È uno dei caffè storici d’Italia, ed è bellissimo: dal 1907 il Caffè Meletti è l’unico che serve l’anisetta italiana più speciale

Claudio Garau  | 27 Ago 2025

In Piazza del Popolo, il cuore elegante di Ascoli Piceno, c’è un luogo che non si limita a raccontare la storia della città: la incarna. È il Caffè Meletti, con la sua facciata rosa antico che spicca inconfondibile accanto al severo Palazzo dei Capitani del Popolo, quasi a voler ricordare che il bello, a volte, sa essere anche gustoso.
Chi ha scelto Ascoli Piceno per la sua prossima gita o viaggio turistico, non potrà non recarsi in questo locale dove tradizione e sapore antico si mescolano insieme, impreziosendo l’esperienza del visitatore.

Caffè Meletti, le origini, l’architettura e i grandi nomi che lo scelsero come luogo di ritrovo


Aperto il 18 maggio 1907 per volontà di Silvio Meletti, industriale di liquori già celebre per la sua Anisetta, il locale divenne da subito un simbolo di raffinatezza e mondanità. Qui si incontravano intellettuali, artisti, politici e gente comune, in un’atmosfera sospesa tra chiacchiere eleganti e profumo di anice.
Nel tempo, i suoi tavolini hanno accolto nomi illustri: da Ernest Hemingway a Jean-Paul Sartre, da Simone de Beauvoir a Renato Guttuso, senza dimenticare cantanti lirici come Mario Del Monaco e Beniamino Gigli, e persino figure istituzionali come Sandro Pertini e Giuseppe Saragat. Una clientela da romanzo, attratta dal fascino Liberty che ancora oggi avvolge il locale.
L’edificio, però, ha una storia ancora più antica. Progettato dall’ingegnere Marco Massimi tra il 1881 e il 1884, nacque come Palazzo delle Poste e Telegrafi, sull’area che in epoca passata ospitava il Picchetto della Dogana. Quando la funzione postale cessò, Silvio Meletti ne raccolse l’anima e trasformò lo spazio in un caffè senza tempo. Il progetto fu affidato all’ingegnere Enrico Cesari, mentre i soffitti vennero affidati al pennello del pittore Pio Nardini, che vi dipinse putti giocosi tra rami di anice, quasi un omaggio al liquore che avrebbe reso celebre la famiglia Meletti nel mondo.
Dal punto di vista architettonico, il prospetto frontale di gusto neoclassico è impreziosito da un portico con arcate e soffitti affrescati da Giovanni Picca. Le finestre rinascimentali si armonizzano con gli altri palazzi della piazza, e all’interno si respira ancora l’eleganza originale: arredi lignei intagliati, specchi monumentali, velluti verdi e tavolini di marmo di Carrara raccontano di un’epoca in cui la bellezza si viveva ogni giorno.

L’Anisetta Meletti conquista con il suo inconfondibile gusto dolce


Oggi il Caffè Meletti non è soltanto un bar, ma un’esperienza: colazioni con pasticceria classica, gelati artigianali, pranzi veloci e una cena à la carte al piano superiore, con terrazza affacciata sulla piazza più bella delle Marche. Una cucina sobria, mai banale, che reinterpreta la tradizione ascolana con uno sguardo contemporaneo.
Ma il vero protagonista resta lui: il bicchierino di Anisetta Meletti, servito magari “con la mosca”, cioè con tre chicchi di caffè tostato nel liquore trasparente. È lo stesso nettare inventato dal cavaliere Silvio Meletti nel 1870, un distillato naturale di semi di anice e spezie aromatiche, dal gusto dolce e avvolgente. Un liquore che Trilussa amava definire “ispiratore di favole e sonetti” e che ancora oggi può essere degustato in purezza, con ghiaccio, come correzione del caffè o come ingrediente segreto per cocktail raffinati e dolci profumati.
Assaporare un’Anisetta sotto le arcate Liberty del Caffè Meletti significa rivivere un secolo di storie e lasciarsi sedurre da uno dei caffè storici più affascinanti d’Italia, custode dell’anima elegante e vivace di Ascoli Piceno.

Claudio Garau
Claudio Garau


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