È in Umbria il vero borgo dell’acqua tra le più famose d’Italia: cosa vedere e cosa mangiare nel piccolo regno del Medioevo in provincia di Terni

Eugenio Amodeo  | 01 Apr 2025

In mezzo alle foreste umbre, a una manciata di chilometri da Terni e Narni, sorge San Gemini, un borgo risalente al primo alto medioevo, sebbene si sospetta che proto insediamenti fossero già presenti dal X secolo a.C.

Il borgo è oggetto di contesa tra la città di Narni e lo Stato Pontificio per 500 anni, finché nel XVI secolo viene controllato definitivamente dallo Stato della Chiesa, fino naturalmente al 1861, anno dell’unità d’Italia.

Storia e cosa vedere a San Gemini

San Gemini, cosa vedere
San Gemini, cosa vedere

Il suo ruolo nevralgico durante l’epoca medievale lo ha adornato con un patrimonio architettonico di notevole fattura; i vicoli sono trapunti di chiese, e tra le più importanti vi sono quella di San Francesco (XIII-XIV secolo d.C.), in stile gotico ed eretta in onore di San Francesco D’Assisi, che visitò il borgo più volte.

Attrazione principale è anche la Chiesa di San Gemine, con annesso campanile, risalente al XIV secolo, che presenta una peculiare dissonanza tra stile interno ed esterno. Difatti la struttura originaria ed esterna è gotica, presentando i classici e tradizionali tratti medievali della facciata a capanna con la bifora, ma un completo restauro degli interni nel XVIII secolo ne adeguò gli interni al gusto neoclassico, creando un particolare contrasto ben visibile ancora oggi.

Ma oltre alla ricchezza artistica, San Gemini è celebre per essere a un tiro di schioppo dalle Cascate delle Marmore, le cascate artificiali più alte d’ Europa con un impressionante dislivello di 165 metri, e circondata da un lussureggiante sentiero la cui vegetazione gode dell’umidità garantita dalla presenza delle cascate, aperte al pubblico e visitabili.

Cosa mangiare a San Gemini, piatti e delizie del territorio

Se consideriamo gli aspetti relativi alla cultura culinaria del borgo, non può non venire subito in mente la celeberrima acqua minerale San Gemini, le cui proprietà terapeutiche sono note da millenni: gli antichi legionari romani, di ritorno dalle campagne, amavano trascorrere le quarantene obbligatorie in queste zone ritemperandosi con le acque termali, all’interno di quelle che sarebbero poi diventate le concessioni minerarie di acqua Sangemini. L’acqua è effervescente naturale pura, ricca di calcio e quasi priva di sodio. L’acqua è salita alla ribalta durante gli “anni del boom” grazie alla volontà degli italiani di bere bene e l’azienda produttrice è stata abile ad intercettare la domanda ed offrire un prodotto di qualità.

La pasta gioca un ruolo fondamentale nella cultura gastronomica locale: i picchiarelli sono un tipo di pasta fatta a mano, composta esclusivamente di acqua e farina, erede delle antiche paste medievali. Nella parte meridionale dell’Umbria, prendono nomi diversi a seconda della zona: a Narni sono conosciuti come manfricoli, a Terni come ciriole, mentre nella bassa Valnerina vengono chiamati picchiettini. Hanno una forma che richiama i pici toscani.

Se consideriamo il triangolo formato tra San Gemini, Narni e Amelia, la ricchezza di biodiversità agricola del territorio, delimitato in poche decine di chilometri, assume, come accade spesso in Italia, connotati che possono sembrare incredibili.

Troviamo infatti in questo lembo di terra la fava cottòra. Al momento della raccolta, sembra quasi che il sole l’abbia già cotta, da cui deriva il suo nome. È conosciuta anche come “mezza fava” per via delle dimensioni ridotte del seme. Tradizionalmente, le fave vengono immerse in acqua fredda, portata poi lentamente a ebollizione; una volta raggiunto il bollore, restano in ammollo per tutta la notte. Il giorno seguente vengono scolate, selezionate con cura e condite semplicemente con olio extravergine d’oliva, sale, pepe e cipolla fresca.

Essendo una cornice fiabesca, circondata da boschi, non può mancare una importante cultura della cacciagione; ed ecco che un piatto tipico è il piccionaccio alla leccarda. Si tratta di una casseruola che, riempita di vino e aromatizzata con olive, salvia, limone e un’acciuga, viene posta sotto la griglia su cui cuociono i piccioni. Il vapore sprigionato insaporisce la carne durante la cottura, mentre il grasso dei volatili, mescolandosi con l’olio, ricade nel recipiente stesso. Dopo circa un’ora sulla griglia, i piccioni, tagliati a pezzi, vengono trasferiti nella leccarda per un’ulteriore fase di cottura, durante la quale si amalgamano ai sapori della salsa formatasi nel frattempo.

E poi la grande quantità di aziende agricole all’avanguardia che producono olio, vino, coltivano frutteti, orti e viene prodotto il miele da tante realtà locali che puntano sulla qualità della materia prima.

Insomma, tra ricchezza naturalistica, artistica e gastronomica, l’Umbria è una destinazione perfetta per un weekend immersi in mezzo alla natura.

foto copertina, @ValerioMei /Shutterstock.com

Eugenio Amodeo
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