I fagioli del purgatorio di Gradoli sono una particolare varietà del legume Phaseolus vulgaris, che viene coltivata in una piccola zona dell’Alto Lazio. Devono il suo nome alle spiccate qualità associate al consumo.
I fagioli del purgatorio di Gradoli presentano una pianta ad accrescimento semi-determinato, portamento semi-prostrato, altezza media 38 cm; la foglia è composta trifogliata, forma ovata e colore verde chiaro.
Di piccole dimensioni e dalla buccia sottile, questo tipo di fagiolo ha peculiari caratteristiche organolettiche che lo distanziano dalle varietà di fagioli più diffuse.
Il ridotto spessore della buccia lo rende più facilmente digeribile, favorendo il consumo anche in soggetti meno avvezzi a questo specifico legume.
Le aree di rinvenimento dei fagioli del purgatorio di Gradoli sono unicamente ripartite tra i comuni di Gradoli (VT) e Onano (VT).
La zona è molto favorevole alle coltivazioni: l’area è rinfrescata dalla vicinanza del Lago di Bolsena, e il clima è meno caldo trovandosi a quasi 500 metri di quota.
Già gli Etruschi, che erano gli antichi abitanti della zona a cavallo fra Lazio e Toscana, coltivavano fagioli e li usavano spesso, triturati, per la preparazione di “condimenti” da unire alla carne.
Il prodotto è apprezzato dal coltivatore medievale dell’alto Lazio non solo per la capacità ricostitutiva del suolo, ma anche per l’alto valore nutrizionale.
Nel XIV secolo, gli statutari di Gradoli dedicano un’apposita rubrica a “de pena colligentium cicera et alia legumina”. Fin dal 1600 nel paese di Gradoli (VT), in occasione del mercoledì delle Ceneri, si organizza il “Prenzo del Purgatorio” il cui piatto principe è il fagiolo.
L’importanza dei fagioli del purgatorio per la comunità è provata dal fatto che spesso, nel corso del XVIII secolo, i fagioli sono associati a un valore economico elevato per l’epoca. Essi compaiono non solo tra le elargizioni dei fedeli, ma anche come ricompensa per i celebranti delle Messe.
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