Nel cuore caldo del Salento, là dove l’ulivo è più che un albero, ma cultura, identità, radice, si trova Presicce, un borgo che ha il profumo della pietra viva e dell’olio appena spremuto. Non è solo una cittadina, è un intreccio di luce e memoria, di suoni ovattati e architetture antiche. Basta arrivare, parcheggiare l’auto all’ombra di qualche leccio e iniziare a camminare, perché tutto diventi meraviglia. Le case ocra, le chiese scolpite, i portoni antichi che si aprono su cortili nascosti, parlano di un passato aristocratico ma profondamente contadino. Presicce, tra il tardo Seicento e l’Ottocento, era una delle realtà più prospere del Basso Salento: una città laboriosa, fiera della sua produzione olearia e della sua bellezza barocca, oggi racchiusa in una perla che fa parte dei “Borghi più belli d’Italia”.
Scendere nei frantoi ipogei di Presicce è come attraversare uno scrigno di storia sotto la superficie. Immagina una città nella città: oltre trenta frantoi scavati nella roccia, quasi tutti concentrati sotto il centro storico e in particolare sotto l’elegante Piazza del Popolo. Una vera e propria Presicce sotterranea, che nel tempo ha contribuito al soprannome di “Città dei Frantoi Ipogei”.
Questi frantoi venivano utilizzati già a partire dal XVI secolo, ma è nel XVIII e XIX secolo che conobbero il massimo splendore. Qui, al riparo dalla luce e dalla calura, venivano lavorate le olive raccolte a mano nei campi: il processo, lento e faticoso, prevedeva la frantumazione, la pressatura e la separazione dell’olio. Il prodotto finale, l’olio lampante, era così puro da essere esportato nei principali porti europei – Marsiglia, Genova, Trieste, persino Londra – dove veniva usato per alimentare le lampade ad olio prima dell’avvento dell’elettricità.
Ogni frantoio ipogeo era un microcosmo: ci vivevano operai, animali, massari e molitori, per lunghi periodi, soprattutto nei mesi invernali. Oggi, grazie a importanti lavori di recupero, molti di questi ambienti sono stati resi visitabili e offrono un’esperienza immersiva unica, tra torchi in legno, macine in pietra e cisterne sotterranee. Tra i più noti c’è il Frantoio di Casa Turrita, che conserva ancora gli strumenti originali, e quello di Piazza del Popolo, uno dei più grandi e scenografici.
La bellezza di Presicce non si esaurisce nel sottosuolo. Basta risalire alla luce per lasciarsi incantare dalla grazia delle sue architetture barocche e dalla compostezza delle sue strade lastricate. Il cuore del borgo è la già citata Piazza del Popolo, una sorta di salotto urbano, dominata dal Palazzo Ducale, un tempo residenza dei principi Gonzaga, e oggi sede del Comune. La piazza è incorniciata da palazzi nobiliari del XVIII secolo, con logge, balconi in ferro battuto e portali scolpiti, un vero piacere per gli occhi di chi ama l’arte e l’armonia urbana.
Non mancano le chiese: imperdibile la Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, in stile barocco leccese, che custodisce un pregevole organo a canne del XVIII secolo e numerose tele di scuola napoletana. Da visitare anche la Chiesa del Carmine, con il suo suggestivo chiostro, e la piccola Cappella di Sant’Antonio da Padova, in cui arte e devozione si incontrano.
Poco fuori dal centro, merita una visita la Casa Turrita, una delle abitazioni storiche più caratteristiche del borgo, dotata di un torrione angolare difensivo. E per chi vuole toccare con mano la vita contadina salentina, c’è il Museo della Civiltà Contadina, con attrezzi agricoli, foto d’epoca e testimonianze della vita quotidiana di un tempo.
E poi c’è la tavola, vera protagonista dell’identità salentina.
A Presicce si mangia con gusto e con memoria. Non può mancare un piatto di sagne ‘ncannulate, pasta fresca intrecciata, condita con sugo di pomodoro fresco e abbondante cacio ricotta. Tra le pietanze più tipiche ci sono anche le fave e cicorie – simbolo della cucina povera che oggi è diventata prelibatezza, le pittule (frittelle di pasta lievitata, semplici o farcite), e le friselle: pane biscottato che si ammorbidisce con l’acqua e si condisce con olio, pomodori e origano.
Per i più golosi, da non perdere i mustazzoli (dolcetti speziati ricoperti di glassa al cioccolato) e i pasticciotti, magari gustati la mattina in un bar del centro, accompagnati da un caffè leccese con ghiaccio e latte di mandorla.
Dal 2019, Presicce si è fusa con il comune vicino di Acquarica del Capo, creando il nuovo comune di Presicce-Acquarica. Un’unione che ha rafforzato il legame con il territorio e moltiplicato l’offerta turistica, storica e gastronomica. Anche Acquarica merita una visita, con il suo Castello Medievale, il Museo del Giunco Palustre, e le tradizioni artigianali legate all’intreccio vegetale.
[foto copertina@AnaDelCastillo/shutterstock/solo per uso editoriale]
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