È la città più multietnica della Sicilia, e i suoi gamberi rossi sono famosi e richiesti in tutto il mondo: ecco qual è la ‘kasbah’ italiana più bella del Mediterraneo

Eugenio Amodeo  | 19 Apr 2025
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Mazara del Vallo vanta una storia antichissima, che si estende dai Fenici ai giorni nostri; il suo essere soggetta a diverse dominazioni nel corso dei millenni le ha garantito una vastità culturale unica, ed oggi è considerata una delle città più multietniche d’Italia.

Cosa vedere e storia della città

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Fondata dai Fenici con il nome “Mazar” (la rocca), divenne un importante snodo commerciale. Nel corso dei secoli, la città passò sotto il dominio di diverse potenze: dapprima Segesta con l’aiuto dei Cartaginesi nel 406 a.C., poi Siracusa, e infine nuovamente Cartagine fino al 210 a.C., quando fu conquistata dai Romani.

Dopo essere stata invasa da Vandali e Goti, nell’827 passò sotto il dominio degli Arabi, Mazara divenne un centro amministrativo e culturale di rilievo, con la creazione della Casbah e lo sviluppo dell’agricoltura grazie a nuove coltivazioni e tecniche di irrigazione.

Durante il periodo normanno (XI-XII secolo), Mazara del Vallo divenne un centro amministrativo e religioso, con la costruzione della cattedrale e l’introduzione del feudalesimo. Con gli Svevi (XIII secolo), la città mantenne la sua importanza strategica, ma iniziò un lento declino con la politica repressiva di Federico II contro le comunità musulmane.

Dopo il periodo normanno e svevo, Mazara del Vallo perse importanza sotto gli Aragonesi e, con la dominazione spagnola (XV-XVII secolo), subì attacchi corsari e un declino economico. Sotto i Borbone (XVIII-XIX secolo), conobbe una ripresa grazie alla pesca e all’agricoltura.

Dopo l’Unità d’Italia (1860), divenne un importante centro della pesca, ma subì bombardamenti nella Seconda guerra mondiale e un forte flusso migratorio nel dopoguerra.

Tutte le vicissitudini storiche hanno lasciato a Mazara un patrimonio artistico da far cadere gli occhi per terra.

Il vecchio centro storico, racchiuso un tempo dentro le mura normanne, è ricco di chiese monumentali, alcune risalenti all’XI secolo, ed è caratterizzato dai tratti tipici dei quartieri a impianto urbanistico islamico tipico delle medine, la cosiddetta Kasba, con le viuzze strette a fare da segno distintivo.

L’Arco normanno di Mazara del Vallo era la porta ogivale del castello fatto costruire da Ruggero I d’Altavilla dopo la liberazione della città nel 1072. Dominando piazza Mokarta, è l’unico elemento superstite del castello, demolito nel 1880 per creare villa Jolanda. Considerato il simbolo di Mazara, ha ospitato re e nobili nei secoli.

La Chiesa di San Francesco è di importanza primaria, e possiede una storia complessa. Inizialmente di stile arabo-normanno, nel 1600 fu trasformata in una chiesa barocca e riaperta nel 1703. Dopo il terremoto del Belice nel 1968, fu restaurata. La Cattedrale del Santissimo Salvatore, risalente alla fine del XVII secolo, è un importante punto di riferimento religioso, con tre navate e una cupola affrescata con il Giudizio Universale. Il Teatro Garibaldi, costruito nel 1849 dopo i moti rivoluzionari, è un simbolo culturale della città. Il Museo del Satiro Danzante, ospitato nella Chiesa di Sant’Egidio, espone la famosa statua del Satiro Danzante e altri reperti trovati nel Canale di Sicilia.

Cosa mangiare

Gamberi Rossi di Mazara del Vallo, prezzo

Mazara del Vallo è principalmente nota per due prodotti culinari tipici: i muccunetti e i gamberi rossi.

I muccunetti, termine siciliano che sta per “bocconcini”, sono pasticcini confezionati a mo’ di caramelle che vengono realizzati con zuccata, mandorle, zucchero e uova. Furono creati dalle suore benedettine del Convento di clausura di San Michele, le quali, ancora oggi, come secoli fa, li vendono ogni giorno al mondo esterno attraverso un cilindro cavo di ferro che gira su un perno centrale.

Il grande protagonista è però il gambero rosso, ma prima una doverosa premessa ai nostri lettori: il gambero rosso di Mazara non è davvero di Mazara. O meglio, sì, ma non solo. Una minima parte viene pescata a largo della città siciliana, la maggior parte proviene da acque internazionali a largo della Libia. E la maggior parte di quello che si trova sulle tavole degli italiani proviene dal Mozambico, ed è praticamente indistinguibile da quello che viene spacciato come gambero rosso di Mazara del Vallo, a meno che non si possieda un palato finissimo da esperto. Già, una trovata di marketing alla quale quasi tutti abbocchiamo inconsapevoli. Ma comunque il livello del pesce nella stupenda città siciliana è altissimo: i ristoranti lo sanno trattare con maestria e il prodotto disponibile è sempre freschissimo.

Il gambero rosso viene solitamente consumato crudo sottoforma di tartare data la sua delicatezza e il suo gusto ricchissimo, ma è anche comune trovarlo scottato all’interno di una pasta o grigliato, anche qui con tempi di cottura brevissimi per non indurire la carne.

 

 

 

Eugenio Amodeo
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