anche a piedi, rappresentano tappe perfette per sostare e respirare l’aria pura del Sannio montano.

La storia del prosciutto di Pietraroja


Il prosciutto di Pietraroja nasce, probabilmente, nel corso del Medioevo. Il borgo che oggi si chiama Pietraroja, in epoca romana era Telesia: fu distrutto da Lucio Cornelio Silla nell’85 avanti Cristo come repressione contro i Sanniti.
Gli abitanti, i Telesini, fuggirono poi verso una zona poco distante, che dovettero abbandonare a causa di un disastro naturale. Il nuovo abitato, Pietraroja appunto, rimase poi nella location attualmente visibile.
La zona, di montagna ma non ad altissima quota, ha da sempre favorito lo sviluppo della pastorizia e dell’allevamento: formaggi (soprattutto caciocavalli) e salumi erano all’ordine del giorno. Da questa cultura popolare del cibo nacque, progressivamente, il prosciutto di Pietraroja.
La sua importanza nel territorio è attestata in un documento del 1776 del Duca di Laurenzana di Piedimonte Matese, che richiedeva ai locali una fornitura di “Prigiotta”, i prosciutti appunto.
Lo storico Antonio Iamalio, nel 1917, descrive inoltre la floridezza della produzione dei prosciuttifici locali, favoriti dall’ottimo clima di montagna.

Scheda prodotto

  • Territorio interessato alla produzione: Territorio comunale di Pietraroja, per quanto attiene le fasi di asciugatura e stagionatura; anche zone limitrofe per la lavorazione delle cosce (BN)
  • Descrizione sintetica del prodotto: Prosciutto intero, con stagionatura di almeno 12 mesi. Di forma classica, di peso variabile dai 9 ai 15 Kg, presenta un tipico colore rosso cupo.
  • Tecnica di lavorazione del prosciutto di Pietraroja: Le cosce di suino sono dapprima messi sotto sale e lasciati riposare per 30 giorni circa, poi pressati per altri 2 giorni, asciugati per 4 e nuovamente pressati per 2 giorni. Il processo si conclude con l’affumicatura naturale e la stagionatura in locali di legno coperti con terracotta, che dura due anni.

Abbinamenti col vino

Il prosciutto di Pietraroja e gli ulteriori prodotti della norcineria matese trovano nella ricca disponibilità di vini campani degli abbinamenti d’autore. Tra quelli da servire insieme alle specialità pietrarojesi citiamo:

[foto copertina@Giambattista Lazazzera/shutterstock/solo per uso editoriale]

Claudia Giammatteo
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