Ogni vino ha la sua storia, il suo terreno che lo rende unico e il suo modo di essere affinato. Oggi parliamo del Grignolino, un vitigno tipico del Piemonte sopratutto nella zona dei colli Astigiani ed Alessandrini, apprezzato da sempre da duchi e re. Un vitigno meno conosciuto rispetto ad altri ma capace di regalare ottimi vini. I tannini che sono ben presenti in un vino giovane, evolvono piacevolmente in quelli più affinati. Un vino definito ribelle, caratterizzato da un rosso rubino e da un profumo di frutta rossa. Scopriamolo insieme.
Il nome sembrerebbe derivare da grignole, ovvero il termine che in dialetto indicano i vinaccioli, molto presenti in questo tipo di vino, ecco spiegati i molti tannini. Alcuni invece attribuiscono questo nome al termine grigné ovvero sorridere, sempre legato alla grande presenza di tannini e all’espressione simile al sorriso che si legge sul volto di chi lo assaggia. Il terreno di origine di questo vino sono i Colli Astigiani e Alessandrini ma si trova anche nell’Oltrepò Pavese, anche se qui è conosciuto con un altro nome, Barbesino. Spesso questo vino viene miscelato con il barbera per ottenere una colorazione più intensa. Il Grignolino ha una sua DOC, il Grignolino d’Asti DOC, ottimo anche il Grignolino di Monferrato.
Il fatto di essere un vino piemontese è probabilmente la sua sfortuna, viene infatti considerato come inferiore rispetto alle uve nere più note della zona. In ogni caso si presenta come un vino complicato perché la grande presenza di vinaccioli lo rende facilmente amaro e astringente. Una caratteristica particolare del grappolo di Grignolino è che presenta acini molto diversi tra loro, alcuni molto maturi di colore rosso, altri meno e di colore verde. Questo porta a un colore del vino molto chiaro. Si parla di Grignolino per la prima volta nel 1798 nell’ “Istruzione” del conte Nuvolone che lo definisce “Nebieul rosé”. Questo vino viene definito nobile ribelle perché come i vini di zona ha grandi capacità di invecchiamento ma esprime le sue caratteristiche con difficoltà se coltivato in zone climatiche non adeguate. Insomma, ecco perché viene definito ribelle, difficile da domare con i suoi tannini presenti ma che rischiano di essere eccessivi se non lavorato bene. Un vino con un’anima volubile che può avere diverse interpretazioni. Per quanto riguarda gli abbinamenti consigliati sono gli antipasti a base di salumi, minestre e minestroni, carni bianche e piatti come le omelettes. Per le sue caratteristiche è uno di quei vini rossi che può essere accostato a piatti di pesce come sarde o acciughe fritte.
Sono un cuoco e un giornalista enogastronomico, cucino e parlo di cibo praticamente tutto il giorno. Vino e cibo sono le due vie migliori per conoscere una cultura, in modo gustoso.
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