Un piatto che per gli americani è la quintessenza dell’italianità, ma che in pochi conoscono fino in fondo. Eppure, le fettuccine all’Alfredo sono davvero semplicissime da fare: molto semplicemente, è una pasta burro e parmigiano che deve la sua fama alla cremosità, ottenuta con una mantecatura fuori dal fuoco attenta e continua. Solo così, infatti, si valorizzano i due ingredienti dando vita a un piatto buonissimo.
L’aggiunta della panna nella ricetta delle fettuccine all’Alfredo è avvenuta solo in un secondo momento, sia perché rende più facile ottenere una pasta ben cremosa, sia perché probabilmente incontra maggiormente i gusti degli americani. Ma come nasce davvero questo piatto? Siamo a Roma agli inizi del ‘900 e un marito premuroso, Alfredo Di Lelio, aveva bisogno di creare un piatto che potesse accontentare i gusti di sua moglie che in quel periodo, a causa del parto, aveva poco appetito e soprattutto poche energie.
Così, Alfredo prese delle semplici fettuccine e le mantecò abilmente con burro e parmigiano con l’intento di creare un piatto semplice ma ricostituente. La sua ricetta fu in un primo tempo un successo familiare ma poi, fettuccina dopo fettuccina, la trattoria di Alfredo divenne famosa per questo piatto che realizzava davanti ai clienti. La ricetta di per sé non era innovativa nemmeno per l’epoca, ma l’intuizione fu quella di proporre un piatto così semplice nella carta di un ristorante.
Negli anni della Dolce Vita romana, Alfredo Di Lelio ottenne un enorme successo con il suo ristorante, con un flusso continuo di turisti pronti ad assaporare le sue celebri fettuccine. Due i personaggi tra i più noti che contribuirono a diffondere all’estero la ricetta di Alfredo: Douglas Fairbanks e Mary Pickford, noti attori americani che in segno di gratitudine per l’ospitalità donarono ad Alfredo due posate d’oro, una forchetta e un cucchiaio. Ancora oggi, in occasione di visite di ospiti importanti, è possibile vedere i camerieri mantecare le fettuccine con le posate d’oro.
Il ristorante Alfredo alla Scrofa rappresenta un autentico pezzo di storia culinaria di Roma e del panorama gastronomico italiano. L’inserimento nel registro delle attività storiche ottenuto nel 2024 è un riconoscimento che testimonia non solo la longevità dell’impresa, ma anche l’importanza della trasmissione del patrimonio culturale e gastronomico attraverso le generazioni.
La storia del ristorante, con i suoi 110 anni di attività, dimostra anche come il legame con celebrità e momenti storici possa amplificare il riconoscimento globale di un piatto. La dedica di Mary Pickford e Douglas Fairbanks rappresenta un esempio precoce di come il cibo possa attraversare confini culturali e geografici, diventando un ambasciatore di gusto e tradizione al di fuori dei suoi confini nazionali.
L’evoluzione continua di Alfredo alla Scrofa indica una visione chiara per il futuro: mantenere viva la tradizione pur essendo aperti al cambiamento e alle nuove tendenze del mercato gastronomico. Questo equilibrio tra rispetto del passato e apertura al futuro è cruciale per la sostenibilità a lungo termine delle imprese storiche in un mondo in rapida evoluzione.
La realizzazione di questo piatto è facile ma solo all’apparenza. Infatti, il segreto di questa ricetta è il rispetto delle temperature, fondamentale per permettere al parmigiano di sciogliersi correttamente senza creare una pasta filante simile alla mozzarella quando viene sciolta sulla pizza. Il trucco è quello di stemperare la pasta appena scolata e mantecarla con il burro, dando così modo alla temperatura di scendere al punto giusto, sotto gli 80 °C, per poi inserire il parmigiano, che deve essere stagionato almeno per 24 mesi, per poter creare la giusta crema.
Nei ricettari dell’epoca spopolava la ricetta senza nominare Alfredo, ma facendo riferimento alla quantità di burro inserito nella pasta, come nel caso delle Tagliatelle al triplo burro di Luigi Carnacina, noto gastronomo e autore di libri di numerose ricette. La ricetta originale è la seguente:
420 grammi di fettuccine fatte in casa (preparando l’impasto con 9 uova per ogni kg di farina di grano duro con un poco di semolino). Circa 200 gr di burro di pura panna, tenuto in acqua fredda per qualche ora a rammollire. 200 gr di parmigiano (il pezzo centrale di una forma semi stagionata e grattugiato all’ultimo momento). Cuocere le fettuccine in acqua bollente e leggermente salata, sgocciolarle al dente e metterle in una terrina di porcellana, calda, cospargerle subito col parmigiano grattugiato e con burro a pezzettini, mescolarle bene e servirle caldissime
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