Erano i dolcetti preferiti da Leopardi: ricetta delle beccute, i biscotti marchigiani con la farina di mais

Claudia Giammatteo  | 16 Ago 2025

Nel cuore inconsapevole delle Marche, c’è un dolce umile e fragrante che parla di terre, di riciclo, di dolci pensieri “poveri”.

Le beccute, un tempo nate per riutilizzare la polenta avanzata, sono biscotti che racchiudono in sé il profumo delle campagne, la sapienza della cucina contadina e, chissà, il gusto che incantava anche Giacomo Leopardi. Friabili, intensi, con frammenti di frutta secca e uvetta che spuntano come piccole gemme. Il loro sapore sa di tempi che scorrevano piano, di famiglie riunite attorno al tavolo, di parole che fiorivano tra un morso e l’altro. Prepararle è evocare un passato che resta vivo nei gesti semplici di una cucina fatta di mani, memoria e generosità.

Origine e tradizione delle beccute

Le beccute nascono nella tradizione contadina marchigiana come modo ingegnoso per trasformare la polenta avanzata in dolcetti saporiti, destinati a rallegrare i giorni di festa successivi alla raccolta del mais. Con il tempo, la polenta fu sostituita dalla farina di mais, più friabile, e gli ingredienti si arricchirono: uvetta, pinoli, fichi secchi, mandorle, noci, a seconda della disponibilità, trasformarono questi biscotti in una dolcezza corale e variopinta.

In alcune zone delle Marche questi dolcetti vengono evocati come “le beccute di Leopardi”, poiché si dice fossero tra i preferiti del poeta di Recanati. Il nome varia secondo il territorio: “beut” nel Pesarese, “becciate” ad Ancona, “becùt” nel Fanese, ma ovunque mantiene la stessa poesia golosa.

La ricetta delle beccute

Ingredienti

-farina gialla (fiore) gr. 250
-uvetta passolina gr. 50
-pinoli gr. 50
-gherigli di noce gr. 50
-mandorle gr. 50
-fichi secchi gr. 50
-zucchero semolato
-olio d’oliva
-sale
-pepe

Preparazione

Mettere a bagno in acqua tiepida l’uvetta, lasciandovela per circa mezz’ora. Scottare in acqua bollente le mandorle ed i gherigli di noce poi pelarli e tritarli finemente; tritare anche i fichi secchi. Mettere sulla spianatoia la farina gialla e disporla a fontana, unire qualche cucchiaiata di olio, l’uvetta ben strizzata, i pinoli, tutto quanto e’ stato tritato, una cucchiaiata e mezza di zucchero, un pizzico di sale e di pepe. Impastare unendo mano a mano dell’acqua bollente sino ad ottenere un composto piuttosto morbido. Lavorare bene l’impasto e formare delle piccole pagnottelle schiacciate, sistemarle su una placca precedentemente oliata e metterle in forno gia’  caldo alla temperatura di 150°, cuocendole. Sono dolcetti molto rustici che si servono freddi.

Claudia Giammatteo
Claudia Giammatteo


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