L’autunno in Sicilia è una stagione di luce obliqua e profumi pieni: castagne e funghi nei boschi delle Madonie e dei Nebrodi, mosti che fermentano sulle pendici dell’Etna, tonno e pesce azzurro nelle cucine dei borghi costieri, oli novelli che pizzicano il palato negli Iblei. È il momento ideale per mettere in agenda un viaggio lento, fatto di tavolate sincere e botteghe artigiane. Dalla montagna al mare dove, tra ottobre e novembre, in questi borghi la tavola si fa esperienza del territorio.
La Sicilia, fuori stagione, si lascia ascoltare: nelle cucine di famiglia che diventano trattorie, nelle osterie di vignaioli dove il vino arriva dal campo accanto, nelle pasticcerie storiche che profumano mandorla e cannella. L’autunno è la misura giusta: luce morbida, prodotti al culmine, tavole meno affollate.
Castelbuono in autunno è una carezza di legno bagnato, funghi di bosco e camini accesi. Il borgo celebra questi sapori con il Funghi Fest: l’edizione 2025 è annunciata per il 24–26 ottobre, con stand, cooking show e visite tra le vie del centro storico. È una festa che racconta l’identità madonita nel periodo più buono dell’anno. Il dolce che non ti aspetti? La manna delle Madonie, cristalli candidi ricavati incidendo i frassini tra Castelbuono e Pollina: un Presidio Slow Food raro che i pasticceri del borgo trasformano in biscotti e glassature. Per chi ama i lievitati, la sosta obbligata è la pasticceria Fiasconaro, nata qui nel 1953, diventata simbolo di qualità artigianale.
Quattro domeniche, quattro sagre: è l’Ottobrata Zafferanese di Zafferana Etnea, una delle rassegne enogastronomiche più amate del Sud, che nel 2025 torna ogni domenica di ottobre (5, 12, 19, 26) con mercatini, laboratori, mostre e tavolate dedicate ai prodotti dell’Etna (mele, mostarde, castagne, funghi, conserve). La formula perfetta per un pranzo itinerante tra banchi e profumi. Zafferana è anche “città del miele”: qui l’apicoltura ha una tradizione secolare e la qualità delle monoflore (sulla, zagara, castagno, eucalipto) è nota ben oltre l’isola. Degustazioni e visite didattiche presso aziende e laboratori locali sono il modo migliore per capire perché questo nettare sia così identitario.
All’ombra dell’Alcantara, Castiglione di Sicilia è un borgo medievale che presidia i terrazzamenti dell’Etna: in autunno la vendemmia dipinge le contrade e le cantine aprono le porte. Qui si celebra ogni primavera Le Contrade dell’Etna, ma è a ottobre che si respira l’aria della raccolta, specialmente sul versante nord dove i rossi arrivano a maturazione nella prima metà del mese.
Medievale e sospesa sul mare, Erice è una terrazza dove il vento porta profumo di mandorle e pomodoro. Qui vale la sosta da Maria Grammatico: le sue “genovesi ericine” (sfoglia friabile, crema calda al limone) sono un rito che racconta la pasticceria conventuale del Trapanese. Prendetele ancora tiepide, con un caffè cortissimo, e capite perché questa bottega sia un’istituzione.
Piccolo borgo marinaro dal cuore arabo, Marzamemi ruota intorno alla tonnara storica e alla sua piazza di pietra dorata. La storia di questa tonnara, fra le più importanti della Sicilia orientale, affonda nel Seicento e parla di mattanze, conserve e commerci che hanno segnato l’identità del luogo. Cosa cercare in carta: crudi e marinati quando il mare è “giusto”, busiate ai frutti di mare, tonno nelle versioni stagionali, verdure di Pachino. In autunno, la quiete del borgo è un ingrediente in più.
Chiaramonte Gulfi è una balconata sugli Iblei e una capitale dell’olio: frantoi come Cutrera raccontano la DOP Monti Iblei – Tonda Iblea, un olio dai profumi di pomodoro verde, erbe e mandorla, perfetto per zuppe di legumi, carni arrosto e bruschette d’olio nuovo. L’autunno è il periodo d’oro per visite e assaggi. Fermatevi anche al Museo dell’Olio (Palazzo Montesano) per toccare con mano storia e strumenti di una civiltà agricola che in autunno rinasce a ogni frantoio.
Barocca e rurale, Palazzolo Acreide è borgo di mense robuste e botteghe eleganti. Il suo emblema è la Salsiccia tradizionale di Palazzolo Acreide, Presidio Slow Food: tagli diversi di maiale, finocchietto selvatico, vino rosso, affumicatura naturale – in autunno è stagione piena anche per la versione fresca. Capitolo dolce: l’Antica Pasticceria Corsino (dal 1868), con paste di mandorla, torroni e lievitati di scuola, è una sosta che profuma di mandorla tostata e agrumi. Prendete una mpanatigghia o una crostata di stagione e passeggiate tra chiese e balconi.
Sui Nebrodi, Floresta organizza ogni anno Ottobrando: ogni domenica di ottobre il borgo si trasforma in una grande fiera del gusto – fagiolo “a crucchittu”, Suino Nero dei Nebrodi, funghi e, gran finale, Provola dei Nebrodi DOP. È la fotografia più schietta del territorio nel suo momento migliore. Se siete curiosi di formaggi, la Provola dei Nebrodi è DOP dal 2020: fresca, semistagionata, stagionata, fino alle varianti “sfoglia” e al limone verde. In tavola, con pane di casa e un rosso dell’Etna, vale il viaggio. E con i salumi di Suino Nero dei Nebrodi (presidio Slow Food), l’abbinamento è perfetto.
Eletto Borgo dei Borghi nel 2016, Sambuca di Sicilia vive un autunno di vendemmie e tavole di campagna. Attorno al Lago Arancio i filari di Cantine Cellaro e di altre realtà della valle del Belìce disegnano un paesaggio ideale per degustazioni e pranzi rustici. In cucina arrivano primi di grano duro, carni alla brace e formaggi a latte crudo.
[foto copertina @Michele Ponzio/Shutterstock.com/solo uso editoriale]
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