Chi dice pasta nel mondo, dice Italia. Chi dice pasta in Italia, dice pasta di Gragnano.
Siamo alle porte della Costiera Amalfitana, meno di 40 chilometri a sud di Napoli e appena 10 dal sito archeologico di Pompei.
Una zona splendida, a metà tra il Golfo di Salerno e i Monti Lattari, dove la natura si mostra nel suo abito migliore. La ricchezza di questi terreni non poteva non avere una declinazione culinaria, ed è qui che è nata la pasta di Gragnano, con il suo inconfondibile sapore.
Oschi prima, romani poi. A Gragnano c’è un abitato stabile da almeno duemila anni, anche grazie al contributo di Lucio Cornelio Silla, il console romano che vi fece costruire un insediamento militare.
Già durante l’Impero, a Gragnano si coltivavano il frumento e le olive, ed è qui che si gettano le fondamenta di una tradizione che sarebbe iniziata solo nel Cinquecento.
I primi pastifici compaiono in zona intorno al XVI secolo, e sono tutti a conduzione familiare, con una produzione costante ma scarsa.
La produzione di massa inizia nel Seicento, quando la pasta diventa un ingrediente fondamentale nella Napoli in piena carestia.
Pochi ingredienti, facili da lavorare, sono una salvezza per chi muore letteralmente di fame.
Il fresco dei monti, l’aria ricca di iodio che sale dal mare: a Gragnano c’è di tutto per produrre “l’oro bianco”, ovvero la pasta.
La sua fama è tale che, intorno al 1860, i pastifici di Gragnano sono i più grandi al mondo.
Sono passati solo 15 anni da quando, nel 1845, Re Ferdinando II fece dei gragnanesi i fornitori ufficiali di maccheroni per la corte delle Due Sicilie.
Pur con le nuove tecniche industriali e l’internazionalizzazione della produzione, è ancora oggi Gragnano la vera capitale italiana (e mondiale) della pasta.
Oggi a Gragnano si producono oltre cento tipi di pasta: lunga, corta, laminata e al forno, liscia e rigata.
Gli ingredienti, però, non sono affatto cambiati nel corso dei secoli: semola di grano duro, poco raffinata e dunque dal sapore più intenso e dalla compattezza maggiore e acqua naturale provenienti dalle sorgenti dei monti Lattari.
Due, semplicissimi ingredienti che sono codificati nel disciplinare IGP della pasta di Gragnano, e che non possono in alcun caso essere sostituiti.
L’impasto, trafilato al bronzo, viene lasciato asciugare naturalmente, prima del confezionamento e della messa in vendita, che per Gragnano significa export in Italia e in tutto il mondo.
La sola pasta di Gragnano, infatti, rappresenta un decimo dell’interno export di pasta italiana nel mondo, un record difficile da eguagliare.
Una cucina fortemente legata al territorio ma con un pizzico di innovazione porta nel centro di Gragnano sapori e creatività della cucina campana. Da provare i paccheri allo scorfano, la focaccina rustica servita con il tonno scottato e i dolci tipici della Costiera Amalfitana.
Il Pastificio Cuomo è un nome storico a Gragnano. Non solo si occupa di vendere e diffondere la cultura della pasta, ma con il suo Bistrot permette di assaggiarla in tante varianti, da quelle regionali fino alle soluzioni più estrose. Il tutto, con un occhio sempre attento alla tradizione.
Nei locali di un antico mulino, la tradizione della pasta di Gragnano rivive attraverso una cucina che offre tanti modi diversi di conoscere i sapori di questa terra. Molto frequentato, è un locale dove scoprire il piacere dell’accoglienza e dello stare insieme intorno a una tavola imbandita.
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