Se pensi che sia solo carta filigranata e antiche cartiere, ti sbagli di grosso. Questo gioiellino marchigiano incastonato tra i monti dell’Appennino umbro-marchigiano è un concentrato di storia, artigianato e sapori autentici. A Fabriano l’arte si tocca, si mangia e si respira in ogni vicolo.
Conosciuta in tutto il mondo come la “Città della Carta”, grazie alla sua antica produzione artigianale di carta fatta a mano, Fabriano – e non potrebbe essere altrimenti – custodisce l’importante Museo della Carta e della Filigrana, dove è possibile scoprire le tecniche di lavorazione che risalgono al XIII secolo. Eppure sono molte altre le cose da fare e da vedere a Fabriano, oltre ad assaggiare una cucina che di un vero salame d’eccellenza ha fatto la sua punta di diamante.
Tra le attrazioni imperdibili c’è la Piazza del Comune, dominata dalla maestosa Fontana Sturinalto e circondata da edifici storici come il Palazzo del Podestà con le sue arcate gotiche, il celebre Loggiato di San Francesco e il Teatro Gentile, un gioiello di architettura neoclassica. Non perdere la Cattedrale di San Venanzio, con il suo mix di stili e affreschi preziosi.
Per gli amanti dell’arte, la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli custodisce opere di inestimabile valore, tra cui capolavori di Gentile da Fabriano, uno dei più grandi maestri del gotico internazionale. Fabriano è anche un punto di partenza ideale per esplorare i dintorni, con la vicina Gola della Rossa e Frasassi, un parco naturale dove si trovano le famose Grotte di Frasassi, uno spettacolo della natura.
Il bello di Fabriano è che si gira tutto a piedi. Perditi tra i vicoli del centro storico, entra nelle botteghe di artigiani che lavorano cuoio, legno e ceramica. Alcuni di questi maestri si dedicano ancora alla legatoria artistica, alla decorazione della carta marmorizzata o alla calligrafia.
Fabriano è anche (e soprattutto) una destinazione per chi ama la cucina sincera, senza orpelli ma ricca di gusto. Il protagonista indiscusso è il Salame di Fabriano, presidio Slow Food: un salume nobile, fatto solo con coscia magra di suino e lardello, insaccato in budello naturale e stagionato a lungo. Una fetta tira l’altra. Altro piatto tipico è la crescia, una sorta di focaccia schiacciata, cotta sulla piastra e servita con salumi, formaggi o verdure. Perfetta anche in versione street food. Tra i primi, impossibile non citare i vincisgrassi, lasagne marchigiane arricchite da un ragù denso e saporito, a base di carni miste e rigaglie. Ogni famiglia ha la sua ricetta segreta. Altra specialità sono i cappelletti in brodo, ripieni di carne e formaggio, da gustare soprattutto nei mesi invernali.
A Fabriano si mangia stagionale e a chilometro zero. In primavera spuntano i carciofi di Jesi, in estate i pomodori cuore di bue da mangiare con un filo d’olio buono. D’inverno trionfano zuppe e minestre, come la zuppa di ceci e castagne o le lenticchie di Castelluccio. Tra i formaggi, spiccano la ricotta di pecora fresca, il pecorino stagionato in grotta e la casciotta d’Urbino.
Il salame di Fabriano è un prodotto di norcineria tipico di una zona delle Marche, che viene realizzato secondo una tradizione nota già a fine XVII secolo.
Il prodotto si presenta compatto e di consistenza non elastica, di colore rosso-rubino uniforme con cubetti di grasso ben distribuiti. Al taglio l’aspetto della fetta risulta compatto ed omogeneo con uniforme distribuzione dei lardelli all’interno della frazione magra. I lardelli, ricavati dal lardo, sono di 5 – 7 mm di lato e debbono essere al massimo il 15 % del magro.
Nel “Libro delle tariffe dal 1690 al 1699”, conservato presso l’archivio storico del comune di Fabriano, il salame di Fabriano era quotato nel 1692 quarantadue quattrini la “libra”.
Il volume “Tariffe di commestibili dal 1763 al 1790”, conservato presso l’archivio storico del Comune di Fabriano, riporta per il 29 agosto 1782, una quotazione di sessanta quattrini per una “libra” di salame.
Testimonianza di Oreste Marcoaldi nel volume “Guida e statistica della città e comune di Fabriano” (Fabriano 1873, pag. 27). Nel testo “Le usanze e i pregiudizi del popolo fabrianese” (pag. 147) viene riportata la ricetta del salame datata Fabriano 1877.
Giuseppe Garibaldi il 23 aprile 1881 da Caprera (timbro postale de La Maddalena), ringraziava il fabrianese Benigno Bigonzetti che aveva voluto fargliene omaggio.
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