Il marron glacé: dai banchetti aristocratici ai giorni nostri

Claudia Rapparelli  | 24 Ott 2023

Il Marron Glacé, dal suo debutto nei sontuosi banchetti del Settecento fino ai giorni nostri, ha da sempre incantato i palati più golosi. Questo prelibato dolce ha dimostrato la sua atemporalità, diventando una delizia irresistibile sia per un raffinato tè pomeridiano che per concedersi un momento di golosa gioia nel corso della giornata. La sua storia culinaria, permeata di tradizione e artigianalità, continua ancora oggi a sedurre i sensi e a incantare i cuori dei buongustai di tutto il mondo. Oggi, le ricette che includono il Marron Glacé sono estremamente varie e creative. Queste deliziose castagne vetrificate hanno conquistato un posto di rilievo nella cucina internazionale, ispirando chef e appassionati di gastronomia in tutto il mondo. Le possibilità culinarie sono infinite e si possono assaporare sotto forma di gelati artigianali ricchi di sapori autunnali, oppure all’interno di torte e dolci, o come ingrediente principale in prelibati pasticcini. Anche le meringhe possono trarre vantaggio dall’aggiunta di piccoli pezzi di Marron Glacé, creando così un contrasto interessante tra la loro consistenza croccante e il cuore morbido e vetrificato delle castagne. In sintesi, il Marron Glacé si è evoluto da un dolce tradizionale a un ingrediente versatile che può arricchire una vasta gamma di piatti e dessert, portando una nota di eleganza e sapore autunnale a qualsiasi tavola.

1 Dove nasce il marron glacé?

L’origine del Marron Glacé è un mistero dibattuto da anni tra gli appassionati di gastronomia e gli storici del cibo. Secondo alcuni, questo delizioso dolcetto a base di castagne ricoperte di glassa avrebbe le sue radici nel Piemonte, in particolare a Cuneo. Si narra che sia stato creato dallo cuoco del Duca di Savoia Carlo Emanuele I. Poiché, questa prelibatezza viene menzionata all’interno del “Confetturiere Piemontese”, un antico trattato culinario stampato alla fine del 1700. Alcuni, invece, sostengono che il Marron Glacé abbia visto la luce nella città di Lione nel corso del XVI secolo. Questa teoria afferma che le origini di questo delizioso dolce siano legate alle abili mani dei pasticceri lionesi, che avrebbero perfezionato la tecnica di vetrificazione delle castagne. Infatti, un importante riferimento a questa prelibatezza si trova nel libro “Le Parfait Confiturier” del 1664, scritto dal celebre chef François Pierre La Varenne.  Sebbene le sue origini possano essere oggetto di discussione, è indiscutibile che questa prelibatezza sia diventata un’icona della pasticceria che ha conquistato il palato di numerosi gourmet in tutto il mondo.

2 Curiosità sul marron glacé

In alcune regioni italiane, la castagna era considerata un vero e proprio dono degli Dei. La glassatura rappresentava un modo per ringraziare e celebrare questo dono naturale, in gesto di gratitudine. Invece, nelle regioni d’Europa caratterizzate da fitti boschi, la castagna era considerata come il “pane dei poveri”. La sua farina, ricavata con pazienza dalla macinazione dei frutti, rappresentava una preziosa fonte di nutrimento per le famiglie meno abbienti. La castagna costituiva un elemento fondamentale delle diete delle comunità rurali, garantendo cibo durante i mesi invernali. Tuttavia, con la nascita del Marron Glacé, questo umile frutto ha subito una trasformazione straordinaria nel suo status. La glassatura delle castagne ha conferito loro eleganza e raffinatezza, diventato così un frutto ambito tra gli aristocratici e le classi più elevate della società europea.
Infine, la produzione industriale del Marron Glacé ha una storia che inizia intorno al 1800, quando Clément Faugier studiò un modo per sfruttare i pezzi di castagna che si rompevano durante le lavorazioni. Questo segna un importante passo nella diffusione di questa delizia dolciaria. L’abilità artigianale nella preparazione del Marron Glacé è stata così trasformata in un processo di produzione su larga scala, consentendo ad un pubblico sempre più ampio di godere di questa prelibatezza.

Claudia Rapparelli
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