Stracchino, crescenza

Descrizione sintetica del prodottoÈ un formaggio molle di colore bianco, sapore delicato e aroma leggermente dolce. Viene confezionato per lo più in panetti da 250 gr.

Territorio interessato alla produzione: Entroterra maremmano, in particolare il comune di Sorano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa preservazione nel tempo della tecnica produttiva ha permesso di conservare la freschezza, il sapore delicato e la particolare cremosità tipiche di questo prodotto. Lo stracchino viene utilizzato come formaggio fresco e per la preparazione di antipasti in abbinamento con carni e verdure.

Pastorella del Cerreto di Sorano

Descrizione sintetica del prodottoLa pastorella del cerreto è una caciotta dalla tipica forma rotonda. Viene prodotta con latte di pecora e di vacca. Il colore della buccia è rosso mattone, quello dell’impasto giallo paglierino. Ha sapore dolciastro intenso e la pasta ha consistenza burrosa e cremosa. Il particolare colore della buccia deriva dal trattamento con polpa di pomodoro maturo.

Territorio interessato alla produzione:Sorano, Pitigliano, Castell’Azzara, Semproniano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità della pastorella del cerreto di Sorano è legata alla sua particolare tecnica di trasformazione, rimasta invariata nel tempo. Il trattamento della buccia con il pomodoro maturo deriva dalla necessità di eliminare le muffe, che avrebbero attaccato la buccia e la polpa, con l’acidità del pomodoro maturo.

Pecorino Toscano DOP

Materia prima: latte intero di pecora. Alimentazione: prevalentemente foraggi verdi o affienati della zona di produzione.

Tecnologia di lavorazione: si porta il latte, che nei caseifici viene precedentemente pastorizzato e a cui vengono poi aggiunti i fermenti lattici, in genere termifoli, ad una temperatura compresa tra i 35 e i 38 gradi, aggiungendovi caglio di vitello. Coagula in 20-25 minuti. Dopo la rottura della cagliata (a dimensione di una nocciola), si allontana il siero e la cagliata viene posta in apposite forme per lo sgrondo del siero. L’ulteriore spurgo del siero viene effettuato tramite stufatura in cassoni o in camera calda per una durata da mezz’ora a tre ore; in alcuni casi si effettua lo spurgo tramite pressatura. La salatura avviene per bagno in salamoia, durante 8-36 ore; la salatura può essere effettuata anche a secco, con l’aggiunta diretta di sale. Matura in 20-40 giorni, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi, dove le forme vengono girate e lavate. Resa 20%.

Stagionatura: il prodotto può essere sottoposto a stagionatura, che dura da 40 a 180 giorni circa, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi. Le forme vengono trattate con olio, morchia, cenere o altri prodotti, sono poi periodicamente girate e, se necessario, lavate.

Caratteristiche del prodotto finito: altezza: cm. 7-11; diametro: cm. 15-22; peso: Kg. 1-3; forma: cilindrica; crosta: più o meno abbucciata a seconda della durata della stagionatura, di colore giallo con varie tonalità; pasta: di colore tra il bianco e il paglierino; grasso: non inferiore al 45%; sapore: dolce con venature di leggermente piccante.

Area di produzione: l’intero territorio della regione toscana, ed inoltre alcuni comuni dell’Umbria (Allerona e Castiglion del Lago) e del Lazio (Acquapendente, Onano, San Lorenzo Nuovo, Grotte di Castro, Gradoli, Valentano, Farnese, Ischia di Castro, Montefiascone, Bolsena e Capodimonte).

Calendario di produzione: da settembre a giugno; il prodotto migliore è quello dei mesi primaverili.

Note: si tratta del tipo di pecorino più diffuso, prodotto nell’intera Toscana secondo dei processi e osservando delle tecniche relativamente uniformi e che si rifanno alla tradizione più consolidata. È il prodotto che ha ottenuto il riconoscimento della denominazione di origine con Dpr del 27.5.1986.

Pecorino toscano da serbo

Materia prima: latte intero di pecora. Alimentazione: foraggi verdi o affienati della zona di produzione.

Tecnologia di lavorazione: si porta il latte ad una temperatura intorno ai 38 gradi, aggiungendovi caglio di vitello. Coagula in 20 minuti. Dopo la rottura della cagliata (a dimensione di un chicco di grano), si riscalda la cagliata fino a 42-45 gradi (semicottura) e poi si allontana il siero e la cagliata viene posta in apposite forme per lo sgrondo del siero. L’ulteriore spurgo del siero viene effettuato tramite stufatura in cassoni o in camera calda, a una temperatura superiore ai 40 gradi, per una durata di tre-quattro ore; in alcuni casi si effettua lo spurgo tramite pressatura. La salatura avviene per bagno in salamoia, durante 24-36 ore; la salatura può essere effettuata anche a secco, con l’aggiunta diretta di sale. Matura in 30 giorni, in ambiente con umidità del 80% a 10 gradi, dove le forme girate e lavate.

Stagionatura: il prodotto viene poi sottoposto a stagionatura, che dura da 120 a 180 giorni circa, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi. Le forme vengono trattate con olio, morchia, cenere e pomodoro, sono poi periodicamente girate e, se necessario, lavate. Resa a 180 giorni è del 17-18%.

Caratteristiche del prodotto finito: altezza: cm 8-12; diametro: cm 18-23; peso: Kg. 1,8-3; forma: cilindrica; crosta: abbucciata o dura a seconda della durata della stagionatura, di colore giallo carico, ma può assumere vari colori a seconda del trattamento della crosta; pasta: colore tra il leggermente paglierino e il paglierino; grasso: non inferiore al 40%; sapore: leggermente piccante.

Area di produzione: le zone della maremma toscana (province di Grosseto, Livorno e Pisa) e le zone collinari montane tra le provincie di Grosseto, Siena e Pisa.

Calendario di produzione: da febbraio a giugno; il prodotto migliore è quello dei mesi primaverili.

Note: Si tratta del pecorino toscano stagionato, prodotto secondo la tecnica tradizionale che prevedeva la semicottura della cagliata, tecnica che era adottata dai pastori transumanti, quando si trovavano a svernare nella zona della maremma, per conservare meglio il prodotto.

Pecorino di montagna

Materia prima: latte intero di pecora. Alimentazione: foraggi verdi o affienati della zona di produzione.

Tecnologia di lavorazione: si porta il latte, che nei caseifici viene precedentemente pastorizzato e a cui vengono poi aggiunti i fermenti lattici di tipo mesofilo, ad una acidità intorno ai 5 di ph e poi ad una temperatura compresa tra i 32 e i 34 gradi, aggiungendovi caglio di vitello. Coagula in 30 minuti. Dopo la rottura della cagliata (a dimensione di una nocciola per quello da consumare fresco, e di un chicco di granturco in quello destinato alla stagionatura), si allontana il siero e la cagliata viene posta in apposite forme per lo sgrondo del siero. L’ulteriore spurgo del siero viene effettuato tramite stufatura in camera calda, ad una temperatura non superiore a 35 gradi, per una durata di due sei ore (i tempi più lunghi sono per i formaggi da stagionare); in alcuni casi si effettua lo spurgo tramite pressatura. La salatura avviene per bagno in salamoia, durante 12-24 ore. Matura in 20-40 giorni, in ambiente con umidità del 90% a 8 gradi, dove le forme vengono girate e lavate. Resa 20%.

Stagionatura: Il prodotto può essere sottoposto a stagionatura, che dura da 40 a 120 giorni circa, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi. Le forme vengono trattate con morchia e cenere e assumono così colore marrone scuro o nerastro, sono poi periodicamente girate.

Caratteristiche del prodotto finito: altezza: cm 8-10; diametro: cm 17-21; peso: Kg. 1,2-2,5; forma: cilindrica; crosta: più o meno abbucciata a seconda della durata della stagionatura, di colore giallo, oppure marrone scuro o nerastro, se trattato con morchia e cenere; pasta: farinosa, tendente al gessato, di colore bianco; grasso: non inferiore al 45%; sapore: dolce, ma leggermente acidulo e piccante.

Area di produzione: originariamente le zone di alta collina e montagna della Toscana meridionale e centrale (Amiata, Pratomagno, Colline Metallifere, Mugello); oggi ha raggiunto una buona fama quello prodotto dai caseifici del monte Amiata.

Calendario di produzione: da novembre a luglio; il prodotto migliore è quello dei mesi primaverili.

Note: Si tratta di un tipo di pecorino che veniva prodotto una volta in condizioni particolari, quali si trovavano nelle zone di alta collina e di montagna, a temperature più basse e con del latte più acido, dando dei risultati molto diversi da quelli del pecorino toscano tradizionale: la pasta risulta più bianca, friabile, quasi gessata, e il sapore leggermente acidulo. È un formaggio che ha incontrato negli ultimi anni un particolare accoglimento da parte del consumatore.

Pecorino Romano DOP

Materia prima: latte intero, grasso dal 7% al 7,6%, acidità 10% in SH/100; da razza Siciliana, Comisana e Sarda. Alimentazione: 90% pascolo, 10% foraggio (granella e mangime).

Tecnologia di lavorazione: pulizia e pastorizzazione da 63 a 68 gradi; aggiunta di caglio di agnello pellettato. Dopo la rottura della cagliata si cuoce a 45 gradi. Dopo queste operazioni, la massa sosta in siero con i coaguli rotti per mezz’ora. La massa viene pressata e lasciata riposare per circa 24 ore. La salatura si effettua a secco con sale medio per la durata di 90 giorni, ed è spesso affidata a stabilimenti specializzati. Matura in circa 90 giorni, in capannoni con aria condizionata ad umidità dell’80%. Resa: 18%.

Stagionatura: da 10 mesi ad un anno, in ambiente di 8-10 gradi con umidità dell’80%. Al termine della stagionatura si effettua un lavaggio in acqua salata e viene aggiunto sulla crosta del conservante esterno dato da un involucro nero di finissima plastica per alimenti.

Caratteristiche del prodotto finito: altezza: cm 20 circa; peso: Kg 33 circa; forma: cilindrica a facce piene; crosta: liscia di colore paglierino con riflessi verdi; pasta: sgranata; grasso: 38-40%; sapore: piccante caratteristico.

Area di produzione: Agro Romano.

Calendario di produzione: da novembre a giugno.

Note: le forme di 33 kg rappresentano circa il doppio del consentito dallo standard. Ciò talvolta provoca problematiche alla frontiera: ad esempio alla dogana Svizzera le forme per poter entrare vengono divise a metà. Il consorzio Doc ha sede a Macomer e per il 90% comprende produttori sardi. Ne fanno parte di diritto la regione Lazio e la regione Sardegna, rappresentate dagli Assessori all’agricoltura.

Caciotta di pecora

Descrizione sintetica del prodottoLa caciotta di pecora ha forma tondeggiante, colore giallo paglierino, sapore dolciastro. È molto profumata e ha consistenza morbida. Le pezzature sono di 1,2 kg circa.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàSono due i caseifici più importanti, a Sorano e a Manciano, che producono la caciotta di pecora. È un formaggio stagionale la cui produzione è difficilmente quantificabile, la stima complessiva è di 5000 quintali l’anno (non c’è la tendenza ad aumentare il quantitativo prodotto perché la quantità immessa sul mercato soddisfa le attuali richieste).

Formaggi caprini della Maremma, caprini freschi o aromatizzati

Descrizione sintetica del prodottoSi tratta di formaggi di capra freschi aromatizzati in vario modo: al carbone, al pepe in grani, al peperoncino, all’erba cipollina, all’aglio, al sesamo, alla menta, all’origano, alle mandorle tritate, al basilico. La forma può essere cilindrica, piramidale o a tomino. La pasta è bianca, liscia, compatta e omogenea, il sapore è delicato, leggermente acidulo; l’odore è molto forte e cambia a seconda degli aromi utilizzati.

Territorio interessato alla produzione: Territorio della Parrina e del Priorato, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàSi racconta le capre in Maremma erano presenti pochi capi per famiglia fornendo latte, oltre che per la preparazione dei caprini, per i “cittini” (bambini) vista l’alta digeribilità di questo alimento. Peculiari anche le spezie e le erbe utilizzate, che conferiscono ai formaggi un gusto ed un aroma unici. I caprini sono ottimi accompagnati da vino bianco.

Pratolina, formaggio caprino

Descrizione sintetica del prodottoÈ un formaggio caprino di forma cilindrica, crosta molle e sottile, colore bianco, consistenza cremosa, sapore piuttosto dolce con percezione del tipico sapore caprino. Le pezzature si aggirano sui 300 grammi circa.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàSi racconta che le capre in Maremma erano presenti pochi capi per famiglia ed il latte, oltre che per produrrre formaggi, veniva dato fresco ai “cittini”(bambini) vista l’alta digeribilità. La pratolina può essere mangiata da sola o con confetture, accompagnata da vino bianco.

Ricotta di pecora grossetana

Descrizione sintetica del prodottoLa ricotta di pecora grossetana ha colore bianco, consistenza cremosa e quasi spugnosa, sapore dolce e delicato, forte odore di latte. La forma è tronco-conica, le pezzature si aggirano sugli 1,3 kg.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità della ricotta di pecora di Grosseto è legata alla particolare tecnica di lavorazione, rimasta invariata nel tempo, e alla qualità del latte impiegato. Si consuma da sola oppure come ingrediente di piatti dolci o salati (dolci di ricotta, tortelli, torte salate).

Cotenne sotto aceto

Tecnologia di preparazione: le cotenne di maiale, ripulite e tagliate grossolanamente, vengono scottate in una concia di aceto e aromi. Poi si scolano e si mettono sotto strutto. Si conservano a lungo e vengono usate per cucinare i fagioli.

Composizione:
a) Materia prima: cotenne di maiale.
b) Coadiuvanti tecnologici: aceto, rosmarino, aglio, peperoncino, cipolle, strutto.
c) Additivi:

Maturazione:

Periodo di stagionatura:

Area di produzione: alta Maremma, in particolare le colline di Albegna (in provincia di Grosseto).

Fegatelli sott’olio (o sotto strutto) toscani

Descrizione sintetica del prodottoI fegatelli, tagliati a pezzetti, hanno colore marrone scuro, sapore molto intenso e consistenza compatta. Vengono confezionati sott’olio o sotto strutto in barattoli di vetro.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità alla provenienza delle materie prime, alla combinazione degli ingredienti e alle modalità produttive che conferiscono ai fegatelli sott’olio un gusto assai particolare.

Polpa di maiale sott’olio

Tecnologia di preparazione: le fette di spalla o le bistecche non utilizzate per la preparazione degli insaccati vengono salate, cotte con aromi vari secondo i gusti. Vengono messe nei vasi sott’olio. Si consumano dopo un anno circa, o come secondo piatto mangiato freddo o macinato per fare sughi. Nonostante l’uso diffuso dei surgelatori si tratta di un’usanza ancora molto frequente in Toscana. Con lo stesso procedimento si produce l’arista sott’olio: il lombo viene cotto nel lardo con aglio e aromi, per circa due ore, si scola all’aria e si mette in barattoli di vetro.

Composizione:
a) Materia prima: spalla di maiale e lombi, tagliati a fette.
b) Coadiuvanti tecnologici: sale, pepe, olio, aromi (aglio, rosmarino, salvia).
e) Additivi:

Maturazione:

Periodo di stagionatura: un anno circa sott’olio.

Area di produzione: questa è una produzione strettamente familiare delle zone rurali della Maremma alta, zona di Montemerano, colline di Albegna, in provincia di Grosseto.

Salame toscano

Descrizione sintetica del prodottoÈ un insaccato stagionato di carne suina e spezie, di consistenza compatta, colore rosso scuro, profumo e sapore molto intensi. Le pezzature vanno dai 500 gr ai 2 kg.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità del prodotto è legata al metodo di lavorazione, molto antico e rimasto pressoché immutato. Assai tipico è il trattamento con il grasso per i salami più grandi durante la stagionatura.

Zia

Tecnologia di preparazione: le carni grasse (1/3) e magre (2/3) di suino vengono macinate grossolanamente, condite con un’elevata percentuale di sale e con aromi, insaccate nel budello più grosso. Le fette sono quindi molto grandi e possono arrivare a venticinque centimetri di diametro.

Composizione:
a) Materia prima: carne suina magra e grasso corposo.
b) Coadiuvanti tecnologici: sale, pepe, aglio.
e) Additivi:

Maturazione: per alcuni giorni all’aria, poi al fumo di essenze aromatiche, per quindici giorni.

Periodo di stagionatura: sei-sette mesi in cantina. Era il salume tradizionalmente usato in occasione della trebbiatura. Talvolta, per evitare che stagionasse troppo, veniva messo sotto la cenere.

Area di produzione: Maremma alta, colline di Albegna, in provincia di Grosseto.

Biscotto di salsiccia di Sorano

Descrizione sintetica del prodottoIl biscotto di salsiccia di Sorano è un salume di forma tubolare di 3 cm di diametro e 50 cm di lunghezza legato alle due estremità a loro volta unite tra loro. Ha colore rossiccio e viene insaccato in budello naturale.Il profumo intenso è quello tipico della salsiccia prodotta nella zona.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Sorano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàPer la preparazione del biscotto di salsiccia di Sorano vengono impiegati esclusivamente maiali allevati nella zona di produzione.

Budelluzzo di Grosseto, busicchio

Descrizione sintetica del prodottoIl budelluzzo si produce essiccando e trattando la parte esterna degli intestini di maiale (dal duodeno all’appendice). Si presenta in mazzetti di colore tendente al giallo, di lunghezza da 20 a 30 cm; ha elevata consistenza e sapore fortemente caratterizzato dalla presenza di finocchietto selvatico.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa qualità e la tipicità del prodotto sono dovute alla parte del suino utilizzata, denominata “giroglio” o “marga”, al particolare processo di trasformazione e alla speziatura.

Lombo senese, lombo, lonzino, arista stagionata

Descrizione sintetica del prodottoHa una forma allungata e pezzature che variano fra 1,5 e 3 kg.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Siena e tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità alle tecniche di trasformazione, rimaste pressoché invariate rispetto a quelle originarie, nonché al tipico confezionamento. Il lombo senese si contraddistingue inoltre per la sua qualità e il suo gusto particolare.

Pancetta e rigatino toscani, ventresca, legatino

Descrizione sintetica del prodottoLa pancetta arrotolata è un grosso salume di forma cilindrica che in sezione appare spiraliforme grazie al fatto che la pancetta viene arrotolata con all’interno delle spezie. È molto salata e speziata, ha colore dal bianco-rosato al rosso e consistenza morbida.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in tutta la Toscana, con leggere varianti nelle diverse province.

Cenni storici e curiositàLa tipicità e tradizionalità del prodotto sono legate alla particolare tecnica di trasformazione, tramandata nel tempo e al caratteristico aspetto del salume che appare, in sezione, come una spirale di strisce bianco-rosate e rosse.Si consuma in primavera con prodotti orticoli freschi e si accompagna molto bene anche ai formaggi di pecora e al vino rosso locale.

Prosciutto di Sorano

Descrizione sintetica del prodottoHa la forma tipica del prosciutto (rifilato a pera), lunghezza della noce variabile fra gli 8 e gli 11 cm e l’apertura, a forma di arco, di 6-7 cm. La coscia, di suino nostrale adulto, ha peso non inferiore a 12 kg e non superiore a 16. È molto saporito ed ha profumo particolarmente intenso e colore rosso rubino.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Sorano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità del prosciutto di Sorano è legata al suo processo produttivo, che è rimasto immutato nel tempo, e all’impiego di ingredienti naturali (sale marino, pepe nero, aglio fresco, vino rosso), senza alcun ricorso a sostanze additive e conservanti.

Salsiccia con patate

Descrizione sintetica del prodottoLa salsiccia con patate ha forma cilindrico-tubolare e lunghezza sui 40 cm. Viene insaccata in budello naturale di maiale e, talvolta, intrecciata. Il colore è rosato tendente al bianco, l’odore e il sapore sono più delicati della salsiccia normale, la consistenza è piuttosto morbida.

Territorio interessato alla produzione: Grosseto e zona amiatina e subamiatina.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità della salsiccia con patate è legata alla sua peculiare tecnica di lavorazione rimasta pressoché invariata nel tempo e alla particolare combinazione di ingredienti. Si consuma fresca spalmata sul pane, cotta alla griglia o in padella con fagioli e salvia.

Salsiccia toscana, sarciccia

Descrizione sintetica del prodottoLa salsiccia toscana ha forma cilindrico-tubolare, lunghezza di circa 10 cm, colore roseo. Viene insaccata in budello naturale di maiale e poi intrecciata; la consistenza è morbida.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLe salsicce toscane devono la loro qualità e il loro particolare gusto alle caratteristiche delle materie prime e al metodo di produzione che si trasmette invariato da molti anni. Il giusto equilibrio fra parti magre e parti grasse delle carni è il risultato di molti anni di attento lavoro, così come l’impiego di sale, pepe e aromi naturali nelle dosi più appropriate. La salsiccia toscana può essere consumata sia cruda che cotta senza perdere il suo genuino sapore.

Soppressata toscana, capofreddo, capaccia, soprassata

Descrizione sintetica del prodottoÈ un insaccato di frammenti grossolani di carne suina confezionato con tela. Ha forma cilindrica allungata, colore grigio scuro e profumo intenso. Le pezzature si aggirano sui 5-10 kg.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana, in particolare le province di Arezzo e di Siena.

Cenni storici e curiositàLa soppressata toscana viene prodotta in tutti i salumifici toscani per una quantità annua che si aggira intorno ai 5000 quintali.

Spalla di Sorano

Descrizione sintetica del prodottoRicavata da maiali di 11-12 mesi circa e di peso compreso fra 140 e 150 kg, la spalla di Sorano ha forma classica rifilata a pera e peso variabile fra i 5 e gli 8 kg. La carne ha colore rosso acceso con fili di grasso bianco avorio, è saporita e molto profumata.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Sorano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa spalla di Sorano viene prodotta da un unico salumificio a Sorano che ne immette sul mercato circa 20 q l’anno. Attualmente la produzione è ridotta sia per la mancanza di un quantitativo adeguato di materie prime, sia per una carenza di attrezzature e locali adatti ad una produzione maggiore.

Suino Cinto Toscano

Prodotti derivati:

PROSCIUTTO:
Materia prima – Arto posteriore costituito da coscia e natica di suino comprensivo dello zampuccio.
PROCESSO PRODUTTIVO – Massaggiatura preparatoria con un impasto di sale, pepe, aceto e aglio pestato, ricoperto di sale per circa 20-25 giorni; indi ripulito e predisposto per la stagionatura con pepe nero macinato, che durerà almeno 12 mesi in appositi locali. E’ consentita la stagionatura sotto cenere.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO, ETICHETTATURA – Peso minimo dopo la stagionatura Kg. 5, peso massimo dopo la stagionatura fino a Kg. 13, aspetto esteriore non convesso, zampuccio con unghioli e/o pigmentazione nera, pecularietà della “Cinta Senese”. Non è prevista una forma disossata. Verrà apposto un bollo a fuoco sulla cotenna recante i dati di tutela e la data di macellazione.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Carne consistente di colore rosso acceso, con evidente marezzatura, considerevole spessore di grasso di colore bianco-roseo. Il sapore e l’aroma sono molto accentuati e caratteristici di questo prodotto.

MORTADELLA SENESE E SALAMINO:
MATERIA PRIMA – Carne scelta costituita da magro macinato con aggiunta di grasso dello stesso animale per una percentuale minima di circa il 20%, tagliato in cubetto di circa Cm. 1.
PROCESSO PRODUTTIVO – L’impasto viene aromatizzato con sale, pepe macinato ed in grani, aglio, salnitro, insaccato e legato con spago di canapa e stagionato ad aria naturale in ambienti idonei. Non sono consentiti trattamenti esterni.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma allungata, con diametro da Cm. 5-8 per il salamino; da Cm. 10-12 se trattasi di Mortadella Senese.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio appare di colore rosso-bruno con presenza di cubetti di grasso bianco, aroma particolare e sapore intenso.

CAPOCOLLO:
MATERIA PRIMA – Parete del collo del suino dalla nuca alla 5° costola.
PROCESSO PRODUTTIVO – Massaggiatura preparatoria con un impasto di sale, pepe nero macinato, aceto, aglio pestato, successivamente ricoperto di sale per circa 3 giorni indi lavato e massaggiato e ricoperto con pepe nero macinato e finocchio selvatico.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma allungata di Cm. 25-35 con diametro di Cm. 6-8, incartato con carta gialla e legato con spago di canapa.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Il taglio appare rosso con zonature di grasso color rosa, di sapore intenso e leggermente piccante con uno spiccato profumo di finocchio.

SALSICCIA:
MATERIA PRIMA – Carne magra e grassa risultante dal ritaglio delle altre pezzature.
PROCESSO PRODUTTIVO – Il prodotto viene macinato finemente, aromatizzato con sale, pepe nero macinato, aglio, insaccato e legato con spago fine in modo da formare misure da Cm. 8-10.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in lunghe filze del peso medio per salsiccia di Gr. 30-50; può essere consumata fresca o dopo breve stagionatura. Il prodotto può avere anche una versione “secca” caratterizzata da una maggiore presenza di magro e da una stagionatura più prolungata.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta di un colore rosso caratteristico, sapore ed aroma molto accentuati.

RIGATINO E GOTINO:
MATERIA PRIMA – Sezioni di carne costituiti dal torace e dalla pancia comprensivo di cotenna per quanto riguarda il rigatino; dalla parte carnosa “gota” della testa che appunto dà il nome al prodotto, comprensiva di cotenna.
PROCESSO PRODUTTIVO – I pezzi vengono ritagliati, massaggiati con un impasto di sale, aceto e aglio pestato, tenuti sotto sale grosso per 15 giorni e successivamente ripuliti e risalati e aromatizzati con pepe nero macinato.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in tagli minimi di Kg. 3 per il rigatino e di Kg. 0,700 per il gotino, entrambi con uno spessore minimo di Cm. 4.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con le caratteristiche righe di magro di colore rosso intramezzato di grasso da cui il nome di rigatino; stessa cosa per il gotino.

LARDO:
MATERIA PRIMA – Carne grassa di colore latteo derivata dalla parte alta esterna del torace comprensiva di cotenna.
PROCESSO PRODUTTIVO: Rifilatura, salatura con sale grosso e pepe nero macinato; stagionatura per un periodo minimo di 90 giorni.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in un pezzo minimo di Kg. 2 ed oltre, di colore bianco dello spessore minimo di Cm. 4.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con un colore bianco lucido con rare eventuali linee di magro con un aroma caratteristico e sapore liscio al gusto.

SOPPRESSATA:
MATERIA PRIMA – Testa del suino, cotenna, grasso e ritagli
PROCESSO PRODUTTIVO – Prodotto lessato, disossato, aromatizzato con sale, pepe, spezie varie indi insaccato in contenitori di cotone sterile, poroso, pressato per consentire lo smaltimento dei liquidi.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma cilindrica di diametro minimo di Cm. 20.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con una colorazione grigia, bianca, marrone in varie tonalità; il sapore è molto aromatico e intenso

BURISTO SENESE:
MATERIA PRIMA – Grasso, cotenna e ritagli di altre parti del suino con aggiunta di sangue dello stesso animale.
PROCESSO PRODUTTIVO – L’impasto viene aromatizzato con sale, pepe macinato, cannella, noce moscata e spezie varie insaccato e lessato.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma cilindrica irregolare del peso minimo di Kg. 0,500 e massimo di Kg. 4, di colore bruno.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con una colorazione rossa bruna scura con presenza di grasselli; il sapore è molto aromatico e particolare.

FINOCCHIONA:
MATERIA PRIMA – Carne di suino buona scelta macinata con grana più grossa della salsiccia.
PROCESSO PRODUTTIVO – L’impasto ottenuto viene aromatizzato con sale, pepe nero macinato e aggiunta di finocchio selvatico, insaccato per minimo 1 mese.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma cilindrica con un diametro minimo di Cm. 10 ed un peso minimo di Kg. 1.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con un colore rosso-rosato con caratteristico aroma di finocchio selvatico e sapore molto particolare.

PORCHETTA:
MATERIA PRIMA – Suino integro, sviscerato e parzialmente disossato.
PROCESSO PRODUTTIVO – Aromatizzato con sale, pepe nero macinato, aglio, rosmarino, salvia e cotto in forno preferibilmente a legna.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta come un corpo di suino integro di colore marrone e cotenna lucida.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Sapore ed aroma molto particolari, adatto per il consumo immediato e comunque di facile conservazione. La carne è di colore marrone rosato.

Fonte: Consorzio per la Tutela della Cinta Senese, Siena – 2006.

Carne di razza Maremmana

Descrizione sintetica del prodottoLa carne di razza maremmana è di colore rosso intenso, magra e molto saporita.

Territorio interessato alla produzione: Maremma, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità di questa carne è legata soprattutto alla marcata rusticità della razza autoctona. L’allevamento allo stato brado e l’alimentazione naturale, inoltre, garantiscono le caratteristiche organolettiche della carne, che risulta magra, saporita e molto ricca di ferro. Contribuisce alla tipicità di questo prodotto anche la particolare tecnica di conduzione della mandria. La carne di razza maremmana viene impiegata soprattutto negli stracotti e nei bolliti.

Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP

Tipo di prodotto:
Carne bovina fresca ottenuta da animali delle razze chianina, marchigiana, romagnola, di età compresa tra i 12 ed i 24 mesi. Il bestiame deve risultare nato da allevamenti in selezione e regolarmente iscritto alla nascita nel Registro Genealogico
del Giovane Bestiame. Dalla nascita allo svezzamento, è consentito l’uso dei seguenti sistemi d’allevamento: pascolo, stabulazione libera, stabulazione fissa; in seguito, sono consentite solo la stabulazione libera e la posta fissa.
Sono inoltre controllate l’alimentazione (negli ultimi mesi è vietato l’uso degli insilati) e la macellazione (che deve avvenire, secondo norme definite, in macelli idonei nella zona di produzione).
La carne di vitellone bianco dell’Appennino centrale deve essere immessa al consumo provvista di particolare contrassegno a garanzia dell’origine e dell’identificazione del prodotto; il logo deve essere impresso sulla superficie della carcassa, in corrispondenza alla faccia esterna di 18 tagli.

Zona geografica di produzione:
L’area geografica di produzione della carne di vitellone bianco dell’Appennino centrale è rappresentata dal territorio delle province collocate lungo la dorsale appenninica dell’Italia centrale. Più precisamente, la zona di produzione è rappresentata dai territori delle seguenti province: Bologna, Ravenna, Forlì, Rimini, Pesaro, Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Teramo, Pescara, Chieti, L’Aquila, Campobasso, Isernia, Benevento, Avellino, Frosinone, Rieti, Viterbo, Terni, Perugia, Grosseto, Siena, Arezzo, Firenze, Prato, Livorno, Pisa.

Curiosità storiche e letterarie:
L’affermazione finale di questo brano può avere una duplice lettura. Da una parte, può significare che, come altre razze, anche la romagnola fornisce le carni adatte per le “giustamente celebri fiorentine”. Dall’altra, può suggerire che non esiste
una fiorentina migliore di quella che proviene da carni di razza romagnola.
La prima interpretazione è confermata dalla consuetudine, la seconda non poggia su basi più solide del gusto personale: noi la immaginiamo immediatamente contraddetta da tutti gli autori e gli appassionati provenienti dal versante toscano dell’Appennino.
La IGP Vitellone bianco dell’Appennino centrale comprende varie razze bovine, e quindi vorremmo, per parte nostra,
evitare di dare sostegno a qualsiasi vertenza campanilistica. Tuttavia, le poche note contenute in Romagna gastronomica – guida alla veritiera cucina romagnola, a proposito della ottima qualità della carne bovina di razza romagnola, possono costituire una interessante citazione, a conferma dell’apprezzamento di cui gode una delle pregiate cinque razze bovine italiane.

Il bovino di razza Gentile Romagnola, una delle più pregiate d’Italia, fornisce ottime carni, specie se allevato nei pascoli collinari. Dal vitello al vitellone, al manzo, al bue, infiniti sono i prodotti che ne ricaviamo per le nostre tavole: arrosti, stufati, stracotti, bolliti, bistecche, braciole, frattaglie, ecc., per cui sarebbe necessario un lungo discorso.
Il nostro vitellone, trasportato in Toscana, fornisce le giustamente celebri fiorentine.(*)

(*) Corrado Contoli, Romagna gastronomica – guida alla veritiera cucina
romagnola, Bologna, Edizioni Calderini, 1963, pag. 51

Fonte: Ermes Agricoltura – Regione Emilia Romagna

Salsiccia di cinghiale sott’olio

Descrizione sintetica del prodottoLa salsiccia di cinghiale sott’olio ha intenso colore rosso bruno, è abbastanza morbida e molto saporita.

Territorio interessato alla produzione: Maremma grossetana, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàOriginariamente destinata al solo consumo domestico, la salsiccia di cinghiale sott’olio viene ancor’oggi prodotta secondo il sistema tradizionale al quale sono state apportate esclusivamente le modifiche previste dall’attuale normativa in materia igienico-sanitaria. Anche la sostituzione dell’olio di oliva con olio di semi di girasole è recente. Si impiega principalmente per antipasti e spuntini, accompagnata da vini rossi strutturati e abbastanza fruttati.

Salsiccia di cinghiale

Descrizione sintetica del prodottoHa l’aspetto di una salsiccia di colore marrone scuro tendente al rosso e di consistenza compatta. Si ottiene miscelando, lavorando e insaccando carni di cinghiale e di maiale, con l’aggiunta di spezie quali pepe e peperoncino.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana, in particolare le province di Siena e di Grosseto.

Cenni storici e curiositàIn tutto il senese e il grossetano si stima una produzione di circa 60 q all’anno, anche se negli ultimi tre anni è stato registrato un aumento della produzione per la maggiore richiesta di questo salume.

Agnello appenninico

Sinonimi:

Descrizione sintetica del prodotto: La carne di agnello appenninico è ricca di proteine, di ferro e di zinco. La percentuale del grasso di marezzatura varia generalmente tra 2 e 5. Il contenuto lipidico è scarso, quello in ceneri intorno all’1-2%, quello proteico intorno al 18%. La percentuale di colesterolo è circa 70 mg su 100 gr di parte commestibile; l’apporto calorico è circa 100 Kcal/100 gr di parte edibile. La carne dell’agnello leggero è di colore rosa pallido con grasso bianco, quella dell’agnello pesante è rosa scuro con grasso beige. La carne si consuma arrosto, in umido, alla griglia o fritta, soprattutto nel periodo pasquale.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto.

Provincia: Grosseto

Produzione in atto: Attivo

Descrizione delle metodiche di lavorazione: L’agnello di razza appenninica viene allevato allo stato brado nei pascoli della Maremma, integrando l’alimentazione naturale con mangimi aziendali. Vengono selezionati due tipi di agnello: agnello leggero; di 40-50 giorni, macellato a 17 kg il maschio, a 15 kg la femmina, la carcassa pesa sui 10-13 kg (testa e corata comprese) e agnello pesante: di 100 giorni, macellato a 32kg il maschio, a 28 kg la femmina, la carcassa ha peso superiore ai 17 kg.
Gli agnelli allevati per la produzione di “Agnello dell’Appennino centrale” sono maschi e femmine provenienti da allevamenti iscritti al Libro Genealogico.

Materiali, attrezzature e locali utilizzati per la produzione: L’ambiente di allevamento è quello collinare o pedemontano.

Osservazioni sulla tradizionalità, la omogeneità della diffusione e la protrazione nel tempo delle regole produttive: La razza Appenninica deriva dalle popolazioni ovine allevate lungo la dorsale dell’Appennino centrale attraverso un’opera di selezione iniziata nella metà degli anni ’70 del secolo scorso. Questa razza presenta caratteristiche di rusticità che le permettono di utilizzare al meglio le risorse anche in zone disagiate, si adatta e può essere allevata in ambienti diversi.
Ha taglia medio – grande con peso negli adulti di 80 – 100 Kg per i maschi e 60 – 70 Kg per le femmine.

Caratteri esteriori:

Taglia: medio – grande.

Testa: acorne, non eccessivamente pesante, profilo rettilineo o leggermente arcuato.
Orecchie di media lunghezza portate orizzontali o leggermente pendenti.

Collo: di media lunghezza, bene attaccato.

Tronco: relativamente lungo con altezza al garrese quasi pari a quella della groppa.
Petto largo. Groppa con buon sviluppo sia un larghezza che in lunghezza.

Arti: solidi e relativamente lunghi.

Vello: bianco, aperto o semiaperto, con testa, parte ventrale del collo, basso ventre e arti nudi.

Pelle e pigmentazione: pelle e mucose rosee.
L’Appenninica attuale si differenzia notevolmente dalla popolazione Appenninica originaria, che veniva denominata con nomi locali diversi: Vissana, Casentinese, Senese delle Crete, Barisciana, Pagliarola, Pomarancina, Perugina del Piano ed altri, ed è il risultato dell’incrocio tra pecore appenniniche ed arieti di una razza italiana (Bergamasca) e stranieri (Francia) che ne hanno aumentato la mole migliorando la produzione di carne.

Produzione: Si contano oggi circa 3000 capi, iscritti al Libro Genealogico, allevati in circa 9 aziende della provincia di Grosseto. L’agnello di razza appenninica non è molto conosciuto fra i consumatori: sarebbe opportuna una maggiore promozione del prodotto con particolare riferimento alle informazioni riguardanti le caratteristiche della razza e le tecniche di allevamento.
Il lunedì di Pasqua, ogni anno, si tiene a San Martino sul Fiora la Fiera dell’agnello.

Fonte: Regione Toscana – ARSIA – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel Settore Agricolo-forestale.

Pagnotta maremmana

Composizione:
a. Materia prima: farina di grano tenero, acqua, lievito naturale, lievito di birra.
b. Coadiuvanti tecnologici:
c. Additivi:

Tecnologia di lavorazione: il lievito acido viene miscelato con farina e acqua e lo si lascia fermentare per diverse ore. Si aggiunge la farina, il sale, l’acqua, il lievito di birra. Si impasta nell’impastatrice e si lascia fermentare ancora per qualche ora. Poi, dopo breve reimpasto, si formano i pezzi, che possono essere rotondi e a filone. Si mettono sulla tavola di legno ricoperta di un panno bianco, si spolverano di tritello e si mettono al caldo. Vengono infornate a forno ben caldo. Una maggiore o minore doratura non dipende dalla temperatura del forno ma dalla qualità della farina.

Area di produzione: tutta la Maremma.

Note: nell’Italia centrale il pane è sempre stato, anche tra i ceti meno abbienti, alimento abituale che poteva venir meno solo durante le carestie. Fanno testo le tante case coloniche ognuna delle quali conserva ancora il forno, così come nelle piccole frazioni esisteva un forno comune mantenuto e sfruttato dalle famiglie. Nella casa colonica inoltre non mancava mai la madia, il luogo sacro deputato alla fermentazione della pasta, che custodiva settimana dopo settimana il lievito acido, necessario alla panificazione domestica.

Cialdino dei Tufi

Descrizione sintetica del prodottoSi tratta di una sfoglia sottilissima (cialda), circolare, dal diametro variabile dai 3-4 cm fino agli 8-10 cm. Ha color crema brunito e sapore fortemente caratterizzato dall’anice e dagli aromi propri del vino bianco fresco.

Territorio interessato alla produzione: Pitigliano, Sorano, Sovana, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàGli stampi utilizzati per la preparazione del cialdino erano di solito personalizzati, recavano cioè al proprio interno delle incisioni in negativo (nomi o iniziali di nomi, soggetti grafici di diversa natura) per rilasciare sul cialdino l’immagine in positivo.

Focaccia bastarda di Pitigliano

Descrizione sintetica del prodottoLa focaccia bastarda è un dolce che ha una particolare forma a “fungo” perché durante la cottura una parte dell’impasto fuoriesce dal bordo del “testo” assumendo una classica forma a scudo. La base cilindrica è ottenuta dalla forma naturale del recipiente che contiene la focaccia in fase di cottura. Ha un’altezza variabile da 18 a 25-30 cm ed un diametro di circa 30 cm.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Pitigliano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa focaccia bastarda viene chiamata così perché la pasta, durante la cottura, fuoriesce dal contenitore assumendo una particolare forma a fungo.Il prodotto fa parte della tradizione contadina.

Focaccia con i friccioli, ciaccia con i friccioli

Descrizione sintetica del prodottoLa focaccia con i friccioli è una schiacciata salata dal colore marrone per la presenza dei friccioli, pezzettini di pancetta di maiale che vengono uniti all’impasto e che non si struggono col calore. È molto saporita e friabile. Si produce da novembre a gennaio.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto e di Siena.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità ai sistemi di lavorazione rimasti a lungo invariati nel tempo grazie alla particolare abilità manuale di persone che hanno acquisito esperienza nel tempo e al particolare abbinamento dei friccioli alla pasta del pane. La cottura nel forno a legna conferisce al prodotto un aroma ed una fragranza unici. In passato i contadini mangiavano la focaccia con i friccioli a colazione, abbinata con il vino rosso.

Anacino (stinco di morto)

Descrizione sintetica del prodottoL’anacino è un biscotto salato a forma di ciambella o di otto, di colore giallo senape; è molto croccante all’esterno e più morbido all’interno, ha il sapore forte dell’anice e l’odore tipico del pane.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Civitella Paganico e province di Siena e di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tipicità dell’anacino di Civitella Paganico è dovuta dalla tradizionalità della trasformazione, che avviene con gli stessi sistemi di un tempo, dalla particolarità del gusto e della forma. In passato l’anacino veniva usato in sostituzione del pane perché si poteva conservare più a lungo: i contadini lo mettevano nella bisaccia per consumarlo a colazione col vino rosso giovane.

Biscotto salato di Roccalbegna

Descrizione sintetica del prodottoSi tratta di un biscotto salato, duro e friabile, di color giallo ocra-nocciola e lucido, dalla particolare forma intrecciata “a fiocco”. Viene anche lavorato a forma di animali o bambole. Il peso varia dai 250 ai 400 grammi. Si conserva molto a lungo.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nel comune di Roccalbegna, provincia di Grosseto, nelle zone vicine il biscotto viene prodotto con delle varianti.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità di questo biscotto è da individuare oltre che nella peculiarità del sapore e della forma, nella combinazione degli ingredienti e nella particolarità delle tecniche di impasto e di cottura.È il dolce tipico del Comune
di Roccalbegna: veniva preparato in occasione dei matrimoni, per la Pasqua, per la festa di Roccalbegna (14 settembre) e per la Sagra del biscotto salato che si tiene ogni anno a Ferragosto. Le sue origini si perdono nel Medioevo: le materie prime semplici e facilmente reperibili lo rendevano molto diffuso in tutte le famiglie. Dai primi del Novecento la produzione di questo biscotto si è estesa anche alle zone limitrofe sebbene con alcune varianti, quali l’aggiunta di uova e/o di marsala nella pasta.

Ciaccino

Descrizione sintetica del prodottoIl ciaccino è una pagnotta schiacciata di colore marrone scuro, dal sapore sia dolce, sia salato; è fatto con la pasta del pane alla quale vengono aggiunte noci, uva passa, sale e pepe. Si produce a novembre per la festività dei Morti.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Civitella Marittima, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tipicità del ciaccino di Civitella Marittima è data dalla tradizionalità della trasformazione, che avviene con gli stessi sistemi di un tempo, dalla particolarità del gusto e dalla tipicità degli ingredienti combinati. Si consuma nel periodo di ottobre-novembre a colazione o a merenda, con moscadello o passito.

Pan dei santi, pan dei morti, pan co’ santi

Descrizione sintetica del prodottoIl pan dei Santi è un pane dolciastro fatto con noci e uvetta, di forma rotondeggiante e colore marrone scuro. Ha un aroma molto fragrante, la consistenza è abbastanza morbida e spugnosa. Le pezzature sono in genere da mezzo chilo.Si produce tra settembre e novembre.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in provincia di Siena e, con alcune varianti, in provincia di Grosseto. Province: Grosseto, Siena.

Cenni storici e curiositàIl pan co’ Santi o dei Morti prende il nome dal fatto che si usa produrlo in concomitanza con la festività dei Santi, il primo di novembre. Deve la sua tipicità alla particolarità degli ingredienti usati e ai sistemi di lavorazione, rimasti invariati nel tempo, grazie alla manualità e alla bravura di persone che tramandano la loro esperienza.Fa parte della cucina povera di un tempo. Si consuma per fare colazione o per spuntini e merende.

Panficato dell’Isola del Giglio

Descrizione sintetica del prodottoIl panficato è una pagnotta dolce, di colore bruno, fatta con fichi secchi neri o neruccioli e le noci dell’Isola del Giglio. È abbastanza morbido, le pezzature sono di 400 grammi. Si produce a marzo e aprile.

Territorio interessato alla produzione: Isola del Giglio, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tipicità del panficato è data sia dalla particolare combinazione degli ingredienti, molti dei quali sono di origine locale – come i fichi secchi, le noci e la frutta – sia dal particolare sistema di trasformazione, rimasto invariato nel tempo. È un dolce legato alla tradizione pasquale dell’Isola del Giglio. Si consuma accompagnato con Passito del Giglio o Ansonica.

Schiacce grossetane, schiacciate, ciacce, focacce

Descrizione sintetica del prodottoLe schiacce grossetane esistono in diverse tipologie, dolci e salate: schiaccia con cipolle ed acciughe, schiaccia pala, schiaccia pizzicata di Montiano, schiaccia dei Morti.La schiaccia con cipolle e acciughe è una schiacciata salata, di consistenza croccante, di colore giallo e di forma rettangolare o rotonda. È formata da più strati farciti da cipolle ed acciughe. Si consuma come piatto unico, si produce da più di 30 anni. Generalmente si consuma con Verdicchio e vini dolci.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la provincia di Grosseto, in particolare nel comune di Montiano.

Cenni storici e curiositàLe schiacce, nelle loro diverse tipologie, sono tipiche di tutto il grossetano. La schiaccia pizzicata è un prodotto della tradizione locale particolarmente legato al periodo pasquale. Fresca e fragrante, prende il suo nome dai “pizzicotti” che sono presenti in superficie. In genere viene consumata come dolce a fine pasto, accompagnata da vino.La schiaccia pala è tipica della colazione di metà mattina, può essere mangiata al naturale o accompagnata da formaggio, prosciutto ecc. È preferibile consumarla calda.

Gnudi (Ravioli nudi)

Descrizione sintetica del prodottoGli gnudi sono dei tortelli fatti soltanto con il ripieno, senza dunque essere avvolti dalla pasta fresca; sono tondi e di colore verde per la presenza di spinaci nell’impasto. Hanno il sapore della pasta fresca, degli spinaci e del pecorino toscano. Si producono tutto l’anno.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana ed in particolare il comprensorio amiatino (Province di Siena e di Grosseto). Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàLa tipicità dei ravioli nudi è data dalla particolarità della lavorazione che non prevede l’utilizzo della pasta fresca all’esterno, come avviene nei normali tortelli o ravioli. La ricetta è stata tramandata nel tempo dalla tradizione contadina; molti degli ingredienti sono di origine locale: la ricotta, gli spinaci ed il pecorino.

Tortello maremmano con spinaci

Descrizione sintetica del prodottoIl tortello maremmano è un tortello salato di forma quadrangolare (circa 6 cm), dal colore giallo, tipico della pasta fatta con le uova. È di consistenza morbida e sapore delicato, caratterizzato dalla freschezza della ricotta e da un leggero aroma di spezie e erbe.

Territorio interessato alla produzione: Maremma grossetana, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità del tortello maremmano è data dalle metodiche di lavorazione, rimaste invariate nel tempo, e dalla particolarità degli ingredienti assemblati che prevedono l’utilizzo di erbe ed aromi quali cannella, persia e maggiorana.

Pici, pinci

Descrizione sintetica del prodottoI pici sono una sorta di spaghetti che possono essere fatti a mano, risultando così molto grossolani ed irregolari, o a macchina, in tal caso il diametro non è mai inferiore ai 3 mm e sono più lineari. Si consumano come primo piatto, con sughi di carne o vegetali. Gli ingredienti tradizionali sono Farina, Acqua, Sale. Ne esiste una variante della zona di Montopoli Valdarno, i pici a parabola. In tal caso il filo di pasta è di circa 3 mm. I fili, ammatassati a mano, vengono disposti nella particolare forma di parabola permettendone una migliore essiccazione.

Territorio interessato alla produzione: Siena e provincia, qualche comune della provincia di Grosseto. Per la variante dei pici a forma di parabola, il Comune di Montopoli Valdarno (Pisa).

Cenni storici e curiositàI pici sono una pasta antica. La traccia viene fin dagli Etruschi,da quella matassa di fili affescati nella tomba dei Leopardi a Tarquinia. Una volta erano fatti senza uova, solo con farina ed acqua: erano il tipico piatto povero dei contadini. Oggi alcuni aggiungono un uovo nell’impasto. Si consumano come primo piatto conditi con ragù, oppure al pomodoro con aglio (pici all’aglione), olio e peperoncino o con il sugo di anatra.

Farina di castagne dell’Amiata

Descrizione sintetica del prodottoLa farina di castagne dell’Amiata ha colore marrone scuro, sapore dolce e intenso e profumo di castagne tostate. Viene macinata molto finemente, ma mantiene una consistenza dura. Generalmente viene confezionata in sacchetti trasparenti.

Territorio interessato alla produzione: Zona dell’Amiata, in provincia di Grosseto e di Siena.

Cenni storici e curiositàOltre alla tecnica di produzione, rimasta invariata nel tempo, le caratteristiche organolettiche della farina di castagne dell’Amiata dipendono dalle cultivar utilizzate nella zona di produzione.Viene impiegata tipicamente per frittelle, bollenti, castagnaccio e polenta dolce.

Bottarga di cefalo di Orbetello (bottarga di muggine)

Descrizione sintetica del prodottoLa bottarga di cefalo di Orbetello ha consistenza compatta, forma rettangolare, colore ambrato e odore pungente. Viene confezionata sotto vuoto in pezzature che variano dai 150 ai 400 gr.

Territorio interessato alla produzione: È tipica della zona di Orbetello, provincia di Grosseto, ma si produce in tutta la costa della Toscana.

Cenni storici e curiositàLa bottarga viene servita per lo più come antipasto, tagliata a fettine sottili, condita con succo di limone e abbinata al vino bianco Ansonica. Si usa anche macinata per condire primi piatti.

Femminelle di Orbetello o Burano

Descrizione sintetica del prodottoLe femminelle di Burano sono dei granchi di laguna che vengono utilizzati per la preparazione di alcuni piatti tipici della zona.

Territorio interessato alla produzione: Laguna di Orbetello e di Burano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità di questo prodotto è legata alla provenienza locale e al suo impiego in alcune ricette tipiche (caviale di femminelle, minestra, zuppa e risotto di femminelle).

Acciughe marinate

Materia prima: acciughe.

Tecnologia di lavorazione: l’acciuga pulita, decapitata, eviscerata, tolta la coda, la lisca e la parte dorata viene messa nei contenitori di vetroresina con acqua corrente per ben tre passaggi. Fatta scolare, viene messa nel liquido di governo composto di una parte di aceto e una di sale e fatta marinare da 18 a 24 ore. Il pesce deve essere freschissimo e lavorato non oltre le 5 o 6 ore dalla pesca. Viene fatto sgocciolare e messo in fustoni o barattoli. Variamente aromatizzato con olive, capperi, pomodoro secco, origano.

Maturazione: 48 ore; scadenza del prodotto: dopo 8 mesi.

Area di produzione: costa tirrenica, alto e basso Adriatico, isole.

Calendario di produzione: da aprile ad ottobre.

Note: la perdita di peso del prodotto rispetto al fresco arriva fino al 55% di cui il 45% nella fase della pulitura ed il restante 10% nella marinatura. Questa viene anche detta scapece che, di origine spagnola (escabeche), qualcuno vuole corruzione di ex-Apicio, il leggendario gastronomo romano ed indica un tipo di conservazione fatta con l’ausilio dell’aceto e riservata soprattutto al pesce. Da regione a regione, variano le quantità e le varietà delle erbe aromatiche e degli altri ingredienti usati. La stima è relativa al prodotto artigianale espresso dalla ristorazione, sia costiera che interna.

Anguilla sfumata

Descrizione sintetica del prodottoL’anguilla sfumata ha colore rosso, sapore piccante e odore pungente. Viene venduta in pezzature di 60 gr.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Orbetello, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità al luogo di provenienza e alla particolarità della materia prima, nonché al processo di lavorazione. La combinazione degli ingredienti e il procedimento di affumicatura conferiscono all’anguilla sfumata un gusto molto particolare.

Anguilla scavecciata, anguilla marinata

Descrizione sintetica del prodottoL’anguilla scavecciata ha sapore agrodolce, colorazione gialla, consistenza compatta. Viene confezionata a tranci in vasetti.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Orbetello, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàL’anguilla scavecciata deve la sua tradizionalità al processo di lavorazione e al tipo di alimentazione che l’anguilla trova nell’ambiente della laguna di Orbetello. La combinazione degli ingredienti e il procedimento di affumicatura conferiscono al prodotto un gusto assai particolare.

Sgombro affumicato

Materia prima: sgombro.

Tecnologia di lavorazione: si prepara la salamoia che verrà aromatizzata con grani di pepe, foglie di alloro, semi di finocchio, foglie di limone, pezzetti di buccia di limone, pezzetti di zenzero (in Sicilia), grani di coriandolo (Lazio) mettendo tutti questi ingredienti in un capace recipiente e versandovi sopra l’acqua salata bollente, agitata per amalgamare gli ingredienti e far sciogliere il sale. Si puliscono gli sgombri togliendo le branchie, i visceri e le pinne. Si lavano in acqua fredda lasciandoli asciugare. Quando sono asciutti si mettono in salamoia dove rimarranno per circa 8-10 giorni, agitando ogni tanto con un mestolo di legno. Si tolgono dalla salamoia e si infilano per la testa in una canna di legno mettendoli ad asciugare. Una volta asciugati si fanno affumicare per alcuni giorni, i più raffinati usano essenze aromatiche come foglie di ginepro, rami di rosmarino o steli di finocchio selvatico. Completata l’operazione, si ripone il tutto in cassette di legno, conservando in luogo fresco e asciutto, meglio se al buio.

Maturazione: 1 mese.

Area di produzione: San Benedetto del Tronto, Orbetello, costa occidentale della Sicilia, Lazio.

Calendario di produzione: autunno-inverno.

Note: questa preparazione un tempo era molto diffusa, poi dopo la scoperta della latta a fascia stagna è stata gradualmente abbandonata. Qua e là lungo le coste italiane qualche marinaio, per uso privato e personale, ha continuato a produrlo, come i vecchi marinai di San Benedetto del Tronto, che un tempo tenevano i pezzi di sgombro in tasca, al pari dei polpi essiccati, pronti a colmare i morsi della fame. Un noto ristorante della capitale, che si rifà alla cittadina marchigiana, utilizza gli sgombri affumicati mettendoli sott’olio per un certo tempo e servendoli cosparsi di prezzemolo fresco.

Filetto di cefalo di Orbetello

Descrizione sintetica del prodottoIl filetto di cefalo di Orbetello ha colore dal rosa ambrato al rosso; ha una consistenza tenera, odore e sapore pungenti.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto, soprattutto il comune di Orbetello.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità del prodotto è legata alla provenienza locale e alla qualità della materia prima, nonché alla lavorazione prevalentemente manuale. La combinazione degli ingredienti e il particolare condizionamento (essiccazione e affumicatura) conferiscono al filetto di cefalo di Orbetello un gusto assai particolare.

Fiche maschie a stocchetto

Descrizione sintetica del prodottoLe fiche maschie a stocchetto sono filetti di “melù” salati ed essiccati. Il “melù” o “potassolo” (Micromesistius poutassou famiglia delle Gadidae) è un pesce di mare dal corpo allungato e sottile, di colore grigio-blu sul dorso, chiaro sul ventre, e lunghezza di circa 35-40 cm.

Territorio interessato alla produzione: Porto Ercole, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàÈ un prodotto tipico dell’Argentario e risale alla tradizione della comunità di pescatori di Porto Ercole, che lo confezionavano durante le soste della pesca. Viene utilizzato per cucinare un piatto tipico del luogo a base di filetti e patate cotte in umido con aglio e rosmarino selvatico.

Sgombro sott’olio (I versione)

Materia prima: sgombro.

Tecnologia di lavorazione: gli sgombri decapitati ed eviscerati vengono lavati in soluzione di acqua e aceto leggermente salata. Si dividono a metà eliminando la spina dorsale. Si distendono su un panno pulito e su un piano inclinato cospargendoli di sale e altre spezie che variano da regione a regione (aglio, prezzemolo, ginepro, ecc.). Si lasciano in riposo per circa due ore al termine delle quali il pesce viene leggermente scottato in olio bollente, si lascia scolare e raffreddare; si ripongono nei vasi aromatizzando con grani di pepe, alloro, finocchio selvatico. Si copre d’olio e si sterilizza con il metodo Tyndal. Si conserva per lungo tempo se riposto in luogo fresco e buio, meglio se non umido.

Maturazione: 1 mese circa.

Area di produzione: costa marchigiana, Sicilia, Calabria, Sardegna, Toscana e Liguria.

Calendario di produzione: primavera, autunno, inverno.

Note: conserva ittica tipica dei pescatori che si è estesa anche ad altre famiglie, ma solo recentemente.

Palamita

Descrizione sintetica del prodottoIl prodotto deriva dalla conservazione sott’olio dei filetti di palamita, tipo di pesce presente nel Parco dell’Arcipelago Toscano. La carne è di colore bianco rosato, consistente, si sfalda lungo le sue venature naturali.

Territorio interessato alla produzione: La zona di produzione comprende le isole del Parco dell’Arcipelago Toscano e la costa che va da Livorno all’Argentario, la zona maggiormente vocata. Province: Grosseto, Livorno.

Cenni storici e curiositàIl prodotto vanta origini antiche. La lavorazione e l’uso della palamita sono praticati da secoli da parte di pescatori che la consumano prevalentemente nel periodo invernale. Oggi la palamita è un prodotto ricercato, non facilmente reperibile se non presso pochi pescatori.

Tonno sott’aceto

Materia prima: ventresca di tonno.

Tecnologia di lavorazione: la ventresca tagliata a fette dello spessore di circa 1 cm. viene salata e pepata. Si mette in una terrina aggiungendo alloro e zenzero e si lascia marinare per una giornata. Il giorno successivo si ricopre d’aceto aggiungendo foglie di alloro e facendo bollire adagio per 3-4 minuti. Si lascia raffreddare. Si mettono i tranci di ventresca nei vasi aggiungendovi scorzette di limone. Si ricopre con aceto fresco. Si chiude, si fa bollire per qualche minuto, si ripone in luogo fresco. Da consumare in tempi brevi.

Maturazione: 15-20 giorni.

Area di produzione: Sicilia e con leggere varianti Sardegna, Toscana e Liguria.

Calendario di produzione: primavera – estate.

Note: questa conserva casalinga è indicata per la preparazione di stuzzicanti antipasti. Non si trova in commercio, ma è espressa dalla dimensione familiare dei pescatori, depositari, in alcuni casi, di ricette per la conservazione del pesce davvero straordinarie.

Aglio rosso maremmano

Descrizione sintetica del prodottoÈ un aglio di dimensioni più piccole rispetto all’aglio normalmente in commercio, molto profumato e di colore rosso intenso.

Territorio interessato alla produzione: Viene coltivato da piccoli orticoltori principalmente in Maremma (provincia di Grosseto), ma anche in altre parti della regione.

Cenni storici e curiositàQuesta varietà è assai poco produttiva, ma presenta pregi gastronomici notevoli. Viene utilizzata come condimento ed è molto ricercata per aromatizzare i salumi.

Carciofo di Pian di Rocca

Descrizione sintetica del prodottoIl carciofo di Pian di Rocca è di colore verde intenso tendente al violaceo, ha una forma conica e una consistenza tenera. È molto piccolo e compatto, il sapore è amarognolo. Ha una maggiore resistenza al freddo rispetto alle altre cultivar.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in provincia di Grosseto, in particolare nel comune di Pian di Rocca.

Cenni storici e curiositàSono 8 i produttori del carciofo di Pian di Rocca, situati tutti nell’omonima località nei pressi di Castiglion della Pescaia. La varietà comunemente impiegata è il Terom pertanto la tradizionalità della produzione non va ricercata nel materiale vegetale utilizzato quanto nelle caratteristiche pedologiche e climatiche della zona di coltivazione.

Pomodorino costoluto fiorentino, pomodorino rosso da conserva

Descrizione sintetica del prodottoElemento caratteristico della bacca sono le costole, le cui pareti spesso rientrano anche di molto all’interno del frutto, dando origine alla tipica conformazione da cui prende il nome questo ortaggio. La polpa interna, omogenea e abbastastanza consistente, è molto rossa, succosa, saporita e aromatica. La bacca è ottima per il consumo fresco, ma si presta bene anche alla preparazione di sughi (previa scottatura e spellatura).

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa polpa del pomodoro costoluto ha un sapore e una tale consistenza da favorirne il consumo sia fresco in insalata sia trasformato in conserve. La tecnica colturale, pur potendosi avvalere dei moderni apporti agro-fitopatologici, non ha subito grosse modifiche, dal momento che la produzione è a carico di piccoli agricoltori che preferiscono per lo più metodologie tradizionali, del tutto idonee alla coltivazione di questa varietà.

Aglione della Valdichiana

Denominazione del Prodotto:Aglione della ValdichianaAglione della Chiana
Descrizione sintetica del prodotto:Si tratta di un aglio gigante dal caratteristico aroma privo di allina e dei suoi derivati, ed ha un caratteristico profumo piccante, molto più delicato di quello dell’aglio tradizionale. E’ di colore bianco tendente all’avorio con forma quasi sferica leggermente schiacciato ai poli, possiede generalmente al suo interno sei bulbilli che si presentano separati e di grandi dimensioni. Questo tipo di aglio può raggiungere anche il peso di 800 grammi. L’Aglione della Valdichiana è una pianta utilizzata nella tradizionale cucina toscana, in particolare della Valdichiana, per le sue particolari proprietà organolettiche, il sapore dolciastro e l’alta digeribilità poiché non contiene allina.
Territorio interessato alla produzione:Valdichiana senese ed aretina quella cioè attraversata dal Canale Maestro della Chiana che ripercorre circa i due terzi dell’antico corso del Clanis, ma in direzione opposta, cioè verso Nord come affluente dell’Arno.Si trova anche nell’isola del Giglio (GR).
Lavorazione:Il terreno per la coltivazione dell’Aglione deve essere sciolto, sabbioso, di medio impasto, senza ristagni di acqua ma umido nel sottosuolo. Prima della semina il terreno deve essere rovesciato, per interrare ogni residuo colturale. La messa a dimora del bulbillo (spicchio-materiale da riproduzione vegetativo scelto e selezionato) si effettua dagli inizi di ottobre fino a dicembre; le distanze adottate per la messa a dimora sono molto variabili da 30/35 cm sulla fila e 40/45 cm tra le file con una densità di circa 7.000 bulbilli/ha; tale sesto consente una ventilazione naturale ed evita l’insorgere di malattie fungine, quali la botrite, nell’apparato fogliare.La profondità di semina è di 5/10 cm, variabile secondo la tessitura del terreno, e il bulbillo va posto rispettando la polarità, in maniera tale da favorire la germinazione. La coltura richiede apporti di azoto (60-65 kg/anno) , di fosforo e di potassio (35-60 kg/anno) in misura variabile a seconda dei livelli residui nel terreno di tali sostanze nutritive. Durante la crescita vanno eliminate le erbe infestanti, con zappatura da eseguire almeno 3 volte a partire dal mese di febbraio e favorendo altresì lo sviluppo del bulbo nel terreno, e quando la pianta inizia a germogliare deve essere recisa l’infiorescenza.La raccolta dell’Aglione avviene tra giugno e luglio, non appena le foglie cominciano ad ingiallire affinché il bulbo (capo) non si rompa o marcisca. Una volta raccolto il prodotto va conservato in un luogo asciutto, ben ventilato e in ombra al riparo dai raggi solari diretti.
Cenni storici e curiosità:Alcune aziende della Valdichiana hanno mantenuto la produzione di questa coltura tramandata da generazioni che risale all’epoca degli Etruschi proprio nelle campagne adiacenti all’odierna Montepulciano e le tecniche di produzione sono le stesse utilizzate in quel periodo.Nel 1969 a Celle sul Rigo, frazione del Comune di San Casciano dei Bagni, nasce la “Sagra dei pici (pasta fatta a mano tradizionale della zona della Valdichiana) di Celle” conditi anche con sugo all’Aglione.Una traccia certa è anche nella prima rievocazione storica del “Bravio delle Botti di Montepulciano” dell’anno 1974 dove erano presenti i pici (pasta fatta a mano tradizionale della zona della Valdichiana) all’Aglione nel menù che le contrade proponevano. Oggi la sua diffusione è garantita dai mercati di Filiera corta come il “Mercato di Bertoldo” a Montepulciano.L’Aglione della Valdichiana è presente anche sull’Isola del Giglio perché nel 1544 il pirata Khayr al-Din, detto il Barbarossa, saccheggiò l’isola del Giglio ed uccise chiunque si opponeva e deportò, come schiavi, oltre 700 gigliesi. In seguito la famiglia dei Medici ripopolò l’isola con popolazioni provenienti da famiglie della Valdichiana, come quella di Giudici Francesco, e nel 1686 la famiglia Stefani, proveniente da Arezzo in Valdichiana. In occasione del ripopolamento voluto dal Granduca di Toscana le famiglie della Valdichiana portarono, tra le loro cose al seguito, i bulbilli dell’Aglione della Valdichiana.
Con l’industrializzazione degli anni ’60 la coltivazione dell’Aglione della Valdichiana è quasi sparita se non per una piccola produzione in pochi nuclei familiari che annualmente ne producono meno di 100 ql pur avendo ulteriore potenzialità di crescita anche per le specifiche proprietà organolettiche e le sue dimensioni, eccezionali rispetto ad altri agli.

Cece di Grosseto

Descrizione sintetica del prodottoIl cece di Grosseto ha forma tonda irregolare, colore chiaro, è duro e piccolo. Si produce da marzo ad agosto.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità del cece di Grosseto è data dalla particolarità della cultivar che risulta diversa nelle caratteristiche morfologiche: il cece è più piccolo e più chiaro di quello normale. Questa cultivar necessita di terreni sciolti, tipici del grossetano. Si utilizza per minestre o come farina per prodotti da forno.

Cece piccolo del Valdarno, c. piccino del Chianti, c. nostrale piccolo, c. piccino, c. nostrale

Descrizione sintetica del prodottoLegume piccolo di colore chiaro, dopo la cottura si presenta tenero e saporito.

Territorio interessato alla produzione: Valdarno, Chianti, Mugello, province di Arezzo, Firenze, Siena e parte della provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàI due produttori più significativi di cece nostrale o cece piccino si trovano a Reggello e a Rapolano Terme e producono complessivamente 150-200 quintali, di cui 6-7 circa vengono venduti alla grande distribuzione. In totale sono dodici i produttori di cece nelle province di Firenze, Arezzo, Siena e Grosseto, ma si possono considerare solo come hobbisti.

Fagiolo ciavattone di Sorano, fagiolo burro di Sorano, piattella di Grosseto

Descrizione sintetica del prodottoÈ un fagiolo di grande qualità dal punto di vista organolettico: presenta infatti una polpa burrosa ed una buccia finissima, facile da cuocere, tanto da essere assai apprezzato per la sua notevole digeribilità.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nel comune di Sorano, provincia di Grosseto. Provincia: Grosseto.

Cenni storici e curiositàIl fagiolo ciavattone si chiama così per la caratteristica forma schiacciata. Le sue particolari caratteristiche organolettiche e nutrizionali, oltre alla cultivar, sono dovute alle condizioni climatiche e alla composizione dei suoli in cui cresce.

Fagiolo borlotto di Maremma

Descrizione sintetica del prodottoIl fagiolo borlotto di Maremma è un fagiolo rampicante dalle foglie verde scuro, opaco, e dal fiore rosa pallido; è caratterizzato da un baccello piuttosto grande, può raggiungere la lunghezza di 17,5 cm e la larghezza di 1,5 cm. Il seme è grande, di colore roseo con screziature color porpora. Ha una consistenza dura, si produce da aprile a luglio.

Territorio interessato alla produzione: Maremma, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa qualità e tipicità del fagiolo borlotto di Maremma sono date dalla particolarità della cultivar e dall’influenza dell’ambiente. Viene consumato come secondo piatto accompagnato da vini rossi. Si produce dal XVI secolo.

Fagiolo borlotto nano di Sorano

Descrizione sintetica del prodottoIl fagiolo borlotto nano di Sorano è una cultivar ad accrescimento determinato, non ha bisogno di sostegni. Il seme è reniforme, di colore bianco con screziature rosse. Si produce da aprile a giugno.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Sorano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tipicità e qualità del fagiolo borlotto di Sorano sono date dalla particolarità della cultivar e dall’influenza dell’ambiente in cui viene coltivata. Si produce dal XVI secolo; si impiega per fare minestre e minestroni, come contorno, da solo o con salsiccia e cotiche. Spesso si accompagna con il vino rosso Morellino.

Fagiolo cannellino di Sorano

Descrizione sintetica del prodottoÈ un fagiolo bianco dalla caratteristica forma tubolare, allungata. Attualmente è prodotto quasi esclusivamente per autoconsumo. Di grande qualità dal punto di vista organolettico, ha una polpa morbida e una cuticola estremamente fine e permeabile, facile da cuocere; per questo risulta molto digeribile. Tali caratteristiche sono dovute alle condizioni climatiche e alla particolare composizione dei suoli dell zona.

Territorio interessato alla produzione: Sorano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàIl fagiolo cannellino di Sorano è un ecotipo locale apprezzato da molti per le sue caratteristiche di digeribilità conferitegli dalle proprietà dei suoli sui quali viene coltivato.

Lupino dolce di Grosseto

Descrizione sintetica del prodottoIl lupino dolce di Grosseto ha forma tondeggiante e colore giallo. Ha buona consistenza e sapore dolciastro.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàIl lupino dolce è stato da sempre coltivato nelle campagne della Maremma; oggi sta scomparendo. La sua tipicità è data sia dalle caratteristiche della cultivar sia da quelle ambientali, che gli conferiscono un sapore un po’ dolciastro. Viene consumato come accompagnamento per gli aperitivi, come stuzzichino o per l’alimentazione del bestiame.

Olive in salamoia

Descrizione sintetica del prodottoLe olive in salamoia sono grosse, di consistenza soda e molto saporite. Le varietà utilizzate sono il leccino e il frantoio. Confezionate in vasetti di vetro da 500 g-1 kg, vengono prodotte da novembre a maggio.

Territorio interessato alla produzione: In particolare la provincia di Lucca e, con alcune modifiche nella tecnica di concia, tutta la regione.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità delle olive in salamoia è da ricondursi alle cultivar locali utilizzate e all’originalità del processo produttivo, che è rimasto invariato nel tempo. Tale processo prevede l’utilizzo di limoni e di due fasi di salamoia sia per una maggiore stabilizzazione del prodotto, sia per conferire un gusto particolarmente sapido alle olive.

Carciofini sott’olio

Descrizione sintetica del prodottoI carciofini sott’olio hanno dimensioni piuttosto ridotte e forma simile a quella di una noce. Il colore è variabile dal giallo paglierino al verde giallognolo. La consistenza è sempre morbida e il sapore dolciastro con retrogusto amarognolo. Il prodotto viene conservato in barattoli di vetro utilizzando olio di oliva.

Territorio interessato alla produzione: La provincia di Livorno e tutta la Maremma Grossetana.

Cenni storici e curiositàLa qualità dei carciofini è legata all’impiego di cultivar locali e alla tradizionale tecnica di trasformazione.Si consumano come antipasto o come contorno abbinati alla carne e al vino rosso; in Maremma, in particolare, si consumano con il tipico vino Morellino di Scansano.

Tartufo bianchetto della Toscana, tartufo marzuolo

Descrizione sintetica del prodottoIl tartufo bianchetto del litorale (Tuber albidum Pico) ha uno strato esterno liscio, di colore tendente al fulvo e una polpa chiara di colore variabile dal fulvo al violaceo-bruno, provvista di numerose venature. Le sue dimensioni sono abbastanza ridotte e di solito non superano quelle di un uovo di gallina. Ha un profumo simile a quello dell’aglio.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la regione e in particolare la fascia litoranea.

Cenni storici e curiositàL’operazione di raccolta è effettuata con l’ausilio di cani appositamente addestrati e di un particolare strumento, il vanghetto (costituito da un corto e robusto manico di legno alla cui estremità è fissata una piccola vanga di forma variabile). La conservazione dei tartufi avviene in frigorifero, in recipienti chiusi. In Toscana la raccolta dei tartufi è un’attività tradizionale; già alla fine degli anni trenta infatti era presente sul territorio la cultura della raccolta del tartufo. L’esistenza di otto associazioni di raccoglitori mostra l’importanza di questo prodotto nella regione e il suo profondo radicamento nel territorio.

Tartufo bianco della Toscana

Descrizione sintetica del prodottoIl tartufo bianco della Toscana (Tuber magnatum pico) presenta uno strato esterno liscio, di colore giallo chiaro o verdino, e una polpa dal marrone al nocciola più o meno tenue, talvolta sfumata di rosso vivo, con venature chiare, fini e numerose che scompaiono con la cottura. Ha dimensioni variabili daquelle di una cariosside di mais a quelle di una grossa arancia, al massimo. Emana un profumo forte e gradevole, simile all’odore di metano o a quello del formaggio fermentato.

Territorio interessato alla produzione: L’areale di diffusione comprende alcune zone dell’Appennino nord-orientale e una fascia centrale piuttosto ampia che si estende dal Valdarno inferiore (Pisa, Pontedera) fino al confine con il Lazio (San Casciano dei Bagni).

Cenni storici e curiositàL’areale di diffusione comprende alcune zone dell’Appennino nord-orientale e una fascia centrale piuttosto ampia che si estende dal Valdarno inferiore (Pisa, Pontedera) fino al confine con il Lazio (San Casciano dei Bagni).

Funghi porcini toscani

Descrizione sintetica del prodottoSono anche detti: giugnolo, settembrino, biancarello, montagnolo, porcino del freddo, moreccio o porcino nero, estatino.I porcini sono funghi piuttosto pregiati appartenenti al genere Boletus. Il gambo è di colore marrone chiaro mentre la cappella è di un marrone più scuro, variabile a seconda delle specie del sottobosco e del bosco di produzione. Il sapore è delicato ma intenso, con un leggero sentore di tannino, muschio e tallo dell’aglio. La polpa è soda e bianca mentre i tuboli hanno una colorazione che va dal bianco al giallo verdognolo.

Territorio interessato alla produzione:L’areale di crescita riguarda il territorio forestale di tutte le province della Toscana. Particolare diffusione si segnala in Garfagnana (Provincia di Lucca), Lunigiana (Provincia di Massa-Carrara), la zona dell’Amiata (Provincia di Siena) e la Montagna Pistoiese (comuni di Abetone, Cutigliano e San Marcello).

Tartufo in salamoia

Materia prima: tartufo sia bianco che nero.

Tecnologia di preparazione: i tartufi vengono selezionati a mano, ripuliti
dalla terra con uno spuzzolino uno per uno, lavati, messi in barattoli. Si
aggiunge la salamoia e si sterilizza in autoclave. Si conservano in lungo
fresco e buio.

Maturazione:

Area di produzione: Piemonte, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo.

Calendario di produzione: autunno, inizio inverno.

Note: oltre al tartufo hianco (Tuber magnatum pico) e a quello nero (Tuber
melanosporum) anche il tartufo estivo scorzone (Tuber aestivum) è oggetto
di trasformazione. Di colore blu-nerastro con cuticola verrucosa, si
distingue dal più pregiato tartufo nero di Norcia per la carne più chiara
tendente al bianco nocciola marmorizzato. Il melanosporurm è invece nero.
Un altro (Tuber mesentericum) è molto diffuso nella zona di Ariano Irpino
oltrechè nel Lazio, in Toscana e nel sud delle Marche e dell’Umbria, dove
viene consumato insieme a formaggi freschi di capra in insalata.

Salsa di prugnoli selvatici

Materia prima: prugnoli.

Tecnologia di preparazione: i prugnoli raccolti dopo che hanno subito le prime gelate, vengono fatti bollire e passati al setaccio. Si aggiunge un po’ di zucchero, qualche chiodo di garofano e si lascia completare la cottura. Si mette nei barattoli e si conserva al buio.

Maturazione:

Area di produzione: Toscana, Marche e Umbria.

Calendario di produzione: inverno.

Note: questa salsa è ottima per accompagnare le carni di maiale, i lessi in genere e la cacciagione. È riproposta da alcuni ristoratori. Le proprietà del prugnolo sono straordinarie: ne sa qualcosa la tedesca Weleda. Meriterebbero un trattato a parte.

Funghi porcini sott’olio

Materia prima: funghi porcini.

Tecnologia di preparazione: i funghi porcini, dopo accurata pulitura,
vengono sbollentati per alcuni minuti in acqua, aceto e sale.
Si fanno asciugare per alcune ore. si condiscono con vari aromi, tra cui
l’aglio, che variano da regione a regione e si mettono nei barattoli ricoprendoli
di olio. Si conservano in luogo fresco al buio.

Maturazione: un mese circa.

Area di produzione: tutta l’ltalia appennica.

Calendario di produzione: autunno.

Note: con questo sistema vengono altresì conservate tutte le varietà di
funghi commestibili, a cui si aggiungono differenti erbe aromatiche.

Paonazzi sott’olio, lardaioli rossi

Descrizione sintetica del prodottoI paonazzi o lardaioli rossi sono funghi lattari la cui denominazione botanica è Tricholoma o Higrophorus russula. Sono molto diffusi nel territorio senese e nella Maremma grossetana nel tardo autunno. I paonazzi sott’olio sono in genere tagliati a piccoli pezzi, confezionati in vasetti di vetro e ricoperti di olio di oliva.

Territorio interessato alla produzione: Province di Grosseto e Siena.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità alla provenienza locale delle materie prime, alla combinazione delle materie prime e degli ingredienti che gli conferiscono un gusto particolare.

Castagne (fresche) della Toscana

Descrizione sintetica del prodottoLe principali cultivar di castagne per consumo fresco sono la Bastardo rosso, la Carpinese o Carrarese, la Mazzangaia, la Rossola e la Selvana. I frutti di ogni cultivar si differenziano, più o meno marcatamente, per forma, dimensioni, colore della buccia, forma dell’ilo, pellicola interna e caratteristiche organolettiche. La produzione è concentrata prevalentemente nel mese di ottobre.

Territorio interessato alla produzione: Lunigiana, Garfagnana, Appennino pistoiese, Casentino e montagna aretina, Colline Metallifere e Val di Cecina. In particolare la Bastardo rosso è maggiormente diffusa nell’Amiata senese, la Carpinese in Lunigiana, Garfagnana e Appennino pistoiese, la Rossola e la Selvana in Garfagnana. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàLa gestione tradizionale dei castagneti si ripete da secoli senza sostanziali variazioni rispetto alle pratiche colturali consuete. Rispetto al passato tali pratiche si avvalgono solo dell’ausilio di mezzi meccanici come motoseghe e decespugliatori; non prevedono l’uso di concimi chimici e di fitofarmaci e garantiscono il mantenimento delle specifiche caratteristiche organolettiche del prodotto consumato allo stato fresco o successivamente trasformato.

Fico verdino

Descrizione sintetica del prodottoFico verde piccolo, dalla polpa di colore rosso intenso.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàI fichi verdini vengono consumati freschi, accompagnati con il prosciutto, oppure essiccati su graticci di canna; spesso vengono raccolti dalla pianta in un avanzato stato di appassimento, in tal caso il loro colore diviene marrone chiaro.I fichi verdini secchi sono utilizzati per la preparazione delle “picce”: il fico essiccato viene diviso a metà e all’interno viene messo il gheriglio di una noce e poi richiuso.Può essere conservato anche sotto spirito.In una tela del Bimbi, del 1696, sono raffigurati 51 fichi tra i quali il verdino.

Pera del curato toscana

Descrizione sintetica del prodottoÈ una pera invernale. Il frutto si presenta di colore verde giallastro con qualche lenticella. Ha dimensioni notevoli e polpa aromatica, saporita, di colore bianco.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa pera del curato è un’antica varietà di pera che, anche se non originaria della Toscana, era comunque diffusissima in tutta la regione. Oggi i peri si trovano come piante isolate, residuate negli orti nei pressi di casolari di collina o nei terrazzamenti dove, per il clima e per l’orografia del terreno, non era conveniente seminare il grano. Si tratta di piante adulte, per lo più con produzione decrescente e incostante perché nella quasi totalità dei casi abbandonate.

Castagna del Monte Amiata IGP

Zona di produzione: le zone ovest-sudovest del cono vulcanico del Monte Amiata, comprende otto comuni della provincia di Grosseto e tre della provincia di Siena

Tipologia: Frutta secca prodotta dalle varietà Marrone, Bastarda Rossa e Cecio

Descrizione: La castagna del Monte Amiata ha forma ovale con apice poco pronunciato e colore rossastro con striature più scure

Note: già negli statuti delle comunità dell’Amiata del XIV secolo si ritrovano specifiche norme per la salvaguardia e lo sfruttamento dei castagni, sia riguardo ai frutti sia riguardo alla legna. L’importanza di questa coltura era motivata dal fatto che la castagna è stata per molto tempo quasi l’unica fonte di cibo per le popolazioni montane in alcuni periodi dell’anno.

Riferimenti normativi: Prodotto IGP, Registrazione europea con regolamento CE n. 1094/2000 pubblicato sulla GUCE L 228/57 dell’8 settembre 2000 riconoscimento nazionale con provvedimento 10 ottobre 2000 pubblicato sulla GURI n. 250 del 25 ottobre 2000

Marmellata di sorbe pelose

Materia prima: sorbe pelose (corbezzoli).

Tecnologia di preparazione: i corbezzoli vengono fatti bollire per pochi minuti. Si passa il tutto allo staccio, si raccoglie la polpa e si aggiunge lo stesso peso di zucchero più la buccia di mezzo limone. Si lascia addensare il tutto fino a quando il mestolo non rimane in posizione orizzontale nella purea. Si invasa e si conserva in luogo fresco e asciutto, meglio se al buio.

Maturazione:

Area di produzione: Talamone, Orbetello, Sardegna.

Calendario di produzione: dicembre.

Note: il corbezzolo cresce spontaneo nella zona di Talamone e in tutto l’Argentario e nelle macchie della Maremma e della Sardegna. Le conserve le preparano le donne a livello familiare. Si sconsiglia il consumo dei frutti freschi perché gli zuccheri si trasformano facilmente in alcool dando euforia a chi ne consumi troppi. La saggezza popolare consiglia di non mangiarne più di uno e nell’orbetellano si ironizza, quando un vino è poco buono, ” Che l’hai fatto con le sorbe pelose?”.

Conserva di rose

Materia prima: petali di rosa canina.

Tecnologia di lavorazione: le rose vengono sfogliate e ad ogni petalo si recide la “unghia”, ossia quella parte del petalo attaccata alla corolla, perché di sapore amarognolo. I petali così tagliati si mettono in una terrina aggiungedovi una pari quantità di zucchero e del limone spremuto. Strofinarli bene con le mani per favorire la rottura delle fibre e la fuor uscita degli umori. Si lascia macerare il tutto per qualche tempo, si incorpora dello sciroppo di zucchero preparato a parte lasciando bollire fino al raggiungimento della giusta consistenza. Si mette nei barattoli e si chiudono ermeticamente conservandoli al buio.

Maturazione:

Area di produzione: tradizionale in Piemonte, Veneto e Toscana.

Calendario di produzione: maggio e giugno.

Note: La conserva di rose, tradizionale in Piemonte, viene fatta anche nel convento dell’isola di S.Lazzaro, ad opera dei fratelli armeni, ma solo per uso interno. Le conserve di rosa che si trovano in commercio sono quasi tutte importate dai paesi dell’Est europeo, soprattutto dalla Bulgaria.

Confettura di purnelle fiaschette

Descrizione sintetica del prodottoLe purnelle fiaschette sono particolari prugne spontanee della zona di Roccalbegna, di forma romboidale (da cui deriva il nome) e della lunghezza di circa 3 cm. La confettura appare di consistenza densa, di colore marrone tendente al rosso e sapore dolce con retrogusto asprigno.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Roccalbegna, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàIl procedimento di lavorazione non ha subito modifiche nel tempo. Da oltre 100 anni nel comune di Roccalbegna è usanza a luglio andar per campi a raccogliere le purnelle per poi farne la confettura. Elemento della colazione di tutti i giorni, è usata per guarnire le crostate.

Biscotto di mezz’agosto

Descrizione sintetica del prodottoIl biscotto di mezz’agosto ha una classica forma a ciambella della grandezza variabile tra i 25 ed i 35 cm di diametro. Il colore esternamente è bruno, all’interno giallo. Gustoso, è caratterizzato da uno spiccato sapore di anice e di vino fresco.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Pitigliano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàIl biscotto di mezz’agosto costituiva lo spuntino di metà pomeriggio dei lavoranti impiegati nelle operazioni di trebbiatura (trebbiatura a fermo sull’aia) ed era un’occasione gradita per una breve sosta di lavoro.Il “ciambellone” veniva consumato anche in occasione dei festeggiamenti per il Ferragosto.

Ciaramito di Castell’Azzara

Descrizione sintetica del prodottoIl ciaramito è un dolce che si prepara con uova, farina, zucchero, lievito naturale, semi di anice e strutto. Ha una forma circolare, a ciambella bucata, con un diametro che va dai 10 cm in su. Il sapore dolce intenso è dato dall’anice.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Castell’Azzara, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàIl ciaramito è il tipico ciambellone della tradizione contadina della Maremma grossetana che usa molto i semi di anice, in Toscana frequentemente utilizzati per aromatizzare i prodotti da forno. Il colore bruno lucente del ciaramito è dovuto alla doratura cui è sottoposto prima della cottura.

Panforte di Massa Marittima

Descrizione sintetica del prodottoIl panforte è un dolce di forma circolare, basso e compatto. Può essere di colore bianco o nero a seconda che si cosparga esternamente di zucchero vanigliato o di cacao. Presenta una superficie rugosa, nella parte inferiore appoggia su un’ostia sottile. Ha un sapore forte di spezie e di frutta candita, è piuttosto consistente e si presenta leggermente gommoso al palato. Viene preparato in diverse pezzature.Prodotto tipico della provincia di Siena, la sua tradizione si è allargata col tempo al grossetano: a Massa Marittima la sua produzione accompagna tutte le festività.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Siena e comune di Massa Marittima, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità del panforte è da ricercarsi nella particolare combinazione degli ingredienti, tipici della pasticceria senese, nella particolarità della trasformazione, rimasta inalterata negli anni grazie all’abilità e manualità di persone che hanno acquisito esperienza nel tempo. Il panforte artigianale è diverso da quello industriale e non soltanto per l’aspetto (nel primo la pressatura del prodotto e la formatura sono fatte a mano), ma anche per il modo di ottenere la frutta candita: il sistema antico prevede il sistema della fermentazione, quello recente prevede l’utilizzo dell’osmosi che permette di trasformare la frutta in una dolcissima massa vetrosa.È interessante il motivo che spiega il nome del panforte: fin dall’alto Medioevo era usanza popolare preparare una particolare focaccia semplicemente con farina di grano ed acqua, addolcita con miele, detta “melatello”, arricchita con la frutta di stagione come i fichi, l’uva, le susine, le mele. La frutta fresca veniva messa nell’impasto semplicemente spezzettandola e la cottura avveniva a fuoco moderato in modo
che la pasta non diventasse troppo asciutta; così la frutta non si disidratava completamente e se la stagione era calda ed umida, l’alimento poteva prendere un sapore acidulo da cui “pan forte”, cioè pane acido.Il panforte margherita è nato nel 1879 quando Margherita di Savoia e il suo sposo Umberto I, allora sovrani d’Italia, andarono a Siena per il Palio. In questa occasione venne offerto alla regina un delicato “panforte bianco”, battezzato “panforte Margherita” in onore della sovrana.Si consuma accompagnato da vin santo o moscadello di Montalcino.

Scarsella orbetellana

Descrizione sintetica del prodottoLa scarsella orbetellana è un dolce dal colore giallo ocra, forma a ciambella con le due estremità incrociate e sporgenti. La consistenza è dura e friabile.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàL’origine della scarsella orbetellana è molto probabilmente spagnola; ne esiste infatti una raffigurazione in una stanza del museo “Il Pueblo” di Barcellona; questo dolce veniva offerto ai ragazzi che si occupavano della questua; la sua forma particolare consentiva loro di ricevere il dolce direttamente dai donanti affacciati alla finestra, utilizzando una lunga pertica. La tradizionalità della scarsella è da ricercare oltre che nell’origine e nella combinazione degli ingredienti, nella forma particolare e nella manualità delle tecniche produttive.

Sfratto

Descrizione sintetica del prodottoLo sfratto è un dolce di forma allungata, a bastone. È lungo 23-30 cm, con diametro di 7 cm. Di solito viene consumato dopo aver tagliato il “bastone” intante piccole fette della lunghezza di circa 3-4 cm. Una cialda di pasta sottilissima avvolge il ripieno costituito da un impasto di miele, scorza d’arancia, noci, semi d’anice e noce moscata. Esternamente ha il colore del pane, all’interno invece è ambra brunito. Il sapore è dolce ed ha un profumo intenso.

Territorio interessato alla produzione: Comuni di Pitigliano e Sorano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàÈ un tipico dolce ebraico la cui origine risale alla metà del XVIII secolo.Nei primi anni del Seicento, un editto del Granduca di Toscana Cosimo II de’ Medici intimò agli ebrei che abitavano nella zona di lasciare le proprie abitazioni, per concentrarsi nel “ghetto” a ridosso della sinagoga di Pitigliano.Lo “sfratto” fu intimato dall’Ufficiale giudiziario e dal Messo notificatore mediante il gesto rituale di picchiare sulla porta delle case ebree con un bastone.Gli ebrei di Pitigliano e Sorano, un secolo più tardi, vollero ricordare le imposizioni subite con la creazione di questo dolce che assunse nome e forma ispirate a questa triste vicenda (da L’ebreo errante tra arte e storia nella Maremma collinare di Roberto Pivirotto).

Schiaccia pizzicata di Montiano

Descrizione sintetica del prodottoLa schiaccia pizzicata di Montiano è una schiacciata dolce dalla forma circolare e dal colore brunito. Il sapore è caratterizzato dal delicato gusto della ricotta fresca e dell’uvetta. La superficie presenta una sorta di “punte”, fatte a mano durante la lavorazione: questo particolare aspetto le conferisce il nome.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Montiano, provincia di Grosseto

Cenni storici e curiositàLa schiaccia pizzicata è un prodotto della tradizione locale che veniva preparata nei mesi più freddi. Fresca e fragrante, prende il suo nome dai “pizzicotti” che sono presenti in superficie. La particolarità di questo dolce è l’utilizzo per la preparazione della ricotta. Era tradizione che ogni famiglia preparasse le schiacce che venivano portate al forno del paese per la lievitazione e la cottura; per l’occasione le donne restavano sveglie anche tutta la notte per seguire la preparazione.

Torta mantovana

Descrizione sintetica del prodottoLa mantovana è una torta rotonda soffice, di facile esecuzione, semplice ma dal sapore molto intenso.

Territorio interessato alla produzione: Diffusa in tutta la toscana e in particolare nella provincia di Prato. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàNonostante il suo nome (non sarebbe però strano se avesse veramente origini mantovane, poiché quel Ducato dominò per un certo periodo l’alta Versilia) questo è un tipico ed antichissimo dolce di esecuzione molto semplice ma ottimo, che si è diffuso in tutta la Regione. Si racconta anche, tuttavia, che nell’ottocento un noto pasticcere di Prato ebbe in dono questa ricetta da due suore di Mantova come ringraziamento per la sua ospitalità. E questo, da uomo industrioso qual’era, l’arricchì della sua esperienza, incontrando un gran apprezzamento tra la propria clientela. Anche l’illustre Artusi cita nel suo libro ” l’arte di mangiar bene” questa raffinata ricetta.

Biscotti di Prato (cantucci di Prato o cantucci toscani)

Descrizione sintetica del prodottoI biscotti di Prato sono ottenuti tagliando trasversalmente dei filoncini di pasta farcita di mandorle intere (20% circa) e pinoli (2% circa). I biscotti così ottenuti risultano croccanti e dorati nella parte esterna; lateralmente, nella parte corrispondente al taglio, si nota la caratteristica sezione delle mandorle, di cui sono riccamente farciti. Questi biscotti si conservano più a lungo di altri perché molto secchi; proprio per la loro consistenza, si usa consumarli inzuppandoli nel vin santo. I cantucci di Massa Marittima sono arricchiti dal delicato aroma di limone.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana ed in particolare la provincia di Prato e il comune di Massa Marittima. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità al sistema di lavorazione, rimasto invariato nel tempo, all’originalità del gusto e alla particolarità della forma.La ricetta dei biscotti probabilmente è stata tramandata dai cuochi della Corte Medicea, che l’avevano ottenuta dai pasticceri giunti in Toscana al seguito di Isabella d’Este verso la fine del XV secolo, durante un soggiorno fiorentino della nobildonna in occasione di uno dei numerosi pellegrinaggi a Roma per visitare il Papa.Nonostante siano privi di stabilizzanti e conservanti, questi biscotti si conservano a lungo perché molto secchi.Risultano ottimi con ogni vino da dessert, ma soprattutto inzuppati nel vin santo toscano.

Brecciotto di Roccalbegna

Descrizione sintetica del prodottoIl brecciotto di Roccalbegna è un biscotto dalla forma irregolare, dal colore giallo pallido, dorato; l’aroma è caratterizzato dall’essenza di anice e dal profumo di vino.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nel comune di Roccalbegna, provincia di Grosseto. Provincia: Grosseto.

Cenni storici e curiositàIl brecciotto di Roccalbegna prende il suo nome dalla forma, allusiva al pietrisco di cava.È un dolce di fine pasto da consumarsi con vino o rosolio.

Cavallucci di Siena, cavallucci di Massa Marittima (morsetti)

Descrizione sintetica del prodottoI cavallucci sono biscotti grossolani, di forma irregolare e piuttosto grandi. Hanno colore biancastro, consistenza spugnosa e compatta e il sapore delle noci, dell’anice e della frutta candita.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Siena e, con leggere varianti, il comune di Massa Marittima. Province: Grosseto, Siena

Cenni storici e curiositàEsiste uno specifico riferimento temporale che permette di fissare un’origine alla tradizionalità di questo prodotto: risulta infatti che nel 1515 il Concistoro distribuisse a tutti i suoi membri, nelle varie festività dell’anno, panpepato e “berriguocoli” (quelli che poi verranno chiamati cavallucci). A quell’anno risale l’usanza di regalare questi biscotti per le festività. Il nome di “cavallucci” deriva dal fatto che i “cavallai”, cioè gli addetti al cambio dei cavalli alle stazioni di posta dei viaggiatori, ne facevano un grande uso. La servitù invece li usava per il pasto giornaliero inzuppati nel vino.La tradizione dei cavallucci si è allargata anche al grossetano: a Massa Marittima la loro produzione caratterizza tutte le festività.

Cenci, stracci, frappole

Descrizione sintetica del prodottoI cenci sono dei rettangolini di pasta dolce fritta. Il nome del prodotto derivadalla particolare forma che assume una volta cotto, cioè quella di cenci o stracci. Hanno colore dorato, consistenza croccante; sono in genere cosparsi di zucchero a velo. Il sapore è dolce, vanigliato. Vengono prodotti nel periodo del Carnevale, in gennaio e febbraio.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità alla particolare combinazione degli ingredienti, al sistema di lavorazione che è rimasto invariato nel tempo e alla particolare forma che ricorda quella degli stracci da cucina. Il prodotto, infatti, è legato alla tradizione contadina che ne faceva uso soprattutto nel periodo di Carnevale. Non contiene stabilizzanti per cui non si conserva molto a lungo. Viene prodotto da almeno 50 anni a partire dal periodo post-natalizio fino a febbraio, insieme ad altri dolci tipici del periodo, come frittelle di riso, frati e migliacci. I cenci si servono come dessert, accompagnati con vin santo.

Topi di Castell’Azzara

Descrizione sintetica del prodottoI topi sono dolcetti a forma di mezzaluna o mezzo cerchio, dal colore dorato e dalle dimensioni di 4-5 cm. Hanno caratteristiche organolettiche simili al tradizionale croccante, ma differiscono da quest’ultimo per una più morbida consistenza.

Territorio interessato alla produzione: Comuni di Castell’Azzara e Orbetello, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàI topi di Castell’Azzara sono dei tipici dolcetti da festa della bassa Maremma. Sono particolari per la presenza di croccante all’interno di una sfoglia.

Tozzetto di Pitigliano

Descrizione sintetica del prodottoI tozzetti sono dei piccoli biscotti a forma di rettangolo o bastoncino, ricurvi ai lati e dal colore dorato, tendente al bruno. Sono molto gustosi per il forte sapore di nocciola e di frutta candita.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Pitigliano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàI tozzetti di Pitigliano prendono il nome dalla particolare forma tozza che assumono dopo aver tagliato il cordone di pasta in fase di preparazione.

Taglioli di Castell’Azzara, melatelli

Descrizione sintetica del prodottoI taglioli sono dolcetti a forma di losanga schiacciata di 4-5 cm circa di larghezza. Il sapore è forte e speziato, caratterizzato dalla presenza di pepe nero, noci e miele.

Territorio interessato alla produzione: Castell’Azzara, Pitigliano, Sovana, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàI taglioli di Castell’Azzara sono dei dolcetti poveri della tradizione sub- amiatina, versante grossetano. Costituivano la merenda dei minatori che di solito li mangiavano accompagnati da qualche bicchiere di vino.

Torsetto con la bolla di Pitigliano

Descrizione sintetica del prodottoIl torsetto è un dolce di colore bianco, dal profumo aromatico, caratterizzato dal sapore di arancio. Nella sua forma definitiva si presenta come un rombo adagiato su una piccola frittella che rappresenta la bolla ottenuta in fase di cottura (per ottenere tale risultato, nella fase di preparazione occorre lavorare velocemente le singole parti).

Territorio interessato alla produzione: Comune di Pitigliano, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàCaratteristica di questo dolce è la forma particolare assunta dopo la cottura, alla quale allude il suo nome.

Sugo di Scottiglia alla Pescinaia

Descrizione sintetica del prodottoIl Sugo di Scottiglia è costituito da un misto di carni di vitello , maiale, pollo, tacchino, coniglio e, facoltativamente, agnello. La forma è quella tipica di una zuppa di carni miste, di color rosso scuro, dal sapore forte e strutturato e dal gradevole profumo.

Territorio interessato alla produzione: Frazione di Pescina, Comune di Seggiano

Cenni storici e curiositàIl sugo di scottiglia era un prodotto tipico contadino di Pescina, paesino alle pendici dell’Amiata, che veniva preparato principalmente in occasione delle visite dei fattori; in tali occasioni si soleva infatti ” tirare il collo al gallo ” e preparare un gustoso sugo da aggiungere a delle fette di pane raffermo. Numerose testimonianze si raccolgono anche fra ex boscaioli: si dice infatti che fosse usanza portarsi sempre dietro il ” caldaino ” con la zuppa di carne dentro e all’ora del pasto, era comodo e veloce riscaldarla e versarla sopra due bocconi di pane, ottenendo un piatto completo e molto nutriente . Alcuni ritengono che il termine “scottiglia” derivi da carni scotte ovvero ricotte, a testimoniare forse il riciclaggio che veniva fatto di avanzi di frattaglie di giorni precedenti.

Zafferano purissimo di Maremma

Descrizione sintetica del prodottoLo zafferano è una spezia che si ricava dagli stimmi, filamenti finissimi di colore dal rosso porpora al roso aranciato, del fiore del Crocus sativus L., tuberosa appartenente alla famiglia delle Iridacee.

Territorio interessato alla produzione: Coltivato nei territori del Comune di Campagnatico e varie altre località rigorosamente all’interno della provincia di Grosseto, nell’area della Maremma. Provincia: Grosseto.

Cenni storici e curiositàFin dal medioevo la zafferano veniva coltivato nel Comune di Campagnatico (GR) come pianta tintoria; ne erano testimonianze le tracce di colore presenti in vasche di epoca romana. Anche l’uso dello zafferano come spezia per uso domestico è ben radicata nel territorio fin dagli inizi del secolo scorso: nell’orto familiare oltre a salvia, prezzemolo e rosmarino non mancava un’aiuola di zafferano per uso familiare.

Olio Seggiano DOP

Area di produzione:
Olio Toscano – Seggiano:
in provincia di Grosseto: l’intero territorio amministrativo dei comuni di Arcidosso, Castel del Piano, e Seggiano, e parte del territorio dei comuni di Cinigiano, di Santa Fiora e di Roccalbegna.

Materia prima:
la denominazione “Seggiano” è riservata all’olio extravergine di oliva “Toscano” ottenuto dalle olive provenienti dagli oliveti composti dalla varietà Olivastra Seggianese. Sono, altresì, ammesse le olive di altre varietà utilizzate come impollinatrici presenti negli oliveti nella misura massima del 5%.

Caratteristiche:
Acidità massima: 0,5%
colore: dorato
odore: buono con leggera fragranza
sapore: di fruttato leggero

Abbinamenti: condimento ideale per verdure crude e cotte, soprattutto se lessate e consumate calde, ma anche per minestre e zuppe di legumi tipiche della tradizione contadina toscana, e per pesce e carne alla griglia

Riferimenti normativi: Prodotto IGP, Registrazione europea con regolamento CE n. 644/98 pubblicato sulla GUCE n. L87 del 21 marzo 1998; riconoscimento nazionale con DM 21 luglio 1998 pubblicato sulla GURI n. 243 del 17 ottobre 1998

Olio di olivastra scarlinese

Descrizione sintetica del prodottoL’olio di olivastra scarlinese ha colore verde-giallo e aroma fruttato molto intenso.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàL’olio di olivastra scarlinese deve la sua tradizionalità alla tipicità della cultivar, che esprime al meglio le sue potenzialità produttive (da un punto di vista qualitativo) nella zona del grossetano. Non ha una resa in olio molto elevata, ma è di qualità eccellente.

Olio Toscano IGP

Area di produzione:
Olio Toscano: Regione Toscana

Materia prima:
la denominazione “Monti Pisani” è riservata all’olio extravergine di oliva “Toscano” ottenuto dalle olive provenienti delle seguenti varietà presenti, da sole o congiuntamente, negli oliveti: Americano, Arancino, Ciliegino, Frantoio, Grappolo, Gremignolo, Grossolana, Larcianese, Lazzero, Leccino, Leccio del Corno, Leccione, Madonna dell’Impruneta, Marzio, Maurino, Melaiolo, Mignolo, Moraiolo, Morchiaio, Olivastra Seggianese, Pendolino, Pesciatino, Piangente, Punteruolo, Razzaio, Rossellino, Rossello, San Francesco, Santa Caterina, Scarlinese, Tondello e loro sinonimi.

Caratteristiche:
Acidità massima: 0,6%
colore: dal verde al giallo oro con variazione cromatica nel tempo
odore: di fruttato accompagnato da sentore di mandorla, carciofo, altra frutta matura, verde di foglia
sapore: di fruttato marcato

Abbinamenti: condimento ideale per verdure crude e cotte, soprattutto se lessate e consumate calde, ma anche per minestre e zuppe di legumi tipiche della tradizione contadina toscana, e per pesce e carne alla griglia

Riferimenti normativi: Prodotto IGP, Registrazione europea con regolamento CE n. 644/98 pubblicato sulla GUCE n. L87 del 21 marzo 1998; riconoscimento nazionale con DM 21 luglio 1998 pubblicato sulla GURI n. 243 del 17 ottobre 1998

Bianco di Pitigliano DOC

Zona di produzione: i terreni d’origine vulcanica che dal lago di Bolsena si estendono verso Pitigliano, in provincia di Grosseto. Sono da considerare idonei i vigneti ubicati su terreni prevalentemente tufacei, di origine vulcanica, con giacitura piuttosto varia rappresentata da altopiani, declivi, intercalati da colline e vallette con costoni piu’ o meno ripidi.

Vitigni: Trebbiano toscano (Procanico) 65-70%, Greco (Grechetto), Malvasia bianca toscana e Verdello 30-35% nel complesso e purche’ ciascuno non concorra in misura superiore al 15%.

Resa massima per ha: 125 qli.

Resa massima di uva in vino: 70%.

Gradazione alcolica minima: 11,5%.

Acidita’ totale: 5,5-7 per mille.

Estratto secco netto: 16-21 per mille.

Invecchiamento: nessuno.

Caratteristiche organolettiche: colore giallo paglierino con riflessi verdolini, brillante; profumo delicato; sapore asciutto, neutro, con fondo leggermente amarognolo, di medio corpo, morbido.

Qualificazioni: nessuna.

Tipologie: nessuna.

Abbinamenti: antipasti magri, pesce azzurro alla griglia o in umido, frittate e tortini di verdure.

Ansonica Costa dell’Argentario DOC

Zona di produzione: comuni di Manciano, Orbetello, e Capalbio e nell’intero territorio dell’Isola del Giglio e del Monte Argentario, tutti in provincia di Grosseto.

Vitigni: Ansonica con eventuale aggiunta di altri vitigni della zona per un massimo del 15%

Gradazione alcolica minima: 11,5 gradi

Caratteristiche organolettiche: colore giallo paglierino più o meno intenso; profumo caratteristico, leggermente fruttato; sapore asciutto, morbido, vivace, armonico

Tipologie: bianco

Abbinamenti: si accompagna alla cucina di mare, in particolare a molluschi, crostacei, alla torta con acciughe e alle triglie alla livornese. Si abbina inoltre con la panzanella, il marzolino, la minestra di riso e il risotto nero

Riferimenti normativi: La Doc è stata riconosciuta con Decreto del 28.04.1995 pubblicato sulla GU del 31.05.1995

Montecucco DOC

Zona di produzione: nella provincia di Grosseto, le zone vocate dei comuni di Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico, Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano.

Vitigni:

Gradazione alcolica minima: Montecucco Bianco 11,5 gradi. Montecucco Rosso 12 gradi. Montecucco Rosso Riserva 12,5 gradi

Caratteristiche organolettiche: Montecucco Bianco colore giallo paglierino, odore delicato fresco più o meno fruttato e sapore asciutto, vivace. Montecucco Rosso colore rosso rubino intenso, odore vinoso e ampio, sapore armonico, asciutto, giustamente tannico. Montecucco Rosso Riserva colore rosso rubino intenso tendente al granato, odore ampio, vinoso, elegante, caratteristico e sapore pieno, asciutto, caldo elegante con eventuale sentore di legno.

Tipologie: Bianco, Rosso, Rosso Riserva, Sangiovese, Sangiovese Riserva, Vermentino

Abbinamenti: Montecucco Bianco: marzolino, minestra di riso, insalata di riso. Montecucco Rosso: secondi piatti a base di carni rosse e bianche, legumi e zuppe. Montecucco Rosso Riserva: carni rosse, panzanella, crostini alla toscana, bardiccio, caciotta toscana, fagioli all’uccelletto, polpettone alla fiorentina.

Riferimenti normativi: La Doc Montecucco è stata riconosciuta con DM del 30.07.1998 pubblicato sulla GU del 10.08.1998

Capalbio DOC

Zona di produzione: zona collinare e pedecollinare dell’area meridionale della provincia di Grosseto e comprende parte dei territori amministrativi dei comuni di Capalbio, Manciano, Magliano, e Orbetello

Vitigni:
Capalbio Bianco e Vin santo: uve Trebbiano toscano in percentuale non inferiore al 50% ed eventualmente con quelle di altri vitigni a bacca bianca non aromatici della zona.
Capalbio Rosso e Rosato: uve Sangiovese (minimo 50%) ed eventualmente con quelle di altri vitigni a bacca nera non aromatici della zona.
Capalbio Cabernet sauvignon, Sangiovese e Vermentino: almeno 85% con uve del corrispondente vitigno a cui possono essere aggiunte quelle di altri vitigni della zona a bacca rossa, per le prime due tipologie, e a bacca bianca per il Vermentino

Gradazione alcolica minima: Bianco 10,5 gradi. Rosato e Rosso 11 gradi.

Tipologie: Bianco, Rosso, Rosso Riserva, Rosato, Cabernet sauvignon, Sangiovese, Vermentino, Vin santo

Caratteristiche organolettiche:
Capalbio Bianco: colore giallo paglierino scarico, odore delicato, fresco e fruttato e sapore asciutto.
Capalbio Rosso: colore rosso rubino più o meno intenso, profumo vinoso e caratteristico e sapore armonico, asciutto, sapido, giustamente tannico.
Capalbio Rosato: colore rosa piu’ o meno intenso tendente al granato con l’invecchiamento, profumo ampio e vinoso e sapore asciutto, fruttato, caratteristico.

Abbinamenti:
Capalbio Bianco e Vermentino: molluschi e crostacei, panzanella, marzolino, minestra di riso.
Capalbio Rosso e monovarietali rossi: fegatelli, polpettone alla fiorentina, ribollita, bistecca alla fiorentina, lepre.
Rosato: panzanella, crostini alla toscana, lardo di Colonnata, caciotta toscana, pappa al pomodoro, zuppa di lenticchie e legumi in genere.
Capalbio Vin santo: dolci e pasticceria secca, biscottini di Prato, brigidini, castagnaccio, ricciarelli.

Riferimenti normativi: La Doc Capalbio è stata riconosciuta con DM 21.05.1999 pubblicato sulla GU del 2.06.1999

Monteregio di Massa Marittima DOC

Zona di produzione: la parte nord della provincia di Grosseto e precisamente tutto il territorio, esclusi i fondovalle, dei comuni di Massa Marittima e Monterotondo Marittimo e in parte dei comuni di Roccastrada, Gavorrano, Castiglione della Pescaia, Scarlino e Follonica

Vitigni: Bianco: uve Trebbiano toscano (minimo 50%), Vermentino, Malvasia bianca, Malvasia bianca di Candia e Ansonica, da soli o insieme per un massimo del 30%, con l’eventuale aggiunta di altre varietà a bacca bianca della zona (singolarmente nel limite del 15% e congiuntamente non oltre il 30%). Rosso e Rosato da uve Sangiovese (minimo 80%) e eventualmente da altri vitigni a bacca rossa non aromatici della zona (singolarmente nel limite del 10% e congiuntamente non oltre il 20%). Il Vermentino si ottiene con le uve del corrispondente vitigno in percentuale minima del 90% e con l’eventuale aggiunta di altri vitigni a bacca bianca autorizzati. Vin santo: uve Trebbiano toscano e Malvasia, congiuntamente o disgiuntamente per una percentuale minima del 70% ed eventualmente con quelle di altri vitigni a bacca bianca della zona. Vin santo occhio di pernice: da uve Sangiovese (50-70%), Malvasia nera (10-50%) ed eventualmente da quelle di altri vitigni a bacca rossa della zona

Gradazione alcolica minima: Monteregio di Massa Marittima Rosso: 11,5 gradi. Bianco 11 gradi.

Caratteristiche organolettiche: Monteregio di Massa Marittima Rosso: colore rosso rubino di buona intensità, odore vinoso, fruttato e sapore secco. Monteregio di Massa Marittima Bianco: colore giallo paglierino tenue, odore intenso e delicato e sapore asciutto di media corposità. Vin santo: colore dal giallo paglierino al dorato, all’ambrato intenso; profumo etereo, intenso e caratteristico, sapore armonico, vellutato con più pronunciata rotondità per il tipo Amabile

Tipologie: Bianco, Rosso, Rosso Riserva, Novello, Rosato, Vermentino, Vin santo (anche Amabile) e Vin santo occhio di pernice

Abbinamenti: Monteregio di Massa Marittima Bianco: piatti a base di pesce, in particolare molluschi e crostacei, e pietanze poco strutturate come il marzolino, la minestra di riso, l’acquacotta. Rosso: secondi piatti a base di carni rosse e bianche e primi piatti molto saporiti. Vin santo: dolci tradizionali toscani e pasticceria secca

Riferimenti normativi: La Doc Monteregio di Massa Marittima è stata riconosciuta con DM del 03.10.1994 pubblicato sulla GU del 15.10.1994

Morellino di Scansano DOCG

Zona di produzione: la fascia collinare della provincia di Grosseto tra i fiumi Ombrone ed Albegna. Sono da considerarsi idonei unicamente i terreni collinari di buona esposizione con esclusione di quelli di fondovalle.

Vitigni: Sangiovese con eventuali aggiunte di vitigni a frutto rosso raccomandati per la provincia di Grosseto fino al 15%.

Resa massima per ha: 120 qli.

Resa massima di uva in vino: 70%.

Gradazione alcolica minima: 11,5%.

Acidita’ totale minima: 5 per mille.

Estratto secco netto minimo: 22 per mille.

Invecchiamento: nessuno.

Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino tendente al granato con l’invecchiamento; profumo vinoso e, dopo l’invecchiamento, intenso, etereo, gradevole, fine; sapore asciutto, austero, caldo, leggermente tannico.

Qualificazioni: con una gradazione minima del 12% e con 2 anni di invecchiamento di cui almeno uno in botti di rovere, puo’ portare la qualifica “Riserva”.

Tipologie: nessuna.

Abbinamenti: spezzatini di carne, stufati, spiedini, fegatelli di maiale e arrosti di carne di maiale

Sovana DOC

Zona di produzione: i comuni di Pitigliano e Sorano e parte di quello di Manciano, nella provincia di Grosseto

Vitigni: Sovana Doc Rosso, Rosato e Merlot superiore: almeno 50% di uve Sangiovese e uve di altri vitigni a bacca rossa della zona di Grosseto. I vini monovarietali sono composti da uve dei corrispondenti vitigni per almeno l’85%. Possono concorrere fino a un massimo del 15% le uve dei vitigni a bacca rossa non aromatici raccomandati e/o autorizzati per la provincia di Grosseto

Gradazione alcolica minima: Rosso e Rosato 11 gradi. Merlot Superiore 12 gradi.

Tipologie: Rosso; Rosso superiore (anche Riserva); Rosato; Aleatico superiore (anche Riserva); Cabernet Sauvignon superiore (anche Riserva); Merlot superiore (anche Riserva); Sangiovese superiore (anche Riserva)

Caratteristiche organolettiche: Sovana Doc Rosso: colore rosso rubino con riflessi rosso violacei; profumo vinoso, sapore armonico ed equilibrato. Merlot superiore: colore rosso con riflessi violacei, tendente al granato con l’invecchiamento; odore tipico con note fruttate; sapore ampio e vellutato. Rosato: colore rosato con riflessi rubino; profumo vinoso, delicato con intense note fruttate; sapore armonico, leggermente acidulo.

Abbinamenti: Sovana Doc Rosso: panzanella, crostini toscani, lardo di Colonnata, caciotta toscana, zuppa di lenticchie, fagioli, pollo e trippa. Merlot superiore: bistecche alla fiorentina, fagioli al fiasco e scottiglia. Rosato: crostini alla toscana, lardo di Colonnata, buristo, caciotta toscana, zuppa di lenticchie, ribollita e arista alla fiorentina.

Riferimenti normativi: La Doc Sovana è stata riconosciuta con DPR 12.11.1999 pubblicato sulla GU del 24.11.1999

Miele toscano di particolari essenze floreali

Descrizione sintetica del prodottoMiele di popone, Miele di marruca, Miele di sulla, Miele di girasole, Miele di erba medica, Miele di corbezzolo e Miele di tiglio.

Territorio interessato alla produzione: Tutto il territorio della regione, in particolare la provincia di Grosseto con la zona dell’Amiata e della valle dell’Ombrone, le province di Arezzo, Siena e Prato.

Cenni storici e curiositàQuesti particolari mieli sono frutto di un’antica tradizione. La diversa composizione pollinica, determinata dal tipo di fioritura e dal territorio in cui le api trovano il nutrimento ne ha determinato un diverso utilizzo, sia per la preparazione di dolci sia in abbinamento con formaggi saporiti, sia come prodotto dalle proprietà medicinali. Tutti i contadini di un tempo possedevano qualche arnia ed il miele diventava un prodotto secondario dell’azienda ma al tempo stesso molto ricercato e “prezioso”.

Miele millefiori toscano

Descrizione sintetica del prodottoProviene da molte specie floreali e racchiude in sé i pregi dei numerosi nettari da cui deriva. Ha consistenza fluida e granulosa, sapore dolciastro con retrogusto amarognolo, colore che varia dal giallo-verdognolo al marrone-blu. Si produce da maggio a settembre.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa produzione del miele millefiori, come per altri mieli monofloreali, è storicamente presente in tutto il territorio toscano ed ha costituito per lungo tempo un’integrazione delle produzioni principali nelle aziende agricole. Il miele, per sua natura, riproduce l’unicità dell’ambiente da cui deriva e ne distilla gli elementi che lo contraddistinguono, dando luogo ad un alimento unico e irripetibile. I diversi areali rendono peculiare il patrimonio di essenze nettarifere da cui il miele millefiori è composto: per questo ogni area geografica “produce” un miele caratteristico e riconoscibile. È ottimo per i dolci e da sempre è stato utilizzato come alimento energetico e ricostituente.

Miele di acacia toscano

Descrizione sintetica del prodottoSi presenta liquido, con colorazione giallo-chiara, quasi trasparente; ha sapore dolce molto delicato e profumo molto fine e persistente. Ricorda il profumo dei fiori e della vaniglia.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàIl sistema di estrazione del miele è pressoché lo stesso da molto tempo: i cambiamenti più importanti riguardano l’uso dei melari asportabili, l’uso della centrifuga invece dei torchi e l’uso di filtri. Il miele è uno dei prodotti in cui si evince maggiormente il legame con l’ambiente che, per le proprie peculiarità climatiche, è caratterizzato da un patrimonio di essenze nettarifere che rendono unico il miele che ne deriva.

Miele di castagno toscano

Descrizione sintetica del prodottoProdotto nelle zone di media montagna, il miele di castagno ha consistenza piuttosto liquida, colore marrone-ambrato più o meno scuro, brillante. È un miele non eccessivamente dolce con retrogusto più o meno amaro, aroma intenso. Resta liquido a lungo, ha colore ambra dorato chiaro, profumo intenso e aromatico, di bosco.

Territorio interessato alla produzione: Tutto il territorio toscano interessato dalla coltivazione del castagno. Particolarmente rinomati sono i mieli di castagno dell’Alta Versilia, dell’Amiata, della Valle del Serchio, della Val di Bisenzio, del Casentino, della Lunigiana.

Cenni storici e curiositàLa produzione del miele di castagno è storicamente presente in tutto il territorio toscano ad alta vocazione castanicola, come testimoniato da diverse citazioni in testi e documenti, ed ha costituito per lungo tempo un’integrazione delle produzioni principali nelle aziende agricole. Ogni famiglia un tempo possedeva qualche arnia ma il miele, alimento ricco di sostanze nutritive e di proprietà benefiche, costituiva per lo più una produzione secondaria. Più recentemente si è elevato a prodotto prevalente per alcune aziende che si sono specializzate nell’allevamento delle api. Pur conservando nella sostanza le tradizionali tecniche di lavorazione, l’attività apistica ha subito un processo di aggiornamento in gran parte determinato dalla necessità di adeguarsi agli attuali standard qualitativi.Il miele, per sua natura, riproduce l’unicità dell’ambiente da cui deriva e ne distilla gli elementi che lo contraddistinguono, dando luogo ad un alimento unico e irripetibile. I diversi areali rendono peculiare il patrimonio di essenze nettarifere. Il miele di castagno è ottimo accompagnamento ai formaggi a pasta dura di latte vaccino, caprino o di pecora.

Pappa reale

Descrizione sintetica del prodottoLa pappa reale ha consistenza densa e cremosa e colore biancastro; è del tutto inodore, mentre il sapore è acidulo. Viene confezionata in genere in vasetti da 10 gr; è un prodotto deperibile che va conservato in frigorifero e consumato entro 10 giorni.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàAlimento salubre e ricco di proprietà ricostituenti, la pappa reale ha registrato negli ultimi anni un notevole incremento nel consumo. Si abbina a miele e alcolici, ma può essere consumata anche al naturale.

Polline

Descrizione sintetica del prodottoSi presenta in granelli di varie forme, con colore che varia dal giallo a tinte più scure. È inodore e ha sapore dolce.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàRispetto al passato la tecnica di produzione si è raffinata ed è stato introdotto l’uso di griglie per la raccolta. La qualità del prodotto è legata al clima e al territorio – rilevanti per le fioriture -, all’impollinazione e all’assenza di fonti di inquinamento. Il polline si consuma solo, o abbinato a miele o pappa reale.

Propoli toscana

Descrizione sintetica del prodottoLa propoli naturale ha consistenza solida, colore marrone scuro, odore e sapore persistenti. Viene poi diluita in essenza alcolica e confezionata in boccette provviste di contagocce.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa propoli è un prodotto conosciuto da tempo immemorabile. Rispetto al passato, vi sono stati miglioramenti nella tecnica di estrazione del prodotto, che un tempo veniva grattato dall’interno dell’alveare. Si consuma abbinata al miele.Tutti gli anni nei mesi di settembre-ottobre a Montecatini Terme viene organizzata la manifestazione Miele e salute dove viene presentata anche la propoli.

Miele di melata di abete toscano, manna d’abete

Descrizione sintetica del prodottoIl miele di melata di abete è liquido, con colorazione molto scura. Ha sapore balsamico ed è meno dolce dei mieli di nettare. L’odore è leggermente resinato, con un sentore di legno bruciato simile a quello dello zucchero caramellato.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in particolar modo nell’Alto Casentino (provincia di Arezzo) e nell’Amiata, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tipicità al suo gusto particolare. Il clima e il tipo di terreno sono determinanti per la fioritura, l’impollinazione e l’attività degli afidi. Molto rilevante è anche la lontananza da fonti d’inquinamento dell’aria.Il miele viene utilizzato nella preparazione di numerosi dolci ed anche in prodotti salati tipici.

Riso della Maremma

Descrizione sintetica del prodottoRiso di tre varietà diverse (Carnaroli, Arborio e Thaibonnet) coltivato nel territorio della Maremma Grossetana, unico esempio di risicoltura toscana. Il riso maremmano risulta avere qualità estremamente elevate, dovute alle caratteristiche climatiche della pianura grossetana, estremamente favorevoli a questa coltura, e al terreno, destinato alla risicoltura solo in epoca recente. La lavorazione dei chicchi avviene con macine a pietra che offrono un prodotto leggermente più scuro, ma anche più saporito e profumato di quello industriale.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto, Maremma

Cenni storici e curiositàNel Parco della Maremma si coltiva riso almeno dagli anni Sessanta e, a partire dal 2000, è attiva l’unica riseria toscana. Si tratta di una piccola azienda (appena tre soci) che coltiva riso delle varietà Arborio, Carnaroli e Thaibbonet, raccoglie il prodotto di altri piccolissimi contadini del parco e procede alla lavorazione, decorticando, selezionando e sbiancando i chicchi con macine a pietra che – azionate da motori a basso regime di giri – offrono un prodotto leggermente più scuro, ma anche più saporito e profumato di quello industriale. Le varietà Arborio e Carnaroli sono particolarmente delicate e più “difficili” per il clima ventoso di questa zona, mentre la Thaibbonet – che ha piantine di taglia bassa – cresce senza problemi. Per questo prevalgono gli ettari coltivati a Thaibonnet, una varietà particolarmente adatta per ricette orientali.

Ricciarelli, r. di Pomarace, r. di Massa Marittima

Descrizione sintetica del prodottoI ricciarelli sono dei dolcetti di forma ovale-allungata abbastanza regolare; il sapore e l’odore sono quelli tipici della pasta di mandorle, molto dolce. Assai morbidi e spugnosi, di colore bianco, per la presenza di zucchero vanigliato spolverato sopra, presentano una superficie screpolata e rugosa. Esiste anche una variante ricoperta di cioccolato, detta ricciarelli al cioccolato o ricciarelli “rozzi”. Dalla provincia di Siena, la tradizione dei ricciarelli si è ampliata anche al pisano (a Pomarance la loro produzione accompagna tutte le festività) e al grossetano.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Siena e, con leggere varianti, nel comune di Pomarance (PI) e di Massa Marittima (GR).

Cenni storici e curiositàLa ricetta dei ricciarelli ha sicuramente origini orientali. La leggenda narra che fu un senese, tale Ricciardetto Della Gherardesca, ad introdurre questi dolci, che ricordava d’avere visto arricciati come le “babbucce” dei Sultani, al ritorno dalle crociate, nel suo castello vicino a Volterra.I ricciarelli al cioccolato in un primo tempo furono chiamati “ricciarelli rozzi” per il loro aspetto un po’ irrerolare.Si consumano con vini da dessert, soprattutto con Vin Santo toscano.

Cioccolato artigianale toscano

Descrizione sintetica del prodottoIl cioccolato artigianale tradizionale toscano si presenta in forme e dimensioni diverse a seconda della lavorazione finale cui viene sottoposto: praline, tavolette, dragès, creme spalmabili, ecc. Si caratterizza per l’impiego di materie prime selezionate dall’artigiano produttore, miscelate in base alla propria esperienza per ottenere le diverse tipologie di prodotto finito. Il cioccolato prodotto deriva esclusivamente dalla lavorazione delle fave di cacao raccolte nelle zone di coltivazione più vocate. Si tratta di cioccolato puro al quale non vengono aggiunti ulteriori ingredienti, in modo particolare i grassi presenti sono quelli naturali del burro di cacao e non quelli vegetali consentiti dall’attuale normativa. Tutto il processo produttivo avviene nel laboratorio di lavorazione dell’artigiano.

Territorio interessato alla produzione: Riguarda tutto il territorio regionale toscano, con particolare incidenza nella zona che va da Pisa a Firenze, ormai nota come Chocolate Valley Toscana. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàLa storia del cioccolato in Toscana comincia all’inizio del 1600, quando il mercante fiorentino Francesco Carletti riuscì a portare i primi semi di cacao a Firenze. I Medici furono tra i più importanti sostenitori della cioccolata (allora era una bevanda) e rapidamente il suo uso si diffuse in tutta la Toscana. In tempi più recenti inizia la storia moderna del cioccolato, quando nel 1974 Roberto Catinari torna nella natia Bardalone (PT) ed apre un laboratorio mettendo a frutto tutto quello che ha appreso in 20 anni di dura scuola svizzera.

Biscotto con l’unto, civitellino, bucunto

Descrizione sintetica del prodottoIl biscotto con l’unto ha forma di ciambella, colore dorato e consistenza friabile. Non molto dolce, ha profumo di menta. Si produce tutto l’anno.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Civitella Marittima, provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàÈ un dolce che fa parte della tradizione contadina in quanto era la colazione dei “vignaioli”. Gli abitanti di Civitella Marittima venivano chiamati scherzosamente “bucunti”, perché questo biscotto era prodotto solo in questa zona. Si consuma con vini giovani.

Pecorino delle cantine di Roccalbegna

Descrizione sintetica del prodottoForma cilindrica, scalzo diritto o leggermente convesso, di varie dimensioni, crosta di colore ambrato, untuosa con molte muffe bianche e grigie di cantina. L’odore è di media intensità, latte cotto, vegetale, muffaceo. La sapidità e la dolcezza sono lunghe e persistenti, la pasta si presenta compatta e rigida, ma molto solubile.

Territorio interessato alla produzione: Il paese di Roccalbegna in provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàRoccalbegna è un borgo rurale dell’alta valle del fiume Albegna, punto di passaggio e sosta tra la Maremma e la montagna, nel medioevo lungo la via romana di montagna e la via del sale, nonché per i pellegrini che da Talamone, sulla costa, risalivano la via Francigena. In tempi più recenti Roccalbegna è stata terra di sosta di pastori transumanti tra il Casentino e la Maremma. L’urbanizzazione di Roccalbegna sotto il dominio senese risale alla fine del 1200, con la costruzione di nuove abitazioni nel borgo a coloro che accettavano di andare ad abitarle con l’assegnazione di lotti di terreno di 10×12 braccia da coltivare fuori le mura. Il tipo di urbanizzazione di Roccalbegna prevedeva la residenza in paese e l’appezzamento per la coltivazione fuori le mura dotato di rimessa per gli attrezzi ma attrezzato, alla bisogna, per il pernottamento. La casa in paese era sempre dotata di deposito per i frutti della terra. Tali ambienti erano costruiti leggermente sotto il livello di strada, a cui si accedeva da alcuni gradini, nella parte posteriore dell’edificio e privi di finestre. I Rocchigiani usavano produrre il pecorino e poi lo stagionavano nelle cantine dal clima particolare e veniva utilizzato per il sostentamento della propria famiglia e della popolazione locale e in parte poteva essere venduto.

Zia di Maremma

Descrizione sintetica del prodottoLa zia è un salume di forma cilindrica, all’esterno presenta colore verdognolo associato a macchie biancastre. Presenta sapore sapido ma non eccessivamente salato, piuttosto delicato, lascia una sensazione di untuosità al palato, caratteristica tipica dei salumi stagionati in ambiente naturale.

Territorio interessato alla produzione: Comprensori delle Colline del Fiora e Amiatino.

Cenni storici e curiositàLa zia è un salume che da sempre appartiene alla tradizione contadina delle comunità locali delle Colline del Fiora e dell’Amiata. Il suo consumo, di norma, avviene dopo circa 4-5 mesi di stagionatura in ambiente naturale. Un tempo la produzione era stagionale. La lavorazione delle carni del maiale terminava a marzo, per questo il consumo del prodotto storicamente avveniva nel periodo di tempo compreso tra l’inizio della mietitura (giugno) fino a trebbiatura (fine luglio primi agosto).

Salsiccia con cotenne

Descrizione sintetica del prodottoIl prodotto è sapido, leggermente piccante ed è fortemente caratterizzato dalla natura dell’impasto ottenuto con carni di maiale, opportunamente macinate, associate a cotenne preventivamente sbollentate e macinate.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nel territorio del Comune di Sorano e zone limitrofe del comprensorio delle Colline del Fiora.

Cenni storici e curiositàLa salsiccia con cotenne appartiene alla tradizione contadina delle comunità locali delle Colline del Fiora.La sua produzione segue infatti il ciclo della lavorazione delle carni di maiale ed occupa un arco temporale che va da novembre a marzo.Si consuma, di norma, con fagioli o lenticchie a stufato.

Agnello di razza appenninica

Descrizione sintetica del prodottoLa carne di agnello appenninico è ricca di proteine, di ferro e di zinco. La percentuale del grasso di marezzatura varia generalmente tra 2 e 5. Il contenuto lipidico è scarso, quello in ceneri intorno all’1-2%, quello proteico intorno al 18%. La percentuale di colesterolo è circa 70 mg su 100 gr di parte commestibile; l’apporto calorico è circa 100 Kcal/100 gr di parte edibile.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Grosseto.

Cenni storici e curiositàLa qualità di questa carne deriva dalla razza degli ovini e dall’allevamento con un’alimentazione prevalentemente naturale nei pascoli della Maremma grossetana. Si consuma arrosto, in umido, alla griglia o fritto, soprattutto nel periodo pasquale.