Toscanello

Materia prima: latte intero di vacca e di pecora (in percentuali rispettivamente del 60-90% e del 40-10%). Alimentazione: prevalentemente da foraggi verdi o affienati della zona di produzione.

Tecnologia di lavorazione: si porta il latte, che nei caseifici viene precedentemente pastorizzato e a cui vengono poi aggiunti i fermenti lattici, ad una temperatura intorno ai 36 gradi, aggiungendovi caglio di vitello. Coagula in 20-25 minuti. Dopo la rottura della cagliata (a dimensione di un chicco di granturco), si allontana il siero e la cagliata viene posta in apposite forme per lo sgrondo del siero. L’ulteriore spurgo del siero viene effettuato tramite stufatura in cassoni o in camera calda per una durata di due ore. La salatura viene per bagno in salamoia, durante 16-24 ore. Matura in 20-40 giorni, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi, dove le forme vengono girate e lavate. Resa 12-14% a seconda del rapporto tra latte di pecora e latte di vacca.

Stagionatura: il prodotto viene sottoposto a stagionatura, che dura da 60 a 120 giorni circa, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi. Le forme sono periodicamente girate e, se necessario, lavate.

Caratteristiche del prodotto finito: altezza: cm. 8-11; diametro: cm. 16-21; peso: Kg. 1,8-2,5; forma: cilindrica; crosta: più o meno abbucciata a seconda della durata della stagionatura, di colore giallo con varie tonalità; pasta: di colore paglierino più o meno carico; grasso: 46%; sapore: dolce, che tende al piccante con la stagionatura.

Area di produzione: le zone collinari e montane della Toscana e il territorio della maremma facente parte delle provincie di Grosseto, Livorno e Pisa.

Calendario di produzione: tutto l’anno quello da consumare fresco; da febbraio a giugno quello per la stagionatura.

Note: Si tratta di un formaggio prodotto per utilizzare il latte vaccino al fine di addolcire il sapore più forte del latte ovino.

Pecorino Toscano DOP

Materia prima: latte intero di pecora. Alimentazione: prevalentemente foraggi verdi o affienati della zona di produzione.

Tecnologia di lavorazione: si porta il latte, che nei caseifici viene precedentemente pastorizzato e a cui vengono poi aggiunti i fermenti lattici, in genere termifoli, ad una temperatura compresa tra i 35 e i 38 gradi, aggiungendovi caglio di vitello. Coagula in 20-25 minuti. Dopo la rottura della cagliata (a dimensione di una nocciola), si allontana il siero e la cagliata viene posta in apposite forme per lo sgrondo del siero. L’ulteriore spurgo del siero viene effettuato tramite stufatura in cassoni o in camera calda per una durata da mezz’ora a tre ore; in alcuni casi si effettua lo spurgo tramite pressatura. La salatura avviene per bagno in salamoia, durante 8-36 ore; la salatura può essere effettuata anche a secco, con l’aggiunta diretta di sale. Matura in 20-40 giorni, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi, dove le forme vengono girate e lavate. Resa 20%.

Stagionatura: il prodotto può essere sottoposto a stagionatura, che dura da 40 a 180 giorni circa, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi. Le forme vengono trattate con olio, morchia, cenere o altri prodotti, sono poi periodicamente girate e, se necessario, lavate.

Caratteristiche del prodotto finito: altezza: cm. 7-11; diametro: cm. 15-22; peso: Kg. 1-3; forma: cilindrica; crosta: più o meno abbucciata a seconda della durata della stagionatura, di colore giallo con varie tonalità; pasta: di colore tra il bianco e il paglierino; grasso: non inferiore al 45%; sapore: dolce con venature di leggermente piccante.

Area di produzione: l’intero territorio della regione toscana, ed inoltre alcuni comuni dell’Umbria (Allerona e Castiglion del Lago) e del Lazio (Acquapendente, Onano, San Lorenzo Nuovo, Grotte di Castro, Gradoli, Valentano, Farnese, Ischia di Castro, Montefiascone, Bolsena e Capodimonte).

Calendario di produzione: da settembre a giugno; il prodotto migliore è quello dei mesi primaverili.

Note: si tratta del tipo di pecorino più diffuso, prodotto nell’intera Toscana secondo dei processi e osservando delle tecniche relativamente uniformi e che si rifanno alla tradizione più consolidata. È il prodotto che ha ottenuto il riconoscimento della denominazione di origine con Dpr del 27.5.1986.

Marzolino di Lucardo, pecorino lucardo

Descrizione sintetica del prodottoÈ un formaggio di latte ovino che ha pasta morbida, colore bianco crema, odore intenso e sapore delicato. Viene confezionato in panierini di vetrice e le pezzature variano dai 3 ai 3,5 kg.

Territorio interessato alla produzione: Territorio di Lucardo, Barberino Val d’Elsa, Montespertoli, Certaldo, San Gimignano e in genere nella Val d’Elsa, province di Firenze e Siena.

Cenni storici e curiositàIl marzolino di Lucardo è un prodotto ormai legato alla produzione familiare destinata all’autoconsumo.

Pecorino a crosta fiorita, pecorino buccia di rospo

Descrizione sintetica del prodottoIl pecorino a crosta fiorita è un formaggio con una caratteristica crosta rugosa di colore grigio dovuta alla presenza di muffe. Le forme hanno diametro di 15-20 cm, altezza di 6 cm e pesano circa 1,2 kg. La pasta è morbida di colore crema-avorio. È molto saporito ed ha un leggero odore di paglia.

Territorio interessato alla produzione: Comune di San Casciano Val di Pesa, provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàÈ un particolare formaggio che nacque “per caso” diversi anni fa, grazie alla presenza di particolari muffe in superficie che, oltre a renderne particolare l’aspetto, ne rendono unico anche il sapore.

Formaggio caprino dell’Alto Mugello

Descrizione sintetica del prodottoFormaggio prodotto esclusivamente con latte di capra, si distingue in fresco e “maturo”, aromatizzato con erba cipollina, rucola e pepe. Ha forma ed aspetto simile al tomino. Il fresco è di pasta bianca, morbida e cremosa, il “maturo”, di colore giallo paglierino, sapore lievemente acidulo, racchiude e mantiene il caratteristico sapore del latte prodotto al pascolo. Il profumo molto forte cambia in base agli aromi ed ai tempi di stagionatura.

Territorio interessato alla produzione: Territorio compreso nell’Alto Mugello, provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàLa particolarità del prodotto è legata alle tecniche di lavorazione e al latte di capra proveniente da allevamenti locali.

Salame toscano

Descrizione sintetica del prodottoÈ un insaccato stagionato di carne suina e spezie, di consistenza compatta, colore rosso scuro, profumo e sapore molto intensi. Le pezzature vanno dai 500 gr ai 2 kg.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità del prodotto è legata al metodo di lavorazione, molto antico e rimasto pressoché immutato. Assai tipico è il trattamento con il grasso per i salami più grandi durante la stagionatura.

Roventino, migliaccio

Descrizione sintetica del prodottoIl migliaccio ha forma rotonda e schiacciata (tipo omelette), colore scuro e sapore dolce. Viene prodotto friggendo sangue di maiale insieme a farina e aromi. Ha consistenza croccante e si trova in pezzature di circa 100 grammi.

Territorio interessato alla produzione: Province di Siena e di Firenze.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità del migliaccio è legata alla particolarità della materia prima impiegata, nonché alla combinazione degli ingredienti, che ne determinano il gusto così peculiare. È contraddistinto da una bassa conservabilità e viene prodotto seguendo una tecnica di trasformazione antichissima e rimasta invariata.

Pancetta e rigatino toscani, ventresca, legatino

Descrizione sintetica del prodottoLa pancetta arrotolata è un grosso salume di forma cilindrica che in sezione appare spiraliforme grazie al fatto che la pancetta viene arrotolata con all’interno delle spezie. È molto salata e speziata, ha colore dal bianco-rosato al rosso e consistenza morbida.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in tutta la Toscana, con leggere varianti nelle diverse province.

Cenni storici e curiositàLa tipicità e tradizionalità del prodotto sono legate alla particolare tecnica di trasformazione, tramandata nel tempo e al caratteristico aspetto del salume che appare, in sezione, come una spirale di strisce bianco-rosate e rosse.Si consuma in primavera con prodotti orticoli freschi e si accompagna molto bene anche ai formaggi di pecora e al vino rosso locale.

Salsiccia toscana, sarciccia

Descrizione sintetica del prodottoLa salsiccia toscana ha forma cilindrico-tubolare, lunghezza di circa 10 cm, colore roseo. Viene insaccata in budello naturale di maiale e poi intrecciata; la consistenza è morbida.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLe salsicce toscane devono la loro qualità e il loro particolare gusto alle caratteristiche delle materie prime e al metodo di produzione che si trasmette invariato da molti anni. Il giusto equilibrio fra parti magre e parti grasse delle carni è il risultato di molti anni di attento lavoro, così come l’impiego di sale, pepe e aromi naturali nelle dosi più appropriate. La salsiccia toscana può essere consumata sia cruda che cotta senza perdere il suo genuino sapore.

Soppressata toscana, capofreddo, capaccia, soprassata

Descrizione sintetica del prodottoÈ un insaccato di frammenti grossolani di carne suina confezionato con tela. Ha forma cilindrica allungata, colore grigio scuro e profumo intenso. Le pezzature si aggirano sui 5-10 kg.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana, in particolare le province di Arezzo e di Siena.

Cenni storici e curiositàLa soppressata toscana viene prodotta in tutti i salumifici toscani per una quantità annua che si aggira intorno ai 5000 quintali.

Tarese Valdarno

Descrizione sintetica del prodottoÈ un salume confezionato lavorando la schiena e la pancia del maiale, con le tecniche tipiche della pancetta tesa. Ha dimensioni 50 x 60 cm circa ed è ricoperto di pepe in polvere. È saporito, molto aromatico ed ha un odore tendente al dolciastro.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e fiorentino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàIl tarese Valdarno viene prodotto da un’unica macelleria di San Giovanni Valdarno che utilizza la ricetta tradizionale. Ne produce dai 100 ai 120 pezzi l’anno, per un peso complessivo di 15-18 quintali.

Tonno del Chianti, finto tonno toscano

Descrizione sintetica del prodottoIl tonno del Chianti viene prodotto cuocendo nel vino bianco pezzetti di carne di maiale. Ha colore nocciola chiaro, sapore e profumo di tonno leggero e delicato. Si produce a luglio e si confeziona sott’olio in vasetti di vetro, oppure in sacchetti sottovuoto.

Territorio interessato alla produzione: Zona del Chianti, provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàIl tonno del Chianti deve la sua tradizionalità al processo di lavorazione, rimasto invariato nel tempo, all’impiego di ingredienti come il vino bianco, le foglie di alloro e l’olio, che conferiscono al prodotto il gusto e una particolare tenerezza al palato. In passato, il tonno del Chianti veniva prodotto per utilizzare gli “scarti”: ovvero i lattonzoli che ai primi caldi estivi mostravano inappetenza o altri problemi (infatti il prodotto si confezionava soprattutto in luglio). La sostituzione dell’olio di oliva con quello si semi è recente, come recente è il procedimento di sterilizzazione (un tempo si usavano vasi di terracotta). Si accompagna molto bene con il “vin brusco”.

Suino Cinto Toscano

Prodotti derivati:

PROSCIUTTO:
Materia prima – Arto posteriore costituito da coscia e natica di suino comprensivo dello zampuccio.
PROCESSO PRODUTTIVO – Massaggiatura preparatoria con un impasto di sale, pepe, aceto e aglio pestato, ricoperto di sale per circa 20-25 giorni; indi ripulito e predisposto per la stagionatura con pepe nero macinato, che durerà almeno 12 mesi in appositi locali. E’ consentita la stagionatura sotto cenere.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO, ETICHETTATURA – Peso minimo dopo la stagionatura Kg. 5, peso massimo dopo la stagionatura fino a Kg. 13, aspetto esteriore non convesso, zampuccio con unghioli e/o pigmentazione nera, pecularietà della “Cinta Senese”. Non è prevista una forma disossata. Verrà apposto un bollo a fuoco sulla cotenna recante i dati di tutela e la data di macellazione.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Carne consistente di colore rosso acceso, con evidente marezzatura, considerevole spessore di grasso di colore bianco-roseo. Il sapore e l’aroma sono molto accentuati e caratteristici di questo prodotto.

MORTADELLA SENESE E SALAMINO:
MATERIA PRIMA – Carne scelta costituita da magro macinato con aggiunta di grasso dello stesso animale per una percentuale minima di circa il 20%, tagliato in cubetto di circa Cm. 1.
PROCESSO PRODUTTIVO – L’impasto viene aromatizzato con sale, pepe macinato ed in grani, aglio, salnitro, insaccato e legato con spago di canapa e stagionato ad aria naturale in ambienti idonei. Non sono consentiti trattamenti esterni.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma allungata, con diametro da Cm. 5-8 per il salamino; da Cm. 10-12 se trattasi di Mortadella Senese.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio appare di colore rosso-bruno con presenza di cubetti di grasso bianco, aroma particolare e sapore intenso.

CAPOCOLLO:
MATERIA PRIMA – Parete del collo del suino dalla nuca alla 5° costola.
PROCESSO PRODUTTIVO – Massaggiatura preparatoria con un impasto di sale, pepe nero macinato, aceto, aglio pestato, successivamente ricoperto di sale per circa 3 giorni indi lavato e massaggiato e ricoperto con pepe nero macinato e finocchio selvatico.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma allungata di Cm. 25-35 con diametro di Cm. 6-8, incartato con carta gialla e legato con spago di canapa.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Il taglio appare rosso con zonature di grasso color rosa, di sapore intenso e leggermente piccante con uno spiccato profumo di finocchio.

SALSICCIA:
MATERIA PRIMA – Carne magra e grassa risultante dal ritaglio delle altre pezzature.
PROCESSO PRODUTTIVO – Il prodotto viene macinato finemente, aromatizzato con sale, pepe nero macinato, aglio, insaccato e legato con spago fine in modo da formare misure da Cm. 8-10.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in lunghe filze del peso medio per salsiccia di Gr. 30-50; può essere consumata fresca o dopo breve stagionatura. Il prodotto può avere anche una versione “secca” caratterizzata da una maggiore presenza di magro e da una stagionatura più prolungata.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta di un colore rosso caratteristico, sapore ed aroma molto accentuati.

RIGATINO E GOTINO:
MATERIA PRIMA – Sezioni di carne costituiti dal torace e dalla pancia comprensivo di cotenna per quanto riguarda il rigatino; dalla parte carnosa “gota” della testa che appunto dà il nome al prodotto, comprensiva di cotenna.
PROCESSO PRODUTTIVO – I pezzi vengono ritagliati, massaggiati con un impasto di sale, aceto e aglio pestato, tenuti sotto sale grosso per 15 giorni e successivamente ripuliti e risalati e aromatizzati con pepe nero macinato.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in tagli minimi di Kg. 3 per il rigatino e di Kg. 0,700 per il gotino, entrambi con uno spessore minimo di Cm. 4.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con le caratteristiche righe di magro di colore rosso intramezzato di grasso da cui il nome di rigatino; stessa cosa per il gotino.

LARDO:
MATERIA PRIMA – Carne grassa di colore latteo derivata dalla parte alta esterna del torace comprensiva di cotenna.
PROCESSO PRODUTTIVO: Rifilatura, salatura con sale grosso e pepe nero macinato; stagionatura per un periodo minimo di 90 giorni.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in un pezzo minimo di Kg. 2 ed oltre, di colore bianco dello spessore minimo di Cm. 4.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con un colore bianco lucido con rare eventuali linee di magro con un aroma caratteristico e sapore liscio al gusto.

SOPPRESSATA:
MATERIA PRIMA – Testa del suino, cotenna, grasso e ritagli
PROCESSO PRODUTTIVO – Prodotto lessato, disossato, aromatizzato con sale, pepe, spezie varie indi insaccato in contenitori di cotone sterile, poroso, pressato per consentire lo smaltimento dei liquidi.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma cilindrica di diametro minimo di Cm. 20.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con una colorazione grigia, bianca, marrone in varie tonalità; il sapore è molto aromatico e intenso

BURISTO SENESE:
MATERIA PRIMA – Grasso, cotenna e ritagli di altre parti del suino con aggiunta di sangue dello stesso animale.
PROCESSO PRODUTTIVO – L’impasto viene aromatizzato con sale, pepe macinato, cannella, noce moscata e spezie varie insaccato e lessato.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma cilindrica irregolare del peso minimo di Kg. 0,500 e massimo di Kg. 4, di colore bruno.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con una colorazione rossa bruna scura con presenza di grasselli; il sapore è molto aromatico e particolare.

FINOCCHIONA:
MATERIA PRIMA – Carne di suino buona scelta macinata con grana più grossa della salsiccia.
PROCESSO PRODUTTIVO – L’impasto ottenuto viene aromatizzato con sale, pepe nero macinato e aggiunta di finocchio selvatico, insaccato per minimo 1 mese.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma cilindrica con un diametro minimo di Cm. 10 ed un peso minimo di Kg. 1.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con un colore rosso-rosato con caratteristico aroma di finocchio selvatico e sapore molto particolare.

PORCHETTA:
MATERIA PRIMA – Suino integro, sviscerato e parzialmente disossato.
PROCESSO PRODUTTIVO – Aromatizzato con sale, pepe nero macinato, aglio, rosmarino, salvia e cotto in forno preferibilmente a legna.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta come un corpo di suino integro di colore marrone e cotenna lucida.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Sapore ed aroma molto particolari, adatto per il consumo immediato e comunque di facile conservazione. La carne è di colore marrone rosato.

Fonte: Consorzio per la Tutela della Cinta Senese, Siena – 2006.

Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP

Tipo di prodotto:
Carne bovina fresca ottenuta da animali delle razze chianina, marchigiana, romagnola, di età compresa tra i 12 ed i 24 mesi. Il bestiame deve risultare nato da allevamenti in selezione e regolarmente iscritto alla nascita nel Registro Genealogico
del Giovane Bestiame. Dalla nascita allo svezzamento, è consentito l’uso dei seguenti sistemi d’allevamento: pascolo, stabulazione libera, stabulazione fissa; in seguito, sono consentite solo la stabulazione libera e la posta fissa.
Sono inoltre controllate l’alimentazione (negli ultimi mesi è vietato l’uso degli insilati) e la macellazione (che deve avvenire, secondo norme definite, in macelli idonei nella zona di produzione).
La carne di vitellone bianco dell’Appennino centrale deve essere immessa al consumo provvista di particolare contrassegno a garanzia dell’origine e dell’identificazione del prodotto; il logo deve essere impresso sulla superficie della carcassa, in corrispondenza alla faccia esterna di 18 tagli.

Zona geografica di produzione:
L’area geografica di produzione della carne di vitellone bianco dell’Appennino centrale è rappresentata dal territorio delle province collocate lungo la dorsale appenninica dell’Italia centrale. Più precisamente, la zona di produzione è rappresentata dai territori delle seguenti province: Bologna, Ravenna, Forlì, Rimini, Pesaro, Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Teramo, Pescara, Chieti, L’Aquila, Campobasso, Isernia, Benevento, Avellino, Frosinone, Rieti, Viterbo, Terni, Perugia, Grosseto, Siena, Arezzo, Firenze, Prato, Livorno, Pisa.

Curiosità storiche e letterarie:
L’affermazione finale di questo brano può avere una duplice lettura. Da una parte, può significare che, come altre razze, anche la romagnola fornisce le carni adatte per le “giustamente celebri fiorentine”. Dall’altra, può suggerire che non esiste
una fiorentina migliore di quella che proviene da carni di razza romagnola.
La prima interpretazione è confermata dalla consuetudine, la seconda non poggia su basi più solide del gusto personale: noi la immaginiamo immediatamente contraddetta da tutti gli autori e gli appassionati provenienti dal versante toscano dell’Appennino.
La IGP Vitellone bianco dell’Appennino centrale comprende varie razze bovine, e quindi vorremmo, per parte nostra,
evitare di dare sostegno a qualsiasi vertenza campanilistica. Tuttavia, le poche note contenute in Romagna gastronomica – guida alla veritiera cucina romagnola, a proposito della ottima qualità della carne bovina di razza romagnola, possono costituire una interessante citazione, a conferma dell’apprezzamento di cui gode una delle pregiate cinque razze bovine italiane.

Il bovino di razza Gentile Romagnola, una delle più pregiate d’Italia, fornisce ottime carni, specie se allevato nei pascoli collinari. Dal vitello al vitellone, al manzo, al bue, infiniti sono i prodotti che ne ricaviamo per le nostre tavole: arrosti, stufati, stracotti, bolliti, bistecche, braciole, frattaglie, ecc., per cui sarebbe necessario un lungo discorso.
Il nostro vitellone, trasportato in Toscana, fornisce le giustamente celebri fiorentine.(*)

(*) Corrado Contoli, Romagna gastronomica – guida alla veritiera cucina
romagnola, Bologna, Edizioni Calderini, 1963, pag. 51

Fonte: Ermes Agricoltura – Regione Emilia Romagna

Pollo del Valdarno, valdarnese bianca o valdarno bianca

Descrizione sintetica del prodottoIl pollo del Valdarno ha livrea bianca con cresta semplice, eretta nel gallo e ripiegata nella gallina, bargigli molto sviluppati di colore rosso sangue, orecchioni bianco crema, becco, tarsi e pelle gialli.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e fiorentino, sia a valle che nelle colline e nelle montagne circostanti; l’animale è molto rustico e resistente al clima umido tipico della zona. Province: Arezzo, Firenze.

Cenni storici e curiositàLa selezione di questa razza ha avuto inizio nel 1957, con la costituzione di un apposito gruppo avicolo con centri di selezione a Montevarchi e a Loro Ciuffenna.Si cucina tipicamente alla griglia e in umido con i “rocchi” (polpettine di sedano), ma viene utilizzato anche per tutte le altre ricette a base di pollo (lesso, arrosto etc.).

Bardiccio

Descrizione sintetica del prodottoHa la caratteristica forma della salsiccia, è morbido, di colore rosso, con un intenso sapore di finocchio.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàViene venduto totalmente in zona, direttamente a privati in azienda o in occasione di sagre o manifestazioni paesane. Fra le manifestazioni inerenti si ricordano la “Sagra del tortello e bardiccio”, che si tiene a Rufina durante il periodo primaverile – estivo e la “Festa del toscanello”, organizzata dal Comune di Pontassieve l’ultima settimana di maggio, in cui viene fatta una rassegna delle produzioni artigianali locali.

Mezzone, bastardo

Descrizione sintetica del prodottoÈ un salume prodotto principalmente con carne suina, alla quale si aggiunge carne bovina in percentuale variabile tra il 5% ed il 20%. La proporzione fra carne bovina e carne suina dipende dalla quantità di grasso presente in quest’ultima, ed è finalizzata ad ottenere una giusta proporzione fra le parti magre e grasse del prodotto che ne garantisce una migliore conservabilità.

Territorio interessato alla produzione: Greve, provincia di Firenze e, con varianti, altre zone della Toscana.

Cenni storici e curiositàLa tipicità del mezzone o bastardo è legata al suo processo produttivo, rimasto invariato nel tempo, ed alla particolare qualità delle carni e spezie. Tradizionalmente, veniva lavorato a turno dopo la raccolta delle olive, a dicembre, per avere i salumi pronti per l’inverno dalle famiglie contadine.

Pan di Ramerino, “pandisdramerino” in Maremma, “ramerino all’olio” nell’aretino

Descrizione sintetica del prodottoIl pan di ramerino è un panino morbido e dolce fatto con uva sultanina (zibibbo) e rosmarino. Ha colore dorato-marroncino ed è lucido in superficie perché prima di essere infornato si spennella con uovo sbattuto. Viene prodotto tutto l’anno.

Territorio interessato alla produzione: Province di Prato e Firenze.

Cenni storici e curiositàIl pan di ramerino deve la sua tradizionalità alla particolare combinazione degli ingredienti (uva sultanina e rosmarino) ed alla lavorazione che è rimasta invariata nel tempo. Si produce sin dal Medioevo; si consuma a colazione o a merenda.

Tortello di patate

Descrizione sintetica del prodottoI tortelli di patate sono dei quadratoni a forma di raviolo, morbidi, di colore giallo, con un ripieno di patate bollite e formaggio. L’odore è quello della pasta fresca e il sapore quello delle patate.

Territorio interessato alla produzione: Le province di Prato, Firenze (Mugello) ed Arezzo (alto Casentino, in particolare i comuni di Stia e Pratovecchio).

Cenni storici e curiositàIl tortello di patate deve la sua tradizionalità alla particolare combinazione degli ingredienti e ai sistemi di lavorazione, che sono rimasti gli stessi nel tempo. L’impiego di patate locali per il ripieno conferisce una morbidezza ed un gusto molto apprezzati in zona. Viene prodotto da almeno 250 anni; si consuma come primo piatto con sugo di carne bovina, accompagnato da vini rossi robusti.

Bietola a coste sottili

Descrizione sintetica del prodottoLa foglia è verde chiaro, tenera e dalle coste molto sottili.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nel Valdarno aretino e nell’area fiorentina, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàLa varietà è abbastanza diffusa e si trova spesso sui mercati. Risulta molto tenera alla cottura.La bietola a coste sottili si può gustare lessata e condita semplicemente con olio, oppure “rifatta” e accompagnata a pietanze in umido.

Carciofo empolese

Descrizione sintetica del prodottoIl carciofo empolese è di colore verde intenso tendente al violaceo, ha una forma subcilindrica e una consistenza tenera e compatta. Il sapore è intenso e amaro; si confeziona a mazzi con tutto il gambo perché non presenta spine. Si produce da marzo a giugno.

Territorio interessato alla produzione: Comuni di Empoli e Certaldo, provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàIl carciofo empolese viene coltivato e commercializzato da alcuni produttori che vendono direttamente in azienda a privati. Ci sono poi diversi hobbisti che lo coltivano solo per autoconsumo. La quantità effettivamente prodotta è indicativamente intorno alle migliaia di piante all’anno.Attualmente la produzione del carciofo empolese è limitata per il rischio di non riuscire a venderlo visto che, essendo una varietà tardiva, raggiunge il mercato in ritardo rispetto ai carciofi del sud Italia.

Cipolla di Certaldo

Descrizione sintetica del prodottoLa cipolla di Certaldo è una selezione locale di cipolla rossa di gusto dolce e particolare, di forma rotonda con caratteristico schiacciamento ai poli, colore rosso-violaceo con tuniche interne di color bianco-rossastro, pezzatura medio- grossa. Se ne conoscono due qualità: la “statina”, pronta per il consumo fresco a maggio (cipollotti) e matura in estate, e la “vernina”, con semina autunnale e raccolta a fine estate.Si impiega quindi sia come cipolla fresca da consumo (“statina” – cipollotti raccolti a maggio-giugno), sia come cipolla da serbo con tuniche esterne secche.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Certaldo e parte dei comuni limitrofi.

Cenni storici e curiositàLa figura della cipolla compare già nell’antico stemma di Certaldo del XII secolo, quando il paese era feudo dei conti Alberti. La cipolla troneggiava sul campo bianco dello scudo bipartito con il motto “Per natura sono forte e dolce ancora/ e piaccio a chi sta e a chi lavora”, probabilmente ispirato alla diffusa coltivazione della cipolla nel territorio e allo spirito forte e dolce al tempo stesso dei certaldesi. Nel 1633, i priori che governavano il paese, ritenendo forse poco nobile quello stemma, decisero di sostituirlo con un più tradizionale scudo con leone rampante. Nel 1867, con un atto del Consiglio comunale, si decise di tornare allo stemma originario.

Cipolla rossa toscana

Descrizione sintetica del prodottoÈ una cipolla dal colore rosso, con caratteristica forma a pera.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e fiorentino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàLa cipolla rossa toscana è consumata come cipollotto fresco, dal sapore piccante, o preferibilmente come cipolla cucinata, perché ha un sapore molto forte.Per la produzione del seme vengono scelte le cipolle che tardano a germogliare; queste vengono reimpiantate e mandate a seme, per mantenere la caratteristica del germogliamento tardivo. Il seme si raccoglie a giugno-luglio e viene conservato in ambienti asciutti. È utilizzata per i soffritti e per le frittate.

Cipolla savonese, cipolla “sagonese”

Descrizione sintetica del prodottoÈ una cipolla dolce dal colore rosso e dalla consistenza croccante. È precoce e resistente.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàPer le sue particolari caratteristiche organolettiche (è molto dolce), viene consumata soprattutto cruda come cipollotto e come cipolla. Per la produzione del seme vengono mandate a fiore le piante migliori. Il seme raccolto viene conservato in ambienti asciutti.

Cipolla vernina, cipolla bastarda

Descrizione sintetica del prodottoLa forma della cipolla vernina ricorda quella di una trottola appiattita; è di colore rosso intenso, odore e sapore pungenti e forti. In genere il peso è di 200 g. Si raccoglie a luglio.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità e qualità sia alla particolarità della cultivar, sia alla particolarità del gusto, forte e pungente, che la rende adatta ad essere cucinata con carni saporite al sugo. Viene prodotta da almeno 50 anni.

Melanzana violetta fiorentina, fiorentina

Descrizione sintetica del prodottoFrutto di forma rotondeggiante che a maturazione mostra una colorazione viola e raggiunge un diametro di circa 10-15 cm.

Territorio interessato alla produzione: Area fiorentina e Valdarno aretino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàIl frutto presenta polpa chiara e compatta con presenza di pochi semi. Data l’ottima qualità, il prodotto è ancora molto diffuso sui mercati locali; questa varietà infatti è delicata e non presenta il sapore acuto di altre melanzane. Per la riproduzione del seme vengono scelte le piante più produttive e con caratteristiche migliori.

Pomodorino da inverno da appendere, pomodoro pendolino

Descrizione sintetica del prodottoLa pianta produce grappoli con 6-8 pomodorini piccoli, lisci, leggermente allungati ed appuntiti. Sono pomodori “da serbo”, vengono conservati appesi in locali arieggiati fino a Natale, a volte fino a febbraio. Hanno una buccia piuttosto spessa di colore arancione, l’interno è carnoso, il sapore dolce.

Territorio interessato alla produzione: Colline intorno a Firenze e Valdarno aretino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàIl frutto si conserva appeso in locali arieggiati e può essere consumato fresco fino a Natale, a volte fino a febbraio.Viene utilizzato per bolliti e per zuppa al pomodoro oppure fresco per insalate, uova al pomodoro o strofinato sul pane.

Pomodorino costoluto fiorentino, pomodorino rosso da conserva

Descrizione sintetica del prodottoElemento caratteristico della bacca sono le costole, le cui pareti spesso rientrano anche di molto all’interno del frutto, dando origine alla tipica conformazione da cui prende il nome questo ortaggio. La polpa interna, omogenea e abbastastanza consistente, è molto rossa, succosa, saporita e aromatica. La bacca è ottima per il consumo fresco, ma si presta bene anche alla preparazione di sughi (previa scottatura e spellatura).

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa polpa del pomodoro costoluto ha un sapore e una tale consistenza da favorirne il consumo sia fresco in insalata sia trasformato in conserve. La tecnica colturale, pur potendosi avvalere dei moderni apporti agro-fitopatologici, non ha subito grosse modifiche, dal momento che la produzione è a carico di piccoli agricoltori che preferiscono per lo più metodologie tradizionali, del tutto idonee alla coltivazione di questa varietà.

Pomodorino cuore di bue, bovaiolo

Descrizione sintetica del prodottoIl frutto è grosso e irregolare (raggiunge mediamente un peso di 300-400 g), con buccia liscia. La polpa è carnosa, di consistenza simile a quella del cachi, molto saporita e aromatica, quasi piccante, con pochissimi semi.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno superiore aretino e dintorni di Firenze, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàLa tecnica produttiva è rimasta invariata nel tempo. Il prodotto si distingue per le inconfondibili qualità organolettiche, accompagnate da una manifesta rusticità.

Rapo del Valdarno

Descrizione sintetica del prodottoOrtiva tipica della cucina invernale, si consuma abbinata al maiale o alle preparazioni in umido dopo averla lessata.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e fiorentino.

Cenni storici e curiositàVengono utilizzate le foglie e le infiorescenze in zuppe, minestre e nelle pastasciutte; tipici sono i rapi rifatti con la salsiccia o con le pietanze in umido; l’uso è limitato al consumo familiare e a un ristretto circuito commerciale.

Sedano nostrale, costolino o sedano di Montevarchi o sedano Marconi

Descrizione sintetica del prodottoIl sedano di Montevarchi, o costolino, appartiene alla varietà botanica dulce ed è quindi un sedano da coste più piccolo rispetto alle più recenti cultivar. Le foglie sono di colore verde chiaro opaco e poco frastagliate, a costola lunga, molto tenera e croccante. Particolarmente prelibata la parte interna del prodotto, nella quale sono praticamente impercettibili le nervature.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e fiorentino. L’area pianeggiante del comune di Montevarchi, sui terreni alluvionali adiacenti all’Arno, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiosità.Questo sedano è molto apprezzato per la costola molto tenera, ottima per il consumo in pinzimonio. Viene impiegato in numerose ricette locali, come i rocchi di sedano con la “nana” in umido o con il pollo del Valdarno in umido, per minestre, ecc.

Zucca da semi toscana, zucca da maiali

Descrizione sintetica del prodottoQuesta zucca viene utilizzata quando è matura come alimento per i maiali, ma la pianta è un’ottima produttrice di fiori per le fritture.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e fiorentino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàQuesta zucca produce una abbondante quantità di fiori ed oltre ad essere utilizzata quando è matura come alimento per i maiali, viene apprezzata dagli ortolani proprio per la produzione di fiori. Questi vengono fritti oppure cucinati ripieni con carne, pane e latte (topini); possono essere utilizzate in cucina anche le zucche immature piccole e tonde, lessate, oppure a “buglione” (con pomodoro e odori).

Zucca lardaia

Descrizione sintetica del prodottoLa zucca lardaia può avere forma rotondeggiante e raggiungere i 20-25 kg di peso, o forma allungata (a volte si piega ad arco e talvolta forma addirittura un cerchio), in tal caso raggiunge la lunghezza di circa un metro, con un diametro di 15-20 cm; il peso medio si aggira sui 5-6 kg.Il colore esterno è giallo- arancione; la polpa, di colore arancione, ha sapore dolciastro.Si consuma d’inverno per la preparazione di contorni e primi piatti.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno e area fiorentina, province di Siena, Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàPer la riproduzione vengono scelte le zucche più belle, i cui semi sono messi a seccare e poi conservati in vasetti di vetro.Nella preparazione tipica viene fritta e poi rifatta con la conserva di pomodoro; ottima anche per la preparazione di risotti con un soffritto di cipolla.

Zucchina lunga fiorentina, zucchino fiorentino rigato bianco, zucchina bianca del Valdarno

Descrizione sintetica del prodottoLa zucchina lunga fiorentina ha forma allungata, colore dal verde chiaro al verde scuro con diverse sfumature e presenta costole longitudinali molto pronunciate. Viene raccolta e messa sul mercato con il fiore, che resta inalterato a lungo.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàIl frutto, molto apprezzato per il sapore e la consistenza tenera della polpa, viene raccolto ancora piccolo (15-20 cm), di mattina presto e con il fiore ancora aperto, caratteristica che lo differenzia da altri zucchini. Ricette: zucchine fritte con i fiori, zucchine trifolate, buglione di zucca.

Zucchina tonda fiorentina

Descrizione sintetica del prodottoE’ anche detta: zucchina tonda da ogni modo, zucchine da far ripiene, zucchino tondo, zucchina tonda fiorentina, zucchina tonda chiara toscana, zucchino tondo di Firenze, zucchetta nana quarantina, zucchina nana cespitosa.Frutto dal sapore molto delicato, rotondo, con buccia tenerissima di colore verde salvia chiaro, liscia.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno e area fiorentina, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàSi utilizza solo il frutto per preparare zucchini ripieni, risotti e fritti. La produzione è rivolta al consumo familiare e ai circuiti commerciali.

Cavolfiore fiorentino tardivo, cavolfiore con il cappuccio, con il cartoccio o incartocciato

Descrizione sintetica del prodottoIl fiore, detto “palla”, è leggermente appuntito e ricoperto dalle foglie anche a maturazione. Il colore è bianco sporco; ha un sapore molto intenso. Le pezzature vanno da 1 kg a 1,5 kg. Si produce a novembre-dicembre.

Territorio interessato alla produzione: Province di Firenze e di Arezzo.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità del cavolfiore fiorentino tardivo risiede nel fatto che si tratta di un ecotipo locale coltivato in zona da più di cento anni. È una cultivar prodotta a novembre e dunque tardiva, come recita il nome. Il prodotto viene venduto con le foglie che avvolgono il fiore, questo è un elemento di tipicità. In altre zone, infatti, e per altre cultivar, le foglie vengono tagliate alla base, al fine di mettere più in evidenza il prodotto.

Cavolfiore precoce toscano (cavolfiore fiorentino col cartoccio precoce)

Descrizione sintetica del prodottoIl cavolfiore precoce toscano forma una “palla” dall’infiorescenza gialla rivestita dalle foglie che formano il cartoccio.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno, dintorni di Firenze e provincia di Arezzo.

Cenni storici e curiositàQuesto cavolfiore ha la particolarità di essere completamente rivestito dalle foglie che formano il cartoccio. Di solito viene consumato fritto oppure cucinato col pomodoro. Le foglie del cartoccio, tenere e chiare, vengono lessate o utilizzate in zuppe. Si usa anche lessare il fiore e le foglie assieme e disporli sopra la bruschetta col brodo per mangiarle come zuppa.

Cece piccolo del Valdarno, c. piccino del Chianti, c. nostrale piccolo, c. piccino, c. nostrale

Descrizione sintetica del prodottoLegume piccolo di colore chiaro, dopo la cottura si presenta tenero e saporito.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno, Chianti, Mugello, province di Arezzo, Firenze, Siena e parte della provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàI due produttori più significativi di cece nostrale o cece piccino si trovano a Reggello e a Rapolano Terme e producono complessivamente 150-200 quintali, di cui 6-7 circa vengono venduti alla grande distribuzione. In totale sono dodici i produttori di cece nelle province di Firenze, Arezzo, Siena e Grosseto, ma si possono considerare solo come hobbisti.

Fagiola schiacciona

Descrizione sintetica del prodottoLegume di colore bianco e di forma tondeggiante e schiacciata.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno, dintorni di Firenze, Mugello e Valdarno aretino.

Cenni storici e curiositàLegume dal sapore eccezionale, con pasta delicatissima, dolce, e di buccia molto fine ma resistente alla cottura. Si consuma unicamente fresco. Cuoce in 20-30 minuti. Si cucina lesso con aggiunta di odori, oppure all’uccelletto. Viene utilizzato anche per la ribollita.

Fagiolo borlotto nostrale toscano

Descrizione sintetica del prodottoHa colore rosso vinaccia intenso con striature più chiare. La buccia ha la consistenza tipica del borlotto e varia a seconda dei tipi di terreno.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nel Valdarno fiorentino e aretino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàIl fagiolo borlotto nostrale deve la sua tipicità alla cultivar di origine locale. In passato in montagna veniva fatta una zuppa a base di castagne e borlotti.

Fagiolo coco nano, fagiolo cocco

Descrizione sintetica del prodottoFagiolo dal colore bianco e forma ovale che si consuma prevalentemente secco.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàQuesto fagiolo presenta ottime caratteristiche organolettiche e viene consumato prevalentemente secco, ma anche fresco; la pasta è delicata e farinosa, la buccia sottile e i tempi di cottura ridotti rispetto ad altre cultivar di fagiolo. Per la riproduzione del seme vengono selezionate in campo piante portaseme. La conservazione del seme è buona quando viene posta particolare attenzione alle tecniche di gestione della coltura in campo. Si presta alla preparazione di pasta e fagioli e ribollita.

Fagiolo dall’occhio del Valdarno, fagiolo gentile, fagiolo cornetto

Descrizione sintetica del prodottoE’ anche detto: Fagiolo dall’occhio di Valdarno, fagiolo gentile, fagiolo cornetto, fagiolo dell’occhio, fagiolo dall’occhio nano, dolico, fagiuolini, cornetti, tegoline, fagiolo all’olio (Maremma).Appartiene alla specie Vigna unguiculata. I baccelli, di colore verde opaco, mediamente filamentosi, non curvi e fini, raggiungono i 20 cm di lunghezza e sono larghi 5 mm. Sulla pianta crescono attaccati apicalmente a gruppetti di 3- 4. I fiori sono bianchi tendenti al violaceo; è consumato dappertutto come fagiolino fresco, ma viene utilizzato anche secco.Alcuni semi sono marroncini tendenti al chiaro, altri tendono al ruggine con una macchia scura nell’ilo.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno fiorentino e aretino, Pratomagno, Casentino e Valtiberina, province di Arezzo e Firenze,

Cenni storici e curiositàSe il fagiolo viene consumato fresco è chiamato “fagiolo cornetto” per la caratteristica distribuzione dei fagiolini sullo stelo, quando invece viene consumato secco è detto “gentile” per la sua ottima digeribilità. Proverbio: “Chi vuole un bel fagiolo gentile, primo di maggio o ultimo di aprile”.

Fagiolo Marconi a seme nero

Descrizione sintetica del prodottoFagiolo da mangiare in erba; non forma mai il filo neppure a maturazione avanzata.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàI baccelli sono lunghi circa 10-15 cm e contengono 5-6 chicchi di colore nero a maturazione; la caratteristica di questo fagiolino da mangiare in erba è che a granigione avvenuta si mantiene tenero e non forma il filo. Viene preparato lessato e condito con olio oppure cotto col pomodoro.

Fagiolo romano, fagiolo romanello

Descrizione sintetica del prodottoFagiolo piccolo di forma irregolare e lievemente tondeggiante con buccia sottile.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno fiorentino e aretino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàVeniva seminato in passato consociato con la saggina o il mais; per il consumo viene utilizzato secco. A causa della sua forma di scarsa bellezza (piccola e irregolare) è limitato per lo più al circuito familiare, ma è considerato da molti il fagiolo più buono.

Fagiolo serpente toscano, stringa

Descrizione sintetica del prodottoIl fagiolo serpente è un fagiolo in erba di colore verde scuro, con una forma particolarmente allungata e dal sapore acidulo.Il legume assomiglia molto al fagiolo dall’occhio, piccolo, con la macchia nera all’ilo, ma di colore rossastro. Si produce da fine giugno a fine agosto.

Territorio interessato alla produzione: Province di Firenze e Arezzo.

Cenni storici e curiositàViene prodotto per consumo familiare e per ristretti circuiti commerciali.Nella provincia di Firenze è stata individuata un’unica azienda di rilievo che produce esclusivamente seme per le aziende orticole toscane. Il seme di questo ortaggio è reperibile anche presso i consorzi e le cooperative, ma non vi è la certezza che sia seme puro, non ibrido.

Fagiolo zolfino

Descrizione sintetica del prodottoFagiolo piccolo, tondo, di colore giallo pallido con ilo bianco, buccia molto fine e di facile cottura.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e fiorentino, Pratomagno; province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàÈ un fagiolo di facile cottura per la presenza di epidermide molto sottile ed è molto ricercato sul mercato per il sapore particolarmente delicato che lo caratterizza. Per la produzione di seme vengono scelte le piante più belle. I semi vengono lasciati seccare sulla pianta e ulteriormente asciugati prima di essere conservati.

Fava lunga delle cascine, fava delle cascine

Descrizione sintetica del prodottoBaccelli lunghi fino a 30 cm con 6-8 semi teneri e dolci.

Territorio interessato alla produzione: Area fiorentina e Valdarno aretino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàÈ una cultivar mantenuta per la sua elevata produttività e per le caratteristiche di sapore dolce che caratterizzano il legume, che viene consumato fresco. Per la produzione del seme vengono individuate le piante con i baccelli migliori e lasciati seccare sulla pianta quelli dei primi palchi, perché presentano maggiore purezza ed energia germinativa superiore. L’abbinamento classico è con il pecorino toscano.

Olive in salamoia

Descrizione sintetica del prodottoLe olive in salamoia sono grosse, di consistenza soda e molto saporite. Le varietà utilizzate sono il leccino e il frantoio. Confezionate in vasetti di vetro da 500 g-1 kg, vengono prodotte da novembre a maggio.

Territorio interessato alla produzione: In particolare la provincia di Lucca e, con alcune modifiche nella tecnica di concia, tutta la regione.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità delle olive in salamoia è da ricondursi alle cultivar locali utilizzate e all’originalità del processo produttivo, che è rimasto invariato nel tempo. Tale processo prevede l’utilizzo di limoni e di due fasi di salamoia sia per una maggiore stabilizzazione del prodotto, sia per conferire un gusto particolarmente sapido alle olive.

Tartufo bianchetto della Toscana, tartufo marzuolo

Descrizione sintetica del prodottoIl tartufo bianchetto del litorale (Tuber albidum Pico) ha uno strato esterno liscio, di colore tendente al fulvo e una polpa chiara di colore variabile dal fulvo al violaceo-bruno, provvista di numerose venature. Le sue dimensioni sono abbastanza ridotte e di solito non superano quelle di un uovo di gallina. Ha un profumo simile a quello dell’aglio.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la regione e in particolare la fascia litoranea.

Cenni storici e curiositàL’operazione di raccolta è effettuata con l’ausilio di cani appositamente addestrati e di un particolare strumento, il vanghetto (costituito da un corto e robusto manico di legno alla cui estremità è fissata una piccola vanga di forma variabile). La conservazione dei tartufi avviene in frigorifero, in recipienti chiusi. In Toscana la raccolta dei tartufi è un’attività tradizionale; già alla fine degli anni trenta infatti era presente sul territorio la cultura della raccolta del tartufo. L’esistenza di otto associazioni di raccoglitori mostra l’importanza di questo prodotto nella regione e il suo profondo radicamento nel territorio.

Tartufo bianco della Toscana

Descrizione sintetica del prodottoIl tartufo bianco della Toscana (Tuber magnatum pico) presenta uno strato esterno liscio, di colore giallo chiaro o verdino, e una polpa dal marrone al nocciola più o meno tenue, talvolta sfumata di rosso vivo, con venature chiare, fini e numerose che scompaiono con la cottura. Ha dimensioni variabili daquelle di una cariosside di mais a quelle di una grossa arancia, al massimo. Emana un profumo forte e gradevole, simile all’odore di metano o a quello del formaggio fermentato.

Territorio interessato alla produzione: L’areale di diffusione comprende alcune zone dell’Appennino nord-orientale e una fascia centrale piuttosto ampia che si estende dal Valdarno inferiore (Pisa, Pontedera) fino al confine con il Lazio (San Casciano dei Bagni).

Cenni storici e curiositàL’areale di diffusione comprende alcune zone dell’Appennino nord-orientale e una fascia centrale piuttosto ampia che si estende dal Valdarno inferiore (Pisa, Pontedera) fino al confine con il Lazio (San Casciano dei Bagni).

Tartufo nero pregiato della Toscana

Descrizione sintetica del prodottoIl tartufo nero pregiato della Toscana (Tuber melanosporum Vitt.) ha uno strato esterno nero rugoso con verruche minute, poligonali e gleba o polpa nero- violacea a maturazione, con venature bianche e fini che divengono un po’ rosseggianti all’aria e nere con la cottura. Può avere grandezza variabile da quella di una nocciola a quella di un’arancia. Emana un profumo delicato molto gradevole.

Territorio interessato alla produzione: L’area di diffusione di questa specie riguarda prevalentemente alcune zone delle province di Firenze, Siena e Arezzo nelle quali si trovano affioramenti di calcare. In particolare la sua presenza è stata rilevata sui monti del Chianti, nel Mugello, nella Montagnola senese, nel Casentino e nella Val di Chiana.

Cenni storici e curiositàLa conservazione dei tartufi freschi avviene in frigorifero, in recipienti chiusi. In Toscana la raccolta dei tartufi costituisce un’attività tradizionale; già alla fine degli anni trenta infatti era presente sul territorio la cultura della raccolta del tartufo. A dimostrarne l’importanza e il profondo radicamento nel territorio è la presenza di otto associazioni di raccoglitori. Si tratta di un tartufo che si presta bene alla cottura che ne mantiene le caratteristiche organolettiche.

Funghi porcini toscani

Descrizione sintetica del prodottoSono anche detti: giugnolo, settembrino, biancarello, montagnolo, porcino del freddo, moreccio o porcino nero, estatino.I porcini sono funghi piuttosto pregiati appartenenti al genere Boletus. Il gambo è di colore marrone chiaro mentre la cappella è di un marrone più scuro, variabile a seconda delle specie del sottobosco e del bosco di produzione. Il sapore è delicato ma intenso, con un leggero sentore di tannino, muschio e tallo dell’aglio. La polpa è soda e bianca mentre i tuboli hanno una colorazione che va dal bianco al giallo verdognolo.

Territorio interessato alla produzione:L’areale di crescita riguarda il territorio forestale di tutte le province della Toscana. Particolare diffusione si segnala in Garfagnana (Provincia di Lucca), Lunigiana (Provincia di Massa-Carrara), la zona dell’Amiata (Provincia di Siena) e la Montagna Pistoiese (comuni di Abetone, Cutigliano e San Marcello).

Tartufo in salamoia

Materia prima: tartufo sia bianco che nero.

Tecnologia di preparazione: i tartufi vengono selezionati a mano, ripuliti
dalla terra con uno spuzzolino uno per uno, lavati, messi in barattoli. Si
aggiunge la salamoia e si sterilizza in autoclave. Si conservano in lungo
fresco e buio.

Maturazione:

Area di produzione: Piemonte, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo.

Calendario di produzione: autunno, inizio inverno.

Note: oltre al tartufo hianco (Tuber magnatum pico) e a quello nero (Tuber
melanosporum) anche il tartufo estivo scorzone (Tuber aestivum) è oggetto
di trasformazione. Di colore blu-nerastro con cuticola verrucosa, si
distingue dal più pregiato tartufo nero di Norcia per la carne più chiara
tendente al bianco nocciola marmorizzato. Il melanosporurm è invece nero.
Un altro (Tuber mesentericum) è molto diffuso nella zona di Ariano Irpino
oltrechè nel Lazio, in Toscana e nel sud delle Marche e dell’Umbria, dove
viene consumato insieme a formaggi freschi di capra in insalata.

Salsa di prugnoli selvatici

Materia prima: prugnoli.

Tecnologia di preparazione: i prugnoli raccolti dopo che hanno subito le prime gelate, vengono fatti bollire e passati al setaccio. Si aggiunge un po’ di zucchero, qualche chiodo di garofano e si lascia completare la cottura. Si mette nei barattoli e si conserva al buio.

Maturazione:

Area di produzione: Toscana, Marche e Umbria.

Calendario di produzione: inverno.

Note: questa salsa è ottima per accompagnare le carni di maiale, i lessi in genere e la cacciagione. È riproposta da alcuni ristoratori. Le proprietà del prugnolo sono straordinarie: ne sa qualcosa la tedesca Weleda. Meriterebbero un trattato a parte.

Funghi porcini sott’olio

Materia prima: funghi porcini.

Tecnologia di preparazione: i funghi porcini, dopo accurata pulitura,
vengono sbollentati per alcuni minuti in acqua, aceto e sale.
Si fanno asciugare per alcune ore. si condiscono con vari aromi, tra cui
l’aglio, che variano da regione a regione e si mettono nei barattoli ricoprendoli
di olio. Si conservano in luogo fresco al buio.

Maturazione: un mese circa.

Area di produzione: tutta l’ltalia appennica.

Calendario di produzione: autunno.

Note: con questo sistema vengono altresì conservate tutte le varietà di
funghi commestibili, a cui si aggiungono differenti erbe aromatiche.

Castagne (fresche) della Toscana

Descrizione sintetica del prodottoLe principali cultivar di castagne per consumo fresco sono la Bastardo rosso, la Carpinese o Carrarese, la Mazzangaia, la Rossola e la Selvana. I frutti di ogni cultivar si differenziano, più o meno marcatamente, per forma, dimensioni, colore della buccia, forma dell’ilo, pellicola interna e caratteristiche organolettiche. La produzione è concentrata prevalentemente nel mese di ottobre.

Territorio interessato alla produzione: Lunigiana, Garfagnana, Appennino pistoiese, Casentino e montagna aretina, Colline Metallifere e Val di Cecina. In particolare la Bastardo rosso è maggiormente diffusa nell’Amiata senese, la Carpinese in Lunigiana, Garfagnana e Appennino pistoiese, la Rossola e la Selvana in Garfagnana. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàLa gestione tradizionale dei castagneti si ripete da secoli senza sostanziali variazioni rispetto alle pratiche colturali consuete. Rispetto al passato tali pratiche si avvalgono solo dell’ausilio di mezzi meccanici come motoseghe e decespugliatori; non prevedono l’uso di concimi chimici e di fitofarmaci e garantiscono il mantenimento delle specifiche caratteristiche organolettiche del prodotto consumato allo stato fresco o successivamente trasformato.

Fico dottato, ottato

Descrizione sintetica del prodottoIl fico della varietà dottato è di medie dimensioni ed ha un colore chiaro, sia all’esterno che nella polpa. La pianta è di buone dimensioni, vigorosa, con foglie di colore verde chiaro.

Territorio interessato alla produzione: Si trova nelle zone collinari in piante sparse in moltissime aziende agricole delle province di Arezzo, Firenze e Prato.

Cenni storici e curiositàÈ una cultivar autoctona toscana che viene riprodotta in un famoso vivaio di Lastra a Signa il cui titolare è conosciuto in tutta Italia in qualità di riproduttore di piante da frutto di varietà antiche. Ha svolto un lungo lavoro di ricerca sulle varietà di fico presenti nel territorio italiano e nel 2000 ha pubblicato “Il Fico – Pianta mediterranea della fortuna”, Edizioni Masso delle Fate. La sua attività si limita alla riproduzione e alla vendita delle piante.

Fico San Piero, corbo

Descrizione sintetica del prodottoI fichi della varietà San Piero sono di grandi dimensioni, con polpa bianco violacea e si sbucciano facilmente.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàÈ una cultivar autoctona toscana che viene riprodotta in un famoso vivaio di Lastra a Signa il cui titolare è conosciuto in tutta Italia in qualità di riproduttore di piante da frutto di varietà antiche. Ha svolto un lungo lavoro di ricerca sulle varietà di fico presenti nel territorio italiano e nel 2000 ha pubblicato “Il Fico – Pianta mediterranea della fortuna”, Edizioni Masso delle Fate. La sua attività si limita alla riproduzione e alla vendita delle piante.

Fico verdino

Descrizione sintetica del prodottoFico verde piccolo, dalla polpa di colore rosso intenso.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàI fichi verdini vengono consumati freschi, accompagnati con il prosciutto, oppure essiccati su graticci di canna; spesso vengono raccolti dalla pianta in un avanzato stato di appassimento, in tal caso il loro colore diviene marrone chiaro.I fichi verdini secchi sono utilizzati per la preparazione delle “picce”: il fico essiccato viene diviso a metà e all’interno viene messo il gheriglio di una noce e poi richiuso.Può essere conservato anche sotto spirito.In una tela del Bimbi, del 1696, sono raffigurati 51 fichi tra i quali il verdino.

Mela Francesca aretina

Descrizione sintetica del prodottoLa mela Francesca è una mela di bell’aspetto, leggermente allungata, di colore verde pallido uniforme con gota rossa a maturazione; il colore verde rimane predominante, non presenta rugginosità. La polpa è dura, croccante, leggermente acidula e profumata. Raggiunge facilmente calibri medi.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Arezzo.

Cenni storici e curiositàLa mela Francesca è meno diffusa e conosciuta della mela nesta, probabilmente perché più “gentile”, mentre la rusticità era la caratteristica maggiormente ricercata all’epoca.

Mela nesta, decio

Descrizione sintetica del prodottoLa mela nesta è di forma tondeggiante, molto schiacciata ai poli; il calibro è piccolo perché tradizionalmente le mele non venivano diradate, ma può raggiungere anche calibri medi. Il colore è giallo uniforme con arrossamento più o meno esteso nello stadio di maturità, comunque lo sfondo giallo rimane predominante e non presenta rugginosità. La polpa è dura, croccante, leggermente acidula. La possibilità di conservarla a lungo era una delle caratteristiche più apprezzate di questa mela.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nelle province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàConosciuta fin dal tempo dei Romani, la mela nesta è originaria delle province di Arezzo e Firenze, lungo l’arco appenninico e pre-appenninico intorno agli 800 m di altitudine. La nesta veniva coltivata in montagna oltre che per l’ottimo adattamento all’ambiente in cui si era evoluta, anche per sfruttare meglio i terreni di alta collina, sistemati spesso a terrazze in cui era difficile coltivare il grano e nelle quali la pianta svolgeva un ruolo determinante per il consolidamento del terreno, evitando frane ed erosioni. Via via si è diffusa ad altitudini inferiori. È senz’altro la mela più conosciuta in Toscana, essendosi adattata a condizione impervie; inoltre, potendo essere conservata fino alla primavera, rappresentava una risorsa per le popolazioni dell’Appennino e faceva parte dell’alimentazione povera. È ancora conosciuta, specialmente dalle persone anziane, per le sue caratteristiche di rusticità e per il sapore piacevole.

Melograno di Firenze

Descrizione sintetica del prodottoIl melograno di Firenze si produce a settembre-ottobre, ha una pezzatura di circa 300 grammi; il colore della buccia è giallo-rosso, quello dei semini all’interno è rosso intenso, il loro sapore è acidulo, sono succosi ed hanno una consistenza “croccante”.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàIl melograno di Firenze è coltivato solo da pochi hobbisti che lo destinano totalmente all’autoconsumo, non è possibile pertanto stimarne la quantità complessivamente prodotta.

Pera coscia aretina

Descrizione sintetica del prodottoFrutto caratterizzato da pezzatura medio piccola con buccia di colore verde chiaro o giallognola quando il frutto è maturo, dal sapore dolce ed aromatico, con consistenza granulosa.

Territorio interessato alla produzione: Nel territorio del Valdarno, della Val di Chiana e del Casentino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàLa coltivazione della pera coscia non richiede l’impiego di fertilizzanti e antiparassitari chimici. Le particolari condizioni pedoclimatiche conferiscono al prodotto una qualità esclusiva.

Pera coscia di Firenze

Descrizione sintetica del prodottoLa pera coscia non è grossa e la sua pezzatura si aggira sui 100-180 grammi. Ha colore giallo e sapore molto dolce. Matura a luglio.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità e qualità sia alla cultivar che si adatta perfettamente alle condizioni pedoclimatiche della zona le quali contribuiscono a conferire il particolare gusto al frutto, sia alla tecnica di produzione. La pera coscia è più precoce delle altre e si produce da almeno 100 anni.

Pera del curato toscana

Descrizione sintetica del prodottoÈ una pera invernale. Il frutto si presenta di colore verde giallastro con qualche lenticella. Ha dimensioni notevoli e polpa aromatica, saporita, di colore bianco.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa pera del curato è un’antica varietà di pera che, anche se non originaria della Toscana, era comunque diffusissima in tutta la regione. Oggi i peri si trovano come piante isolate, residuate negli orti nei pressi di casolari di collina o nei terrazzamenti dove, per il clima e per l’orografia del terreno, non era conveniente seminare il grano. Si tratta di piante adulte, per lo più con produzione decrescente e incostante perché nella quasi totalità dei casi abbandonate.

Pera gentile, gentile d’estate, gentile bianca, pera zuccherina

Descrizione sintetica del prodottoLa pera gentile ha consistenza dura e pezzatura sui 100-180 grammi. Ha colore verde brillante e sapore dolce, anche se astringente. Matura a giugno.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità e qualità sia alla particolarità della cultivar, che si adatta perfettamente alle condizioni pedoclimatiche della zona conferendo il particolare gusto al frutto, sia alla tecnica di produzione rimasta invariata nel tempo.La pera gentile è più precoce delle altre, si produce da almeno 100 anni. L’ottenimento di astoni in azienda permette di salvaguardare il patrimonio genetico della specie. Si consuma preferibilmente con formaggio pecorino.

Pesca cotogna del Poggio

Descrizione sintetica del prodottoLa pesca cotogna del Poggio è gialla, si colora di rosso nell’area aderente al nocciolo. Il colore della buccia è giallo con sfumature e striature rosso-arancio; ha consistenza dura, sapore dolce, profumo molto intenso. In genere la pezzatura si aggira sui 200 grammi.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità e qualità alla particolarità della cultivar: è un ecotipo locale che si adatta perfettamente alle condizioni pedoclimatiche della zona, le quali contribuiscono a conferire il particolare gusto al frutto. La pesca cotogna del Poggio si produce da più di 100 anni, è ottima per consumo fresco e per fare marmellate; è tradizionale gustarla immersa in un bicchiere di Chianti rosso e zucchero. È diffusa su tutte le colline del Chianti.

Pesca cotogna di Rosano, cotogna

Descrizione sintetica del prodottoLa pesca cotogna di Rosano è una cultivar tardiva che si produce a settembre; ha forma tonda, buccia giallo-rossastra e polpa giallo-arancio, tendente al vinato vicino al nocciolo. È molto dolce, ha consistenza dura, profumo assai intenso.

Territorio interessato alla produzione: Rosano, provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàLa pesca cotogna di Rosano si produce da 120 anni, è ottima per consumo fresco e per fare marmellate; è tradizionale gustarla in un bicchiere di Chianti rosso zuccherato.

Pesca cotogna toscana

Descrizione sintetica del prodottoHa colore giallo intenso e uniforme. Rotonda, non raggiunge grosse pezzature; è apprezzata localmente per il caratteristico profumo e per l’ottimo sapore.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno superiore, il Casentino, la Valtiberina e la Val di Chiana, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàUn tempo molto diffusa, ancora oggi è possibile trovarne piccole partite in commercio, infatti il gusto molto saporito e il profumo del frutto maturo hanno contribuito alla sopravvivenza di questa pesca.

Pesca maglia rosa

Descrizione sintetica del prodottoHa buccia gialla estesamente coperta di rosso e polpa di colore giallo-aranciato che diventa rosato a maturazione, da cui il nome. I frutti sono piccoli e di forma oblata-rotonda. È una pesca spiccagnola con polpa dura, resistente alle manipolazioni, gustosa di sapore. La pianta è mediamente vigorosa, la produttività è media.

Territorio interessato alla produzione: Diffusa nel Valdarno aretino e fiorentino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàQuesta pesca veniva associata tradizionalmente al periodo della mietitura. Prima che avvenisse il miglioramento genetico del grano, a partire dal secondo dopoguerra, la mietitura cadeva intorno a fine luglio-prima settimana di agosto, a seconda della stagione. Nella festa che tradizionalmente accompagnava la raccolta del grano venivano servite le pesche maglia rosa e le pesche trionfo rosse.Ancora oggi le persone che hanno gustato queste varietà di pesche le associano a quei periodi.

Pesca Michelini

Descrizione sintetica del prodottoPesca a pasta bianca, con “gota” rossa una volta matura; somiglia alla regina di Londa ma è più grossa di questa e inoltre matura prima pur essendo una pesca a maturazione tardiva ed alquanto scalare. È una pesca molto succosa e di ottime qualità organolettiche. La pianta è di vigoria molto elevata; la produttività è buona. Necessita di sesti piuttosto ampi per garantire buone produzioni e di diradamento dei frutti per migliorarne la qualità.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e fiorentino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàFu ottenuta casualmente da seme nel 1930 presso il frutteto del sig. Michelini (da cui il nome) a Borghetto Santo Spirito (SV), da qui si diffuse poi anche in Toscana.

Pesca passerina, pesca ubriaca

Descrizione sintetica del prodottoDi calibro medio, è caratterizzata dal colore della buccia rosso vinoso, che siestende anche alla polpa man mano che procede la maturazione. Altra caratteristica è il sapore delicato, non molto zuccherino; matura intorno alla seconda decade di settembre.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e fiorentino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàPer il suo caratteristico sapore veniva consumata inzuppata nel vino.

Pesca regina di Londa, regina d’autunno, tardiva di Londa

Descrizione sintetica del prodottoLa pesca regina di Londa è una cultivar a pasta bianca, con buccia di color bianco sporco e striature rossastre. Dolcissima, ha un profumo forte e penetrante e consistenza molto dura. La pezzatura si aggira sui 250-300 grammi. Si produce a settembre-ottobre.

Territorio interessato alla produzione: Londa (provincia di Firenze), Valdarno fiorentino e aretino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità della pesca regina di Londa è dovuta all’importanza della cultivar che si produce in zona da almeno 50 anni. Molto dolce, ben si presta ad essere usata per marmellate. La gente del luogo tuttavia afferma che l’impiego migliore è quello di gustarla fresca. Questa pesca, originaria di Londa, località nei pressi della Rufina (FI), viene tuttora commercializzata per il suo sapore e per la maturazione tardiva.

Pesca trionfo (trionfo rosso, trionfo peloso)

Descrizione sintetica del prodottoSi presenta di colore rosso su sfondo giallo con venature rosse nella polpa. Il nocciolo tende a spaccarsi ma, a differenza della pesca trionfo bianco, non si spicca. Il frutto è piccolo, di forma oblunga-rotonda, con buccia provvista di un caratteristico tomento.

Territorio interessato alla produzione: Province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàVarietà di origine americana, è stata ottenuta casualmente da seme nella seconda metà dell’Ottocento in Georgia. È stata introdotta in Italia negli anni trenta, periodo nel quale la produzione si aggirava intorno ai 115.000 quintali.

Conserva di rose

Materia prima: petali di rosa canina.

Tecnologia di lavorazione: le rose vengono sfogliate e ad ogni petalo si recide la “unghia”, ossia quella parte del petalo attaccata alla corolla, perché di sapore amarognolo. I petali così tagliati si mettono in una terrina aggiungedovi una pari quantità di zucchero e del limone spremuto. Strofinarli bene con le mani per favorire la rottura delle fibre e la fuor uscita degli umori. Si lascia macerare il tutto per qualche tempo, si incorpora dello sciroppo di zucchero preparato a parte lasciando bollire fino al raggiungimento della giusta consistenza. Si mette nei barattoli e si chiudono ermeticamente conservandoli al buio.

Maturazione:

Area di produzione: tradizionale in Piemonte, Veneto e Toscana.

Calendario di produzione: maggio e giugno.

Note: La conserva di rose, tradizionale in Piemonte, viene fatta anche nel convento dell’isola di S.Lazzaro, ad opera dei fratelli armeni, ma solo per uso interno. Le conserve di rosa che si trovano in commercio sono quasi tutte importate dai paesi dell’Est europeo, soprattutto dalla Bulgaria.

Schiacciata con l’uva

Descrizione sintetica del prodottoLa schiacciata con l’uva è un dolce di forma rettangolare, di colore brunastro dovuto alla copertura della pasta con acini di uva rossa da vino. Può essere composta da due diversi strati di pasta, farciti con l’uva. Ha una consistenza morbida, il sapore è quello del pane e dell’uva, dolce. Il periodo di produzione è settembre, quando matura l’uva. Le materie prime di origine locale sono l’uva, generalmente Sangiovese, e l’olio extravergine di oliva.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità alla particolare combinazione degli ingredienti e ai sistemi di lavorazione, rimasti invariati nel tempo. Il prodotto infatti è legato alla tradizione contadina, che ne faceva il maggior uso durante il periodo della vendemmia. La particolarità del gusto è data dall’impiego di uva rossa da vino prodotta da vitigni autoctoni e di olio extravergine toscano. La mancanza di stabilizzanti non offre lunga conservabilità al prodotto.

Schiacciata alla fiorentina

Descrizione sintetica del prodottoLa schiacciata alla fiorentina è un dolce di forma rettangolare color oro internamente per la presenza di zafferano nell’impasto, mentre la superficie è bianca poiché cosparsa di zucchero a velo. Tipicamente lo zucchero viene sparso su di una maschera che lascia sulla schiacciata il disegno del Giglio di Firenze.

Territorio interessato alla produzione: Prodotta in tutta la provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàQuesto dolce si trova a Firenze solo nel periodo di carnevale (altro dolce tipico del Berlingaccio), è una preparazione antichissima che una volta prendeva il nome di “stiacciata unta” a causa della presenza dello strutto e dei ciccioli che venivano usati in abbondanza.

Torta mantovana

Descrizione sintetica del prodottoLa mantovana è una torta rotonda soffice, di facile esecuzione, semplice ma dal sapore molto intenso.

Territorio interessato alla produzione: Diffusa in tutta la toscana e in particolare nella provincia di Prato. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàNonostante il suo nome (non sarebbe però strano se avesse veramente origini mantovane, poiché quel Ducato dominò per un certo periodo l’alta Versilia) questo è un tipico ed antichissimo dolce di esecuzione molto semplice ma ottimo, che si è diffuso in tutta la Regione. Si racconta anche, tuttavia, che nell’ottocento un noto pasticcere di Prato ebbe in dono questa ricetta da due suore di Mantova come ringraziamento per la sua ospitalità. E questo, da uomo industrioso qual’era, l’arricchì della sua esperienza, incontrando un gran apprezzamento tra la propria clientela. Anche l’illustre Artusi cita nel suo libro ” l’arte di mangiar bene” questa raffinata ricetta.

Biscotti di Prato (cantucci di Prato o cantucci toscani)

Descrizione sintetica del prodottoI biscotti di Prato sono ottenuti tagliando trasversalmente dei filoncini di pasta farcita di mandorle intere (20% circa) e pinoli (2% circa). I biscotti così ottenuti risultano croccanti e dorati nella parte esterna; lateralmente, nella parte corrispondente al taglio, si nota la caratteristica sezione delle mandorle, di cui sono riccamente farciti. Questi biscotti si conservano più a lungo di altri perché molto secchi; proprio per la loro consistenza, si usa consumarli inzuppandoli nel vin santo. I cantucci di Massa Marittima sono arricchiti dal delicato aroma di limone.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana ed in particolare la provincia di Prato e il comune di Massa Marittima. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità al sistema di lavorazione, rimasto invariato nel tempo, all’originalità del gusto e alla particolarità della forma.La ricetta dei biscotti probabilmente è stata tramandata dai cuochi della Corte Medicea, che l’avevano ottenuta dai pasticceri giunti in Toscana al seguito di Isabella d’Este verso la fine del XV secolo, durante un soggiorno fiorentino della nobildonna in occasione di uno dei numerosi pellegrinaggi a Roma per visitare il Papa.Nonostante siano privi di stabilizzanti e conservanti, questi biscotti si conservano a lungo perché molto secchi.Risultano ottimi con ogni vino da dessert, ma soprattutto inzuppati nel vin santo toscano.

Brutto buono ai pinoli, kinzica

Descrizione sintetica del prodottoIl brutto buono ai pinoli è un pasticcino a forma di palla, fatto con pasta di pinoli. Molto morbido e spugnoso, esternamente è spolverato con zucchero a velo e avvolto da pinoli interi su tutta la superficie.Quello tipico della provincia di Pisa deve utilizzare i pinoli del Parco di Migliarino San Rossore ottenuti dai pini domestici della macchia mediterranea, che conferiscono al dolcetto un particolare sapore e l’aroma di resina.

Territorio interessato alla produzione:Provincia di Pisa e comune di Fucecchio. Province: Firenze, Pisa.

Cenni storici e curiositàIl brutto buono ai pinoli è un tipico dolcetto della pasticceria pisana caratterizzato dall’intenso sapore e profumo dei famosi pinoli del Parco di Migliarino San Rossore.

Cenci, stracci, frappole

Descrizione sintetica del prodottoI cenci sono dei rettangolini di pasta dolce fritta. Il nome del prodotto derivadalla particolare forma che assume una volta cotto, cioè quella di cenci o stracci. Hanno colore dorato, consistenza croccante; sono in genere cosparsi di zucchero a velo. Il sapore è dolce, vanigliato. Vengono prodotti nel periodo del Carnevale, in gennaio e febbraio.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità alla particolare combinazione degli ingredienti, al sistema di lavorazione che è rimasto invariato nel tempo e alla particolare forma che ricorda quella degli stracci da cucina. Il prodotto, infatti, è legato alla tradizione contadina che ne faceva uso soprattutto nel periodo di Carnevale. Non contiene stabilizzanti per cui non si conserva molto a lungo. Viene prodotto da almeno 50 anni a partire dal periodo post-natalizio fino a febbraio, insieme ad altri dolci tipici del periodo, come frittelle di riso, frati e migliacci. I cenci si servono come dessert, accompagnati con vin santo.

Pesche di Prato

Descrizione sintetica del prodottoLe pesche di Prato sono dei dolcetti tondi fatti di farina, zucchero, lievito, burro e succo di arancia, inzuppati nell’alchermes, divisi a metà e riempiti di crema pasticcera. Sono morbidi e molto dolci, con un intenso sapore di crema. Si producono tutto l’anno.

Territorio interessato alla produzione: Province di Prato e Firenze.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità delle pesche di Prato è data dalla combinazione degli ingredienti e dal particolare aspetto che, per forma e colore, ricorda quello della pesca. La lavorazione a mano e la lievitazione su assi di legno e panni umidi sono elementi fondamentali per la tipicità e il gusto del prodotto.Le pesche in confezione sono più piccole e secche di quelle artigianali. Non si impiegano conservanti, pertanto il prodotto si conserva poco. Si producono da decenni.

Basilico gigante, basilico a foglia di lattuga

Descrizione sintetica del prodottoPianta con foglie lucide, di colore verde smeraldo chiaro, larghe a forma di lattuga. Ha odore intenso.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno aretino e fiorentino, province di Arezzo e Firenze.

Cenni storici e curiositàQuesta varietà di basilico è interessante per le caratteristiche organolettiche, in particolare per l’aroma intenso, con sfumature che ricordano la menta. Viene usato tradizionalmente per piatti locali. La foglia viene usata nella panzanella, dopo averla spezzettata e non tritata come si fa con il genovese.Questa varietà viene anche utilizzata in salse come il pesto e per altri usi.

Zafferano delle Colline Fiorentine, zima di Firenze

Descrizione sintetica del prodottoLo zafferano è una spezia che si ricava dagli stimmi, filamenti molto fini di colore dal rosso porpora al rosso aranciato, del fiore del Crocus sativus L., pianta tuberosa appartenente alla famiglia delle Iridacee; presenta un caratteristico sapore amarognolo ed ha un aroma molto intenso.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàNumerosi richiami storici attestano la presenza produttiva, la commercializzazione e l’alto riconoscimento dello zafferano delle Colline fiorentine che veniva denominato e apprezzato a livello internazionale come “zima di Firenze”. Lo stesso veniva utilizzato anche come valore di scambio di merci ed utilizzato come spezia per la preparazione di piatti e pietanze prelibate. Nel Medioevo a Firenze affluivano commercanti di tutta Europa per acquistare lo zafferano del contado fiorentino ed ai tempi del Da Uzzano (1440) lo zafferano transitante per Firenze era soggetto ad un dazio di transito di otto fiorini per soma, per differenziarlo dallo zafferano prodotto in loco. È noto, da precisi riferimenti storici, che Firenze era un centro di produzione dello zafferano e da alcuni brani frammentari di Baumgartner sembra che i dintorni della città fossero le migliori zone di produzione. Da diversi anni alcuni agricoltori hanno ripreso questa coltivazione nella zona con successo pari ai riconoscimenti ottenuti nel basso ed alto Medioevo.

Olio Toscano – Montalbano IGP

Area di produzione:
Olio Toscano – Montalbano: provincia di Pistoia e Firenze, in tutto o in parte i territori olivati ricadenti nei confini amministrativi dei seguenti comuni: Capraia e Limite, Carmignano, Cerreto Guidi, Fucecchio, Lamporecchio, Larciano, Monsummano Terme, Poggio a Caiano, Pistoia, Quarrata, Serravalle Pistoiese, Vinci

Materia prima:
la denominazione “Montalbano” è riservata all’olio extravergine di oliva “Toscano” ottenuto dalle olive provenienti delle seguenti varietà presenti, da sole o congiuntamente, negli oliveti fino al 100%: Leccino, Moraiolo, Frantoio, Pendolino, Rossellino, Piangente e loro sinonimi.

Caratteristiche:
Acidità massima: 0,5%
colore: dal verde al giallo oro con variazione cromatica nel tempo
odore: di fruttato accompagnato da sentore di mandorla, carciofo, altra frutta matura, verde di foglia
sapore: di fruttato con percezione di piccante

Abbinamenti: condimento ideale per verdure crude e cotte, soprattutto se lessate e consumate calde, ma anche per minestre e zuppe di legumi tipiche della tradizione contadina toscana, e per pesce e carne alla griglia

Riferimenti normativi: Prodotto IGP, Registrazione europea con regolamento CE n. 644/98 pubblicato sulla GUCE n. L87 del 21 marzo 1998; riconoscimento nazionale con DM 21 luglio 1998 pubblicato sulla GURI n. 243 del 17 ottobre 1998

Olio Toscano – Colline di Firenze IGP

Area di produzione:
Olio Toscano – Colline di Firenze: provincia di Firenze e Prato, in tutto o in parte i territori olivati ricadenti nei seguenti comuni: Bagno a Ripoli, Barberino. di Mugello, Barberino Val d’Elsa, Calenzano, Borgo San Lorenzo, Campi Bisenzio, Cantagallo; Castelfiorentino, Certaldo, Dicomano, Empoli, Fiesole, Figline Val d’Arno, Firenze, Firenzuola, Fucecchio, Gambassi, Terme, Greve in Chianti, Impruneta, Incisa Val d’Arno, Lastra a Signa, Londa, Marradi, Montaione, Montelupo, Montemurlo, Montespertoli, Palazzuolo sul Senio, Pelago, Pontassieve, Prato, Reggello, Rignano sull’Arno, Rufina, San Casciano Val di Pesa, San Godenzo, San Piero a Sieve, Scandicci, Scarperia, Sesto Fiorentino, Signa, Tavarnelle Val di Pesa, Vaglia, Vaiano, Vernio, Vicchio,

Materia prima:
la denominazione “Colline di Firenze” è riservata all’olio extravergine di oliva “Toscano” ottenuto dalle olive provenienti delle seguenti varietà presenti, da sole o congiuntamente, negli oliveti fino al 100%: Frantoio, Moraiolo, Leccino, Pendolino, Leccio del Corno, Madonna dell’Impruneta, Morchiaio, Maurino, Piangente, Pesciatino, e loro sinonimi Possono concorrere altre varietà, purché autoctone, in misura massima del 15% quali: Americano, Arancino, Ciliegino, Grappolo, Gremignolo, Grossolana, Larcianese, Lazzero, Leccione, Marzio, Melaiolo, Mignolo, Olivastra Seggianese, Punteruolo, Razzaio, Rossellino, Rossello, San Francesco, Santa Caterina, Scarlinese, Tondello e loro sinonimi.

Caratteristiche:
Acidità massima: 0,5%
colore: dal verde al giallo oro con variazione cromatica nel tempo
odore: di fruttato accompagnato da sentore di mandorla, carciofo, altra frutta matura, verde di foglia
sapore: di fruttato medio a marcato

Abbinamenti: condimento ideale per verdure crude e cotte, soprattutto se lessate e consumate calde, ma anche per minestre e zuppe di legumi tipiche della tradizione contadina toscana, e per pesce e carne alla griglia

Riferimenti normativi: Prodotto IGP, Registrazione europea con regolamento CE n. 644/98 pubblicato sulla GUCE n. L87 del 21 marzo 1998; riconoscimento nazionale con DM 21 luglio 1998 pubblicato sulla GURI n. 243 del 17 ottobre 1998

Olio Chianti Classico DOP

Zona di produzione: La zona di produzione dell’olio Chianti Classico si estende a numerosi comuni in provincia di Siena e Firenze e corrisponde a quella del vino Docg ‘Chianti Classico’ già prevista dal decreto interministeriale del 31.7.1932

Tipologia: Olio extravergine di oliva prodotto per almeno l’80% con olive delle varietà Frantoio, Corregiolo, Moraiolo e Leccino, da sole o congiuntamente

Caratteristiche:
colore: da verde intenso a verde con sfumature dorate
odore: fruttato
sapore: piccante e leggermente amaro

Abbinamenti: insalate, minestre tipiche della regione a base di legumi (zuppa di farro, minestra di fagioli), ribollita e panzanella

Note: La coltivazione dell’olio in quest’area ha una tradizione antichissima e la sua produzione è stata incentivata da motivi nutrizionali e persino religiosi (alcuni riti e cerimonie imponevano l’uso dell’olio). La zona di produzione ha ottenuto un riconoscimento particolare con la promulgazione di un editto, nel 1716, con il quale il Duca Cosimo III riconosceva la qualità delle produzioni olivicole e viticole ottenute entro gli attuali confini dell’area di produzione del Chianti Classico.

Riferimenti normativi: Prodotto DOP, Registrazione europea con regolamento CE n. 2446/00 pubblicato sulla GUCE L281/00 del 7 novembre 2000; riconoscimento nazionale con provvedimento 4.12.2000 pubblicato sulla GURI n. 13 del 17 gennaio 2001

Olio Toscano IGP

Area di produzione:
Olio Toscano: Regione Toscana

Materia prima:
la denominazione “Monti Pisani” è riservata all’olio extravergine di oliva “Toscano” ottenuto dalle olive provenienti delle seguenti varietà presenti, da sole o congiuntamente, negli oliveti: Americano, Arancino, Ciliegino, Frantoio, Grappolo, Gremignolo, Grossolana, Larcianese, Lazzero, Leccino, Leccio del Corno, Leccione, Madonna dell’Impruneta, Marzio, Maurino, Melaiolo, Mignolo, Moraiolo, Morchiaio, Olivastra Seggianese, Pendolino, Pesciatino, Piangente, Punteruolo, Razzaio, Rossellino, Rossello, San Francesco, Santa Caterina, Scarlinese, Tondello e loro sinonimi.

Caratteristiche:
Acidità massima: 0,6%
colore: dal verde al giallo oro con variazione cromatica nel tempo
odore: di fruttato accompagnato da sentore di mandorla, carciofo, altra frutta matura, verde di foglia
sapore: di fruttato marcato

Abbinamenti: condimento ideale per verdure crude e cotte, soprattutto se lessate e consumate calde, ma anche per minestre e zuppe di legumi tipiche della tradizione contadina toscana, e per pesce e carne alla griglia

Riferimenti normativi: Prodotto IGP, Registrazione europea con regolamento CE n. 644/98 pubblicato sulla GUCE n. L87 del 21 marzo 1998; riconoscimento nazionale con DM 21 luglio 1998 pubblicato sulla GURI n. 243 del 17 ottobre 1998

Colli dell’Etruria Centrale DOC

Zona di produzione: parte del territorio amministrativo di ben sei delle dieci province delle Toscana: Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato e Siena (coincide con quella del Chianti)

Vitigni: Colli dell’Etruria Centrale Bianco: Trebbiano toscano in percentuale non inferiore al 50%, a cui si aggiungono Malvasia del Chianti e/o Pinot bianco o grigio e/o Chardonnay e/o Sauvignon e/o Vernaccia di San Gimignano per un massimo del 50%, insieme ad altri vitigni a bacca bianca della zona (massimo 25%). Rosso e Rosato: 50% da uve Sangiovese, a cui si aggiungono Cabernet Franc e/o Cabernet Sauvignon e/o Merlot e/o Pinot nero e/o Canaiolo nero (massimo 50%), e altri vitigni della zona (massimo 25%). Il Novello si ottiene da uve Sangiovese (minimo 50%), Canaiolo nero e/o Merlot e/o Gamay e/o Ciliegiolo (massimo 50%), insieme a quelle di altri vitigni a bacca rossa della zona (massimo 25%). Vin santo: uve Trebbiano toscano e/o Malvasia del Chianti (minimo 70%), insieme eventualmente a quelle di altri vitigni della zona per un massimo del 30%. La tipologia Vin santo occhio di pernice si ottiene da uve Sangiovese per almeno il 50%, insieme a quelle di altri vitigni della zona (massimo 50%)

Gradazione alcolica minima: Bianco 10 gradi. Rosso, Rosato e Novello 10,5 gradi

Tipologie: Bianco, Rosso, Rosato, Novello, Vin santo e Vin santo occhio di pernice. È consentita l’indicazione “Vermiglio” in aggiunta alla denominazione di origine controllata Colli dell’Etruria Centrale Rosso.

Caratteristiche organolettiche: Colli dell’Etruria Centrale Bianco: colore giallo paglierino anche con riflessi verdognoli, odore delicato e fruttato e sapore sapido, vivace, fresco e armonico. Rosso: colore rosso rubino brillante, vivace anche di media intensità, profumo da vinoso a fruttato, fragrante, fresco, delicato, sapore vivace e armonico Novello: colore rosso cerasuolo talvolta tendente al violaceo, vivace, profumo fruttato e fresco e sapore vivace, fresco, brioso, armonico. Rosato: colore rosato piu’ o meno intenso, odore fruttato, fragrante, fresco e sapore fresco, vivace, sapido.

Abbinamenti: Colli dell’Etruria Centrale Bianco: marzolino, panzanella, minestra di riso, acquacotta, minestrone e cipollata. Rosso: fegatelli, polpettone alla fiorentina, trippa alla toscana, scottiglia e fagioli al fiasco. Rosato: panzanella, crostini alla toscana, lardo di Colonnata, caciotta toscana, pappa al pomodoro, zuppa di lenticchie e carne bianca. Novello: ribollita, pappardelle e arista alla fiorentina.

Riferimenti normativi: La Doc Colli dell’Etruria Centrale è stata riconosciuta con DPR 05.12.1990 sostituito dal Decreto del 24.15.1997 pubblicato sulla GU del 7.07.1997, a sua volta modificato dal Decreto dell’11.05.98

Bianco dell’Empolese DOC

Zona di produzione: i territori comunali di Empoli, Cerreto Guidi, Fucecchio, Vinci, Capraia, Limite e Montelupo Fiorentino in provincia di Firenze

Vitigni: uve Trebbiano Toscano in percentuale non inferiore all’80% con l’eventuale aggiunta di quelle di altri vitigni a bacca bianca della zona

Gradazione alcolica minima:Bianco 10,5 gradi. Vin Santo secco 16 gradi. Vin Santo amabile 15 gradi.

Invecchiamento obbligatorio: 3 anni per il Vin Santo

Caratteristiche organolettiche: Bianco dell’Empolese: colore giallo chiaro tendente al paglierino, profumo caratteristico e sapore secco, armonico, fresco e delicato

Tipologie: Bianco e Vin Santo secco e amabile

Abbinamenti: Bianco: molluschi, crostacei, anguille, torta di acciughe, panzanella, marzolino e minestra di riso. Vin Santo: biscottini di Prato, brigidini, castagnaccio e ricciarelli

Riferimenti normativi: La Doc Bianco dell’Empolese è stata riconosciuta con DPR del 18.04.1989 pubblicato sulla GU del 02.11.1989

Chianti Classico DOCG

Zona di produzione: tutto il territorio dei comuni di Greve in Chianti (FI), Castellina in Chianti (FI), Gaiole in Chianti (SI), Radda in Chianti (SI); parte del territorio dei comuni di Barberino Val d’Elsa (FI), San Casciano in Val di Pesa (FI), Tavarnelle Val di Pesa (FI), Castelnuovo Berardenga (SI) e Poggibonsi (SI).

Ettari coltivati: 7.209 (’99).

Vitigni: ottenuto da uve Sangiovese in percentuale minima del 75%, con l’eventuale aggiunta di Canaiolo nero (massimo 10%), Trebbiano toscano e/o Malvasia del Chianti (massimo 6%) e di altri vitigni a bacca rossa della zona per un massimo del 15%

Gradazione minima: 12 gradi

Caratteristiche: Colore rubino vivace tendente al granato con l’invecchiamento
Odore vinoso, con profumo di mammola e con pronunciato carattere di finezza nella fase di invecchiamento, sapore armonico, asciutto, sapido, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido vellutato.

Zucchero massimo: di 4 gr/l di zuccheri riduttori
Estratto secco netto minimo: 23‰
Acidità totale minima: 4,5‰

Note: del vino di queste terre si hanno notizie fin dal 1200. Quella del Chianti e’ la prima zona ad essere stata legalmente riconosciuta come dedita alla produzione di vini di qualita’, fin dal bando promulgato nel 1716 dal Granduca di Toscana Cosimo III. Tra il 1834 ed il 1837 Bettino Ricasoli, ancora giovanissimo, mise a punto, sperimentando nell’azienda di famiglia a Brolio, l’uvaggio più idoneo per produrre il Chianti e ne riferì in una nota conservata presso l’Accademia dei Georgofili.

Chianti Colli Fiorentini DOCG

Zona di produzione: numerosi comuni della provincia di Firenze. Non sono idonei i vigneti collocati ad un’altitudine superiore ai 550 metri s.l.m., ed in alcuni casi, eccezionalmente, ai 650 metri s.l.m.. Sono da considerarsi idonei unicamente i vigneti collinari di giacitura ed orientamento adatti, i cui terreni sono costituiti in prevalenza da substrati arenacei, calcareo-marnosi, da scisti argillosi e da sabbia.

Vitigni: Sangiovese 75-90%, Canaiolo nero 5-10%, Trebbiano toscano e Malvasia del Chianti 5-10%.

Resa massima per ha: 100 qli.

Resa massima di uva in vino: 70%.

Gradazione alcolica minima: 11,5%.

Acidita’ totale minima: 5 per mille.

Estratto secco netto minimo: 20 per mille.

Invecchiamento obbligatorio: 5 mesi.

Tipologie: oltra al Chianti dei Colli Fiorentini, la DOCG Chianti comprende le seguenti tipologie Chianti classico, Chianti dei colli senesi, Chianti dei colli aretini, Chianti delle colline pisane, Chianti di Montalbano, Chianti ruffina.

Qualificazioni: qualora sia stato sottoposto ad un invecchiamento di almeno 2 anni ed abbia una gradazione alcolica minima del 12.5%, puo’ portare la qualifica “Riserva”.

Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino vivace, brillante, tendente al granato con l’invecchiamento; profumo intensamente vinoso, con sentore di mammola e con piu’ pronunziato carattere di finezza per la esterificazione nella fase di invecchiamento; sapore asciutto, sapido, armonico, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido e vellutato.

Abbinamenti: carni bianche e rosse, arrosti e selvaggina della cucina nazionale ed internazionale. In zona si abbina con la classica bistecca alla fiorentina; se giovane con crostini di fegato, pappardelle al sugo di lepre, trippa alla fiorentina.

Chianti Rùfina DOCG

Zona di produzione: i territori di numerosi comuni delle province di Siena, Firenze, Arezzo, Pistoia e Pisa. Non sono idonei i vigneti collocati ad un’altitudine superiore ai 550 metri s.l.m., ed in alcuni casi, eccezionalmente, ai 650 metri s.l.m.. Sono da considerarsi idonei unicamente i vigneti collinari di giacitura ed orientamento adatti, i cui terreni sono costituiti in prevalenza da substrati arenacei, calcareo-marnosi, da scisti argillosi e da sabbia.

Vitigni: Sangiovese 75-90%, Canaiolo nero 5-10%, Trebbiano toscano e Malvasia del Chianti 5-10%.

Resa massima per ha: 100 qli.

Resa massima di uva in vino: 70%.

Gradazione alcolica minima: 11,5%.

Acidita’ totale minima: 5 per mille.

Estratto secco netto minimo: 20 per mille.

Invecchiamento obbligatorio: 5 mesi.

Tipologie: oltra al Chianti Rùfina, la DOCG Chianti comprende le seguenti tipologie Chianti classico, Chianti dei colli senesi, Chianti dei colli aretini, Chianti delle colline pisane, Chianti di Montalbano, Chianti dei Colli Fiorentini.

Qualificazioni: qualora sia stato sottoposto ad un invecchiamento di almeno 2 anni ed abbia una gradazione alcolica minima del 12.5%, puo’ portare la qualifica “Riserva”.

Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino vivace, brillante, tendente al granato con l’invecchiamento; profumo intensamente vinoso, con sentore di mammola e con piu’ pronunziato carattere di finezza per la esterificazione nella fase di invecchiamento; sapore asciutto, sapido, armonico, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido e vellutato.

Abbinamenti: carni bianche e rosse, arrosti e selvaggina della cucina nazionale ed internazionale. In zona si abbina con la classica bistecca alla fiorentina; se giovane con crostini di fegato, pappardelle al sugo di lepre, trippa alla fiorentina.

Chianti DOCG

Zona di produzione: i territori di numerosi comuni delle province di Siena, Firenze, Arezzo, Pistoia e Pisa. Non sono idonei i vigneti collocati ad un’altitudine superiore ai
550 metri s.l.m., ed in alcuni casi, eccezionalmente, ai 650 metri s.l.m.. Sono da considerarsi idonei unicamente i vigneti collinari di giacitura ed orientamento adatti, i cui terreni sono costituiti in prevalenza da substrati arenacei, calcareo-marnosi, da scisti argillosi e da sabbia.

Vitigni: Sangiovese 75-90%, Canaiolo nero 5-10%, Trebbiano toscano e Malvasia del Chianti 5-10%.

Resa massima per ha: 100 qli.

Resa massima di uva in vino: 70%.

Gradazione alcolica minima: 11,5%.

Acidita’ totale minima: 5 per mille.

Estratto secco netto minimo: 20 per mille.

Invecchiamento obbligatorio: 5 mesi.

Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino vivace, brillante, tendente al granato con l’invecchiamento; profumo intensamente vinoso, con sentore di mammola e con piu’ pronunziato carattere di finezza per la esterificazione nella fase di invecchiamento; sapore asciutto, sapido, armonico, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido e vellutato.

Qualificazioni: qualora sia stato sottoposto ad un invecchiamento di almeno 2 anni ed abbia una gradazione alcolica minima del 12.5%, puo’ portare la qualifica “Riserva”.

Abbinamenti: carni bianche e rosse, arrosti e selvaggina della cucina nazionale ed internazionale. In zona si abbina con la classica bistecca alla fiorentina; se giovane con crostini di fegato, pappardelle al sugo di lepre, trippa alla fiorentina.

Tipologie: Chianti classico, Chianti dei colli senesi, Chianti dei colli aretini, Chianti dei colli fiorentini, Chianti delle colline pisane, Chianti di Montalbano, Chianti ruffina.

Vin santo del Chianti Classico DOC

Zona di produzione: comprende l’intero territorio del Chianti classico, e precisamente i comuni di Castelnuovo Berardenga, Castellina in Chianti, Poggibonsi, Radda in Chianti e Gaiole in Chianti, in provincia di Siena; Tavarnelle Val di Pesa, Barberino Val d’Elsa, San Casciano in Val di Pesa e Greve in Chianti, in provincia di Firenze

Vitigni: almeno il 70% da uve Trebbiano toscano e Malvasia ed eventualmente per la restante parte da altre uve a bacca bianca e rossa raccomandate per le provincie di Siena e Firenze; la variante Occhio di pernice è ottenuta almeno per il 50% da uve Sangiovese con l’eventuale aggiunta di quelle di altri vitigni a bacca rossa o bianca raccomandate per le province di Siena e Firenze

Tipologia: Il Vin santo del Chianti classico Doc è prodotto nelle varianti Secco, Amabile, Riserva, Occhio di pernice e Occhio di pernice riserva

Caratteristiche:
Vin santo del Chianti classico: colore dal giallo paglierino al dorato, all’ambrato intenso; odore etereo, intenso, caratteristico; sapore armonico, vellutato, secco o con più pronunciata rotondità per il tipo Amabile; la gradazione minima è di 16 gradi;
variante Occhio di pernice: colore che varia dal rosa intenso al rosa pallido; odore caldo, intenso; sapore dolce, vellutato e rotondo; la gradazione minima è di 17 gradi

Vin Santo del Chianti DOC

Zona di produzione: parte delle province di Firenze, Siena, Arezzo, Pisa e Pistoia

Vitigni: 70% di uve Trebbiano e Malvasia e per il residuo con quelle di altri vitigni a bacca bianca o rossa raccomandati della zona; la variante Occhio di pernice è prodotta con il 50% di uve Sangiovese e per la differenza con quelle di altri vitigni a bacca bianca o rossa raccomandati della zona

Tipologia: Il Vin santo del Chianti Doc è prodotto nelle varianti Secco, Amabile, Dolce, Riserva, Occhio di pernice (sia Amabile che Dolce)

Caratteristiche: colore dal giallo paglierino al dorato, all’ambrato intenso; odore etereo, intenso, caratteristico; sapore armonico, vellutato, secco o con piu’ pronunciata rotondità per i tipi Abboccato, Amabile, Dolce; la gradazione minima è di 15,5 gradi;
variante Occhio di pernice: colore che varia dal rosa intenso al rosa pallido; odore caldo, intenso; sapore amabile o dolce, morbido, vellutato e rotondo; la gradazione minima è di 17 gradi

Riferimenti normativi: La Doc Vin santo Chianti è stata riconosciuta con DPR del 28.08.1997 pubblicato sulla GU del 27.09.1997

Miele toscano di particolari essenze floreali

Descrizione sintetica del prodottoMiele di popone, Miele di marruca, Miele di sulla, Miele di girasole, Miele di erba medica, Miele di corbezzolo e Miele di tiglio.

Territorio interessato alla produzione: Tutto il territorio della regione, in particolare la provincia di Grosseto con la zona dell’Amiata e della valle dell’Ombrone, le province di Arezzo, Siena e Prato.

Cenni storici e curiositàQuesti particolari mieli sono frutto di un’antica tradizione. La diversa composizione pollinica, determinata dal tipo di fioritura e dal territorio in cui le api trovano il nutrimento ne ha determinato un diverso utilizzo, sia per la preparazione di dolci sia in abbinamento con formaggi saporiti, sia come prodotto dalle proprietà medicinali. Tutti i contadini di un tempo possedevano qualche arnia ed il miele diventava un prodotto secondario dell’azienda ma al tempo stesso molto ricercato e “prezioso”.

Miele millefiori toscano

Descrizione sintetica del prodottoProviene da molte specie floreali e racchiude in sé i pregi dei numerosi nettari da cui deriva. Ha consistenza fluida e granulosa, sapore dolciastro con retrogusto amarognolo, colore che varia dal giallo-verdognolo al marrone-blu. Si produce da maggio a settembre.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa produzione del miele millefiori, come per altri mieli monofloreali, è storicamente presente in tutto il territorio toscano ed ha costituito per lungo tempo un’integrazione delle produzioni principali nelle aziende agricole. Il miele, per sua natura, riproduce l’unicità dell’ambiente da cui deriva e ne distilla gli elementi che lo contraddistinguono, dando luogo ad un alimento unico e irripetibile. I diversi areali rendono peculiare il patrimonio di essenze nettarifere da cui il miele millefiori è composto: per questo ogni area geografica “produce” un miele caratteristico e riconoscibile. È ottimo per i dolci e da sempre è stato utilizzato come alimento energetico e ricostituente.

Miele di acacia toscano

Descrizione sintetica del prodottoSi presenta liquido, con colorazione giallo-chiara, quasi trasparente; ha sapore dolce molto delicato e profumo molto fine e persistente. Ricorda il profumo dei fiori e della vaniglia.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàIl sistema di estrazione del miele è pressoché lo stesso da molto tempo: i cambiamenti più importanti riguardano l’uso dei melari asportabili, l’uso della centrifuga invece dei torchi e l’uso di filtri. Il miele è uno dei prodotti in cui si evince maggiormente il legame con l’ambiente che, per le proprie peculiarità climatiche, è caratterizzato da un patrimonio di essenze nettarifere che rendono unico il miele che ne deriva.

Miele di castagno toscano

Descrizione sintetica del prodottoProdotto nelle zone di media montagna, il miele di castagno ha consistenza piuttosto liquida, colore marrone-ambrato più o meno scuro, brillante. È un miele non eccessivamente dolce con retrogusto più o meno amaro, aroma intenso. Resta liquido a lungo, ha colore ambra dorato chiaro, profumo intenso e aromatico, di bosco.

Territorio interessato alla produzione: Tutto il territorio toscano interessato dalla coltivazione del castagno. Particolarmente rinomati sono i mieli di castagno dell’Alta Versilia, dell’Amiata, della Valle del Serchio, della Val di Bisenzio, del Casentino, della Lunigiana.

Cenni storici e curiositàLa produzione del miele di castagno è storicamente presente in tutto il territorio toscano ad alta vocazione castanicola, come testimoniato da diverse citazioni in testi e documenti, ed ha costituito per lungo tempo un’integrazione delle produzioni principali nelle aziende agricole. Ogni famiglia un tempo possedeva qualche arnia ma il miele, alimento ricco di sostanze nutritive e di proprietà benefiche, costituiva per lo più una produzione secondaria. Più recentemente si è elevato a prodotto prevalente per alcune aziende che si sono specializzate nell’allevamento delle api. Pur conservando nella sostanza le tradizionali tecniche di lavorazione, l’attività apistica ha subito un processo di aggiornamento in gran parte determinato dalla necessità di adeguarsi agli attuali standard qualitativi.Il miele, per sua natura, riproduce l’unicità dell’ambiente da cui deriva e ne distilla gli elementi che lo contraddistinguono, dando luogo ad un alimento unico e irripetibile. I diversi areali rendono peculiare il patrimonio di essenze nettarifere. Il miele di castagno è ottimo accompagnamento ai formaggi a pasta dura di latte vaccino, caprino o di pecora.

Pappa reale

Descrizione sintetica del prodottoLa pappa reale ha consistenza densa e cremosa e colore biancastro; è del tutto inodore, mentre il sapore è acidulo. Viene confezionata in genere in vasetti da 10 gr; è un prodotto deperibile che va conservato in frigorifero e consumato entro 10 giorni.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàAlimento salubre e ricco di proprietà ricostituenti, la pappa reale ha registrato negli ultimi anni un notevole incremento nel consumo. Si abbina a miele e alcolici, ma può essere consumata anche al naturale.

Polline

Descrizione sintetica del prodottoSi presenta in granelli di varie forme, con colore che varia dal giallo a tinte più scure. È inodore e ha sapore dolce.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàRispetto al passato la tecnica di produzione si è raffinata ed è stato introdotto l’uso di griglie per la raccolta. La qualità del prodotto è legata al clima e al territorio – rilevanti per le fioriture -, all’impollinazione e all’assenza di fonti di inquinamento. Il polline si consuma solo, o abbinato a miele o pappa reale.

Propoli toscana

Descrizione sintetica del prodottoLa propoli naturale ha consistenza solida, colore marrone scuro, odore e sapore persistenti. Viene poi diluita in essenza alcolica e confezionata in boccette provviste di contagocce.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa propoli è un prodotto conosciuto da tempo immemorabile. Rispetto al passato, vi sono stati miglioramenti nella tecnica di estrazione del prodotto, che un tempo veniva grattato dall’interno dell’alveare. Si consuma abbinata al miele.Tutti gli anni nei mesi di settembre-ottobre a Montecatini Terme viene organizzata la manifestazione Miele e salute dove viene presentata anche la propoli.

Pisello mugellano, baccellone, nostrale del Mugello

Descrizione sintetica del prodottoSi tratta di un pisello rampicante ramificato “a tutta frasca” che cresce vigoroso a sviluppo indeterminato fino a 1,5-2 m (taglia alta), a fusto cilindrico non scanalato. Il baccello, quasi cilindrico senza strozzature, è lungo dagli 8,5 ai 10 cm (stilo incluso, di 0,4 cm, leggermente appuntito e curvato), di colore verde chiaro, diritto, con sezione trasversale ellittica, dimensione alla raccolta di almeno 2 cm circa e tipico picciolo lungo anche 15 cm. Il seme, di color verde chiaro uniforme da fresco, è piuttosto grosso, di forma rotondeggiante e, da secco, liscio-appena rugoso.

Territorio interessato alla produzione: Il Pisello Mugellano viene coltivato in un comprensorio collinare negli immediati dintorni di Scarperia, in provincia di Firenze, ad un’altitudine di circa 370 m s.l.m.

Cenni storici e curiositàSi dice che tali piselli, chiamati “nostrali”, sono veramente diversi dagli altri ed assai apprezzati dai consumatori perchè molto dolci e saporiti. Essendo una varietà a rischio di erosione genetica, il pisello mugellano è stato iscritto nel repertorio regionale delle risorse genetiche autoctone. Un campione del seme è conservato presso la Banca Regionale del Germoplasma (B.R.G.) di Lucca.

Granoturco nano di luco, granturco nano di Grezzano

Descrizione sintetica del prodottoGranturco precoce di seme giallo con spiga conica tozza e corta da 12 a 18 cm circa, chicco tondo di media grandezza. Fusto basso (60/80 cm.), spiga a 40 cm da terra.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nelle frazioni di Luco del Mugello e Grezzano nel comune di Borgo San Lorenzo. Provincia: Firenze

Cenni storici e curiositàLa coltivazione del granturco in Toscana è iniziata solo nel 1700, ma già agli inizi dell’Ottocento si diffonde in modo molto rapido e per oltre un secolo è la seconda coltura erbacea per importanza. Alla coltivazione viene riconosciuto un grande valore nell’economia agraria mezzadrile, la farina di granturco diventa l’alimento principale e spesso unico nei mesi invernali e nei periodi di carestia. Dall’eccessivo consumo di polenta deriva la pellagra, una malattia che alla fine dell’Ottocento era una tra le prime cause di morte nel Mugello. La produzione di granturco per l’alimentazione umana si mantiene di enorme importanza fino alla metà del Novecento. A partire da questa data la coltivazione del mais per farina da polenta diminuisce notevolmente e si afferma la coltivazione di tipi di granturco ibridi, adatti all’alimentazione del bestiame con una resa molto più alta, ma che necessitano di irrigazione. La polenta poi ha perso la sua importanza nell’alimentazione quotidiana ed è considerata adesso un piatto povero, cucinato occasionalmente.

Grano saraceno, fagopiro, grano nero

Descrizione sintetica del prodottoIl grano saraceno (Fagopyrum esculentum Moench) appartiene alla famiglia delle poligonacee; è una pianta erbacea annuale con altezza variabile da 60 a 100 cm, con molte ramificazioni, foglie ovato-triangolari, fiori a racemi di colore bianco-rosa o rosso. Il ciclo vitale è breve (dai 60 ai 90 giorni circa) e ciò ne consente la coltivazione in seconda coltura dopo un altro cereale (frumento o segale).

Territorio interessato alla produzione: Garfagnana: comuni di Villa Collemandina, Sillano, Giuncugnano. Mugello: comune di Firenzuola. Province: Firenze, Lucca.

Cenni storici e curiositàIl grano saraceno, originario dell’Asia centrale, venne introdotto in Europa in seguito alle invasioni mongole (XIII secolo). Nel nostro Paese è segnalato fin dai primi anni del XVII secolo: Giovanni Guler von Weinech, governatore grigionese della Valtellina, riferisce nel 1616 della sua coltivazione nella valle dell’Adda. Anche Alessandro Manzoni nei “Promessi sposi” (ambientato nel 1628) conferma la presenza di questa specie in Lombardia ricordando la “polenta bigia di grano saraceno”. La massima diffusione della coltura in Italia si è registrata nel 1700 e nei primi decenni del 1800, in particolare nelle valli alpine del nord e nord-est durante la dominazione austriaca. Negli Appennini la coltivazione è ricordata fin dal 1621 nel Ducato di Modena e si è poi estesa fino all’Abruzzo, raggiungendo una notevole diffusione agli inizi del 1800 e protraendosi fino agli anni ’50 del secolo scorso. Nell’area delle Alpi Apuane e dell’Appennino Tosco Emiliano, il grano saraceno viene ancora ricordato dagli anziani del posto, come un “grano nero” per ottenere un’ottima farina per la polenta insieme al granoturco e al farro. Veniva seminato in primavera, sfalciato per ottenerne foraggio e il ricaccio veniva mandato a seme, oppure era coltivato in secondo raccolto dopo orzo, segale o farro. La granella prodotta veniva macinata e mescolata alla farina di grano, farro, segale o mais per produrre pasta: tagliatelle, gnocchi e altre pietanze. La coltivazione del grano saraceno e del farro si è poi ridotta fino a scomparire per il progressivo abbandono delle zone montane, per la sostituzione con il frumento nelle moderne varietà più resistenti al freddo e per una tendenza al rifiuto di alimenti associati con l’idea di indigenza e disagio economico. Più recentemente, una maggiore attenzione alle proprietà nutrizionali e organolettiche dei cibi tradizionali ha portato alla riscoperta del farro ed ora alla possibile reintroduzione del grano saraceno, impiegato per specialità alimentari ed anche per tisane e surrogati del caffè.

Zuccherini del Mugello, zuccherini al paiolo

Descrizione sintetica del prodottoGli zuccherini sono dei biscotti dolci, secchi, di forma tonda bucati nel mezzo. Sono bianchi perchè vengono immersi dopo la cottura nello zucchero fuso. Sono profumati di anice. Vengono prodotti tutto l’anno, sia a livello indistriale, dai forni della zona, sia artigianalmente (a mano) dai soci di una associazione locale.

Territorio interessato alla produzione: Si producono a Bruscoli, nel comune di Firenzuola. Provincia: Firenze.

Cenni storici e curiositàGli zuccherini erano dolci molto comuni nel territorio di Firenzuola: erano infatti sempre presenti a conclusione di pranzi tenuti in particolari occasioni, feste e ricorrenze, oltre che ai rinfreschi per imatrimoni. La lavorazione a mano conferisce a questi biscotti un gusto particolare, che nella produzione industriale va perduto. La ricetta degli zuccherini è tramandata oralmente da molte generazioni.

Torta di marroni di Marradi, “la torta”

Descrizione sintetica del prodottoDolce preparato con i marroni, formato da una base di sfoglia e un composto morbido, dal colore marrone scuro e lucido. Prodotto nel periodo autunno-inverno.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nell’Alto Mugello, in particolare nel comune di Marradi. Provincia: Firenze

Cenni storici e curiositàLa castagna è stata il frutto fondamentale per l’alimentazione di generazioni di contadini di montagna; mancando grano e mais, la funzione della pasta e del pane, era sostituita dalla polenta dolce (pattona) fatta con la farina di castagne. Infatti il castagno era detto “albero del pane”. Esistono molte varianti di questa ricetta, si può dire che ogni famiglia ha la propria, ereditata dalle passate generazioni, ed il risultato può essere diverso. Pare che la ricetta, tramandata oralmente di generazione in generazione risalga al 1700.

Cucchiaroli, succiaroli, anseri, orecchioni

Descrizione sintetica del prodottoI “cucchiaroli” sono marroni appassiti nel seccatoio e poi bolliti. Il prodotto risulta a metà tra il marrone secco e il marrone fresco. Vengono prodotti nel mese di dicembre.

Territorio interessato alla produzione: E’ limitato all’areale geografico dell’Alto Mugello, in passato venivano prodotti in grande quantità nella vallata del Rovigo e a Casetta di Tiara. Provincia: Firenze.

Cenni storici e curiositàIl termine “cucchiaroli”, deriva dal dialetto romagnolo “cuciaro” del quale non si conosce l’equivalente italiano. Molti dei tradizionali seccatoi, utilizzati per essiccare le castagne, sebbene non più funzionanti, si trovano ancora in tutto l’alto Mugello. Chi non possedeva un seccatoio metteva i marroni in balle di iuta e le poneva vicino al camino per circa 40 giorni. I marroni durante il processo di essiccazione perdono acqua e acquistano un gusto zuccherino, tanto che in passato venivano direttamente consumati msucchiandoli come si fa con le caramelle da cui è derivato il nome succhiaroli.

Cioccolato artigianale toscano

Descrizione sintetica del prodottoIl cioccolato artigianale tradizionale toscano si presenta in forme e dimensioni diverse a seconda della lavorazione finale cui viene sottoposto: praline, tavolette, dragès, creme spalmabili, ecc. Si caratterizza per l’impiego di materie prime selezionate dall’artigiano produttore, miscelate in base alla propria esperienza per ottenere le diverse tipologie di prodotto finito. Il cioccolato prodotto deriva esclusivamente dalla lavorazione delle fave di cacao raccolte nelle zone di coltivazione più vocate. Si tratta di cioccolato puro al quale non vengono aggiunti ulteriori ingredienti, in modo particolare i grassi presenti sono quelli naturali del burro di cacao e non quelli vegetali consentiti dall’attuale normativa. Tutto il processo produttivo avviene nel laboratorio di lavorazione dell’artigiano.

Territorio interessato alla produzione: Riguarda tutto il territorio regionale toscano, con particolare incidenza nella zona che va da Pisa a Firenze, ormai nota come Chocolate Valley Toscana. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàLa storia del cioccolato in Toscana comincia all’inizio del 1600, quando il mercante fiorentino Francesco Carletti riuscì a portare i primi semi di cacao a Firenze. I Medici furono tra i più importanti sostenitori della cioccolata (allora era una bevanda) e rapidamente il suo uso si diffuse in tutta la Toscana. In tempi più recenti inizia la storia moderna del cioccolato, quando nel 1974 Roberto Catinari torna nella natia Bardalone (PT) ed apre un laboratorio mettendo a frutto tutto quello che ha appreso in 20 anni di dura scuola svizzera.

Gallina mugellese, gallina mugginese

Descrizione sintetica del prodottoLa gallina mugellese è assimilabile ad un pollo nano di piccole dimensioni (1,2-1,5 kg) compatto e fiero, ha un carattere vivace e chiassoso ed è estremamente aggressivo nei confronti di altri galli, a dispetto delle sue piccole dimensioni. In Mugello è diffuso un proverbio sulle piccole dimensioni di questo pollo: ” La gallina mugellese a due anni dimostra un mese”.

Territorio interessato alla produzione: Si alleva nel Mugello, in provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàLa Mugellese è una razza utilizzata da tempo immemorabile in Mugello per le sue buone caratteristiche di cova. Non sono state trovate fonti bibliografiche che citano la Mugellese, se non una consolidata memoria orale tramandata dalle popolazioni locali. Questa mancanza è probabilmente dovuta al fatto che non la si riteneva a tutti gli effetti una razza da reddito, pertanto sfuggiva ai periodici censimenti sulle razze locali volti ad evidenziare le razze più produttive e non aveva sbocco neppure come razza da carne visto il ridotto volume. E’ comunque una razza “recente ” nella sua formazione: i polli nani si collocano come introduzione in Italia nel periodo in cui fanno il loro ingresso le razze Asiatiche ( Cocincina, Brama, Langshan ecc.), momento in cui cominciò l’opera di meticciamento fra razze asiatiche e mediterranee. Anche lo stesso termine Bantam in uso per indicare razze nane mette in evidenza l’origine asiatica delle stesse e indicava il porto da cui gli inglesi importarono per la prima volta polli nani prima sconosciuti in Europa. Tutto ciò non deve stupire in quanto l’Asia, patria delle razze selvatiche progenitrici, fu punto di partenza a più riprese per la diffusione mondiale del pollo.

Carne di razza Calvana

Descrizione sintetica del prodottoL’attitudine principale è la carne che presenta ottime caratteristiche organolettiche. Il mantello è, nei soggetti adulti, bianco porcellana con pigmentazione apicale nera. Nei primi mesi di vita il mantello è fromentino. La testa è leggera, nei tori più corta che nelle vacche, con profilo rettilineo, le corna sono corte, a sezione ellittica, dirette lateralmente in avanti. Il collo così come tutte le altre parti dell’animale sono muscolose e ben sviluppate a dimostrazione dell’attitudine al lavoro di questa razza.

Territorio interessato alla produzione: Gli allevamenti sono diffusi maggiormente nelle province di Firenze (Mugello) e Prato (Calvana e Val di Bisenzio), qualche numero si è riscontrato negli ultimi anni anche in provincia di Pistoia di Siena.

Cenni storici e curiositàLe prime notizie storiche risalgono al 1623. La razza Calvana fa parte del ceppo podolico italico ed ha avuto origine in seno alla razza Chianina, della quale viene considerata, secondo alcuni autori, una ceppo di montagna di dimensioni più ridotte.La razza era apprezzata nelle zone montagnose del Pratese per la sua frugalità e la sua spiccata attitudine al lavoro. Il periodo di maggior splendore della Calvana si è avuto nei primi decenni di questo secolo, che è stato anche il periodo di costituzione della razza, prima che con l’esodo rurale segnasse l’inizio del suo declino. In passato è stata usata soprattutto per il lavoro, per la sua grande resistenza e tenacia, pur essendo a duplice attitudine (lavoro-carne). Nel 2001 è stato istituito il Registro Anagrafico con la finalità di mantenere e salvaguardare il patrimonio genetico esistente. Per la carne di bovini di razza Calvana, così come per la Chianina, il piatto tipico è la “bistecca alla fiorentina” ma si presta bene anche per la preparazione di stracotti e spezzatini.

Gemma d’abeto

Descrizione sintetica del prodottoLa Gemma d’abeto è un liquore aromatico che possiede una gradazione alcolica di 30°. Viene ottenuto dall’infusione delle gemme di abete ed altre piante officinali. Il prodotto si presenta di colore giallo-verde ed emana un forte profumo.

Territorio interessato alla produzione: E’ limitato al Convento di Monte Senario che ricade nel comune di Vaglia, in provincia di Firenze.

Cenni storici e curiositàIl convento di Monte Senario fu costruito verso la metà del 1200 da sette frati, che si ritirarono su questo monte e fondarono l’ordine dei Servi di Maria, anche detti Serviti. Intorno ai sette frati si formò ben presto una numerosa comunità e il convento si ampliò progressivamente. Tra le molte attività dei frati vi era quella della “fabbrica di liquori”, occupazione che ha avuto particolare espansione nella prima metà del Novecento quando i frati erano più numerosi di adesso. Nella tradizione secolare del convento il padre responsabile del laboratorio tramandava la ricetta e il mestiere ad un novizio che avrebbe preso il suo posto. Le gemme d’abete venivano raccolte dagli altri novizi sulle cime degli alberi intorno allo stesso convento, adesso invece sono acquistate così come gli altri ingredienti. Il liquore Gemma d’abeto viene utilizzato come digestivo, per correggere il caffè e nella preparazione di torte.