Nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano, si nasconde un gioiello di rara bellezza e gusto: Borgotaro, noto ufficialmente come Borgo Val di Taro.
Questa incantevole località, situata nei confini tra Emilia-Romagna e Toscana, offre panorami da cartolina con i suoi pittoreschi paesaggi appenninici e l’abbraccio di verdi vallate. Borgotaro, un luogo dove la natura regna sovrana, è rinomato non solo per la sua splendida ubicazione ma anche per un prodotto di eccellenza che ha conquistato palati in tutto il mondo: il
Porcino
Borgotaro: un tesoro nascosto nella Valle del Taro dove cresce un fungo d’eccellenzaIl “Fungo di Borgotaro IGP” è un fungo porcino di qualità superiore, il cui nome è sinonimo di eccellenza e tradizione. I suoi carpofori sono frutto di una crescita spontanea in un territorio ben definito, che comprende i Comuni di Berceto, Borgotaro, Albareto, Compiano, Tornolo, Bedonia, Pontremoli e Zeri. Le varietà di Boletus che costituiscono il “Fungo di Borgotaro” includono il Boletus aestivalis, Boletus pinicola, Boletus aereus e Boletus edulis. Ogni varietà ha caratteristiche uniche di cappello, gambo e carne, con differenze significative in termini di sapore, odore e consistenza, che le rendono ideali per diversi usi culinari. Le condizioni ambientali dei boschi destinati alla produzione del fungo di Borgotaro devono essere quelle tradizionali della zona. Sono idonei alla produzione i boschi allo stato puro o misto delle seguenti specie:
(a) latifoglie: faggio, castagno, cerro ed altre specie quercine, carpino nocciolo, pioppo tremolo;
(b) conifere: abete bianco e rosso, pino nero e silvestre, pseudosuga menzienzii, governati sia a ceduo, ceduo composto e fustaia sia derivate da evoluzione naturale che da conversione.
Il “Fungo di Borgotaro” vanta il prestigioso riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta (IGP), ottenuto nel 1993 dal Ministero italiano e nel 1996 dalla CEE.
Questo marchio garantisce l’autenticità e la qualità superiore di questo prodotto, riconosciuto e apprezzato a livello internazionale. Il fungo può essere commercializzato sia fresco che essiccato, seguendo specifici criteri di qualità e presentazione.
Il “Fungo di Borgotaro IGP” si distingue per le sue eccezionali qualità organolettiche. I carpofori presentano un odore pulito e gradevole, con un sapore che varia dalla dolcezza delicata a un intenso aroma fungino. La consistenza della carne è soffice ma soda, rendendolo un ingrediente versatile in cucina. La sua composizione nutrizionale lo rende un alimento salutare, ricco di proteine, vitamine e minerali, con un basso contenuto calorico, ideale per una dieta equilibrata.
I funghi di Borgotaro si prestano a svariati abbinamenti gastronomici. Sono squisiti se serviti come contorno, sott’olio, in insalate, o come ingrediente principale in risotti, paste, e piatti a base di carne.
Il loro gusto unico si sposa magnificamente con vini locali, creando un’esperienza culinaria autentica e ricca di sapori.
Pasta fresca con funghi porcini
Il “Fungo di Borgotaro IGP” è un ingrediente estremamente versatile in cucina. Può essere utilizzato in una varietà di ricette, dalla preparazione di antipasti leggeri a piatti principali più elaborati. Ecco alcune idee per sfruttare al meglio questo prodotto d’eccellenza:
Funghi porcini secchi
I doveri verso il signore del luogo, Sua Eccellenza D. Gio. de-Soresina Vidoni, Principe dell’Impero Austriaco, Cavaliere Gerosolimitano e di I^ classe dell’Ordine del Cristo, Brigadiere della Guardia Nobile e Ciamberlano di S. M. I. R. A., portò Lorenzo Molossi a realizzare un’opera affascinante, densa di notizie su tutto il ducato, notizie economiche, geografiche, folcloristiche, storiche, statistiche. Sui funghi non c’è molto, ma è lecito pensare che, valutata la loro quantità, i 221 quintali di funghi esportati (secchi e salati) di cui si parla nell’apposito capitolo statistico del Vocabolario topografico, riguardino la zona oggi riconosciuta come origine del fungo di Borgotaro.
La citazione riportata riguarda il comune di Albareto, che di tale zona fa parte.
“[…] Alcuni si occupano in far cesti, bigonci, botticini di faggio, moltissimi remi, che portano a vendere alla riviera di Genova, ed altre manifatture che esitano poi sui vicini mercati: altri raccolgono funghi per le selve, e quello particolarmente ricercano, che si converte in esca, detto volgarmente pane cuculio (boletus ignarius): molti poi per buona parte dell’anno vanno a lavorare nell’Oltre-po o nelle maremme […]”
Riferimenti bibliografici:
Lorenzo Molossi, Vocabolario topografico dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla, preceduto da cenni statistici e susseguito da un’appendice, Bologna, Forni editore, 1972 (prima ed. Tipografia ducale, Parma 1832-34), pag. 4
Fonte: Ermes Agricoltura – Regione Emilia Romagna
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