Lì dove la Puglia si distende sulle acque e il Mar Ionio e il Mar Adriatico si incontrano in un abbraccio, si erge, come vedetta sulle acque, Santa Maria di Leuca. Il paesaggio che si manifesta mentre si arriva in questa città è surreale, sembra essere un dipinto: scogliere bianche, immense distese di verde e acque di un blu intenso. Un luogo quasi mistico che vive di contrasti, da una parte la sacralità del Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae, che segna il punto in cui, secondo la tradizione, finisce la terra conosciuta; dall’altra, l’eleganza decadente delle ville ottocentesche, testimoni di un’epoca in cui l’aristocrazia veniva qui a cercare riposo e bellezza. Chi viene qui cerca il silenzio, rotto dall’eco delle cicale e dal rumore delle onde che si infrangono sugli scogli, scorci magnifici e soprattutto una cucina che da secoli sa incantare il palato dei visitatori.
Santa Maria di Leuca, come tutte le città di quest’area, deve il suo nome ai greci: deriva dal termine greco leukos, “bianco”, che richiama il colore delle rocce calcaree che brillano sotto il sole, in contrasto con l’azzurro del Mediterraneo. Il cuore del borgo è naturalmente la Basilica di Santa Maria de Finibus Terrae che si impone sul promontorio, dominando non solo la città, ma anche il mare. Questo edificio neorinascimentale, costruito con la pietra dorata del barocco leccese, custodisce al suo interno una statua della Vergine ed è affiancato dalla sua torre ottagonale visibile da lontano. Poco distante, c’è il faro che domina la scena con la sua imponenza. Salire fino alla sua terrazza e guardare l’orizzonte significa vivere un’esperienza unica e irripetibile. Si riesce ad ammirare l’intero stretto di Leuca. Non si può passeggiare per queste vie senza imbattersi nelle celebri ville, baluardi di un’epoca elegante, che fondono lo stile liberty e quello moresco. Villa Mellacqua, con le sue torri neogotiche, sembra uscita da una fiaba, mentre Villa Daniele racconta di ricevimenti sontuosi e di nobili che passeggiavano lungo la marina. Oggi, alcune di esse sono state trasformate in dimore private o alberghi, ma basta osservarne le facciate per tornare indietro nel tempo. Non ci si può esimere dal raggiungere Punta Meliso, dove i due mari si uniscono. Infine, si può concludere la passeggiata, raggiungendo il porto, raccolto e pittoresco, dal quale osservare i gozzi e le barchette colorate, ma soprattutto fermarsi a respirare il ritmo lento della vita marina.
L’attrattiva principale di Santa Maria di Leuca è senza dubbio il mare. Per raggiungerlo, però, bisogna lasciare il promontorio dove sorge il borgo e raggiungere Marina di Leuca. Qui, si passa da baie sabbiose ampie a calette strette e segrete, senza dimenticare le splendide grotte. La spiaggia di Pescoluse, poco distante, è celebre per la sua sabbia bianca e le acque basse e turchesi, spesso definita “le Maldive del Salento”. Un’altra lunga lingua di sabbia la si può trovare a Felloniche, una baia riparata dove il mare è così limpido da sembrare vetro. Altrimenti ci sono le calette nascoste, come quelle nella zona delle Due Palme, dove l’acqua passa dall’azzurro intenso al verde smeraldo. Punta Ristola e Punta Meliso, invece, offrono scogliere a picco su acque profonde, ideali per tuffarsi. E poi c’è il Ciolo, forse il luogo più iconico di Leuca, con il suo ponte sospeso sul vuoto e la scalinata che scende fino a una spiaggetta nascosta, circondata da pareti di roccia. Leuca, però, è famosa per le sue grotte come quella del Diavolo, che deve il nome alle leggende popolari che la vogliono abitata da spiriti maligni. La Grotta Porcinara, invece, conserva ancora le tracce di un passato lontano, con iscrizioni lasciate dai Messapi, antica popolazione indoeuropea che abitava la regione del Salento.
Il mare e la terra si fondono nella cucina di Santa Maria di Leuca, un po’ come in tutto il Salento. I ristoranti affacciati sul mare propongono piatti a base di pescato freschissimo come il “polpo alla pignata”, cucinato lentamente in terracotta con pomodoro, vino e spezie. Altre pietanze che vanno assaggiate sono la zuppa di pesce, servita con crostini croccanti e la pasta condita con cozze e pomodorini. Certo, però, non mancano ricette della tradizione contadina, come le orecchiette con le cime di rapa, le pittule, soffici frittelle che possono essere farcite con baccalà o cavolfiori, e il rustico leccese, un disco di pasta sfoglia spesso ripieno di pomodoro, mozzarella e besciamella, che conquista chiunque al primo morso. Che questa sia una terra dai sapori decisi lo si capisce anche dal vino, come il robusto Negroamaro o il rotondo Primitivo. Non c’è niente di meglio per concludere la cena di un pasticciotto.
[Foto copertina solo per uso editoriale @Video Media Studio Europe / Shutterstock.com]
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