L’Abruzzo è una terra di tradizioni antiche, dove la natura incontaminata e la cultura popolare si intrecciano dando vita a prodotti unici e autentici. Tra questi, uno dei più iconici è senza dubbio il liquore di Genziana, un elisir dal sapore intenso e amaricante, tramandato di generazione in generazione. Ottenuto dall’infusione delle radici della Genziana lutea, una pianta spontanea che cresce sulle montagne dell’Appennino abruzzese, questo liquore è molto più di un semplice digestivo: è un vero e proprio simbolo della tradizione erboristica locale.
Utilizzato un tempo come rimedio naturale per facilitare la digestione e rinvigorire l’organismo, il liquore di Genziana conserva ancora oggi il suo fascino antico. La sua preparazione segue regole precise, rimaste inalterate nei secoli: la macerazione delle radici in vino bianco, l’aggiunta di alcol e zucchero e il lungo riposo che permette di ottenere un gusto equilibrato e persistente. Ma oltre alla sua storia affascinante e alle sue proprietà benefiche, la Genziana è anche un’esperienza di gusto che racconta l’anima più autentica dell’Abruzzo.
Scopriamo insieme le origini di questo liquore, le curiosità che lo rendono speciale e la ricetta tradizionale per prepararlo in casa, proprio come vuole la tradizione.
La Genziana è un liquore, spesso usato come digestivo a fine pasto ed è uno dei prodotti agroalimentare tradizionali italiani riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Questo liquore è tipico dell’Abruzzo e del Lazio ed è realizzato con le radici di Genziana messe in infusione in alcol e lasciate macerare per almeno 40 giorni per cedere tutti i profumi e il gusto di questa radice.
Esiste, in realtà, anche un altro tipo di Genziana, quella del Trentino ma si tratta di due prodotti del tutto diversi. Se da una parte la Genziana abruzzese è un’infusione della radice in vino bianco o alcol, dall’altra quella del Trentino è realizzata attraverso un distillato delle radici fermentate.
La genziana è una radice di una pianta tipica in montagna diffusa in tutt’Italia e per questo ne esistono moltissime versioni, una delle più conosciute è quella Abruzzese. La radice veniva usata in passato per le sue qualità digestive.
Nel corso del tempo è stato poi scoperto il suo uso come infuso alcolico nato grazie ai pastori abruzzesi impegnati nella transumanza: furono proprio loro, infatti, a raccogliere questa radice e ad inventare una bevanda che potessero portare con se durante questi lunghi percorsi.
Dai tempi più remoti le piante con gusto amaro, come la genziana, sono state utilizzate per le loro proprietà digestive. La genziana è già menzionata da Discoride, a sorgere dell’era cristiana, e da Andromaco, di cui la triaca avrebbe dovuto rendere invincibile l’imperatore Nerone.
Ciò che è certo, è che il nome della pianta proviene da re Genzio, ultimo re dell’Illiria, catturato dai Romani poco prima della nostra era.
Dalle testimonianze orali raccolte si apprende che nelle aree montane del Reatino, in cui la genziana cresce spontaneamente, la preparazione del liquore avveniva principalmente in ambito domestico e veniva utilizzato come digestivo o come rimedio contro alcuni disturbi.
L’amaro di genziana trova, inoltre, la sua origine dalla consuetudine dei tempi passati dove in quasi tutte le case dell’Appennino Abruzzese era costume produrre piccole quantità di vino aromatizzato con radici di genziana come ottimo digestivo. Successivamente il vino è stato sostituito con una soluzione idro-alcoolica in modo da accentuare l’estrazione di principi dalla radice aumentandone la fragranza del prodotto finale.
Secondo la ricetta tipica la genziana abruzzese si prepara lasciando le radici essiccate in infusione in vino bianco per 40 giorni, dopo di che le radici vengono eliminate e si aggiunge zucchero e alcol. Un procedimento semplice che richiede una quarantina di grammi di radici essiccate per ogni litro di vino. Bevanda semplice dal ruolo molto importante nella tradizione abruzzese tanto da essere considerato una sorta di medicina naturale dai pastori, ancora oggi usato come digestivo amaro da gustare a fine pasto.
Per quanto riguarda la raccolta delle radici, oggi è severamente vietato estirpare la genziana cosi molte aziende abruzzesi esportano le radici dalla Francia spesso o si rivolgono a piccole coltivazioni.
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