È la cittadina famosa per il Parco dei Mostri: cosa fare e cosa vedere nella cittadina gioiello della Tuscia dove vivere un weekend di primavera

Claudia Giammatteo  | 17 Apr 2025

C’è un angolo d’Italia dove il tempo sembra scorrere con una lentezza d’altri tempi, dove la natura si mescola al mistero e ogni pietra racconta una leggenda: siamo a  Bomarzo, un piccolo borgo incastonato tra i colli della Tuscia viterbese, capace di stupire e incantare in ogni stagione, ma che in primavera esplode in tutta la sua magia. Il verde si accende, i profumi si intensificano, e l’aria si riempie di quella leggerezza tipica delle giornate da vivere all’aria aperta.

Qui, tra boschi silenziosi e vicoli medievali, si nasconde uno dei luoghi più suggestivi e surreali d’Italia: il Parco dei Mostri. Ma Bomarzo è molto più di questo, è un rifugio per chi cerca bellezza autentica, storie antiche, sapori genuini e un’atmosfera fuori dal tempo.

Storia del Parco dei Mostri di Bomarzo e cosa vedere

Voluto dal principe Pier Francesco Orsini nel XVI secolo, il Parco dei Mostri – conosciuto anche come Sacro Bosco – è uno dei luoghi da non perdere nella Tuscia: non è un giardino qualunque, ma un’opera visionaria, un labirinto di simboli e sculture scolpite nella pietra vulcanica che sfidano le regole dell’armonia rinascimentale per parlare al cuore e alla mente. Qui, tra sfingi enigmatiche, draghi, orchi dalla bocca spalancata e templi pendenti, l’immaginazione prende il sopravvento. Il principe Orsini lo dedicò alla memoria della moglie Giulia Farnese, ma in realtà sembra quasi un viaggio interiore trasformato in pietra, una meditazione su amore, morte, follia e bellezza. Ogni statua, ogni angolo ha una sua interpretazione, e ogni visita può diventare una scoperta nuova.

Le sculture, scolpite direttamente nel peperino, una roccia vulcanica locale, rappresentano animali mitologici, mostri, divinità e figure allegoriche. Spiccano l’iconico Orco con la bocca spalancata – al cui interno è scolpita la frase “Ogni pensiero vola” – e la Casa Pendente, una costruzione inclinata che disturba l’equilibrio del visitatore. Accanto a esse, si trovano scene epiche come il combattimento tra giganti, l’Elefante che stritola un soldato romano, Cerbero a tre teste, Pegaso alato e il drago aggredito da leoni e cani.

Ogni scultura sembra voler suggerire una morale, o forse confondere ancora di più chi cerca un significato lineare. In questo senso, il Parco dei Mostri è un’opera d’arte totale: un intreccio di mitologia, filosofia e alchimia, che continua a ispirare artisti e visitatori da secoli.

Parco dei Mostri e non solo: cosa vedere e fare a Bomarzo

Se il Parco dei Mostri è il richiamo principale, Bomarzo ha molto altro da offrire. Il borgo, arroccato su uno sperone di tufo, è un piccolo scrigno di storia e architettura medievale. Passeggiare tra le sue stradine è come entrare in una dimensione sospesa, fatta di silenzi, scorci mozzafiato e dettagli che raccontano secoli di vita contadina e nobiliare. Da non perdere la Chiesa di Santa Maria di Montecasoli, con la sua semplice eleganza, e il Palazzo Orsini, con la sua vista spettacolare sulla valle del Tevere.

E poi c’è la natura: i dintorni di Bomarzo offrono sentieri per escursioni tra boschi e panorami vulcanici, perfetti per chi ama camminare o semplicemente respirare a pieni polmoni. In primavera, i campi si colorano di fiori e il clima è ideale per godersi un pranzo all’aperto.

I sapori della Tuscia: cosa mangiare a Bomarzo

Un weekend a Bomarzo non può dirsi completo senza sedersi a tavola e lasciarsi coccolare dai sapori autentici della Tuscia. Qui la cucina è un inno alla terra, semplice ma mai banale, fatta di ingredienti genuini e ricette tramandate di generazione in generazione. Uno dei piatti simbolo è senza dubbio l’acquacotta, una zuppa contadina a base di verdure di stagione, pane raffermo e olio extravergine, che nelle versioni locali può essere arricchita con uova o pecorino. Da provare anche le fettuccine al sugo di cinghiale, robuste e profumate, oppure i gnocchi al ferro conditi con funghi porcini o tartufo nero, quando la stagione lo permette.

Non mancano poi i prodotti del territorio: salumi artigianali, formaggi di pecora dal sapore deciso, e soprattutto l’olio extravergine d’oliva della Tuscia, pluripremiato per il suo equilibrio tra amaro e piccante. Per concludere in dolcezza, fatevi tentare da un tozzetto alle nocciole da inzuppare nel vino dolce o da una fetta di crostata con marmellata fatta in casa, magari con le susine locali.

[foto copertina@Saga Photo and Video/shutterstock/solo per uso editoriale]

Claudia Giammatteo
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