Gnocchi di pane

PaesidelGusto  | 04 Giu 2019  | Tempo di lettura: 2 minuti

La cucina contadina ha sempre fatto del riciclo e del recupero il suo punto di forza: è da qui che nasce la ricetta degli gnocchi di pane.

Questa delizia, un piatto povero (ma solo in apparenza) tipico della provincia di Gorizia, nel Friuli Venezia Giulia, non è affatto difficile da preparare.

Bastano infatti pane, farina, acqua e sale per realizzare l’impasto degli gnocchi. Questi possono essere conditi in molto modi, ma tradizionalmente si impiegano burro e formaggio grattugiato. Il prediletto è, come da tradizione italiana, il Parmigiano Reggiano. Si possono tuttavia impiegare, a piacimento, formaggi mediamente stagionati con resa simile.

Ingredienti

  • 500 g di pane raffermo
  • 250 g farina
  • Acqua
  • Sale
  • Maggiorana tritata
  • Burro fuso
  • Formaggio grattugiato (latteria o Parmigiano Reggiano)

Preparazione

Mettere in ammollo la sera prima il pane fatto a pezzi nel paiolo che userete l’indomani a fare la polenta. Il pane deve essere coperto di acqua.

Il mattino dopo mettere sul fuoco il paiolo e portare ad ebollizione mescolando in modo che il pane si disfi.

Quindi aggiungere la farina bianca, quanta ne prende per fare una polenta morbida. Quando la polenta raggiunge la consistenza desiderata cuocerla ancora per 5 minuti e versarla su un tagliere o su un piatto.

Dividerla in pezzetti per farla raffreddare un poco. Formare dei bastoncini dello spessore di circa 1,5 cm, impastandoli con un po’ di farina arrotolandoli sopra la spianatoia, quindi tagliarli a tronchetti di circa 2 cm, farli riposare sulla spianatoia infarinata.

Si possono condire con burro fuso e formaggio grattugiato, o con ricotta affumicata, o con sugo di carne o di pomodoro.

Alcuni arricchiscono l’impasto con un uovo, prezzemolo, e a volte con pancetta o salame tritato.

Note

Il recupero del pane raffermo si trova un po’ in tutte le tradizioni di cucina popolare, nel Triveneto si è particolarmente consolidata la tradizione dei gnocchi di pane, sicuramente anche per la vicinanza geografica ai Knodel (canederli) mitteleuropei. In particolare questa tradizione è viva nel triestino e nel goriziano

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