Sardegna in tavola, gusti dell’entroterra

Stefano Maria Meconi  | 17 Mag 2019  | Tempo di lettura: 5 minuti

La Sardegna è una terra assai affascinante, fortemente legata al suo passato che vive in tradizioni e riti perpetrati nel tempo. I suoi paesaggi poi alternano spiagge incantevoli, baciate da un mare straordinariamente cristallino, a territori più selvaggi, custodi di resti archeologici dal valore inestimabile.

In particolare, l’entroterra della Sardegna meridionale è perfetta per conoscere borghi pittoreschi, apprenderne la storia ma anche scoprirne i sapori più autentici, tra vini e prodotti gastronomici artigianali.

Alla scoperta dell’entroterra meridionale della Sardegna

Il sud della Sardegna raccoglie numerose regioni storiche che stupiscono il visitatore per il loro notevole patrimonio storico-artistico e per i paesaggi selvaggi, molto lontani dal classico cliché della Sardegna fatto di spiagge e di mare.

Sono territori questi dalla tradizione agricola, pastorale ed enologica molto antica: già in epoca nuragica si cercava di domesticare le viti selvatiche e una prova di ciò proviene dal nuraghe Arrubiu di Orroli, dove sono stati rinvenuti veri e propri laboratori enologici risalenti al periodo tra il I e il IV d.C. con tanto di resti di torchi e vasche.

I popoli che poi hanno colonizzato nei secoli l’isola, dai fenici ai romani, hanno arricchito la coltivazione dei vitigni autoctoni oppure ne hanno introdotto di nuovi, come hanno fatto gli Aragonesi con il vitigno a bacca rossa Girò.

Oggi i vini d’eccellenza del sud della Sardegna sono il Bovale di Campidano ed il Cannonau DOC che, seppur all’inizio si pensava fosse stato introdotto dagli spagnoli nel ‘400, si è rivelato invece un vitigno autoctono presente sul territorio addirittura nel 1200 a.C. e diffusosi poi in tutto il Mediterraneo.

Le regioni storiche del sud della Sardegna che meritano una visita alla scoperta del loro patrimonio storico, paesaggistico ed enogastronomico sono la Parteòlla, il Campidano, la Trexenta e il Gerrei.

Quest’ultima è una subregione anticamente abitata dai Galillenses, antenati delle popolazioni pre-nuragiche e nuragiche ed è perciò ricca di siti archeologici che vanno dai nuraghi Su Nuraxi e Monti Taccu alla suggestiva capanna sacra di Forreddus.

Perché e quando visitare l’entroterra meridionale sardo

Oggi l’enoturismo sta conquistando sempre più appassionati, soprattutto da coloro che ricercano i sapori autentici della terra che stanno visitando, senza rinunciare alla conoscenza dell’arte e della storia che l’hanno plasmata nei secoli.

L’entroterra della Sardegna meridionale risponde ottimamente a queste esigenze: tra l’assaggio di un formaggio e la degustazione di un vino, si può assistere a eventi tradizionali allietati magari dai tipici cantu a tenore e si incontrano nuraghi, Dolmen e Pozzi Sacri, figli del passato ancestrale dell’isola.

Trattandosi dell’entroterra, il periodo migliore per recarsi in questa zona della Sardegna è tra aprile e maggio, godendosi temperature piacevoli lontane dalle torride giornate estive, oppure nel tardo autunno, durante la Vendemmia.

Tour nell’entroterra della Sardegna meridionale

Si parte da Villasalto, borgo affacciato sulla Valle del Flumendosa nel cuore del Gerrei. Nel cuore del borgo storico sono da vedere la chiesa romanica di Santa Barbara con un Retablo sulla Crocifissione e la seicentesca Chiesa di San Michele con un organo del XVIII secolo. Durante la Sagra della Capra a luglio e la primaverile festa Su Sinnadroxiu si possono degustare carne di capra e formaggi tipici.

Prossima tappa è San Nicolò Gerrei, borgo immerso tra bellezze naturalistiche della Foresta Demaniale del Monte Genis ed aree archeologiche: presso le acque sorgive di Su Putzu De Santu Lacci sono stati infatti rinvenuti i resti di un tempio del II a.C. con iscrizioni di carattere votivo.

Spostandosi nella subregione storica della Trexenta si incontra Sant’Andrea Frius, l’antico granaio dell’antica Roma: molto bella la Chiesa di Sant’Andrea del XVII secolo, sulla cui facciata si trova un bel mosaico policromo raffigurante il santo. Da non perdere la Festa del Mandorlo di inizio agosto dedicata a dolcetti di mandorle quali il tradizionale gatteau.

Prossima fermata è a Donori, la patria dei vini Cannonau e Bovale grazie ai vitigni che punteggiano il territorio della Parteolla. Da vedere la Chiesa di San Giorgio Vescovo, eretta nel XV secolo in stile gotico catalano, e la Chiesa campestre di Santa Maria De Sa Defenza al centro dei festeggiamenti settembrini tra processioni in costumi d’epoca e trabaccas.

Passando per Ussana, con le tipiche case in stile campidanese con tanto di loggiato affacciato sul cortile interno, si raggiunge Monastir nel cuore del Campidano. Tra le chiese del borgo spiccano l’antica Chiesa di San Giacomo del XII secolo e quella in stile gotico aragonese di San Pietro, celebrato ad agosto con fuochi d’artificio e processioni al ritmo di luneddas.

Villasor, nota per la produzione di barbabietola da zucchero e del carciofo spinoso sardo, si distingue per la presenza del Castello di Villasor del 1415, splendido esempio di architettura militare e civile del medioevo, e per la Chiesa di San Biagio costruita in stile gotico-catalano con all’interno un ricco altare.

Vallermosa è una cittadina incastonata tra il lussureggiante Monte Linas e il Parco di Gutturu Mannu: da vedere l’area archeologica di Matzanni, con le vestigia di una cinta muraria, di templi nuragici ed un villaggio.

Tappa finale è Villacidro, la città dell’acquavite e delle ciliege barraccocca, sita a due passi dalle cascate Sa Spendula. Si consiglia di visitare la Chiesa di Santa Barbara, con dentro una fonte battesimale ed un coro ligneo del XVIII secolo, e il Lavatoio Pubblico costruito a fine ‘800 in stile liberty.

Dove mangiare, dove dormire e prodotti tipici

Nel corso di un tour tra i sapori dell’entroterra sardo si possono gustare i tipici malloreddus (gnocchi conditi con formaggio e sugo), la fregola in brodo, i culurgiones simili a ravioli. Eccellenti anche i formaggi quali il casu axedu e i secondi tra i quali la cordula (intestino di agnello alla brace), il porchetto arrosto, le lumache e la gallina ruspante ripiena di spezie ed uva passa. Assai gustosi sono poi i ravioli dolci Is Pardulas, ripieni di pecorino, zucchero e scorzette di arancia.

Per gustare queste leccornie sarde sono consigliati: l’Agriturismo su Niu de S’Achili a San Nicolò Gerrei, immerso nel bosco e la cui specialità è la pecora in umido, il ristorante Sa Mesa a Villasor e la Taverna degli Artisti dove gustare un eccellente fregola allo scoglio.

Per riposare nel cuore della Sardegna più incontaminata si può optare per il B&B Teresina a Villasalto, sito all’interno di uno storico edificio a corte, e il B&B Corte Arrubia a Monastir in stile campidanese.

Informazioni utili

Mappa

  • Lunghezza: 98 chilometri
  • Durata: 1 ora e mezza, soste escluse
  • Partenza: Villasalto
  • Arrivo: Villacidro
  • Principali località attraversate: San Nicolò Gerrei – Sant’Andrea Frius – Donori – Ussana – Monastir – Villasor – Vallermosa
Stefano Maria Meconi
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