Granturco dall’asciutto o Granun

PaesidelGusto  | 10 Gen 2019

zona di produzione: Pignone – località Monti, Casale di Pignone – località Ferriere o Pastine

curiosità: Il prodotto ha un profondo legame storico-sociale-culturale con il territorio in quanto fino a metà del secolo scorso era l’unica fonte di nutrimento per gran parte delle famiglie della zona. L’alimentazione si basava sulle “fugase” cioè specie di testaroli base di farina di mais, cotti su testi di argilla arroventati nel camino. Venivano consumati con formaggio di pecora (le pecore erano diffusissime all’epoca, ogni famiglia aveva un piccolo gregge) o salumi e insaccati vari (anche il maiale era molto diffuso, ogni famiglia ne allevava uno o due). L’uso di fare le focacce portava le donne a fabbricarsi da sole i testi utilizzando argilla locale che veniva raccolta sul Castellaro e in un’altra località lungo il torrente Pignone. L’uso delle focaccette di granturco è andato man mano calando con l’avvento del benessere economico ma è ancora in uso in alcune famiglie.

caratteristiche: Il granturco ha una pannocchia non molto grossa, le cariossidi sono piccole, poco infossate nel torsolo e di colore arancio carico/rossiccio.

preparazione: A marzo – aprile vengono seminate le cariossidi in solchi già pronti. Quando le piantine sono alte da 10 a 15 cm vengono diradate lasciando le piante più robuste ad una distanza di circa 30 cm ognuna Hanno bisogno di scarsi interventi irrigui nel corso della stagione estiva perché è una varietà che ben sopporta l’asciutto. Nel periodo estivo, quando la pianta e le pannocchie hanno raggiunto il loro massimo sviluppo, le piante vengono “spogliate” cioè vengono tolte le foglie verdi per permettere al frutto di maturare meglio; foglie vengono usate come foraggio. Nel mese di settembre vengono raccolte le pannocchie a cui si tolgono definitivamente le foglie e fatte essiccare al sole. Alcuni contadini a questo punto sgranano le pannocchie, puliscono i semi con il “vallo” (un vaglio) e lo conservano in sacchi puliti ed in luoghi asciutti; altri legano le foglie della pannochia per formare delle trecce e le tengono appese in luoghi coperti ed arieggiati fino al momento di consumarle.

Fonte: La vetrina di Agriligurianet.it – Regione Liguria 2005

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