Il nuovo aeroporto di Firenze avrà una vigna sul suo tetto

Stefano Maria Meconi  | 06 Mar 2024  | Tempo di lettura: 3 minuti

Una notizia che non poteva rimanere inosservata, vista l’originalità della proposta, e che ha conquistato l’attenzione di siti internazionali come la CNN. Si tratta dell’ennesima rivoluzione architettonica per la lo studio di Rafael Viñoly, che ha sede a New York e al quale si devono dei progetti rivoluzionari, come il grattacielo Walkie Talkie di Londra o l’Aeroporto internazionale Carrasco. Ancora una volta, si tratterà proprio di uno scalo aereo, ma stavolta in Italia: l’Aeroporto di Firenze “Amerigo Vespucci”.

Il capoluogo toscano, che ormai da tempo vuole ampliare e rendere ancora più comodo il suo scalo aeroportuale, ha deciso di affidarsi allo studio statunitense per realizzare “il nuovo monumento al futuro sostenibile della città“. E lo farà in un modo mai pensato prima: con una vigna che sorgerà sui tetti del terminal.

Il concept dell’edificio vuole “ricreare il più quintessenziale dei paesaggi toscani, ovvero la vigna, trasferendola su una superficie a spiovente, e sotto quello spiovente farci entrare un aeroporto”, ha dichiarato Rafael Viñoly in un’intervista.

L’aeroporto sarà rinnovato in due fasi successive, che dovrebbero essere completate rispettivamente nel 2026 e nel 2035, con la sostenibilità al centro del progetto, “una responsabilità morale che chiunque costruisce” dovrebbe seguire, ha aggiunto l’architetto.

Già da tempo il mondo dell’aviazione commerciale ha deciso di avviare un progetto di abbattimento delle emissioni inquinanti. Eppure, solo il 2,5% delle emissioni derivano dai voli aerei, mentre ben il 40% proviene proprio dal settore delle costruzioni. Ecco dunque che il progetto fiorentino assume una valenza duplice: natura e sostenibilità come mezzo per abbattere le emissioni.

Come sarà il nuovo aeroporto di Firenze

Il punto focale del progetto per il “Vespucci” sarà una vigna di 77 mila metri quadrati che sorgerà sul tetto a spiovente del terminal. Il vigneto permetterà non solo di isolare termicamente l’edificio, ma di aumentarne le performance energetiche anche attraverso la realizzazione di una berma (un gradino di terra che isolerà il tetto dal pavimento) fatta di terriccio, che permetterà lo scambio termico tra le due superfici. Una sorta di scambiatore di calore, ma senza bisogno di impiegare energia.

Come funzionerà? In estate il calore dell’edificio verrà assorbito dal terriccio, lo stesso che in inverno lo restituirà riducendo la necessità di ricorrere al riscaldamento artificiale. Sul tetto saranno invece impiantati vigneti con portainnesto non fruttiferi, per ridurre al minimo i rischi di sicurezza per i voli aerei (che passeranno a meno di 500 metri dalla struttura).

Il vino si produrrà lo stesso, utilizzando il terreno della berma, che sarà situata lontano dai fumi inquinanti degli aerei. In pratica, ci saranno due vigneti: uno, non fruttifero, sul tetto con effetto isolante; l’altro, sulla berma, produrrà frutti che invece saranno convertiti in vino che potrà essere prodotto anche in loco, sebbene non ci siano conferme.

Ma c’è chi ha dubbi

Per Filippo Weber, fondatore del gruppo di architetti Weber Architects, il progetto presenta però diverse criticità. Prima tra tutte, la capacità ridotta del vigneto di assorbire emissioni inquinanti, poiché la vite non è una pianta sempreverde. Inoltre, sempre l’architetto sostiene che i pannelli fotovoltaici installati tra i filari possano non essere sufficienti a coprire i consumi energetici del terminal, e una volta fiorite, le viti possano ridurne l’efficacia. Più interesse, invece, per l’implementazione della berna, anche se rimangono dubbi sull’efficacia dello scambio di calore.

In ogni caso, l’industria dell’aviazione ha un obiettivo ambizioso: diventare a emissioni zero entro il 2050. Progetti come l’aeroporto di Firenze saranno utili allo scopo? Lo scopriremo solo fra qualche anno.

Copyright foto: vinoly.com – Tutti i diritti riservati

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