Ci sono piatti che non hanno bisogno di presentazioni elaborate, perché bastano il profumo e il ricordo a raccontarli. I fagioli alla veneta sono uno di quei sapori antichi, rustici e autentici che parlano la lingua della terra, delle stagioni, delle mani operose che li hanno preparati per generazioni. Sono piatto di conforto, di ritorno a casa dopo giornate fredde nelle campagne, di tavole imbandite con il poco che bastava a nutrire e scaldare. Il loro aroma è quello della cucina contadina veneta, fatta di pentole che sobbollono piano, di legno che scoppietta nel camino, di storie tramandate attorno a un piatto fumante. Oggi come allora, i fagioli alla veneta non sono solo una ricetta, ma un piccolo rito quotidiano di sapore e memoria.
Nella cultura gastronomica del Veneto, i legumi hanno sempre avuto un ruolo fondamentale, soprattutto in tempi in cui la carne era un lusso e la cucina doveva essere nutriente e sostanziosa. I fagioli, arrivati in Europa dopo la scoperta delle Americhe, trovarono terreno fertile anche nella pianura padana, diventando parte integrante della dieta quotidiana. Basti pensare in quante ricette è possibile utilizzarli, come ad esempio la classica insalata di tonno e fagioli, ideale da portare anche in spiaggia.
I fagioli alla veneta – spesso chiamati anche fasioi in tecia (letteralmente “fagioli in tegame”) – sono una ricetta umile, ma ricca di gusto. In origine erano cotti lentamente in pentole di terracotta insieme a un battuto di lardo, cipolla, aglio e alloro, insaporiti con un cucchiaio d’aceto o con un pezzo di cotica o pancetta. Non mancavano mai nelle case rurali, serviti come piatto unico o come contorno generoso da accompagnare alla polenta.
Ancora oggi rappresentano una presenza costante nelle osterie del territorio, dove il tempo sembra essersi fermato e i sapori restano quelli di una volta.
Ingredienti per 4 persone:
Preparazione:
I fagioli alla veneta il giorno dopo sono ancora più buoni, riscaldati lentamente in tegame. E se ti avanza qualcosa, usali per preparare una zuppa o una crema di legumi da leccarsi i baffi.
Giornalista pubblicista, laureta in lettere. Scrivo da sempre, prima per passione, poi anche per lavoro, prima sulla carta stampata e ora sul web per raccontare brand, luoghi ed esperienze.
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