Nella Valle dell’Aniene, a breve distanza da Roma, c’è un piccolo e pittoresco borgo medievale tra i più belli da visitare nel Lazio. Con la sua posizione strategica su una collina che domina il fiume Aniene, Roviano è un luogo ricco di storia, tradizioni e bellezze naturali.
Cosa vedere a Roviano
Le stradine strette, le case in pietra e le imponenti mura sono testimoni di quello che deve essere stato un passato davvero glorioso. Ancora oggi il borgo conserva tracce delle sue antiche mura e delle strutture difensive, che raccontano la storia di una comunità fortemente legata al suo passato.
Il centro storico di Roviano è un vero e proprio gioiello medievale, con vicoli lastricati in pietra, antiche case in pietra e scorci pittoreschi che raccontano la vita del borgo nei secoli passati. Il borgo è ancora oggi un esempio perfetto di architettura medievale, con una struttura urbanistica che ha mantenuto intatti e ben visibili i suoi caratteri originali.
Il centro storico è dominato dal Castello di Roviano, probabilmente il monumento più importante e rappresentativo della cittadina in provincia di Roma. Quella provincia del Lazio che annovera altre grandi zone dell’enogastronomia come i Castelli Romani.
Roviano si trova inoltre circondato da tutta la tranquillità della campagna, che lo rende una destinazione ideale per chi cerca un rifugio lontano dal caos delle grandi città. Roviano è infatti uno dei borghi della Valle dell’Aniene, una zona ricca di bellezze naturali e paesaggi mozzafiato. La valle è caratterizzata da colline e boschi attraversati dal fiume Aniene, che scorre placido lungo il fondovalle. Gli amanti della natura possono esplorare la zona tramite numerosi sentieri escursionistici, che conducono a punti panoramici, grotte e antiche rovine romane.
Non lontano da Roviano si trovano anche i Monti Simbruini, area naturale protetta e uno dei più grandi parchi naturali del Lazio. Questa catena montuosa è ideale per escursioni a piedi, in bicicletta o a cavallo, con numerosi sentieri che attraversano boschi di faggi e abeti, sorgenti d’acqua e piccole radure. Durante l’inverno, i Monti Simbruini diventano una destinazione popolare per gli amanti dello sci e delle attività invernali.
Cosa mangiare a Roviano, cuzzi e salavatici
La cucina di Roviano è l’ennesimo motivo che ti convincerà definitivamente a programmare anche solo un weekend in questa piccola perla nascosta della provincia capitolina. Anche perchè sarebbe impossibile rinunciare ad un piatto di pasta, i celebri cuzzi di Roviano, e ai salavatici.
La cucina rovianese è sempre stata semplice, buona e sostanziosa, se pure monotona in certi periodi dell’anno. Mangiare bene e con sazietà era un desiderio dei contadini rovianesi che, però, potevano soddisfare poche volte l’anno, in particolare durante le feste patronali, natalizie e pasquali.
I Cuzzi di Roviano, invece, rappresentavano il piatto tipico della domenica e generalmente venivano preparati con aglio, olio extra vergine di oliva, pomodoro, peperoncino e formaggio ovino prodotto dai contadini del posto. Dialettalmente detti “I cuzzi co jaju”.
Cosa sono i cuzzi? Si tratta di una tipologi di pasta fresca ottenuta dalla miscelazione delle farine di grano tenero, grano duro, granturco (in quantità variabile) e aggiunta di acqua e uova intere.
Gli amanti del carboidrato a Roviano trovano sicuramente pane per i loro denti. Anzi, le frittelle le trovano di sicuro, solo che qui le chiamano salavatici.
Il salavatico di Roviano è una frittella tondeggiante a base di farina, acqua, sale e mentuccia romana selvatica che conferisce al prodotto un caratteristico aroma di menta.
“Ju salavaticu” ha una storia e una tradizione nella civiltà contadina di Roviano. Era un tipo di frittella economica e sbrigativa come si conveniva a persone che non avevano né le possibilità economiche, né il tempo da perdere nella preparazione di cibi elaborati.
Le donne, oltre ad occuparsi della casa, ad una certa ora del giorno, dovevano raggiungere il marito che lavorava nel campo fin dall’alba, portando nella “canistrella segnalesca” il frugale pranzo. Nella “canistrella” insieme alle erbe, alla “pulenna” ed al “fischiotto” c’erano anche i salavatici, preparati alla svelta prima di partire per la pianura o la motagna, per la “roscia” o “Ju puzzu ‘e gli Ferrari”.
Due “jummelle” di farina in una insalatiera insieme ad un po’ di acqua, a qualche folgia di mentuccia e ad un pizzico di sale; una mescolata e quindi saltato nella padella con olio bollente. Due minuti di cottura da una parte, altrettanti dall’altra e “ju salavaticu” croccante ed aromatico era pronto.
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