All’estremo lembo meridionale della Toscana, dove il Mar Tirreno incontra le belle colline della Maremma, sorge Capalbio, un borgo che sembra sospeso tra mito e realtà. Dominato dalla sua imponente rocca medievale, si erge su un colle di quasi 300 metri, circondato da mura antiche che proteggono vicoli lastricati e palazzi affrescati. Passeggiare nel borgo è come entrare in un quadro vivente: ogni angolo rivela scorci romantici, piazzette fiorite e frammenti di storia che si intrecciano con la quotidianità dei suoi abitanti.
Non è un caso se Capalbio è soprannominata “Piccola Atene”. L’epiteto deriva da due motivi combinati: da un lato, il borgo ha conosciuto, soprattutto negli anni Settanta del secolo scorso, un notevole sviluppo artistico e culturale, diventando meta privilegiata di intellettuali, artisti e personalità del jet set che qui cercavano ispirazione e relax. Dall’altro, il fascino classico e armonioso dell’architettura locale, con decorazioni di alabastro bianco e scorci che ricordano la Grecia antica, evoca la raffinatezza estetica e culturale di Atene.
Passeggiando tra le sue stradine, non è difficile immaginare Socrate o Platone che si affacciano dai vicoli, magari a braccetto con Dante o Cecco Angiolieri. Capalbio merita di certo un viaggio alla scoperta di un altro pezzo dell’Italia più suggestiva.
Il cuore storico di Capalbio è racchiuso entro due cinte murarie: la più interna medievale, la seconda rinascimentale. La porta principale, Porta Senese, introduce i visitatori in un labirinto di vicoli, piazzette e monumenti che raccontano secoli di vicende e dominazioni, dai senesi agli Aldobrandeschi.
La torre della Rocca Aldobrandesca, addossata al raffinato Palazzo Collacchioni, domina dall’alto con la sua forma a L e permette di ammirare panorami spettacolari sul mare, sulle isole dell’Arcipelago Toscano e sulle colline circostanti. All’interno, la sala dedicata a Giacomo Puccini custodisce il pianoforte suonato dal celebre compositore durante una breve permanenza a Capalbio, un dettaglio che unisce musica e storia in un solo sguardo.
Nei pressi della piazza principale, la sorprendente Nanà Fontaine, statua colorata e gioiosa di Niki de Saint Phalle, accoglie i visitatori, ricordando l’equilibrio tra arte moderna e patrimonio storico. In pochi minuti si raggiungono Palazzo Collacchioni, la Chiesa di San Nicola con i suoi affreschi rinascimentali, e passeggiando lungo le mura si gode di scorci imperdibili.
La posizione di Capalbio consente di alternare la contemplazione storica a giornate di mare indimenticabili. Spiagge come Playa La Torba, con la sua sabbia nera, e Macchiatonda, selvaggia e libera, offrono scenari spettacolari. Il promontorio dell’Argentario e la vicina Laguna di Orbetello regalano scenari naturali unici, habitat di fenicotteri rosa e specie rare. Per chi ama lo sport all’aria aperta, windsurf e attività outdoor completano l’esperienza.
A pochi chilometri dal borgo, il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely affascina con le sue statue giganti ispirate agli arcani maggiori, un’opera dove arte e natura si fondono armoniosamente. Un percorso magico che, insieme alla Riserva WWF del Lago di Burano e allo Spazio Amato di Massimo Uberti, rende la zona perfetta per chi cerca contatto con la natura, arte e relax.
Per iniziare il viaggio tra i sapori locali, impossibile non assaggiare l’acquacotta, la zuppa povera ma generosa dei contadini e dei pastori. Pane raffermo, verdure di stagione, un filo d’olio e, se volete, un uovo appena strapazzato: ogni cucchiaio racconta la storia semplice ma intensa della Maremma. Le paste fatte in casa sono un altro simbolo della tradizione: le pappardelle al cinghiale e i pici all’aglione sono un invito a lasciarsi conquistare dai sapori decisi.
Non mancano poi le zuppe e i piatti caldi che scaldano anche le giornate più fredde: la zuppa di farro, nutriente e profumata, e la ribollita, che deve il suo nome al rituale di essere riscaldata più volte, sprigionando un sapore ancora più intenso. E per chi ama i ripieni delicati, i tortelli maremmani, grandi ravioli di ricotta e spinaci conditi con ragù o burro e salvia, sono un abbraccio di sapore e tradizione.
Anche tra i piatti di carne, Capalbio non delude mai: dalla scottiglia, uno stufato misto di carni saporito e robusto, al cinghiale alla cacciatora, fino al raffinato capriolo alla palma, ogni boccone è un incontro con la storia culinaria della Maremma. E se vi trovate ad agosto, non perdete la sagra del Buglione, un piatto unico a base di agnello che celebra il legame tra cucina e comunità.
E per chiudere in dolcezza, i cantucci con Vin Santo, i ricciarelli, il panforte e il castagnaccio raccontano la storia contadina della Maremma con ingredienti semplici ma ricchi di gusto.
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