Nel bel mezzo della Barbagia, alle pendici del Supramonte, sorge Orgosolo. Non è un semplice borgo sardo, ma un luogo magico in cui i muri dei palazzi parlano, anzi raccontano storie affrescate a colori. Infatti, questa piccola cittadina negli anni è diventata famosa per i suoi murales, opere d’arte urbana nate come protesta e diventate simbolo di identità e resistenza. Orgosolo, però, non è solo un museo a cielo aperto, ma anche natura selvaggia, sentieri nel Gennargentu e una tradizione enogastronomica che profuma di pecora al forno, pane carasau e vini corposi.
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Girare per le stradine di Orgosolo è qualcosa che non si può fare in modo leggero, perché ogni angolo nasconde un “quadro” da osservare con attenzione, ma soprattutto da comprendere. I murales del borgo raccontano storie di politica, cultura, vita quotidiana, lotte popolari e giustizia sociale. Nel 1969 comparve il primo murale grazie al collettivo anarchico milanese Dioniso, che ha posto le basi per quella che sarebbe diventata tradizione. La voce di protesta si espanse sempre più, colorando tantissimi muri degli edifici. Infatti, nei decenni successivi la scuola media locale, artisti orgolesi e gruppi come Le Api contribuirono a trasformare le facciate delle case. Oggi le opere sono oltre 150 e non hanno fatto altro che trasformare le vie del centro storico in una galleria d’arte. Tra i dipinti più iconici spicca quello delle donne in lotta, come simbolo di resistenza, e gli omaggi a Fabrizio De André, molto legato a questi territori, e alle Torri Gemelle. I muri di questo paese raccontano di resistenza, identità, ingiustizie e desideri di cambiamento. Oltre ai dipinti, questo borgo ha anche altre attrattive da offrire, come la chiesa di San Salvatore, un edificio che racconta due storie architettoniche in una sola facciata. La parte inferiore, robusta e austera, è costruita in pietra locale. A contrasto, la sezione superiore si slancia verso il cielo con i suoi mattoncini rossi, il tetto a capanna e l’ampia vetrata. Al di sotto delle sue fondamenta, la cripta custodisce le spoglie della Beata Antonia Mesina, giovane martire orgolese. Poco distante, nella parte bassa del paese, c’è l’antica parrocchiale di San Pietro Apostolo. Gli amanti della natura e del trekking possono essere contenti, perché questo è un luogo ricco di percorsi, di tutti i tipi, ed è possibile ammirare aspre cime, tantissimi nuraghi, grotte, cascate e valli profonde. Soprattutto, è impossibile non innamorarsi del panorama da Monte Novo San Giovanni e Monte Fumai.
Dopo arte e natura, arriva sempre il momento di mangiare e sedersi a tavola. Ecco tre posti dove assaggiare l’autentica cucina orgolese:
Indirizzo: Via Giovanni XXIII, 34, 08027 Orgosolo NU
Non solo un B&B, ma anche un ristorante che celebra i sapori della Barbagia. Qui, ci si sente a casa; lunghe tavolate che trasmettono un’atmosfera familiare. Si mangiano i maharrones all’orgolese (pasta fresca con ragù di cinghiale), lisanzas alla barbaricina (tipica pasta fatta in casa) e la grigliata mista di carne profumata al mirto. Da provare la crema di limoncello e il mirto per chiudere in dolcezza.
Indirizzo: Via Mercato, 11, 08027 Orgosolo NU
Locale dall’arredo semplice e rustico, ma accogliente, specializzato nei piatti della tradizione pastorale, tipici della Barbagia. Non ci si può alzare da tavola senza aver assaggiato i ravioli con spinaci, patate e formaggio, i maharrones lados e il capocollo. Imperdibili i formaggi locali accompagnati da miele di corbezzolo. Per concludere in bellezza vanno assaggiati i dolci tipici come la savada (conosciuta come seadas) e “l’urilletta in mele”.
Indirizzo:Corso Repubblica, 107, 08027 Orgosolo NU
Atmosfera familiare e piatti genuini. Qui, i piatti sono semplici ma tipici. La cucina è un vero omaggio ai sapori autentici della tradizione sarda. Assolutamente da provare lados e raviolone orgolese.
[Foto copertina solo per uso editoriale @Nick Fox / Shutterstock.com]
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