Il paese della longevità è in provincia di Latina: 500 abitanti, 600 metri d’altezza e le lumache del 12 giugno sono il segreto per vivere a lungo?

Marianna Di Pilla  | 07 Lug 2025
[foto copertina @Massimo Salesi/Shutterstock.com/solo uso editoriale]

Da queste parti mangiare non è solo nutrirsi. È anche comprendere che la longevità, in fondo, è fatta di piccole scelte quotidiane: un fagiolo ben coltivato, un olio non filtrato, un pezzo di pane che sa di forno. Chi arriva a Campodimele per curiosità gastronomica spesso se ne va con qualcosa in più. Magari un vasetto di fagioli, una pagnotta ancora calda, o una bottiglia d’olio. Ma soprattutto, porta con sé l’idea che il cibo migliore è quello che rispetta la terra e chi la lavora. E questo piccolo borgo lo insegna a ogni morso.

Campodimele, il paese della longevità

Campodimele, cosa sapere
Campodimele, cosa sapere
Tra i monti Ausoni e Aurunci, in un paesaggio che profuma di erbe selvatiche, Campodimele è più di un borgo: è un modo di vivere. È conosciuto come il “paese della longevità” per la straordinaria aspettativa di vita dei suoi abitanti, ma chi ci arriva capisce subito che questo segreto non sta solo nell’aria pura o nel ritmo lento. Sta anche in quello che si mangia. E allora dimentica le mode gastronomiche e le invenzioni da chef stellati: qui si cucina come una volta, con materie prime genuine, mani sapienti e rispetto dei tempi della terra.
Passeggiare per Campodimele è già un invito a sedersi a tavola. Il centro storico è un piccolo gioiello medievale, silenzioso e ordinato, con archi in pietra, viuzze dal fascino antico e scorci sui monti verdi. Il panorama si apre all’improvviso su vallate dove pecore pascolano libere e gli orti sembrano usciti da una fiaba contadina. È qui che nasce gran parte di ciò che finisce nei piatti: verdure di stagione, legumi antichi, erbe spontanee e carni allevate all’aperto. Tutto ha il sapore di casa.

Campodimele: dove la longevità ha il sapore della cucina contadina

Campodimele, cosa mangiare
Campodimele, cosa mangiare
I protagonisti indiscusso della tavola campomelese sono i legumi, piccoli concentrati di proteine vegetali, fibre e gusto. Sono perfetti semplicemente lessati, conditi con un filo d’olio extravergine, aglio e alloro, oppure serviti in zuppe con erbe e ortaggi. Tra i legumi più diffusi, amati e consumati a Campodimele meritano un posto d’onore le cicerchie, con cui si prepara la zuppa di cicerchie che è uno dei piatti della tradizione locale. I fagioli sono invece solitamente il legume che accompagna un altro piatto tipicamente campomelano: la laina, una pasta che ricorda le fettuccine e che nella sua versione di Campodimele si serve proprio con i fagioli. A tavola non mancano mai le verdure dell’orto: cicoria selvatica, borragine, bietola e broccoletti spadellati con aglio e peperoncino, oppure impiegati in torte salate dalla sfoglia sottile fatta a mano. Il pane, cotto nel forno a legna, è di grano duro e ha una crosta spessa e croccante. Si accompagna spesso con l’olio locale, fruttato e verde, spremuto a freddo e profumato d’erba tagliata. Un semplice pezzo di pane e olio, qui, è un’esperienza. Tra i primi piatti spiccano le fettuccine tirate a mano, condite con sughi di carne o con funghi porcini raccolti nei boschi circostanti. Non è raro trovare, specialmente nei giorni di festa, il timballo di pasta al forno con ragù, uova sode, mozzarella e una spolverata generosa di pecorino. Ma il piatto che più racconta la tradizione è la minestra di fagioli e cicoria: povero negli ingredienti, ricchissimo nel sapore. Viene cucinato lentamente, spesso nel camino, in pentole di coccio che restituiscono calore e armonia.
Ultime ma non per importanza le ciammotte ammuccate, cioè le lumache in salsa verde, che tradizionalmente si mangiano in occasione dei festeggiamenti per il santo patrono che si tengono il 12 giugno. Che siano proprio le lumache il segreto della longevità a tavola?
[foto copertina @Massimo Salesi/Shutterstock.com/solo uso editoriale]

Marianna Di Pilla
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