Fagiolo tianese

PaesidelGusto  | 05 Nov 2014  | Tempo di lettura: 2 minuti

Territorio interessato alla produzione: La zona di produzione del fagiolo e del fagiolino tianese comprende tutto l’agro del comune di Tiana e quelle particelle confinanti al perimetro dell’agro,
catastalmente ricadenti in comuni limitrofi.

 

Descrizione sintetica del prodotto
Si tratta di piante rampicanti, produttive o mediamente produttive. Il baccello, generalmente di colore verde, spesso presenta zone cromatiche distinte e talvolta coesistenti come il bianco crema, bianco avorio, nero o marrone ( come il “Faitta brente ‘e monza” o “Faitta ‘e duas caras”) . Vi possono anche essere screziature di rosso o viola (“Faitta ‘e colore”). Il prodotto può essere consumato fresco (in particolar modo il “Faitta cabudarza o precoce”), oppure secco o come granella (in particolar modo il “Faitta Sorgonesa” ed il “Faitta brente ‘e monza”).

 

Cenni storici e curiosità
Una delle fonti , prettamente storiografica, si fonda sul corredo documentario scritto e generato dalla cosiddetta “Vertenza del Rio Torrei”, , che ha visto la comunità tianese battersi per la difesa del proprio sistema agrario, fondato sulla coltura del fagiolo e su quella del nocciolo. Non manca, in questo stesso ambito di indagine, documentazione d’archivio appartenente a piccole ditte commerciali locali che esitavano i fagioli nel mercato al consumo più importante dell’Isola, rappresentato dal capoluogo regionale. A tal riguardo, ricordiamo solo che il sindaco di Tiana, nel 1957, scriveva alla Cassa per il Mezzogiorno denunciando le gravi ripercussioni sull’assetto economico-agrario tianese generate dallo sbarramento del Rio Torrei, che avrebbe reso impraticabile l’ordinamento colturale vigente, imperniato sull’esercizio delle colture ortive e frutticole in irriguo e segnatamente del “fagiolo”. Ma la Cassa per il Mezzogiorno assicurava che le particolari esigenze dell’economia agraria di questa comunità sarebbero state dovutamente tenute in conto a tempo debito.
Anche la “storia orale”, che ancora oggi è possibile ricostruire attraverso testimonianze dirette, mostra come la coltura del fagiolo fosse praticata fin dai primi lustri del secolo scorso.

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