Toscanello

Materia prima: latte intero di vacca e di pecora (in percentuali rispettivamente del 60-90% e del 40-10%). Alimentazione: prevalentemente da foraggi verdi o affienati della zona di produzione.

Tecnologia di lavorazione: si porta il latte, che nei caseifici viene precedentemente pastorizzato e a cui vengono poi aggiunti i fermenti lattici, ad una temperatura intorno ai 36 gradi, aggiungendovi caglio di vitello. Coagula in 20-25 minuti. Dopo la rottura della cagliata (a dimensione di un chicco di granturco), si allontana il siero e la cagliata viene posta in apposite forme per lo sgrondo del siero. L’ulteriore spurgo del siero viene effettuato tramite stufatura in cassoni o in camera calda per una durata di due ore. La salatura viene per bagno in salamoia, durante 16-24 ore. Matura in 20-40 giorni, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi, dove le forme vengono girate e lavate. Resa 12-14% a seconda del rapporto tra latte di pecora e latte di vacca.

Stagionatura: il prodotto viene sottoposto a stagionatura, che dura da 60 a 120 giorni circa, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi. Le forme sono periodicamente girate e, se necessario, lavate.

Caratteristiche del prodotto finito: altezza: cm. 8-11; diametro: cm. 16-21; peso: Kg. 1,8-2,5; forma: cilindrica; crosta: più o meno abbucciata a seconda della durata della stagionatura, di colore giallo con varie tonalità; pasta: di colore paglierino più o meno carico; grasso: 46%; sapore: dolce, che tende al piccante con la stagionatura.

Area di produzione: le zone collinari e montane della Toscana e il territorio della maremma facente parte delle provincie di Grosseto, Livorno e Pisa.

Calendario di produzione: tutto l’anno quello da consumare fresco; da febbraio a giugno quello per la stagionatura.

Note: Si tratta di un formaggio prodotto per utilizzare il latte vaccino al fine di addolcire il sapore più forte del latte ovino.

Pecorino Toscano DOP

Materia prima: latte intero di pecora. Alimentazione: prevalentemente foraggi verdi o affienati della zona di produzione.

Tecnologia di lavorazione: si porta il latte, che nei caseifici viene precedentemente pastorizzato e a cui vengono poi aggiunti i fermenti lattici, in genere termifoli, ad una temperatura compresa tra i 35 e i 38 gradi, aggiungendovi caglio di vitello. Coagula in 20-25 minuti. Dopo la rottura della cagliata (a dimensione di una nocciola), si allontana il siero e la cagliata viene posta in apposite forme per lo sgrondo del siero. L’ulteriore spurgo del siero viene effettuato tramite stufatura in cassoni o in camera calda per una durata da mezz’ora a tre ore; in alcuni casi si effettua lo spurgo tramite pressatura. La salatura avviene per bagno in salamoia, durante 8-36 ore; la salatura può essere effettuata anche a secco, con l’aggiunta diretta di sale. Matura in 20-40 giorni, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi, dove le forme vengono girate e lavate. Resa 20%.

Stagionatura: il prodotto può essere sottoposto a stagionatura, che dura da 40 a 180 giorni circa, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi. Le forme vengono trattate con olio, morchia, cenere o altri prodotti, sono poi periodicamente girate e, se necessario, lavate.

Caratteristiche del prodotto finito: altezza: cm. 7-11; diametro: cm. 15-22; peso: Kg. 1-3; forma: cilindrica; crosta: più o meno abbucciata a seconda della durata della stagionatura, di colore giallo con varie tonalità; pasta: di colore tra il bianco e il paglierino; grasso: non inferiore al 45%; sapore: dolce con venature di leggermente piccante.

Area di produzione: l’intero territorio della regione toscana, ed inoltre alcuni comuni dell’Umbria (Allerona e Castiglion del Lago) e del Lazio (Acquapendente, Onano, San Lorenzo Nuovo, Grotte di Castro, Gradoli, Valentano, Farnese, Ischia di Castro, Montefiascone, Bolsena e Capodimonte).

Calendario di produzione: da settembre a giugno; il prodotto migliore è quello dei mesi primaverili.

Note: si tratta del tipo di pecorino più diffuso, prodotto nell’intera Toscana secondo dei processi e osservando delle tecniche relativamente uniformi e che si rifanno alla tradizione più consolidata. È il prodotto che ha ottenuto il riconoscimento della denominazione di origine con Dpr del 27.5.1986.

Pecorino toscano da serbo

Materia prima: latte intero di pecora. Alimentazione: foraggi verdi o affienati della zona di produzione.

Tecnologia di lavorazione: si porta il latte ad una temperatura intorno ai 38 gradi, aggiungendovi caglio di vitello. Coagula in 20 minuti. Dopo la rottura della cagliata (a dimensione di un chicco di grano), si riscalda la cagliata fino a 42-45 gradi (semicottura) e poi si allontana il siero e la cagliata viene posta in apposite forme per lo sgrondo del siero. L’ulteriore spurgo del siero viene effettuato tramite stufatura in cassoni o in camera calda, a una temperatura superiore ai 40 gradi, per una durata di tre-quattro ore; in alcuni casi si effettua lo spurgo tramite pressatura. La salatura avviene per bagno in salamoia, durante 24-36 ore; la salatura può essere effettuata anche a secco, con l’aggiunta diretta di sale. Matura in 30 giorni, in ambiente con umidità del 80% a 10 gradi, dove le forme girate e lavate.

Stagionatura: il prodotto viene poi sottoposto a stagionatura, che dura da 120 a 180 giorni circa, in ambiente con umidità del 80-90% a 8-10 gradi. Le forme vengono trattate con olio, morchia, cenere e pomodoro, sono poi periodicamente girate e, se necessario, lavate. Resa a 180 giorni è del 17-18%.

Caratteristiche del prodotto finito: altezza: cm 8-12; diametro: cm 18-23; peso: Kg. 1,8-3; forma: cilindrica; crosta: abbucciata o dura a seconda della durata della stagionatura, di colore giallo carico, ma può assumere vari colori a seconda del trattamento della crosta; pasta: colore tra il leggermente paglierino e il paglierino; grasso: non inferiore al 40%; sapore: leggermente piccante.

Area di produzione: le zone della maremma toscana (province di Grosseto, Livorno e Pisa) e le zone collinari montane tra le provincie di Grosseto, Siena e Pisa.

Calendario di produzione: da febbraio a giugno; il prodotto migliore è quello dei mesi primaverili.

Note: Si tratta del pecorino toscano stagionato, prodotto secondo la tecnica tradizionale che prevedeva la semicottura della cagliata, tecnica che era adottata dai pastori transumanti, quando si trovavano a svernare nella zona della maremma, per conservare meglio il prodotto.

Pecorino del Parco di Migliarino-San Rossore

Descrizione sintetica del prodottoÈ un formaggio dolce a pasta tenera o semidura, ricavato esclusivamente da latte di pecora intero. Le forme hanno un peso medio di 2 kg.

Territorio interessato alla produzione: Comuni di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàIl latte impiegato proviene da ovini di razze autoctone (in particolare la massese) allevati nel territorio del Parco secondo le regole della pastorizia tradizionale. La tecnica di produzione è rimasta invariata da parecchi anni.

Pecorino delle balze volterrane, pecorino pisano

Descrizione sintetica del prodottoÈ un pecorino a latte crudo che può essere consumato sia fresco che stagionato, ma deve il suo aroma e il suo sapore proprio alle particolari modalità di stagionatura.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nella zona delle Balze Volterrane, provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità del pecorino delle Balze Volterrane è legata all’utilizzo di latte crudo, e all’impiego, nella stagionatura, di cenere, grano o erba fresca. Esiste un documento al museo Guarnacci del 1726 dove si racconta che il Cacio di Volterra faceva guerra al Cacio di Luni.

Pecorino della Garfagnana e delle colline lucchesi, pecorino baccellone

Descrizione sintetica del prodottoSi presenta in pezzature che vanno dai 700 gr a 2 kg; le forme sono tonde, con uno spessore di circa 10 cm, di colore giallo paglierino se fresche, giallo scuro se stagionate. La pasta è salata e leggermente piccante, bianco panna se il prodotto è fresco, gialla e dura se è stagionato.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nelle province di Lucca e Pisa.

Cenni storici e curiositàIl pecorino della Garfagnana e delle Colline Lucchesi viene prodotto seguendo ancora la tecnica tradizionale, anche se rispetto al passato è stato variato in alcuni casi il materiale degli utensili: un tempo si usavano assi di abete, attualmente sostituite da quelle di pioppo e castagno. Il nome “pecorino baccellone” è legato al fatto che, nel periodo primaverile, questo formaggio viene consumato insieme ai baccelli.

Salame toscano

Descrizione sintetica del prodottoÈ un insaccato stagionato di carne suina e spezie, di consistenza compatta, colore rosso scuro, profumo e sapore molto intensi. Le pezzature vanno dai 500 gr ai 2 kg.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità del prodotto è legata al metodo di lavorazione, molto antico e rimasto pressoché immutato. Assai tipico è il trattamento con il grasso per i salami più grandi durante la stagionatura.

Fegatello di maiale macinato pisano

Descrizione sintetica del prodottoSi ottiene dalla macinatura di varie parti “povere” del maiale. La carne viene cotta e conservata in lardo vergine o sotto strutto di maiale.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la provincia di Pisa, soprattutto il basso Valdarno.

Cenni storici e curiositàPer il suo alto apporto calorico è un piatto tipico della stagione invernale. In passato, il lardo rimasto dopo la consumazione dei fegatelli veniva impiegato per le fritture, oppure aggiunto ai minestroni o spalmato sul pane.

Lardo vergine di maiale

Descrizione sintetica del prodottoPresenta aroma e profumo intensi, è morbido al palato e molto saporito.

Territorio interessato alla produzione: Provincia: Pisa

Cenni storici e curiositàLa ricetta del lardo è antica: risale al 1920 ed ancora viene eseguita fedelmente. Era il simbolo della verginità. Veniva dato alle donne che avevano partorito come energetico, antinfiammatorio. Oggi si usa come salume in bruschette di pane toscano o è elemento della cucina tipica toscana per guarnire carni che devono essere cotte in forno.

Lombo senese, lombo, lonzino, arista stagionata

Descrizione sintetica del prodottoHa una forma allungata e pezzature che variano fra 1,5 e 3 kg.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Siena e tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità alle tecniche di trasformazione, rimaste pressoché invariate rispetto a quelle originarie, nonché al tipico confezionamento. Il lombo senese si contraddistingue inoltre per la sua qualità e il suo gusto particolare.

Lonzino, lombo di maiale salato

Descrizione sintetica del prodottoIl lonzino è un salume fatto con la lonza del maiale, salata e speziata. Si tratta di un insaccato del quale fino a qualche anno fa era stata persa ogni traccia, di recente una macelleria di San Miniato ha ripreso a produrlo nuovamente seguendo una vecchia ricetta.

Territorio interessato alla produzione: San Miniato, Orentano, in provincia di Pisa, in particolare nelle zone tradizionalmente vocate alla lavorazione del cuoio.

Cenni storici e curiositàIl processo di lavorazione è molto antico e da poco tempo è stato recuperato, dopo molti anni, da una famiglia di macellai di San Miniato grazie ad un’antica ricetta.

Pancetta e rigatino toscani, ventresca, legatino

Descrizione sintetica del prodottoLa pancetta arrotolata è un grosso salume di forma cilindrica che in sezione appare spiraliforme grazie al fatto che la pancetta viene arrotolata con all’interno delle spezie. È molto salata e speziata, ha colore dal bianco-rosato al rosso e consistenza morbida.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in tutta la Toscana, con leggere varianti nelle diverse province.

Cenni storici e curiositàLa tipicità e tradizionalità del prodotto sono legate alla particolare tecnica di trasformazione, tramandata nel tempo e al caratteristico aspetto del salume che appare, in sezione, come una spirale di strisce bianco-rosate e rosse.Si consuma in primavera con prodotti orticoli freschi e si accompagna molto bene anche ai formaggi di pecora e al vino rosso locale.

Salsiccia toscana, sarciccia

Descrizione sintetica del prodottoLa salsiccia toscana ha forma cilindrico-tubolare, lunghezza di circa 10 cm, colore roseo. Viene insaccata in budello naturale di maiale e poi intrecciata; la consistenza è morbida.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLe salsicce toscane devono la loro qualità e il loro particolare gusto alle caratteristiche delle materie prime e al metodo di produzione che si trasmette invariato da molti anni. Il giusto equilibrio fra parti magre e parti grasse delle carni è il risultato di molti anni di attento lavoro, così come l’impiego di sale, pepe e aromi naturali nelle dosi più appropriate. La salsiccia toscana può essere consumata sia cruda che cotta senza perdere il suo genuino sapore.

Soppressata di sangue

Descrizione sintetica del prodottoLa soppressata di sangue è come un mallegato dal sapore più delicato per l’aggiunta di altre parti del maiale, che ne permettono il consumo anche nel periodo estivo. Il colore è marrone scuro per la presenza del sangue cotto; l’aspetto è quello di un salame.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàLa soppressata di sangue è un prodotto tipico della norcineria pisana e deve la sua particolarità alle tecniche di lavorazione e agli ingredienti utilizzati.Si consuma come affettato oppure fritto nell’olio previa infarinatura o, infine, scaldato in acqua bollente e servito come contorno.

Soppressata toscana, capofreddo, capaccia, soprassata

Descrizione sintetica del prodottoÈ un insaccato di frammenti grossolani di carne suina confezionato con tela. Ha forma cilindrica allungata, colore grigio scuro e profumo intenso. Le pezzature si aggirano sui 5-10 kg.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana, in particolare le province di Arezzo e di Siena.

Cenni storici e curiositàLa soppressata toscana viene prodotta in tutti i salumifici toscani per una quantità annua che si aggira intorno ai 5000 quintali.

Spalla di maiale pisana

Descrizione sintetica del prodottoLa spalla di maiale pisana è un salume di pezzatura fra gli 8 e i 10 kg circa. Lasua carne ha consistenza tenera e colore dal rosato al rosso intenso, mentre il grasso è compatto e biancastro.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàÈ tipico dell’area pisana, ma viene prodotto, con alcune varianti, anche nel resto della Toscana. Risale alla tradizione contadina ed è usata ancora oggi per il cosiddetto “piatto maggese”: ovvero spalla a dadini con baccelli o pecorino.

Spuma di gota di maiale di San Miniato

Descrizione sintetica del prodottoHa aspetto simile a quello di un paté, consistenza morbida e spugnosa, colore rosato che in superficie tende a passare al marroncino.

Territorio interessato alla produzione: Basso Valdarno, provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàLa spuma di gota di maiale viene confezionata secondo una ricetta che risale al 1920. La sua tipicità è legata alla particolare tecnica di trasformazione e al fatto che non esistono prodotti simili. Si consuma spalmata su crostini caldi come antipasto nei menù tradizionali.

Suino Cinto Toscano

Prodotti derivati:

PROSCIUTTO:
Materia prima – Arto posteriore costituito da coscia e natica di suino comprensivo dello zampuccio.
PROCESSO PRODUTTIVO – Massaggiatura preparatoria con un impasto di sale, pepe, aceto e aglio pestato, ricoperto di sale per circa 20-25 giorni; indi ripulito e predisposto per la stagionatura con pepe nero macinato, che durerà almeno 12 mesi in appositi locali. E’ consentita la stagionatura sotto cenere.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO, ETICHETTATURA – Peso minimo dopo la stagionatura Kg. 5, peso massimo dopo la stagionatura fino a Kg. 13, aspetto esteriore non convesso, zampuccio con unghioli e/o pigmentazione nera, pecularietà della “Cinta Senese”. Non è prevista una forma disossata. Verrà apposto un bollo a fuoco sulla cotenna recante i dati di tutela e la data di macellazione.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Carne consistente di colore rosso acceso, con evidente marezzatura, considerevole spessore di grasso di colore bianco-roseo. Il sapore e l’aroma sono molto accentuati e caratteristici di questo prodotto.

MORTADELLA SENESE E SALAMINO:
MATERIA PRIMA – Carne scelta costituita da magro macinato con aggiunta di grasso dello stesso animale per una percentuale minima di circa il 20%, tagliato in cubetto di circa Cm. 1.
PROCESSO PRODUTTIVO – L’impasto viene aromatizzato con sale, pepe macinato ed in grani, aglio, salnitro, insaccato e legato con spago di canapa e stagionato ad aria naturale in ambienti idonei. Non sono consentiti trattamenti esterni.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma allungata, con diametro da Cm. 5-8 per il salamino; da Cm. 10-12 se trattasi di Mortadella Senese.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio appare di colore rosso-bruno con presenza di cubetti di grasso bianco, aroma particolare e sapore intenso.

CAPOCOLLO:
MATERIA PRIMA – Parete del collo del suino dalla nuca alla 5° costola.
PROCESSO PRODUTTIVO – Massaggiatura preparatoria con un impasto di sale, pepe nero macinato, aceto, aglio pestato, successivamente ricoperto di sale per circa 3 giorni indi lavato e massaggiato e ricoperto con pepe nero macinato e finocchio selvatico.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma allungata di Cm. 25-35 con diametro di Cm. 6-8, incartato con carta gialla e legato con spago di canapa.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Il taglio appare rosso con zonature di grasso color rosa, di sapore intenso e leggermente piccante con uno spiccato profumo di finocchio.

SALSICCIA:
MATERIA PRIMA – Carne magra e grassa risultante dal ritaglio delle altre pezzature.
PROCESSO PRODUTTIVO – Il prodotto viene macinato finemente, aromatizzato con sale, pepe nero macinato, aglio, insaccato e legato con spago fine in modo da formare misure da Cm. 8-10.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in lunghe filze del peso medio per salsiccia di Gr. 30-50; può essere consumata fresca o dopo breve stagionatura. Il prodotto può avere anche una versione “secca” caratterizzata da una maggiore presenza di magro e da una stagionatura più prolungata.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta di un colore rosso caratteristico, sapore ed aroma molto accentuati.

RIGATINO E GOTINO:
MATERIA PRIMA – Sezioni di carne costituiti dal torace e dalla pancia comprensivo di cotenna per quanto riguarda il rigatino; dalla parte carnosa “gota” della testa che appunto dà il nome al prodotto, comprensiva di cotenna.
PROCESSO PRODUTTIVO – I pezzi vengono ritagliati, massaggiati con un impasto di sale, aceto e aglio pestato, tenuti sotto sale grosso per 15 giorni e successivamente ripuliti e risalati e aromatizzati con pepe nero macinato.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in tagli minimi di Kg. 3 per il rigatino e di Kg. 0,700 per il gotino, entrambi con uno spessore minimo di Cm. 4.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con le caratteristiche righe di magro di colore rosso intramezzato di grasso da cui il nome di rigatino; stessa cosa per il gotino.

LARDO:
MATERIA PRIMA – Carne grassa di colore latteo derivata dalla parte alta esterna del torace comprensiva di cotenna.
PROCESSO PRODUTTIVO: Rifilatura, salatura con sale grosso e pepe nero macinato; stagionatura per un periodo minimo di 90 giorni.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in un pezzo minimo di Kg. 2 ed oltre, di colore bianco dello spessore minimo di Cm. 4.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con un colore bianco lucido con rare eventuali linee di magro con un aroma caratteristico e sapore liscio al gusto.

SOPPRESSATA:
MATERIA PRIMA – Testa del suino, cotenna, grasso e ritagli
PROCESSO PRODUTTIVO – Prodotto lessato, disossato, aromatizzato con sale, pepe, spezie varie indi insaccato in contenitori di cotone sterile, poroso, pressato per consentire lo smaltimento dei liquidi.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma cilindrica di diametro minimo di Cm. 20.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con una colorazione grigia, bianca, marrone in varie tonalità; il sapore è molto aromatico e intenso

BURISTO SENESE:
MATERIA PRIMA – Grasso, cotenna e ritagli di altre parti del suino con aggiunta di sangue dello stesso animale.
PROCESSO PRODUTTIVO – L’impasto viene aromatizzato con sale, pepe macinato, cannella, noce moscata e spezie varie insaccato e lessato.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma cilindrica irregolare del peso minimo di Kg. 0,500 e massimo di Kg. 4, di colore bruno.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con una colorazione rossa bruna scura con presenza di grasselli; il sapore è molto aromatico e particolare.

FINOCCHIONA:
MATERIA PRIMA – Carne di suino buona scelta macinata con grana più grossa della salsiccia.
PROCESSO PRODUTTIVO – L’impasto ottenuto viene aromatizzato con sale, pepe nero macinato e aggiunta di finocchio selvatico, insaccato per minimo 1 mese.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta in forma cilindrica con un diametro minimo di Cm. 10 ed un peso minimo di Kg. 1.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Al taglio si presenta con un colore rosso-rosato con caratteristico aroma di finocchio selvatico e sapore molto particolare.

PORCHETTA:
MATERIA PRIMA – Suino integro, sviscerato e parzialmente disossato.
PROCESSO PRODUTTIVO – Aromatizzato con sale, pepe nero macinato, aglio, rosmarino, salvia e cotto in forno preferibilmente a legna.
CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE, CONFEZIONAMENTO – Si presenta come un corpo di suino integro di colore marrone e cotenna lucida.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE – Sapore ed aroma molto particolari, adatto per il consumo immediato e comunque di facile conservazione. La carne è di colore marrone rosato.

Fonte: Consorzio per la Tutela della Cinta Senese, Siena – 2006.

Carne di Mucca pisana del Parco di Migliarino-San Rossore, mucco pisano

Descrizione sintetica del prodottoLa mucca pisana è il risultato di un incrocio tra la mucca podolica locale (che ha caratteri intermedi tra la maremmana e la pontremolese), la chianina e la bruno alpina. Ha il manto color castoro con una riga rossiccia sul dorso. I maschi hanno il collo corto e grosso, con un’ampia giogaia.La carne, dal sapore marcato, è tenera e di colore rosso chiaro negli esemplari più giovani, compatta e più scura in quelli di 18-20 mesi.

Territorio interessato alla produzione: Province di Pisa, Lucca e Livorno.

Cenni storici e curiositàLa mucca pisana si alleva nella zona di Pisa, Lucca e Livorno sin dal Cinquecento. La qualità della sua carne, garantita da severi controlli da parte dell’Ente Parco, deriva dalla tecnica di allevamento e dalla cura nell’alimentazione. Il pregio maggiore della razza è rappresentato dallo spiccato istinto materno tanto da meritare l’appellativo di “balia per eccellenza”, oltre al fatto che riesce ad allattare altri due vitelli senza problemi.

Agnello del parco di Migliarino-San Rossore

Descrizione sintetica del prodottoLa carne di agnello del Parco di Migliarino San Rossore è magra e ha consistenza tenera e compatta; la colorazione è rosea, il sapore delicato e un po’ dolce.

Territorio interessato alla produzione: Parco di Migliarino San Rossore, provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità e la tipicità del prodotto sono legate alla razza, l’agnello massese, alla tecnica di allevamento semibrado e all’alimentazione degli animali.

Pane di Montegemoli

Descrizione sintetica del prodottoÈ un pane di forma tondeggiante, dal colore giallo ocra e dal profumo fragrante. È morbido e ha un peso di 1,7-2 kg.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nelle frazioni di Montegemoli e Ponteginori, provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàIl pane di Montegemoli ha il caratteristico sapore del pane casalingo grazie alla cottura in forno a legna, per questo viene consumato soprattutto con zuppe di legumi e di verdure, impiegato per la preparazione di antipasti e bruschette e si accompagna con salumi tipici toscani. Si abbina molto bene anche con secondi piatti e vini rossi e bianchi della zona.

Pane di Pomarance

Descrizione sintetica del prodottoHa la classica forma di pagnotta, pesa dai 3 ai 5 kg. È di colore marrone chiaro e ha un profumo fragrante. Si vende sfuso o confezionato.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nel comune di Pomarance, provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàLa qualità del prodotto è dovuta a una tecnica di trasformazione tradizionale, come la cottura in forno a legna dopo una lievitazione più lunga di quella normale, elemento che permette al pane di conservarsi più a lungo.

Cecina, Calda calda (Farinata, Cinque e cinque)

Descrizione sintetica del prodottoLa cecina è una torta salata molto bassa (0,5 cm) e larga che si ottiene impastando farina di ceci con acqua, sale ed olio di oliva. Ha forma rotonda e il colore giallo tipico dei ceci.È morbida all’interno e croccante all’esterno.

Territorio interessato alla produzione: Province di Lucca, Pisa, Massa-Carrara e Livorno.

Cenni storici e curiositàL’utilizzo della farina di ceci, del forno a legna e di teglie specifiche, conferisce a questa schiacciata un gusto e una consistenza unici. Si produce dal dopoguerra. Viene chiamata anche cinque e cinque, infatti, perchè la tradizione vuole che quando si andava al forno si compravano cinque centesimi di pane e cinque centesimi di cecina che veniva così consumata nel panino. Oggi viene gustata soprattutto da sola con sale e pepe, tagliata a fette, oppure insieme alla focaccia salata ed accompagnata da vino rosso.

Pici, pinci

Descrizione sintetica del prodottoI pici sono una sorta di spaghetti che possono essere fatti a mano, risultando così molto grossolani ed irregolari, o a macchina, in tal caso il diametro non è mai inferiore ai 3 mm e sono più lineari. Si consumano come primo piatto, con sughi di carne o vegetali. Gli ingredienti tradizionali sono Farina, Acqua, Sale. Ne esiste una variante della zona di Montopoli Valdarno, i pici a parabola. In tal caso il filo di pasta è di circa 3 mm. I fili, ammatassati a mano, vengono disposti nella particolare forma di parabola permettendone una migliore essiccazione.

Territorio interessato alla produzione: Siena e provincia, qualche comune della provincia di Grosseto. Per la variante dei pici a forma di parabola, il Comune di Montopoli Valdarno (Pisa).

Cenni storici e curiositàI pici sono una pasta antica. La traccia viene fin dagli Etruschi,da quella matassa di fili affescati nella tomba dei Leopardi a Tarquinia. Una volta erano fatti senza uova, solo con farina ed acqua: erano il tipico piatto povero dei contadini. Oggi alcuni aggiungono un uovo nell’impasto. Si consumano come primo piatto conditi con ragù, oppure al pomodoro con aglio (pici all’aglione), olio e peperoncino o con il sugo di anatra.

Acciughe marinate

Materia prima: acciughe.

Tecnologia di lavorazione: l’acciuga pulita, decapitata, eviscerata, tolta la coda, la lisca e la parte dorata viene messa nei contenitori di vetroresina con acqua corrente per ben tre passaggi. Fatta scolare, viene messa nel liquido di governo composto di una parte di aceto e una di sale e fatta marinare da 18 a 24 ore. Il pesce deve essere freschissimo e lavorato non oltre le 5 o 6 ore dalla pesca. Viene fatto sgocciolare e messo in fustoni o barattoli. Variamente aromatizzato con olive, capperi, pomodoro secco, origano.

Maturazione: 48 ore; scadenza del prodotto: dopo 8 mesi.

Area di produzione: costa tirrenica, alto e basso Adriatico, isole.

Calendario di produzione: da aprile ad ottobre.

Note: la perdita di peso del prodotto rispetto al fresco arriva fino al 55% di cui il 45% nella fase della pulitura ed il restante 10% nella marinatura. Questa viene anche detta scapece che, di origine spagnola (escabeche), qualcuno vuole corruzione di ex-Apicio, il leggendario gastronomo romano ed indica un tipo di conservazione fatta con l’ausilio dell’aceto e riservata soprattutto al pesce. Da regione a regione, variano le quantità e le varietà delle erbe aromatiche e degli altri ingredienti usati. La stima è relativa al prodotto artigianale espresso dalla ristorazione, sia costiera che interna.

Sgombro sott’olio (I versione)

Materia prima: sgombro.

Tecnologia di lavorazione: gli sgombri decapitati ed eviscerati vengono lavati in soluzione di acqua e aceto leggermente salata. Si dividono a metà eliminando la spina dorsale. Si distendono su un panno pulito e su un piano inclinato cospargendoli di sale e altre spezie che variano da regione a regione (aglio, prezzemolo, ginepro, ecc.). Si lasciano in riposo per circa due ore al termine delle quali il pesce viene leggermente scottato in olio bollente, si lascia scolare e raffreddare; si ripongono nei vasi aromatizzando con grani di pepe, alloro, finocchio selvatico. Si copre d’olio e si sterilizza con il metodo Tyndal. Si conserva per lungo tempo se riposto in luogo fresco e buio, meglio se non umido.

Maturazione: 1 mese circa.

Area di produzione: costa marchigiana, Sicilia, Calabria, Sardegna, Toscana e Liguria.

Calendario di produzione: primavera, autunno, inverno.

Note: conserva ittica tipica dei pescatori che si è estesa anche ad altre famiglie, ma solo recentemente.

Tonno sott’aceto

Materia prima: ventresca di tonno.

Tecnologia di lavorazione: la ventresca tagliata a fette dello spessore di circa 1 cm. viene salata e pepata. Si mette in una terrina aggiungendo alloro e zenzero e si lascia marinare per una giornata. Il giorno successivo si ricopre d’aceto aggiungendo foglie di alloro e facendo bollire adagio per 3-4 minuti. Si lascia raffreddare. Si mettono i tranci di ventresca nei vasi aggiungendovi scorzette di limone. Si ricopre con aceto fresco. Si chiude, si fa bollire per qualche minuto, si ripone in luogo fresco. Da consumare in tempi brevi.

Maturazione: 15-20 giorni.

Area di produzione: Sicilia e con leggere varianti Sardegna, Toscana e Liguria.

Calendario di produzione: primavera – estate.

Note: questa conserva casalinga è indicata per la preparazione di stuzzicanti antipasti. Non si trova in commercio, ma è espressa dalla dimensione familiare dei pescatori, depositari, in alcuni casi, di ricette per la conservazione del pesce davvero straordinarie.

Pomodorino canestrino di Lucca

Descrizione sintetica del prodottoIl pomodoro canestrino ha la tipica forma a canestro con solcature più o meno pronunciate. La polpa è soda e con ottime caratteristiche organolettiche: poco acida e con elevato contenuto zuccherino.

Territorio interessato alla produzione: Utilizzato per il consumo anche in altre parti della Toscana, province di Lucca e Pisa.

Cenni storici e curiositàViene utilizzato sia per preparare salse sia in insalata, a maturazione non completa.

Pomodorino costoluto fiorentino, pomodorino rosso da conserva

Descrizione sintetica del prodottoElemento caratteristico della bacca sono le costole, le cui pareti spesso rientrano anche di molto all’interno del frutto, dando origine alla tipica conformazione da cui prende il nome questo ortaggio. La polpa interna, omogenea e abbastastanza consistente, è molto rossa, succosa, saporita e aromatica. La bacca è ottima per il consumo fresco, ma si presta bene anche alla preparazione di sughi (previa scottatura e spellatura).

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa polpa del pomodoro costoluto ha un sapore e una tale consistenza da favorirne il consumo sia fresco in insalata sia trasformato in conserve. La tecnica colturale, pur potendosi avvalere dei moderni apporti agro-fitopatologici, non ha subito grosse modifiche, dal momento che la produzione è a carico di piccoli agricoltori che preferiscono per lo più metodologie tradizionali, del tutto idonee alla coltivazione di questa varietà.

Zucchina mora pisana

Descrizione sintetica del prodottoZucchina di buone dimensioni, di colore verde scuro con lenticelle più chiare. Viene venduta con il fiore ancora aperto.

Territorio interessato alla produzione: Province di Pisa e Lucca.

Cenni storici e curiositàLa caratteristica principale della zucchina mora pisana è quella di arrivare al consumo fresca e con il fiore – molto resistente all’appassimento – ancora aperto.Si tratta probabilmente di una selezione locale della zucchina genovese. La zucchina mora pisana tiene molto bene la cottura e rimane consistente, pertanto la si utilizza per la preparazione di minestre.

Piattella pisana, fagiolo di San Michele

Descrizione sintetica del prodottoVarietà locale di fagiolo (Phaseolus vulgaris L.) con baccelli larghi e piatti (da cui il nome), non molto lunghi, spesso ritorti, semi bianchi, grandi e compressi, ma frequenti sono i tipi diversi per forma e dimensioni.

Territorio interessato alla produzione: Zona alluvionale tra Pisa e Cascina.

Cenni storici e curiositàL’alto prezzo del prodotto, dovuto sia alle ottime qualità sia ad un’offerta inferiore alla domanda, ha indotto la sua coltivazione anche in zone orticole, non tipiche, del centro-sud e delle isole.

Olive in salamoia

Descrizione sintetica del prodottoLe olive in salamoia sono grosse, di consistenza soda e molto saporite. Le varietà utilizzate sono il leccino e il frantoio. Confezionate in vasetti di vetro da 500 g-1 kg, vengono prodotte da novembre a maggio.

Territorio interessato alla produzione: In particolare la provincia di Lucca e, con alcune modifiche nella tecnica di concia, tutta la regione.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità delle olive in salamoia è da ricondursi alle cultivar locali utilizzate e all’originalità del processo produttivo, che è rimasto invariato nel tempo. Tale processo prevede l’utilizzo di limoni e di due fasi di salamoia sia per una maggiore stabilizzazione del prodotto, sia per conferire un gusto particolarmente sapido alle olive.

Tartufo bianchetto della Toscana, tartufo marzuolo

Descrizione sintetica del prodottoIl tartufo bianchetto del litorale (Tuber albidum Pico) ha uno strato esterno liscio, di colore tendente al fulvo e una polpa chiara di colore variabile dal fulvo al violaceo-bruno, provvista di numerose venature. Le sue dimensioni sono abbastanza ridotte e di solito non superano quelle di un uovo di gallina. Ha un profumo simile a quello dell’aglio.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la regione e in particolare la fascia litoranea.

Cenni storici e curiositàL’operazione di raccolta è effettuata con l’ausilio di cani appositamente addestrati e di un particolare strumento, il vanghetto (costituito da un corto e robusto manico di legno alla cui estremità è fissata una piccola vanga di forma variabile). La conservazione dei tartufi avviene in frigorifero, in recipienti chiusi. In Toscana la raccolta dei tartufi è un’attività tradizionale; già alla fine degli anni trenta infatti era presente sul territorio la cultura della raccolta del tartufo. L’esistenza di otto associazioni di raccoglitori mostra l’importanza di questo prodotto nella regione e il suo profondo radicamento nel territorio.

Tartufo bianco della Toscana

Descrizione sintetica del prodottoIl tartufo bianco della Toscana (Tuber magnatum pico) presenta uno strato esterno liscio, di colore giallo chiaro o verdino, e una polpa dal marrone al nocciola più o meno tenue, talvolta sfumata di rosso vivo, con venature chiare, fini e numerose che scompaiono con la cottura. Ha dimensioni variabili daquelle di una cariosside di mais a quelle di una grossa arancia, al massimo. Emana un profumo forte e gradevole, simile all’odore di metano o a quello del formaggio fermentato.

Territorio interessato alla produzione: L’areale di diffusione comprende alcune zone dell’Appennino nord-orientale e una fascia centrale piuttosto ampia che si estende dal Valdarno inferiore (Pisa, Pontedera) fino al confine con il Lazio (San Casciano dei Bagni).

Cenni storici e curiositàL’areale di diffusione comprende alcune zone dell’Appennino nord-orientale e una fascia centrale piuttosto ampia che si estende dal Valdarno inferiore (Pisa, Pontedera) fino al confine con il Lazio (San Casciano dei Bagni).

Funghi porcini toscani

Descrizione sintetica del prodottoSono anche detti: giugnolo, settembrino, biancarello, montagnolo, porcino del freddo, moreccio o porcino nero, estatino.I porcini sono funghi piuttosto pregiati appartenenti al genere Boletus. Il gambo è di colore marrone chiaro mentre la cappella è di un marrone più scuro, variabile a seconda delle specie del sottobosco e del bosco di produzione. Il sapore è delicato ma intenso, con un leggero sentore di tannino, muschio e tallo dell’aglio. La polpa è soda e bianca mentre i tuboli hanno una colorazione che va dal bianco al giallo verdognolo.

Territorio interessato alla produzione:L’areale di crescita riguarda il territorio forestale di tutte le province della Toscana. Particolare diffusione si segnala in Garfagnana (Provincia di Lucca), Lunigiana (Provincia di Massa-Carrara), la zona dell’Amiata (Provincia di Siena) e la Montagna Pistoiese (comuni di Abetone, Cutigliano e San Marcello).

Tartufo in salamoia

Materia prima: tartufo sia bianco che nero.

Tecnologia di preparazione: i tartufi vengono selezionati a mano, ripuliti
dalla terra con uno spuzzolino uno per uno, lavati, messi in barattoli. Si
aggiunge la salamoia e si sterilizza in autoclave. Si conservano in lungo
fresco e buio.

Maturazione:

Area di produzione: Piemonte, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo.

Calendario di produzione: autunno, inizio inverno.

Note: oltre al tartufo hianco (Tuber magnatum pico) e a quello nero (Tuber
melanosporum) anche il tartufo estivo scorzone (Tuber aestivum) è oggetto
di trasformazione. Di colore blu-nerastro con cuticola verrucosa, si
distingue dal più pregiato tartufo nero di Norcia per la carne più chiara
tendente al bianco nocciola marmorizzato. Il melanosporurm è invece nero.
Un altro (Tuber mesentericum) è molto diffuso nella zona di Ariano Irpino
oltrechè nel Lazio, in Toscana e nel sud delle Marche e dell’Umbria, dove
viene consumato insieme a formaggi freschi di capra in insalata.

Salsa di prugnoli selvatici

Materia prima: prugnoli.

Tecnologia di preparazione: i prugnoli raccolti dopo che hanno subito le prime gelate, vengono fatti bollire e passati al setaccio. Si aggiunge un po’ di zucchero, qualche chiodo di garofano e si lascia completare la cottura. Si mette nei barattoli e si conserva al buio.

Maturazione:

Area di produzione: Toscana, Marche e Umbria.

Calendario di produzione: inverno.

Note: questa salsa è ottima per accompagnare le carni di maiale, i lessi in genere e la cacciagione. È riproposta da alcuni ristoratori. Le proprietà del prugnolo sono straordinarie: ne sa qualcosa la tedesca Weleda. Meriterebbero un trattato a parte.

Funghi porcini sott’olio

Materia prima: funghi porcini.

Tecnologia di preparazione: i funghi porcini, dopo accurata pulitura,
vengono sbollentati per alcuni minuti in acqua, aceto e sale.
Si fanno asciugare per alcune ore. si condiscono con vari aromi, tra cui
l’aglio, che variano da regione a regione e si mettono nei barattoli ricoprendoli
di olio. Si conservano in luogo fresco al buio.

Maturazione: un mese circa.

Area di produzione: tutta l’ltalia appennica.

Calendario di produzione: autunno.

Note: con questo sistema vengono altresì conservate tutte le varietà di
funghi commestibili, a cui si aggiungono differenti erbe aromatiche.

Castagne (fresche) della Toscana

Descrizione sintetica del prodottoLe principali cultivar di castagne per consumo fresco sono la Bastardo rosso, la Carpinese o Carrarese, la Mazzangaia, la Rossola e la Selvana. I frutti di ogni cultivar si differenziano, più o meno marcatamente, per forma, dimensioni, colore della buccia, forma dell’ilo, pellicola interna e caratteristiche organolettiche. La produzione è concentrata prevalentemente nel mese di ottobre.

Territorio interessato alla produzione: Lunigiana, Garfagnana, Appennino pistoiese, Casentino e montagna aretina, Colline Metallifere e Val di Cecina. In particolare la Bastardo rosso è maggiormente diffusa nell’Amiata senese, la Carpinese in Lunigiana, Garfagnana e Appennino pistoiese, la Rossola e la Selvana in Garfagnana. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàLa gestione tradizionale dei castagneti si ripete da secoli senza sostanziali variazioni rispetto alle pratiche colturali consuete. Rispetto al passato tali pratiche si avvalgono solo dell’ausilio di mezzi meccanici come motoseghe e decespugliatori; non prevedono l’uso di concimi chimici e di fitofarmaci e garantiscono il mantenimento delle specifiche caratteristiche organolettiche del prodotto consumato allo stato fresco o successivamente trasformato.

Ciliegia di Lari

Descrizione sintetica del prodottoLa ciliegia di Lari è presente in 19 varietà su tutto il comune di Lari.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàI produttori della ciliegia di Lari sono circa 36, non soltanto nel comune di Lari ma anche a Cevoli, Usigliano, Lavoiano, Perignano, San Ruffino di Lari e Boschi di Lari. La produzione annua totale è di circa 150 quintali destinati solo in parte alla vendita in zona, la maggior parte viene venduta nei mercati del resto della Toscana. Ultimamente i produttori hanno riscontrato dei problemi a reperire manodopera per la raccolta del frutto.Ogni anno a giugno viene organizzata la Festa della ciliegia a Lari.

Fico verdino

Descrizione sintetica del prodottoFico verde piccolo, dalla polpa di colore rosso intenso.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàI fichi verdini vengono consumati freschi, accompagnati con il prosciutto, oppure essiccati su graticci di canna; spesso vengono raccolti dalla pianta in un avanzato stato di appassimento, in tal caso il loro colore diviene marrone chiaro.I fichi verdini secchi sono utilizzati per la preparazione delle “picce”: il fico essiccato viene diviso a metà e all’interno viene messo il gheriglio di una noce e poi richiuso.Può essere conservato anche sotto spirito.In una tela del Bimbi, del 1696, sono raffigurati 51 fichi tra i quali il verdino.

Pera del curato toscana

Descrizione sintetica del prodottoÈ una pera invernale. Il frutto si presenta di colore verde giallastro con qualche lenticella. Ha dimensioni notevoli e polpa aromatica, saporita, di colore bianco.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa pera del curato è un’antica varietà di pera che, anche se non originaria della Toscana, era comunque diffusissima in tutta la regione. Oggi i peri si trovano come piante isolate, residuate negli orti nei pressi di casolari di collina o nei terrazzamenti dove, per il clima e per l’orografia del terreno, non era conveniente seminare il grano. Si tratta di piante adulte, per lo più con produzione decrescente e incostante perché nella quasi totalità dei casi abbandonate.

Uva colombana di Peccioli

Descrizione sintetica del prodottoL’uva colombana è una cultivar da mensa dal chicco rotondo, di colore ambrato a maturazione; ha sapore dolce, molto zuccherino e odore fruttato molto intenso. Non molto soda, in alcuni casi viene impiegata anche per la vinificazione. Viene confezionata in cassette di legno; si produce a settembre.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàL’uva colombana è una cultivar che per la sua consistenza e per il contenuto zuccherino si presta ad essere conservata fino all’inizio dell’inverno, in locali arieggiati tipici delle campagne della zona, dove i contadini erano soliti appendere, nei diversi periodi, oltre all’uva anche pomodorini “da serbo” e patate. In passato era conosciuta sui mercati nazionali di Firenze, Genova e Milano, ed esteri della Jugoslavia e dell’Inghilterra. La produzione si aggirava intorno ai 600 quintali l’anno. Agli inizi del secolo molte persone (soprattutto da Firenze) si recavano a Peccioli per una settimana, per effettuare “la cura dell’uva colombana” da settembre in poi, perché le erano attribuite proprietà disintossicanti e ricostituenti. A causa dell’introduzione sui mercati delle uve da tavola meridionali, oggi la produzione dell’uva colombana si limita all’autoconsumo.

Marroni della Toscana

Descrizione sintetica del prodottoMarrone: frutto medio-grosso (in media da 70 a 90 frutti per kg) di forma ovale, ellittica o ovale allargata, buccia color marrone avana con striature più scure e rilevate, episperma poco aderente e penetrante, ilo rettangolare ellittico con contorno regolare, seme color crema di sapore dolce e delicato. Si produce a partire dai primi giorni di ottobre.Cecio: frutto medio grosso, con forma globosa, buccia bruno rossastro lucente con striature più scure, ilo piccolo color chiaro e contorno irregolare, episperma poco aderente e asportabile, seme crema chiaro, dolce.

Territorio interessato alla produzione: I vari ecotipi di marrone prodotti in Toscana sono identificati per lo più con il nome della zona o località di produzione. Le più importanti aree di produzione sono la provincia di Grosseto, la provincia di Firenze, la Val Tiberina (marrone di Caprese Michelangelo), il Casentino, il Pratomagno, i Monti del Chianti, la Montagnola senese, i Monti pisani, alcune aree nei comuni di Scarlino e Sassetta. Province di Arezzo, Livorno, Pisa e Siena.

Cenni storici e curiositàLa gestione tradizionale dei castagneti si ripete da secoli senza sostanziali variazioni delle consuete pratiche colturali. Rispetto al passato tali pratiche si avvalgono solo dell’ausilio di mezzi meccanici come motoseghe e decespugliatori; non è previsto l’uso di concimi chimici e fitofarmaci per garantire il mantenimento delle specifiche caratteristiche organolettiche del prodotto consumato allo stato fresco o successivamente trasformato.

Pinolo del Parco di Migliarino-San Rossore

Descrizione sintetica del prodottoIl pinolo del Parco ha forma ovoidale non molto allungata; il guscio è di colore marrone scuro, il seme di colore bianco sporco. Si ottiene da pini della macchia mediterranea, di qui il sapore resinoso e il profumo molto intenso.

Territorio interessato alla produzione: Parco di Migliarino San Rossore, provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàLa tradizionalità e qualità del pinolo del Parco è data dalla materia prima che si ottiene da pini della macchia mediterranea cui si deve il sapore resinoso e l’odore intenso, nonché dalle modalità di lavorazione che prevedono l’utilizzo di macchine molto antiche e di locali tradizionali. Altri elementi di tipicità sono dovuti sia alla modalità di essiccazione delle pine, che vengono distese all’aria aperta per circa sette mesi, sia alla particolare manualità delle persone che eseguono la setacciatura finale. I pinoli vengono utilizzati per fare la “torta co’ bischeri”, il pesto alla genovese, la torta della nonna, i tortelloni rustici, il castagnaccio. Si producono da oltre cento anni.

Conserva di rose

Materia prima: petali di rosa canina.

Tecnologia di lavorazione: le rose vengono sfogliate e ad ogni petalo si recide la “unghia”, ossia quella parte del petalo attaccata alla corolla, perché di sapore amarognolo. I petali così tagliati si mettono in una terrina aggiungedovi una pari quantità di zucchero e del limone spremuto. Strofinarli bene con le mani per favorire la rottura delle fibre e la fuor uscita degli umori. Si lascia macerare il tutto per qualche tempo, si incorpora dello sciroppo di zucchero preparato a parte lasciando bollire fino al raggiungimento della giusta consistenza. Si mette nei barattoli e si chiudono ermeticamente conservandoli al buio.

Maturazione:

Area di produzione: tradizionale in Piemonte, Veneto e Toscana.

Calendario di produzione: maggio e giugno.

Note: La conserva di rose, tradizionale in Piemonte, viene fatta anche nel convento dell’isola di S.Lazzaro, ad opera dei fratelli armeni, ma solo per uso interno. Le conserve di rosa che si trovano in commercio sono quasi tutte importate dai paesi dell’Est europeo, soprattutto dalla Bulgaria.

Torta co’ bischeri

Descrizione sintetica del prodottoLa torta co’ bischeri è un dolce fatto con la pasta frolla, di forma rotonda e dal colore scuro; assomiglia ad una crostata con la cioccolata al posto della marmellata. Il sapore è quello dei pinoli, del cioccolato e dei canditi.

Territorio interessato alla produzione: Province di Pisa (San Piero a Grado, Vecchiano, Nodica, Pontasserchio, Marina di Pisa) e di Lucca (Torre del Lago).

Cenni storici e curiositàLa torta co’ bischeri è il dolce tipico della festività dell’Ascensione. I pinoli utilizzati nell’impasto sono prodotti nel parco di Migliarino San Rossore.

Torta mantovana

Descrizione sintetica del prodottoLa mantovana è una torta rotonda soffice, di facile esecuzione, semplice ma dal sapore molto intenso.

Territorio interessato alla produzione: Diffusa in tutta la toscana e in particolare nella provincia di Prato. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàNonostante il suo nome (non sarebbe però strano se avesse veramente origini mantovane, poiché quel Ducato dominò per un certo periodo l’alta Versilia) questo è un tipico ed antichissimo dolce di esecuzione molto semplice ma ottimo, che si è diffuso in tutta la Regione. Si racconta anche, tuttavia, che nell’ottocento un noto pasticcere di Prato ebbe in dono questa ricetta da due suore di Mantova come ringraziamento per la sua ospitalità. E questo, da uomo industrioso qual’era, l’arricchì della sua esperienza, incontrando un gran apprezzamento tra la propria clientela. Anche l’illustre Artusi cita nel suo libro ” l’arte di mangiar bene” questa raffinata ricetta.

Biscotti di Prato (cantucci di Prato o cantucci toscani)

Descrizione sintetica del prodottoI biscotti di Prato sono ottenuti tagliando trasversalmente dei filoncini di pasta farcita di mandorle intere (20% circa) e pinoli (2% circa). I biscotti così ottenuti risultano croccanti e dorati nella parte esterna; lateralmente, nella parte corrispondente al taglio, si nota la caratteristica sezione delle mandorle, di cui sono riccamente farciti. Questi biscotti si conservano più a lungo di altri perché molto secchi; proprio per la loro consistenza, si usa consumarli inzuppandoli nel vin santo. I cantucci di Massa Marittima sono arricchiti dal delicato aroma di limone.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana ed in particolare la provincia di Prato e il comune di Massa Marittima. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità al sistema di lavorazione, rimasto invariato nel tempo, all’originalità del gusto e alla particolarità della forma.La ricetta dei biscotti probabilmente è stata tramandata dai cuochi della Corte Medicea, che l’avevano ottenuta dai pasticceri giunti in Toscana al seguito di Isabella d’Este verso la fine del XV secolo, durante un soggiorno fiorentino della nobildonna in occasione di uno dei numerosi pellegrinaggi a Roma per visitare il Papa.Nonostante siano privi di stabilizzanti e conservanti, questi biscotti si conservano a lungo perché molto secchi.Risultano ottimi con ogni vino da dessert, ma soprattutto inzuppati nel vin santo toscano.

Brutto buono ai pinoli, kinzica

Descrizione sintetica del prodottoIl brutto buono ai pinoli è un pasticcino a forma di palla, fatto con pasta di pinoli. Molto morbido e spugnoso, esternamente è spolverato con zucchero a velo e avvolto da pinoli interi su tutta la superficie.Quello tipico della provincia di Pisa deve utilizzare i pinoli del Parco di Migliarino San Rossore ottenuti dai pini domestici della macchia mediterranea, che conferiscono al dolcetto un particolare sapore e l’aroma di resina.

Territorio interessato alla produzione:Provincia di Pisa e comune di Fucecchio. Province: Firenze, Pisa.

Cenni storici e curiositàIl brutto buono ai pinoli è un tipico dolcetto della pasticceria pisana caratterizzato dall’intenso sapore e profumo dei famosi pinoli del Parco di Migliarino San Rossore.

Cenci, stracci, frappole

Descrizione sintetica del prodottoI cenci sono dei rettangolini di pasta dolce fritta. Il nome del prodotto derivadalla particolare forma che assume una volta cotto, cioè quella di cenci o stracci. Hanno colore dorato, consistenza croccante; sono in genere cosparsi di zucchero a velo. Il sapore è dolce, vanigliato. Vengono prodotti nel periodo del Carnevale, in gennaio e febbraio.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàIl prodotto deve la sua tradizionalità alla particolare combinazione degli ingredienti, al sistema di lavorazione che è rimasto invariato nel tempo e alla particolare forma che ricorda quella degli stracci da cucina. Il prodotto, infatti, è legato alla tradizione contadina che ne faceva uso soprattutto nel periodo di Carnevale. Non contiene stabilizzanti per cui non si conserva molto a lungo. Viene prodotto da almeno 50 anni a partire dal periodo post-natalizio fino a febbraio, insieme ad altri dolci tipici del periodo, come frittelle di riso, frati e migliacci. I cenci si servono come dessert, accompagnati con vin santo.

Olio Toscano – Colline Lucchesi IGP

Area di produzione:
Olio Toscano – Colline Lucchesi:
in provincia di Lucca: Area della Piana di Lucca; Area della Versilia; Area Media Valle; Zona della Garfagnana.

Materia prima:
la denominazione “Colline Lucchesi” è riservata all’olio extravergine di oliva “Toscano” ottenuto dalle olive provenienti delle seguenti varietà: Frantoio o Frantoiana fino al 90%, Leccino fino al 20%.

Caratteristiche:
Acidità massima: 0,6%
colore: giallo dorato con toni di verde
odore: di fruttato leggero
sapore: poco piccante con intensa sensazione di dolce

Abbinamenti: condimento ideale per verdure crude e cotte, soprattutto se lessate e consumate calde, ma anche per minestre e zuppe di legumi tipiche della tradizione contadina toscana, e per pesce e carne alla griglia

Riferimenti normativi: Prodotto IGP, Registrazione europea con regolamento CE n. 644/98 pubblicato sulla GUCE n. L87 del 21 marzo 1998; riconoscimento nazionale con DM 21 luglio 1998 pubblicato sulla GURI n. 243 del 17 ottobre 1998

Olio Toscano IGP

Area di produzione:
Olio Toscano: Regione Toscana

Materia prima:
la denominazione “Monti Pisani” è riservata all’olio extravergine di oliva “Toscano” ottenuto dalle olive provenienti delle seguenti varietà presenti, da sole o congiuntamente, negli oliveti: Americano, Arancino, Ciliegino, Frantoio, Grappolo, Gremignolo, Grossolana, Larcianese, Lazzero, Leccino, Leccio del Corno, Leccione, Madonna dell’Impruneta, Marzio, Maurino, Melaiolo, Mignolo, Moraiolo, Morchiaio, Olivastra Seggianese, Pendolino, Pesciatino, Piangente, Punteruolo, Razzaio, Rossellino, Rossello, San Francesco, Santa Caterina, Scarlinese, Tondello e loro sinonimi.

Caratteristiche:
Acidità massima: 0,6%
colore: dal verde al giallo oro con variazione cromatica nel tempo
odore: di fruttato accompagnato da sentore di mandorla, carciofo, altra frutta matura, verde di foglia
sapore: di fruttato marcato

Abbinamenti: condimento ideale per verdure crude e cotte, soprattutto se lessate e consumate calde, ma anche per minestre e zuppe di legumi tipiche della tradizione contadina toscana, e per pesce e carne alla griglia

Riferimenti normativi: Prodotto IGP, Registrazione europea con regolamento CE n. 644/98 pubblicato sulla GUCE n. L87 del 21 marzo 1998; riconoscimento nazionale con DM 21 luglio 1998 pubblicato sulla GURI n. 243 del 17 ottobre 1998

Olio Toscano – Monti Pisani IGP

Area di produzione:
Olio Toscano – Monti Pisani: provincia di Pisa, i territori olivati compresi nei confini amministrativi dei comuni di Buti, Calci, San Giuliano Terme, Vicopisano, Vecchiano

Materia prima:
la denominazione “Monti Pisani” è riservata all’olio extravergine di oliva “Toscano” ottenuto dalle olive provenienti delle seguenti varietà presenti, da sole o congiuntamente, negli oliveti fino al 100%: Frantoio, Moraiolo, Leccino, Razzo.

Caratteristiche:
Acidità massima: 0,6%
colore: giallo oro con toni di verde
odore: di fruttato leggero
sapore: di fruttato con leggera percezione di piccante e intensa sensazione di dolce

Abbinamenti: condimento ideale per verdure crude e cotte, soprattutto se lessate e consumate calde, ma anche per minestre e zuppe di legumi tipiche della tradizione contadina toscana, e per pesce e carne alla griglia

Riferimenti normativi: Prodotto IGP, Registrazione europea con regolamento CE n. 644/98 pubblicato sulla GUCE n. L87 del 21 marzo 1998; riconoscimento nazionale con DM 21 luglio 1998 pubblicato sulla GURI n. 243 del 17 ottobre 1998

Olio di Madremignola

Descrizione sintetica del prodottoÈ un olio monovarietale molto fluido, di colore verde intenso e brillante, sapore fruttato e pungente, molto accentuato.

Territorio interessato alla produzione: San Colomba, Bientina, provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàL’olio di madremignola deve la sua particolarità alla cultivar: è infatti un olio monovarietale; la coltivazione avviene su terreni ghiaiosi della zona di San Colomba e questo, insieme alle caratteristiche varietali, conferisce le doti di freschezza all’olio. E’ un olio molto apprezzato dai consumatori locali. Per il suo sapore pizzichino e fruttato si presta ad essere consumato per il pinzimonio, per fare bruschette e per condire la ribollita.

San Torpè DOC

Zona di produzione: una vasta zona della provincia di Pisa ed una piccola parte della provincia di Livorno.Sono da considerarsi idonei i terreni di giacitura e di orientamento adatti, con esclusione di quelli di fondovalle particolarmente umidi.

Vitigni: Trebbiano toscano fino al 75%. Possono concorrere vitigni a frutto bianco autorizzati e raccomandati per la provincia di Pisa fino ad un massimo del 25%.

Resa massima per ha: 120 qli.

Resa massima di uva in vino: 70%.

Gradazione alcolica minima: 11%.

Acidita’ totale minima: 5,5 per mille.

Estratto secco netto minimo: 16 per mille.

Invecchiamento: nessuno.

Caratteristiche organolettiche: colore bianco paglierino; profumo vivace, vinoso e caratteristico; sapore secco, armonico e delicato.

Abbinamenti: antipasti marinari, primi piatti con sughi a base di pesce, secondi di pesce salsati.

Tipologie: Vin santo

Colli dell’Etruria Centrale DOC

Zona di produzione: parte del territorio amministrativo di ben sei delle dieci province delle Toscana: Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato e Siena (coincide con quella del Chianti)

Vitigni: Colli dell’Etruria Centrale Bianco: Trebbiano toscano in percentuale non inferiore al 50%, a cui si aggiungono Malvasia del Chianti e/o Pinot bianco o grigio e/o Chardonnay e/o Sauvignon e/o Vernaccia di San Gimignano per un massimo del 50%, insieme ad altri vitigni a bacca bianca della zona (massimo 25%). Rosso e Rosato: 50% da uve Sangiovese, a cui si aggiungono Cabernet Franc e/o Cabernet Sauvignon e/o Merlot e/o Pinot nero e/o Canaiolo nero (massimo 50%), e altri vitigni della zona (massimo 25%). Il Novello si ottiene da uve Sangiovese (minimo 50%), Canaiolo nero e/o Merlot e/o Gamay e/o Ciliegiolo (massimo 50%), insieme a quelle di altri vitigni a bacca rossa della zona (massimo 25%). Vin santo: uve Trebbiano toscano e/o Malvasia del Chianti (minimo 70%), insieme eventualmente a quelle di altri vitigni della zona per un massimo del 30%. La tipologia Vin santo occhio di pernice si ottiene da uve Sangiovese per almeno il 50%, insieme a quelle di altri vitigni della zona (massimo 50%)

Gradazione alcolica minima: Bianco 10 gradi. Rosso, Rosato e Novello 10,5 gradi

Tipologie: Bianco, Rosso, Rosato, Novello, Vin santo e Vin santo occhio di pernice. È consentita l’indicazione “Vermiglio” in aggiunta alla denominazione di origine controllata Colli dell’Etruria Centrale Rosso.

Caratteristiche organolettiche: Colli dell’Etruria Centrale Bianco: colore giallo paglierino anche con riflessi verdognoli, odore delicato e fruttato e sapore sapido, vivace, fresco e armonico. Rosso: colore rosso rubino brillante, vivace anche di media intensità, profumo da vinoso a fruttato, fragrante, fresco, delicato, sapore vivace e armonico Novello: colore rosso cerasuolo talvolta tendente al violaceo, vivace, profumo fruttato e fresco e sapore vivace, fresco, brioso, armonico. Rosato: colore rosato piu’ o meno intenso, odore fruttato, fragrante, fresco e sapore fresco, vivace, sapido.

Abbinamenti: Colli dell’Etruria Centrale Bianco: marzolino, panzanella, minestra di riso, acquacotta, minestrone e cipollata. Rosso: fegatelli, polpettone alla fiorentina, trippa alla toscana, scottiglia e fagioli al fiasco. Rosato: panzanella, crostini alla toscana, lardo di Colonnata, caciotta toscana, pappa al pomodoro, zuppa di lenticchie e carne bianca. Novello: ribollita, pappardelle e arista alla fiorentina.

Riferimenti normativi: La Doc Colli dell’Etruria Centrale è stata riconosciuta con DPR 05.12.1990 sostituito dal Decreto del 24.15.1997 pubblicato sulla GU del 7.07.1997, a sua volta modificato dal Decreto dell’11.05.98

Val di Cornia DOC

Zona di produzione: i comuni di Campiglia Marittima, Piombino, San Vincenzo, Suvereto, Sassetta e Monteverdi Marittimo, in provincia di Livorno e Pisa; per tutti i vini e’ obbligatoria una delle seguenti indicazioni geografiche (sottozone): Campiglia Marittima, Suvereto, San Vincenzo e Piombino

Vitigni: Bianco Val di Cornia Doc: almeno 50% di uve Trebbiano toscano, massimo 50% di Vermentino bianco con l’eventuale aggiunta (massimo 20%) di altre uve a bacca bianca della zona; Rosso: almeno il 50% di uve Sangiovese e al massimo il 50% di uve Cabernet Sauvignon e Merlot, a cui puo’ essere aggiunto il 20% di altre uve a bacca rossa della zona; il Rosato si ottiene dalle stesse uve utilizzate per il Rosso

Gradazione alcolica minima: Bianco e Rosato 11 gradi. Rosso 12 gradi.

Tipologie: Bianco, Rosso (anche Superiore e Riserva), Rosato, Ansonica, Cabernet Sauvignon (anche Superiore e Riserva), Ciliegiolo, Merlot (anche Superiore e Riserva), Sangiovese (anche Superiore e Riserva), Vermentino, Aleatico passito, Ansonica passito, Suvereto, Suvereto Cabernet Sauvignon, Suvereto Merlot, Suvereto Sangiovese

Caratteristiche organolettiche: Val di Cornia Bianco: colore giallo paglierino di limpidezza brillante; odore delicato piu’ o meno fruttato; sapore secco e fresco. Rosso: colore rosso rubino di buona intensita’, di limpidezza brillante; odore vinoso e delicato; sapore asciutto, vellutato, armonico, di buon corpo. Rosato: colore rosato, rosato tenue; odore vinoso, delicato piu’ o meno fruttato; sapore secco, fresco e gradevole.

Abbinamenti: Val di Cornia Bianco: panzanella, marzolino, minestra di riso, torta con acciughe, triglie alla livornese o polpi in galera. Rosso: secondi piatti a base di carne bianca, polpettone alla fiorentina, coniglio, fagioli al fiasco, scottiglia. Rosato: panzanella, crostini alla toscana, lardo di Colonnata, buristo, caciotta toscana, zuppa di lenticchie, fagioli, anguilla marinata

Riferimenti normativi: La Doc Val di Cornia è stata riconosciuta con DPR del 25.11.1989 pubblicato sulla GU del 16.07.1990

Chianti DOCG

Zona di produzione: i territori di numerosi comuni delle province di Siena, Firenze, Arezzo, Pistoia e Pisa. Non sono idonei i vigneti collocati ad un’altitudine superiore ai
550 metri s.l.m., ed in alcuni casi, eccezionalmente, ai 650 metri s.l.m.. Sono da considerarsi idonei unicamente i vigneti collinari di giacitura ed orientamento adatti, i cui terreni sono costituiti in prevalenza da substrati arenacei, calcareo-marnosi, da scisti argillosi e da sabbia.

Vitigni: Sangiovese 75-90%, Canaiolo nero 5-10%, Trebbiano toscano e Malvasia del Chianti 5-10%.

Resa massima per ha: 100 qli.

Resa massima di uva in vino: 70%.

Gradazione alcolica minima: 11,5%.

Acidita’ totale minima: 5 per mille.

Estratto secco netto minimo: 20 per mille.

Invecchiamento obbligatorio: 5 mesi.

Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino vivace, brillante, tendente al granato con l’invecchiamento; profumo intensamente vinoso, con sentore di mammola e con piu’ pronunziato carattere di finezza per la esterificazione nella fase di invecchiamento; sapore asciutto, sapido, armonico, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido e vellutato.

Qualificazioni: qualora sia stato sottoposto ad un invecchiamento di almeno 2 anni ed abbia una gradazione alcolica minima del 12.5%, puo’ portare la qualifica “Riserva”.

Abbinamenti: carni bianche e rosse, arrosti e selvaggina della cucina nazionale ed internazionale. In zona si abbina con la classica bistecca alla fiorentina; se giovane con crostini di fegato, pappardelle al sugo di lepre, trippa alla fiorentina.

Tipologie: Chianti classico, Chianti dei colli senesi, Chianti dei colli aretini, Chianti dei colli fiorentini, Chianti delle colline pisane, Chianti di Montalbano, Chianti ruffina.

Vin Santo del Chianti DOC

Zona di produzione: parte delle province di Firenze, Siena, Arezzo, Pisa e Pistoia

Vitigni: 70% di uve Trebbiano e Malvasia e per il residuo con quelle di altri vitigni a bacca bianca o rossa raccomandati della zona; la variante Occhio di pernice è prodotta con il 50% di uve Sangiovese e per la differenza con quelle di altri vitigni a bacca bianca o rossa raccomandati della zona

Tipologia: Il Vin santo del Chianti Doc è prodotto nelle varianti Secco, Amabile, Dolce, Riserva, Occhio di pernice (sia Amabile che Dolce)

Caratteristiche: colore dal giallo paglierino al dorato, all’ambrato intenso; odore etereo, intenso, caratteristico; sapore armonico, vellutato, secco o con piu’ pronunciata rotondità per i tipi Abboccato, Amabile, Dolce; la gradazione minima è di 15,5 gradi;
variante Occhio di pernice: colore che varia dal rosa intenso al rosa pallido; odore caldo, intenso; sapore amabile o dolce, morbido, vellutato e rotondo; la gradazione minima è di 17 gradi

Riferimenti normativi: La Doc Vin santo Chianti è stata riconosciuta con DPR del 28.08.1997 pubblicato sulla GU del 27.09.1997

Miele toscano di particolari essenze floreali

Descrizione sintetica del prodottoMiele di popone, Miele di marruca, Miele di sulla, Miele di girasole, Miele di erba medica, Miele di corbezzolo e Miele di tiglio.

Territorio interessato alla produzione: Tutto il territorio della regione, in particolare la provincia di Grosseto con la zona dell’Amiata e della valle dell’Ombrone, le province di Arezzo, Siena e Prato.

Cenni storici e curiositàQuesti particolari mieli sono frutto di un’antica tradizione. La diversa composizione pollinica, determinata dal tipo di fioritura e dal territorio in cui le api trovano il nutrimento ne ha determinato un diverso utilizzo, sia per la preparazione di dolci sia in abbinamento con formaggi saporiti, sia come prodotto dalle proprietà medicinali. Tutti i contadini di un tempo possedevano qualche arnia ed il miele diventava un prodotto secondario dell’azienda ma al tempo stesso molto ricercato e “prezioso”.

Miele di spiaggia del Parco di Migliarino-San Rossore, miele di spiaggia del litorale pisano

Descrizione sintetica del prodottoIl miele di spiaggia ha un colore chiaro-ambrato, è trasparente e molto fluido; l’odore e il sapore ricordano quelli degli oli essenziali delle piante della macchia mediterranea da cui è prodotto: camuciolo, cisto, tamerice, corbezzolo, pitosforo ed elicriso. Si produce da maggio ad agosto. Nella stagione fredda tende a cristallizzare.

Territorio interessato alla produzione: Parco di Migliarino-San Rossore e restante parte del litorale pisano e versiliese. Province: Lucca, Pisa.

Cenni storici e curiositàl miele di spiaggia si ottiene nella zona della Versilia all’interno del Parco di Migliarino-San Rossore; le sue caratteristiche sono legate all’area geografica in cui viene prodotto e in particolare alle specie botaniche della macchia mediterranea che vi si trovano: camuciolo, cisto, tamerice, corbezzolo e pitosforo, responsabili del sapore e del colore particolari del miele. Il camuciolo e il cisto sono specie botaniche che si trovano difficilmente nel nostro paese; il camuciolo produce degli oli essenziali di cui si sporcano le api al momento dell’impollinazione, conferendo così al miele il suo tipico aroma. La particolarità della zona di produzione, oltre alle specie della macchia che vi si trovano, è data sia dall’influenza del clima mite, sia dal completo isolamento di questa fascia costiera dovuto alla pineta che, per gli insetti, è un limite invalicabile.

Miele millefiori toscano

Descrizione sintetica del prodottoProviene da molte specie floreali e racchiude in sé i pregi dei numerosi nettari da cui deriva. Ha consistenza fluida e granulosa, sapore dolciastro con retrogusto amarognolo, colore che varia dal giallo-verdognolo al marrone-blu. Si produce da maggio a settembre.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa produzione del miele millefiori, come per altri mieli monofloreali, è storicamente presente in tutto il territorio toscano ed ha costituito per lungo tempo un’integrazione delle produzioni principali nelle aziende agricole. Il miele, per sua natura, riproduce l’unicità dell’ambiente da cui deriva e ne distilla gli elementi che lo contraddistinguono, dando luogo ad un alimento unico e irripetibile. I diversi areali rendono peculiare il patrimonio di essenze nettarifere da cui il miele millefiori è composto: per questo ogni area geografica “produce” un miele caratteristico e riconoscibile. È ottimo per i dolci e da sempre è stato utilizzato come alimento energetico e ricostituente.

Miele di acacia toscano

Descrizione sintetica del prodottoSi presenta liquido, con colorazione giallo-chiara, quasi trasparente; ha sapore dolce molto delicato e profumo molto fine e persistente. Ricorda il profumo dei fiori e della vaniglia.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàIl sistema di estrazione del miele è pressoché lo stesso da molto tempo: i cambiamenti più importanti riguardano l’uso dei melari asportabili, l’uso della centrifuga invece dei torchi e l’uso di filtri. Il miele è uno dei prodotti in cui si evince maggiormente il legame con l’ambiente che, per le proprie peculiarità climatiche, è caratterizzato da un patrimonio di essenze nettarifere che rendono unico il miele che ne deriva.

Miele di castagno toscano

Descrizione sintetica del prodottoProdotto nelle zone di media montagna, il miele di castagno ha consistenza piuttosto liquida, colore marrone-ambrato più o meno scuro, brillante. È un miele non eccessivamente dolce con retrogusto più o meno amaro, aroma intenso. Resta liquido a lungo, ha colore ambra dorato chiaro, profumo intenso e aromatico, di bosco.

Territorio interessato alla produzione: Tutto il territorio toscano interessato dalla coltivazione del castagno. Particolarmente rinomati sono i mieli di castagno dell’Alta Versilia, dell’Amiata, della Valle del Serchio, della Val di Bisenzio, del Casentino, della Lunigiana.

Cenni storici e curiositàLa produzione del miele di castagno è storicamente presente in tutto il territorio toscano ad alta vocazione castanicola, come testimoniato da diverse citazioni in testi e documenti, ed ha costituito per lungo tempo un’integrazione delle produzioni principali nelle aziende agricole. Ogni famiglia un tempo possedeva qualche arnia ma il miele, alimento ricco di sostanze nutritive e di proprietà benefiche, costituiva per lo più una produzione secondaria. Più recentemente si è elevato a prodotto prevalente per alcune aziende che si sono specializzate nell’allevamento delle api. Pur conservando nella sostanza le tradizionali tecniche di lavorazione, l’attività apistica ha subito un processo di aggiornamento in gran parte determinato dalla necessità di adeguarsi agli attuali standard qualitativi.Il miele, per sua natura, riproduce l’unicità dell’ambiente da cui deriva e ne distilla gli elementi che lo contraddistinguono, dando luogo ad un alimento unico e irripetibile. I diversi areali rendono peculiare il patrimonio di essenze nettarifere. Il miele di castagno è ottimo accompagnamento ai formaggi a pasta dura di latte vaccino, caprino o di pecora.

Pappa reale

Descrizione sintetica del prodottoLa pappa reale ha consistenza densa e cremosa e colore biancastro; è del tutto inodore, mentre il sapore è acidulo. Viene confezionata in genere in vasetti da 10 gr; è un prodotto deperibile che va conservato in frigorifero e consumato entro 10 giorni.

Territorio interessato alla produzione: Si produce in tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàAlimento salubre e ricco di proprietà ricostituenti, la pappa reale ha registrato negli ultimi anni un notevole incremento nel consumo. Si abbina a miele e alcolici, ma può essere consumata anche al naturale.

Polline

Descrizione sintetica del prodottoSi presenta in granelli di varie forme, con colore che varia dal giallo a tinte più scure. È inodore e ha sapore dolce.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàRispetto al passato la tecnica di produzione si è raffinata ed è stato introdotto l’uso di griglie per la raccolta. La qualità del prodotto è legata al clima e al territorio – rilevanti per le fioriture -, all’impollinazione e all’assenza di fonti di inquinamento. Il polline si consuma solo, o abbinato a miele o pappa reale.

Propoli toscana

Descrizione sintetica del prodottoLa propoli naturale ha consistenza solida, colore marrone scuro, odore e sapore persistenti. Viene poi diluita in essenza alcolica e confezionata in boccette provviste di contagocce.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana.

Cenni storici e curiositàLa propoli è un prodotto conosciuto da tempo immemorabile. Rispetto al passato, vi sono stati miglioramenti nella tecnica di estrazione del prodotto, che un tempo veniva grattato dall’interno dell’alveare. Si consuma abbinata al miele.Tutti gli anni nei mesi di settembre-ottobre a Montecatini Terme viene organizzata la manifestazione Miele e salute dove viene presentata anche la propoli.

Susina amoscina nera di San Miniato, susina moscia o moscina

Descrizione sintetica del prodottoLa Susina Amoscina è un frutto che si ottiene dall’allevamento di un albero alto dai 3 ai 5 metri di cui si è osservata la naturale resistenza agli attacchi crittogamici e alle aggressioni parassitarie. Questo frutto antico e rustico, è presente nelle nostre terre sia nella forma selvatica che in quella coltivata.

Territorio interessato alla produzione: Comune di San Miniato (PI)

Cenni storici e curiositàLa Susina Amoscina è di origine antichissima se, come indica Ottaviano Targioni Tozzetti nel suo prezioso dizionario botanico, essa può essere identificata con la Susina Damascena, introdotta secondo Plinio fra il III e il II secolo a.C. e ampiamente coltivata dai romani; nel tempo il nome sarebbe stato corrotto fino a divenire Moscina o Amoscina. Secondo Antonio Targioni Tozzetti, autore di una importnte opera sull’introduzione delle piante in Toscana, la Susina amoscina è da identificarsi con la Susina damaschina d’estate, ampiamente descritta da Giorgio Gallesio nella sua già citata “Pomona Italiana”. Per quanto Gallesio ritenga che essa non sia presente in Toscana, la susina damaschina d’estate è da considerarsi sinonima dell’Amoscina, e risulta essere coltivata e diffusa in Toscana da lungo tempo. La coltivazione della Susina Amoscina Nera nel Comune di San Miniato ha una lunga tradizione che risale ai primi anni del 900 quando la campagna sanminiatese costituiva il grande orto di Firenze e oltre al carciofo, al pomodoro ed a molti tipi di insalata venivano coltivati molti frutti fra cui la susina amoscina nera. Gli agricoltori anziani che la coltivano ancora sono soltanto due ed hanno fornito le piante ai giovani produttori che hanno iniziato a moltiplicarle.

Pomodoro grinzoso sanminiatese, pomodoro di San Miniato

Descrizione sintetica del prodottoIl pomodoro grinzoso presenta una forma piatta ed una grinzosità molto elevata e marcata (dalle 14 alle 18 costole), da cui il nome. Il colore è verde chiaro all’inizio della maturazione, tendente a rosso vivo a fine maturazione.

Territorio interessato alla produzione: Tutto il territorio del Comune di San Miniato. Provincia: Pisa.

Cenni storici e curiositàIl prodotto è conosciuto sin dall’antichità nel territorio sanminiatese, data certa la possiamo trovare nella pubblicazione del Canonico Don Luciano Marrucci “Come tacevano le cicale in quell’estate del 1944” e dalle dichiarazioni verbali di alcuni anziani agricoltori del territorio di San Miniato. Prova certificata che la zona del comune di San Miniato era interessata fin dai primi dell’ottocento alla coltivazione di ortaggi e alberi da frutta è data dalla costituzione di una scuola pratica di Orticultura e Pomologia promossa dalla Provincia di Firenze nell’anno 1882. Il seme autoctono proviene da una selezione naturale, è stato recuperato grazie alla solerzia di alcuni contadini sanminiatesi, che dal primo dopoguerra hanno continuato di anno in anno a seminare il prodotto.

Patata di Santa Maria a Monte, la tosca

Descrizione sintetica del prodottoQuesta patata, nel territorio comunale di Santa Maria a Monte, zona tradizionalmente vocata alla coltivazione di questo tubero, esprime al meglio i propri caratteri produttivi poiché si adatta in modo ottimale alle locali condizioni pedo-climatiche. La pianta presenta steli poco numerosi, alquanto grossi, di color verde chiaro con infiorescenze piccole a fiori bianchi. Il tubero è di forma ovale allungata di buccia e pasta gialla con occhi superficiali. Questo tipo di patata ha una buona resistenza alla cottura, qualità che la rende ottimale per tutti i tipi di preparazioni culinarie.

Territorio interessato alla produzione: Si produce nel comune di Santa Maria a Monte e le sue frazioni. Provincia: Pisa.

Cenni storici e curiositàLe fonti principali a cui possiamo far riferimento per ricercare l’origine e ricostruire la storia della patata a Santa Maria a Monte sono gli abitanti stessi del comune che narrano di conoscere questo tipo di coltivazione fin da bambini. È in particolare dalle persone più anziane che si può venire a conoscenza della rilevanza e importanza che tale prodotto ha avuto nel territorio comunale. La coltivazione ha assunto nella seconda metà del secolo scorso grande importanza quantitativa, la patata a Santa Maria a Monte era comunemente entrata nei cicli di rotazione colturale della maggior parte delle aziende superando la produzione cosiddetta familiare e inserendosi nel mercato. La patata veniva coltivata sia nelle zone pianeggianti, sia in collina dove poteva raggiungere qualità superiori. Come testimoniano i documenti ritrovati nell’archivio storico comunale la patata era considerata prodotto di base dell’economia locale fin dall’epoca dei comuni.

Carciofo di San Miniato, carciofo sanminiatese, mamma sanminiatese

Descrizione sintetica del prodottoCarciofo di forma tondeggiante/globosa, senza spine, di colore verde chiaro tendente allo scuro nella parte apicale delle foglie; il capolino, a maturazione, è di dimensioni medio-grandi (diametro di circa 8/9cm), di forma globosa e senza spine, mentre l’ infiorescenza apicale (chiamata “mamma”) presenta dimensioni ragguardevolmente piu’ grandi e colore viola.

Territorio interessato alla produzione: Zona esclusivamente collinare dei comuni di San Miniato, Montopoli e Palaia. Provincia: Pisa.

Cenni storici e curiositàDa memorie storiche e cartografiche risulta che sin dall’ottocento, la maggior parte delle piagge a solativo di San Miniato erano coltivate a carciofo Sanminiatese conosciuto per le sue caratteristiche organolettiche. Al mercato ortofrutticolo di Empoli il carciofo sanminiatese è sempre stato apprezzato e acquistato per la sua adattabilità in cucina. Caratteristica dovuta al fatto di essere coltivato su terreni di origine pliocenica che trasmettevano al carciofo queste particolari doti organolettiche.

Torta di frutta secca

Descrizione sintetica del prodottoTorta con base di pasta frolla, farcita con frutta secca (albicocche, prugne, fichi) ammorbidita in uno sciroppo con acqua di rose, e cosparsa di pinoli. Tutti i prodotti sono di origine locale.

Territorio interessato alla produzione: San Miniato

Cenni storici e curiositàLa ricetta originale, nata nel territorio di San Miniato, è stata raccolta nel dopoguerra e via via perfezionata per essere adattata alle tecnologie più moderne. Dal manoscritto della ricetta originale: “Piglisi cinque ove fresche ben battute, una libbra di farina, otto once di zuccaro e tre di butirro fresco e tutto si sbruffi di modo che venga come pasta…..e poi abbisi pronta la tortiera onta di olio”. Alla preparazione della pasta, si affianca il procedimento di conservazione della frutta, essiccata secondo metodiche tradizionali. La frutta fresca, o seccata al sole nei vecchi “cannicci “, spesso veniva colta dagli alberi dell’orto o dai campi della collina di San Miniato, così come dal contado arrivavano le uova, e tutto quello che serve per impastare una buona torta che si fa, ancora oggi, a mano. La “Torta di Frutta Secca” ha origini profonde, fino ai servizi di tavola rinascimentali, quando la pratica di essiccazione della frutta ed il suo utilizzo per i dolci erano pratica consueta.

Schiacciata di Nonna Rina

Descrizione sintetica del prodottoE’ un dolce tipicamente toscano, livornese di nascita con la forma che varia in quanto le pezzature partono da 600 gr ad oltre 1,4 kg. Questo perché i vari tegami di cottura concludono il prodotto in varie fogge.

Territorio interessato alla produzione: Comune di San Miniato (Pisa)

Cenni storici e curiositàRicerche effettuate riportano l’origine della schiacciata alla fine dell’Ottocento, con utilizzo iniziale di pasta residua della panificazione, successivamente “affinata” con l’impiego di farine sempre più pregiate. Il forno a legna utilizzato costituiva l’elemento finale che contribuiva alla originalità artigianale del prodotto, le cui componenti resistettero alle variazioni ambientali e sempre incontrando i gusti delle varie generazioni. Il luogo di produzione attuale ha mantenuto le caratteristiche del “Vecchio Forno” e la produzione avviene con metodi completamente artigianali. In conclusione trattasi di dolce tipicamente toscano o meglio riferito a quella parte della toscana (San Miniato e dintorni) che mantiene vive tradizioni e gusti anche se alcuni intravedono collegamenti non del tutto appropriati con un analogo dolce livornese che si collegava principalmente alle feste della Quaresima. L’obbligo del digiuno implicava l’astinenza anche dalle uova le quali aumentavano…in dispensa. Rotto il digiuno le uova dovevano essere consumate e parve cosa migliore utilizzarle nella produzione di un dolce al forno che utilizzava ampiamente le “riserve” costituitesi e che fu chiamato schiacciata.

Ricciarelli, r. di Pomarace, r. di Massa Marittima

Descrizione sintetica del prodottoI ricciarelli sono dei dolcetti di forma ovale-allungata abbastanza regolare; il sapore e l’odore sono quelli tipici della pasta di mandorle, molto dolce. Assai morbidi e spugnosi, di colore bianco, per la presenza di zucchero vanigliato spolverato sopra, presentano una superficie screpolata e rugosa. Esiste anche una variante ricoperta di cioccolato, detta ricciarelli al cioccolato o ricciarelli “rozzi”. Dalla provincia di Siena, la tradizione dei ricciarelli si è ampliata anche al pisano (a Pomarance la loro produzione accompagna tutte le festività) e al grossetano.

Territorio interessato alla produzione: Provincia di Siena e, con leggere varianti, nel comune di Pomarance (PI) e di Massa Marittima (GR).

Cenni storici e curiositàLa ricetta dei ricciarelli ha sicuramente origini orientali. La leggenda narra che fu un senese, tale Ricciardetto Della Gherardesca, ad introdurre questi dolci, che ricordava d’avere visto arricciati come le “babbucce” dei Sultani, al ritorno dalle crociate, nel suo castello vicino a Volterra.I ricciarelli al cioccolato in un primo tempo furono chiamati “ricciarelli rozzi” per il loro aspetto un po’ irrerolare.Si consumano con vini da dessert, soprattutto con Vin Santo toscano.

Miniatensi

Descrizione sintetica del prodottoI miniatensi sono biscotti la cui forma ricorda quella del cantuccio, ma è solo un’apparenza: infatti, la pasta è molto diversa, è più soffice, delicata e morbida; i profumi sono soffusi e leggermente zuccherini. Ci sono molteplici tipologie di questo prodotto e si distinguono l’uno dall’altro in base alla frutta che si associa ad essi.

Territorio interessato alla produzione: San Miniato. Provincia: Pisa.

Cenni storici e curiositàLa tradizione di questi prodotti nasce dalla mano di un noto pasticcere artigianale di San Miniato, che ha ereditato la passione e l’arte pasticcera dai suoi antenati, oggi aiutato dal figlio e dalla nuora che, come ultimi rappresentanti della quinta generazione, si fanno portavoce della forte memoria dolciaria di San Miniato e di una tradizione materializzata con la ripetizione dei gesti: dalla preparazione sempre uguale degli ingredienti, dalla rottura delle uova, dal taglio al confezionamento, azioni manuali senza mai avere soluzione di continuità e giungere così alla re- innovazione come continua scommessa della qualità.
Questi “non biscotti”, appartengono ad una tradizione toscana che si differenziò nella realizzazione di due tipi di “cantuccini”: l’uno “duro” e l’altro “soffice”. All’interno della famiglia è stato sempre più presente il primo tipo, ma è stato recuperato anche il secondo. Monocotto di pasta montata, ripropone in chiave più moderna aromi e sapori della migliore tradizione dolciaria di San Miniato. Nella consistenza vellutata della pasta il miniatense cela il gusto della epoca che fu e delle antiche regole produttive recuperate dalla tradizione orale della zona del Valdelsa, spesso abbellite di fantasie e di racconti che paiono nascosti nel biscotto e che si risentono quasi al momento della apertura della confezione.

Cioccolato artigianale toscano

Descrizione sintetica del prodottoIl cioccolato artigianale tradizionale toscano si presenta in forme e dimensioni diverse a seconda della lavorazione finale cui viene sottoposto: praline, tavolette, dragès, creme spalmabili, ecc. Si caratterizza per l’impiego di materie prime selezionate dall’artigiano produttore, miscelate in base alla propria esperienza per ottenere le diverse tipologie di prodotto finito. Il cioccolato prodotto deriva esclusivamente dalla lavorazione delle fave di cacao raccolte nelle zone di coltivazione più vocate. Si tratta di cioccolato puro al quale non vengono aggiunti ulteriori ingredienti, in modo particolare i grassi presenti sono quelli naturali del burro di cacao e non quelli vegetali consentiti dall’attuale normativa. Tutto il processo produttivo avviene nel laboratorio di lavorazione dell’artigiano.

Territorio interessato alla produzione: Riguarda tutto il territorio regionale toscano, con particolare incidenza nella zona che va da Pisa a Firenze, ormai nota come Chocolate Valley Toscana. Provincia: Tutta la regione.

Cenni storici e curiositàLa storia del cioccolato in Toscana comincia all’inizio del 1600, quando il mercante fiorentino Francesco Carletti riuscì a portare i primi semi di cacao a Firenze. I Medici furono tra i più importanti sostenitori della cioccolata (allora era una bevanda) e rapidamente il suo uso si diffuse in tutta la Toscana. In tempi più recenti inizia la storia moderna del cioccolato, quando nel 1974 Roberto Catinari torna nella natia Bardalone (PT) ed apre un laboratorio mettendo a frutto tutto quello che ha appreso in 20 anni di dura scuola svizzera.

Cantucci di San Miniato, cantuccini di San Miniato, biscotti di San Miniato

Descrizione sintetica del prodottoLa caratteristica distintiva dei cantucci di San Miniato è l’essere veramente biscotti, dunque l’aver subito per due volte la cottura. Il prodotto si presenta di un colore ambrato, poroso e croccante, viene insacchettato in buste trasparenti atte a mantenere la friabilità, i sapori ed i profumi nel tempo.

Territorio interessato alla produzione: Il territorio di produzione ricade nel Comune di San Miniato. Provincia: Pisa.

Cenni storici e curiositàIl “cantuccio” etimologicamente è il diminutivo di canto, infatti lo scrocchiare fra i denti di una piccola porzione di pasta tostata, ripiena di mandorle e uvetta, emette un suono simile ad un piccolo canto; materialmente è anche l’ultimo frammento del filoncino quello che si lascia in disparte. La primogenitura dei “Cantucci di San Miniato” è da attribuire ad una famiglia pasticcera di San Miniato, maestra dell’arte bianca, ovvero della sapienza del fare il pane partendo dal grano, quando sul finire dell’800 nelle feste raccomandate dell’anno proponevano le varie specialità dolciarie e fra queste i “cantucci”. Attualmente gli ultimi rappresentanti della quinta generazione sono riusciti a mantenere questa produzione, facendosi portavoce di una tradizione orale materializzata ed ambasciatori della forte memoria dolciaria di San Miniato. La giusta percentuale dei vari ingredienti e la doppia cottura fanno sì che i cantucci siano un ottimo dopopasto senza aggravare di pesantezza lo stomaco. Possono altresì essere inzuppati in un buon bicchiere di vin santo toscano senza perdere di personalità e senza danneggiare il buon sapore del “nettare delle vigne”.

Amaretto santacrocese

Descrizione sintetica del prodottoGli ingredienti sono: mandorle dolci pelate e non, zucchero, albume di uovo, qualche armellina amara (il seme all’interno del nocciolo dell’albicocca).

Territorio interessato alla produzione: Santa Croce sull’Arno (PI).

Cenni storici e curiositàQuesto piccolo dolce dalla forma tipica di montagna è nato nel Monastero Agostiniano di Santa Cristiana alla fine dell’800 ed ha avuto forte impulso negli anni delle due Guerre Mondiali. Si pensa, così come è descritto in altre storie, che la nascita di questo dolce sia legata alla dote che le novizie portavano con se al momento dell’entrata in clausura, ovvero le mandorle, che venivano anche donate loro perché non soggette a un mercato di vendita locale da alcune importanti fattorie del luogo, che al contrario commercializzavano solo i pinoli.Ancora oggi le quantità degli ingredienti sono tenuti segreti dai produttori.

Pecorino alle erbe aromatiche, pecorino fresco verde

Descrizione sintetica del prodottoE’ un pecorino prodotto con latte ovino proveniente dai pascoli delle colline pisane, stagionato con una camicia esterna di erbe aromatiche. La forma, con pezzatura di circa kg. 1.200, ha scalzo convesso e crosta sottile. La pasta si presenta di colore bianco, morbida e cremosa. Il gusto risulta influenzato dalla concia di erbe aromatiche biologiche essiccate di produzione locale.Questa stagionatura potenzia ed esalta il vero gusto del pecorino.

Territorio interessato alla produzione: Provincia: Pisa

Cenni storici e curiositàQuesto pecorino è il frutto della riscoperta di un’antica ricetta tipica della nostra zona, quando si usava cospargere il pecorino fresco con erbe aromatiche della campagna per aumentare il rendimento a tavola. Un tempo, infatti, veniva fatto quando le qualità organoelettriche del latte risultavano inferiori, così il sapore della conciatura esterna poteva potenziare i sapori del formaggio. Oggi si fa tutto l’anno su richiesta della clientela.

Agresto di San Miniato, aceto d’agresto sanminiatese

Descrizione sintetica del prodottoL’agresto è un condimento acidulo ottenuto attraverso la cottura del mosto di uva acerba e l’aggiunta di aceto e di spezie. Il prodotto si presenta con una densità simile all’aceto balsamico, il colore è un bel rosso scuro con tonalità calde. Il profumo è complesso e il contrasto fra il dolce e l’acidulo rende il condimento interessante non solo per le insalate ma anche come ingrediente in cucina per la carne ed il pesce.

Territorio interessato alla produzione: Tutta la Toscana in passato, adesso il comune di San Miniato. Provincia: Pisa

Cenni storici e curiositàI primi documenti relativi all’agresto a San Miniato risalgono alla metà dell’ottocento e sono stati trovati dal Parroco di Moriolo (una piccola località del sanminiatese) Don Luciano Marrucci. Questo condimento tradizionale era presente anche in molte ricette tipiche locali. La produzione dell’Agresto di San Miniato era cessata a livello imprenditoriale e la ricetta originale è arrivata fino a noi grazie ad alcune anziane agricoltrici che avevano in casa degli antichi testi di ricette locali.

Nodino di Montopoli

Descrizione sintetica del prodottoIl Nodino è un salume che viene ricavato dalla spalla del maiale adulto; ha una forma arrotondata tipo salame toscano o culatello, dal peso di circa 1,50 Kg.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Montopoli in Valdarno in provincia di Pisa.

Cenni storici e curiositàE’ prodotto sin dagli inizi del 1900 da un’unica norcineria-macelleria secondo le regole dettate dal capostipite della famiglia che ne iniziò la produzione per destinarlo come regalo ai propri parenti. A partire dal 1950 è iniziata una vera e propria commercializzazione che si protrae con le stesse tecniche produttive fino ai giorni nostri.

Costolaccio

Descrizione sintetica del prodottoIl costolaccio è ricavato dalla costata del maiale, ovvero un taglio di 8/10 Kg con attaccate le costole. Ha un sapore molto speziato.

Territorio interessato alla produzione: Comune di Montopoli in Valdarno, in provincia di Pisa

Cenni storici e curiositàLa ricetta del costolaccio è stata trovata scritta negli anni 50 negli archivi della sacrestia della Collegiata di Montopoli dall’ex sacrestano. Negli anni 52-53 questa ricetta è stata ripresa da una norcineria di Montopoli, prima dal padre e successivamente dal figlio che ha tramandato fino ad oggi questa produzione.

Bonzola

Descrizione sintetica del prodottoLa Bonzola si presenta come un piccolo sacco ottenuto da una vescica di vitella gonfiata e asciugata al sole, al cui interno è contenuto del lardo vergine e della carne di guanciale macinata grossolanamente, il tutto aromatizzato con spezie e aromi naturali (aglio, pepe, nepitella e timo). La crema all’interno si presenta di un bel colore roseo punteggiato dalle spezie e dai frammenti di carne; il profumo è caratteristico e tipico del lardo fresco con note aromatiche e speziate; in bocca è abbastanza grasso, sapido con sensazioni morbide e avvolgenti con note di nocciola.

Territorio interessato alla produzione: Comune di San Miniato, in provincia di Pisa

Cenni storici e curiositàDi questo prodotto se ne hanno notizie certe e documentate da parte di un norcino che sin dal 1955 ha iniziato l’attività nelle campagne Sanminiatesi. Secondo il vecchio detto che del maiale non veniva buttato via nulla, la Bonzola è un altro tipico prodotto povero di recupero, nato con lo scopo di riutilizzare il grasso in esubero prodotto dai pesanti suini dell’epoca. Si trattava di aromatizzare questo lardo e conservarlo in un involucro altrettanto povero per poi poterlo riutilizzare per condire carni poco saporite o per friggere (in alternativa all’olio extra vergine di oliva più costoso).