Che il suo sapore fosse esplosivo, lo sapevamo già. Ma che addirittura la nduja, specialità per definizione della cucina calabrese, potesse essere paragonata a un esplosivo che mette a rischio la sicurezza degli aerei, questa è davvero incredibile. Eppure, fino a qualche settimana fa, era esattamente così. Per tutti coloro – e sono davvero tanti, in epoca di low cost – che viaggiavano con il solo bagaglio a mano, riportare a casa un pezzo di questo salume piccante era impossibile. Il motivo? La sua consistenza semisolida era paragonata infatti a quella degli esplosivi, con potenziali rischi di sicurezza per i viaggiatori, e dunque il suo trasporto – sempre previo controllo – era ammesso solo nel bagaglio in stiva. Fortunatamente, però, qualcuno deve essersi accorto del paradosso di questa regola, e soprattutto dell’effetto negativo per il settore produttivo calabrese. La nduja, infatti, rappresenta una quota consistenze dell’export enogastronomico della regione, e impedirne il trasporto in aereo poteva risultare in un calo significativo di vendite per tutto il comparto.
Con una mossa richiesta ormai da tempo, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC), ovvero l’organismo che regola tutto il settore del trasporto aereo, ha autorizzato il trasporto in cabina della nduja, eliminandone dunque la classificazione come alimento potenzialmente pericoloso. Grazie alla sinergia con Sistema Aeroportuale Calabrese (Sacal), infatti, si potrà viaggiare senza problemi con il salume nella propria borsa o zaino. Una decisione che, per l’ente regionale, permette di “salvaguardare il turismo, la promozione dell’immagine della Regione Calabria, nonché la tipicità dei prodotti locali”. Per Marco Franchini, amministratore di Sacal, “ci è sembrato legittimo fare questa richiesta ad Enac perché si trattava di una normativa che stava procurando conseguenze negative in termini di immagine e spreco alimentare. Questa diposizione costringeva tanti calabresi e turisti a lasciare a terra numerose quantità di ’nduja al momento di partire dai nostri scali”, dunque con un potenziale aumento dello spreco alimentare.
La possibilità di portare la nduja in aereo ha effetto immediato, ma con alcune regole specifiche: l’autorizzazione al trasporto vale solo in uscita dai tre aeroporti della Calabria (Lamezia Terme, Crotone e Reggio Calabria), e non si applica invece nel resto degli aeroporti italiani, oltre che in entrata nella regione. Si tratta di una decisione che è stata presa anche tempo fa per l’aeroporto di Genova, dal quale è possibile partire trasportando del pesto ligure senza incorrere in sanzioni o dover lasciare l’amata salsa a terra. Insomma, per chi parte dalla Calabria e vuole portare con sé la nduja in aereo non c’è più il divieto, ma questo vale, appunto, solo per i voli da uno dei tre aeroporti regionali. Per tutti gli altri, bisognerà pagare qualche euro in più e lasciarla in stiva: niente spuntino a bordo!
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