La confetteria più antica d’Italia? Nasce ben 300 anni fa: qual è e dove si trova l’elegante salotto segreto della città

Eugenio Amodeo  | 08 Lug 2025
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Oggi vi portiamo alla scoperta di uno di quei posti che sono il fiore all’occhiella dell’artigianato enogastronomico italiano. La realtà di cui vi stiamo per raccontare la storia nasce circa 300 anni fa, a Genova, e da allora fa della qualità il suo cavallo di battaglia, deliziando i palati di genovesi e forestieri. Difatti, In un’epoca dominata dalla produzione di massa e dal consumo rapido, Romanengo rappresenta un’autentica eccezione: una voce gentile e ferma che dal 1780 tramanda la cultura della dolcezza artigianale, basata su gesti lenti, materie prime naturali e una profonda connessione con la terra ligure.

Una visione antica che parla al presente: dal passato al futuro

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“Custodire la natura in un gesto” non è solo un motto, ma la vera filosofia di Romanengo. Ogni candito, ogni confetto, ogni essenza floreale è il frutto di un lavoro rigorosamente manuale, eseguito da artigiani che considerano il tempo un ingrediente fondamentale. Lontano dalle logiche del fast food e dell’industria dolciaria globale, Romanengo si fa portavoce di un modello produttivo più etico e consapevole, dove il rispetto per le stagioni, per la biodiversità e per la memoria delle mani è centrale. Tutto nasce a Genova, città di mare e di colline, di commerci e di aromi. È qui che, nel 1780, Antonio Maria Romanengo avvia la sua attività di speziale. Da subito, la famiglia intuisce il potenziale delle antiche lavorazioni dolciarie — i confetti, la frutta candita, la pasta di mandorle — riportate in patria dai crociati e dai mercanti genovesi, che nello zucchero avevano visto una nuova forma di conservazione e di bellezza. Il negozio storico di Soziglia, aperto nel 1814, divenne nel tempo un luogo di culto per artisti, aristocratici e buongustai. Oggi, sotto la guida congiunta della famiglia Romanengo e dell’imprenditore Jean-Sébastien Decaux, l’azienda continua il suo percorso nel rispetto della tradizione e con uno sguardo rivolto al futuro. Il laboratorio produce ancora tutto a mano, senza scorciatoie, mantenendo vive le stesse ricette da secoli. Ma non si tratta solo di conservare: l’ambizione è quella di proporre un nuovo modo di intendere il cibo e la dolcezza, dove il sapere antico diventa risposta moderna alle esigenze di autenticità e sostenibilità.

Un patrimonio culturale e paesaggistico

Il legame con la Liguria resta il cuore pulsante dell’identità Romanengo. Frutti unici come il chinotto, fiori come la rosa e la viola, erbe e spezie giunte da lontano sulle navi dei commercianti: è in questo intreccio tra territorio e mondo che nascono i prodotti Romanengo, testimoni silenziosi di una storia che parla la lingua della pazienza e della bellezza. Romanengo non è solo un marchio, ma una visione: quella di un mondo in cui il gusto non è frenesia ma cura, e la natura non è sfruttata ma protetta, con il gesto delicato e sapiente di chi ancora crede che ogni dolcezza possa essere un atto d’amore.

Eugenio Amodeo
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